CAPITOLO UNO

939 Words
CAPITOLO UNO L’Agente Speciale Riley Paige stava lavorando alla propria scrivania dell’edificio del BAU di Quantico, quando un ricordo sgradevole emerse nella sua mente … Un uomo di pelle scura la stava guardando con occhi vitrei. Aveva una ferita da proiettile alla spalla, e una ferita più grave all’addome. Con voce debole e amareggiata, disse a Riley… “Le ordino di uccidermi.” Riley aveva la mano sulla sua pistola. Avrebbe dovuto ucciderlo. Aveva ottime ragioni per farlo. Ciò nonostante, non sapeva che cosa fare… Un’improvvisa voce femminile la destò da quei pensieri. “Sembra che tu abbia qualcosa in mente.” Riley sollevò lo sguardo dalla scrivania, e vide una giovane donna afroamericana, con corti capelli lisci, di fronte alla porta del suo ufficio. Si trattava di Jenn Roston, che era stata la nuova partner di Riley nel suo ultimo caso. Riley si smosse un po’. “Non è niente” rispose. Gli occhi marrone scuro di Jenn tradirono preoccupazione, mentre la donna ribatteva: “Oh, sono sicura che non sia niente.” A fronte del silenzio di Riley, Jenn riprese: “Stai pensando a Shane Hatcher, non è vero?” Riley annuì silenziosamente. I ricordi stavano emergendo spesso in quei giorni, ricordi del suo terribile confronto con l’uomo ferito nella baita del padre defunto. Il rapporto di Riley con l’evaso si era consolidato in uno strano e curioso legame di fedeltà. L’uomo era stato a piede libero per ben cinque mesi, e lei non aveva nemmeno provato a porre fine alla sua libertà, almeno fino a quando lui non aveva cominciato a uccidere delle persone innocenti. In quel momento Riley faticava a credere di averlo lasciato in libertà così a lungo. Il loro rapporto era stato inquietante, illegale e molto molto oscuro. Di tutte le persone che Riley conosceva, Jenn era forse quella che meglio comprendeva quanto cupo fosse stato. Infine, interruppe il suo silenzio: “Continuo soltanto a pensare che avrei dovuto ucciderlo immediatamente.” Jenn replicò: “Era ferito, Riley. Non rappresentava alcuna minaccia per te.” “Lo so” Riley esclamò. “Ma continuo a pensare che ho lasciato che la mia fedeltà nei suoi confronti offuscasse il mio giudizio.” Jenn scosse la testa. “Riley, ne abbiamo parlato. Sai già che cosa ne penso. Hai fatto la cosa giusta. E non devi credere per forza a me. Tutti gli altri qui la pensano allo stesso modo.” Riley sapeva che era vero. I suoi colleghi e superiori si erano calorosamente congratulati con lei per aver consegnato Hatcher vivo. La loro gratitudine era un gradito cambiamento. Per tutto il tempo in cui Riley era stata alla mercé di Hatcher, tutti erano stati sospettosi nei suoi confronti. Ora che la nube del sospetto si era sollevata, i volti dei suoi colleghi erano di nuovo amichevoli, e lei era trattata con un rinnovato rispetto. Riley si sentiva, di nuovo, davvero a casa lì. Poi, Jenn aggiunse, sorridendo: “Caspita, hai persino fatto le cose secondo il manuale per una volta in vita tua.” Riley sogghignò. Certamente, aveva seguito la corretta procedura nel modo in cui aveva catturato Hatcher, cosa che non era capitata molte volte nell’ultimo caso che aveva risolto con Jenn. Riley rispose: “Sì, immagino che tu abbia fatto un corso intensivo dei miei … metodi anti convenzionali.” “Di certo è così.” Riley rise nervosamente. Aveva ignorato più regole del solito. Jenn l’aveva coperta fedelmente, persino quando si era infiltrata nella casa di un sospettato senza un mandato. Jenn avrebbe potuto fare rapporto, se avesse voluto. Avrebbe potuto far licenziare Riley. “Jenn, apprezzo davvero …” “Non dirlo nemmeno” Jenn disse. “Fa tutto parte del passato. Quello che conta deve ancora venire.” Il sorriso di Jenn si allargò, mentre aggiunse: “E io non mi aspetto che tu agisca come una Girl Scout. Faresti meglio a non aspettartelo neanche da me.” Riley rise di nuovo, più tranquillamente stavolta. Trovava difficile credere di non essersi fidata della giovane partner, che aveva considerato come la sua vera nemesi. Dopotutto, Jenn aveva fatto molto più per Riley, oltre a mantenere il segreto sul suo comportamento. “Ti ho ringraziato per avermi salvato la vita?” Riley chiese. Jenn sorrise. “Ho perso il conto di quante volte” l’altra rispose. “Allora, grazie ancora.” Jenn non ribatté. Il suo sorriso svanì. Uno sguardo distante sul suo volto. “Volevi qualcosa, Jenn?” Riley chiese. “Voglio dire, perché sei passata?” Jenn continuò semplicemente a guardare in fondo al corridoio, per un istante. Infine, iniziò: “Riley, non so se dovrei dirtelo …” Poi, si bloccò. Riley intuì subito che c’era qualcosa che la turbava. Avrebbe voluto rassicurarla, dire qualcosa come … “Puoi dirmi tutto.” Ma in quel modo avrebbe potuto sembrare presuntuosa. Infine, Jenn sembrò tremare un po’. “Non importa” disse. “Non è niente di cui tu debba preoccuparti.” “Sei sicura?” “Sì, certo.” Senza aggiungere un’altra parola, Jenn sparì in fondo al corridoio, lasciando Riley con un grande senso di disagio. Aveva intuito da tempo che Jenn serbava dei propri segreti, alcuni dei quali forse erano molto oscuri. Perché non si fida di me? Riley si chiese. Sembrava che l’una o l’altra fossero destinate ad essere sempre un po’ diffidenti. E questo non poteva portare loro nulla di buono, se lavoravano insieme come partner. Ma Riley non poteva farci nulla, almeno non ancora. Dette un’occhiata al proprio orologio. Era quasi in ritardo per un appuntamento con il suo partner storico, Bill Jeffreys. Il povero Bill era in licenza in quei giorni, dal momento che soffriva di DPTS, dopo un terribile incidente avvenuto dopo l’ultimo caso a cui avevano lavorato insieme. Riley fu assalita dalla tristezza, ripensandoci. Lei e Bill, all’epoca, lavoravano insieme ad una promettente giovane agente di nome Lucy Vargas, che era stata uccisa nell’adempimento del proprio dovere. Riley sentiva ogni giorno la mancanza di Lucy. Ma, almeno, non si sentiva in colpa per la sua morte. Invece Bill sì. Quel mattino presto, Bill aveva chiamato Riley e le aveva chiesto di incontrarla alla base dei Marine, che occupava la parte più grande della struttura di Quantico. Non le aveva detto il motivo, il che la preoccupava. Sperava che non si trattasse di qualcosa di grave. Riley si alzò ansiosamente dalla sua scrivania e si diresse fuori dall’edificio del BAU.
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