Il suo dolore colpì il mio cuore, ero dentro di lei. “Non puoi Angelica, non puoi...”. Mi rivolsi a Caterina Cibo, la donna aveva da poco perso la figlia Giulia, e con l’animo colmo di pietà e un forte amore materno che ancora gridava, mi promise che avrebbe sostenuto Angelica. Si era lasciata impietosire dalla triste vicenda di quella giovane che da sempre l’aveva presa a esempio, che aveva mostrato sete di conoscenza, coraggio e audacia. Per prima cosa la duchessa fece uscire me e Angelica dal convento prendendosi la responsabilità del gesto. L’occasione si presentò quando la nobildonna dovette recarsi a Milano per il fidanzamento di un rampollo di casa Sforza, prima di affrontare il viaggio passò dal convento con mandati contraffatti per farci uscire. Le suore, soprattutto davanti a

