Capitolo 2 - I figli di Giannis pt 1

1503 Words
"Sono incinta." Giánnis si era fermato dall'operazione del baciarle i seni nudi ed alzò il capo per guardarla. "Cosa?" Chiese lui sorpreso "Sono incinta e sono fidanzata. L'anno prossimo devo sposarmi!" Disse la donna che si alzò e si rivestì. Giánnis la raggiunse e la abbracciò "Annulla il matrimonio. Aspetti il mio bambino non puoi appunto stare con un altro." "Tu non capisci. Sei un ragazzino Giánnis, mio padre ha organizzato questo matrimonio nei minimi particolari. È il salto di classe per la nostra famiglia. Non posso tenere il bambino." Disse lei fredda, Giânnis la guardò e si chiese dove fosse la ragazza che aveva amato fino a quel giorno. Quella donna fredda e calcolatrice non era la sua Anya. "Forse potrem..." "Niente forse. Cercherò di tenere nascosta la gravidanza ai miei genitori. Quando sarà il momento del parto ti vieni a prendere il bambino così io potrò sposarmi tranquillamente." "Stai scherzando?" "Certo che no. Sono sicura che i soldi di papino ti aiuteranno..." indossò i suoi sandali e si sistemò i capelli alla meglio. Poi prese un foglio di carta e glielo porse "Lasciami il vostro numero di telefono. Non farmi perdere tempo, è ora e mia madre si aspetta che la raggiunga a breve." Come in tranche Giánnis fece ciò che la donna gli chiese. Non teneva conto delle sua opinione, ovviamente avrebbe tenuto e cresciuto il bambino, era un orfano e sapeva cosa significava crescere da solo. Come sapeva grazie ad Alessandro e Rita quanto una famiglia fosse importante. Scritto il numero di casa e di azienda lo passò alla giovane e cercò il suo sguardo. "Ne deduco che non ci vedremo più." Lei sorrise cinica "Oh andiamo Giánnis. So quante ragazze hai avuto e che non sarò l'ultima. Spero solo che tu abbia usato precauzioni almeno con loro." Si avvicinò e gli stampò un bacio sulle labbra "Sappi che quando sarò tra le braccia di mio marito sarà a te che penserò." E così dicendo lasciò la stanza e con essa la sua casa. Juno con il suo sguardo di fuoco accusatorio lo osservava giungere alla porta anche se la sua amica era già andata via. "Sembrava soddisfatta. Potresti non portarle a casa!" Giánnis sbottò. "Andiamo Juno, non è proprio il momento." Si grattò la testa e pensò o almeno cercava di ricordare se avesse mai usato delle precauzioni con le sue spasimanti. Purtroppo conosceva la risposta: no. Non ci aveva mai pensato. Si mise le mani sul volto e coprì gli occhi, quante probabilità c'erano che avesse messo incinte tutte loro? Sperava poche, veramente poche. Anche se adesso le passavano tutte in mente. La bella Rosalie Dubois, Estrella Sanchez, Paul Shuber... ah no! I maschi non uscivano incinti. Le sue speranze aumentavano anche se continua a pensare a Johanna, Mariah, Francisca, Elena... tutte ragazze che aveva avuto in quei due anni. Ovviamente se nessuno si era presentato alla sua porta fino ad allora era decisamente salvo. Ma aveva deciso, si sarebbe dato una calmata e aveva preso una decisione: precauzioni!l Non era uno sconsiderato, assolutamente. Giánnis avrebbe voluto confrontarsi col padre, chiedergli consiglio e capire cosa doveva fare. Anche se aveva paura di deluderlo, era quello il motivo per cui non portava mai i suoi 'ragazzi' a casa. Sapeva che per lui sarebbe stata una delusione, non voleva ferirlo nonostante in tutti quegli anni Alessandro Santoro non gli aveva mai fatto mancare nulla. Ed ora? Ora gli avrebbe perdonato la sua sconsideratezza? Aveva messo incinta una ragazza! Passarono così dei giorni e poi una settimana. Il suo migliore amico Kyros lo trovava insolito nei suoi comportamenti fin troppo casti, Giánnis era andato in reclusione. "Cosa succede? Che hai?" Gli chiese divertito "Niente, solo... ricordi Anya?" Chiese lui "Siii... aspetta, ti ha infranto il cuore? Sei stato colpito dalla freccia di cupido! Coglione se ti fossi innamorato di me adesso non saresti deluso." Ricordagli la loro storia accigliò Giánnis, era stato Kyros a lasciarlo, lui non aveva fatto nulla di male a parte... "Non mi fido. Viaggi troppo e i piloti sono come i marinai, un'amante in ogni porto." Con quella frase lo aveva lasciato e lui aveva dovuto tacere. Anche se da quando stavano insieme non lo aveva mai tradito. Poi Kyros aveva conosciuto Andreas e anche se non gli aveva detto nulla Giánnis aveva capito che erano una coppia. "Scemo." Disse tornando alla realtà "Anya è incinta." "Oh cazzo amico. Cosa farai adesso?" Chiese Kyros "Riconoscerò e crescerò mio figlio ovviamente." Kyros gli sorrise e gli diede una pacca sulla spalla "allora cosa ti turba?" "Dovrò dirlo a papà." Disse lui spiccio "Sai che ti ama Giánnis e sai che lui e Rita amavano le famiglie di quelle grandi. Dovresti dirglielo senza crearti tanti problemi." Lo rassicurò l'amico "E se avesse ragione Juno?" Chiese lui Kyros scosse la testa divertito "Juno è gelosa. Prima eri solo suo adesso sei di tante..." cercò di fargli capire. Diamine era amico anche di Juno da quando Giánnis lo aveva assunto nella società paterna e non poteva rivelare al migliore amico che la sorellastra era innamorata di lui. Spettava a Juno parlare con lui. "Ma va? È peggio di una moglie incazzata." Ironizzò Giannis "andrò da papà." "Non lo trovi ai vigneti. Sono giorni che ha lasciato tutto nelle mie mani, dice che si sente stanco. Forse è troppo caldo per lui." Giánnis alzò lo sguardo verso il sole cocente e annuì "Allora ha fatto bene a ritirarsi in casa. Ti lascio lavorare dai, raggiungo papà a casa." E così dicendo lo lasciò, scivolò tra i vari vigneti e intanto pensava a tutte le sue avventure e al desiderio di Alessandro e Rita di avere tanti figli. Sorrise tra se, aveva ragione Kyros. Non avrebbe deluso suo padre con quella gravidanza, entrò in casa e cercò suo padre, Juno seduta su una sedia a dondolo leggeva un libro. "Non urlare che sveglierai papà." Disse la giovane serena. Giánnis si avvicinò e le baciò la guancia. "Dorme da tanto?" "Un paio di ore al massimo." Disse lei prendendogli la mano che aveva poggiato sulla spalla e carezzandola "sei stato ai vigneti?" Chiese "Si, ho aiutato un po' Kyros. Faccio una doccia poi svegliamo papà altrimenti stanotte non dorme." Le disse Giánnis. Lei annuì anche se sapeva che suo padre era da quando era morta la madre che non dormiva la notte. Chiuse la pagina del libro di Dumas, il Conte di Montecristo, e si alzò dal dondolo. Raggiunse la cucina e preparò del caffè per tutti poi ecco che si sentì chiamare da Giánnis che le sorrideva. Dio quanto era bello! I capelli biondo rossiccio, gli occhi azzurri come il cielo e quel fisico perfetto con gli addominali scolpiti. Non avrebbe dovuto fare pensieri peccaminosi, lui era suo fratello. Come vero era che non scorreva lo stesso sangue nelle loro vene. La giovane era dibattuta , sicura che avrebbe offeso suo padre se si fosse dichiarata. Sicura che Giánnis l'avrebbe rifiutata. "Dovresti coprirti." Lo ammonì "Dopo metterò una maglia. È tardi e papà ancora dorme. Andiamo a svegliarlo." Aprì la porta, nella stanza in penombra il solo rumore che si avvertiva erano le pale del ventilatore a parete che cercava di far aria. Mentre Juno andava ad aprire le tapparelle semichiuse lui si avvicinò al padre dandogli un colpetto sulle spalle. "Papà! Sveglia su, sono le 17.00." Lo incitò Ma questi non rispose "Non si sveglia?" Chiese Juno. "Strano, non è da lui, richiamalo." Disse avvicinandosi al letto. Giánnis ancora lo scosse e lo chiamò, nessuna risposta. All'ennesimo richiamo però il giovane capì "Juno! Aprì del tutto le finestre." Ordinò, si mise seduto sul letto e avvicinò il viso al padre. Nessun respiro, con la testa sul petto cercò di percepire il battito cardiaco, ma anche di quello nessuna traccia. Juno capì cosa il fratello stava facendo. Si avvicinò di corsa al letto e prese il polso del padre per controllare un battito che era inesistente. I singhiozzi iniziarono a levarsi nella stanza e con essi a seguire anche le strilla e i pianti di Juno fecero da sottofondo a quella giornata estiva. Avevano seppellito Alessandro in Italia, era stata fatta una funzione a Santorini ma Giánnis aveva dato disposizioni di trasportare la salma a Lecce dove giaceva l'amata moglie di Alessandro. Vero che in Italia non avevano più nessuno, però era giusto che i due sposi tornassero a congiungersi in paradiso. Solo quando furono soli e senza nessuno nella casa paterna i due fratelli si lasciarono andare al dolore ed al pianto di quella nuova perdita. Juno sembrava disperata molto più di lui e poteva capirla Giánnis, lei era loro figlia di sangue e aveva perso entrambi i genitori in poco tempo. "Non vogliamo lasciare sola Juno. Per questo ti abbiamo adottato." Le parole di Rita rimbombarono nella sua mente adulta. Guardò verso Juno e le si avvicinò abbracciandola "Non piangere Juno. Io sono qui e non ti lascerò mai." Lei si lasciò stringere da lui e intanto scuoteva la testa.
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