Capitolo 2 la fuga, finita di già

3071 Words
Cammina da ore ormai Rosemary. Tanto che vede già le prime luci dell'alba arrivare. Non vuole fermarsi. Non vuole guardarsi indietro. Non vuole pensare che sua madre e li, stessa chissà dove, senza vita. Non si è fermata un attimo da quando ha superato il confine. Non si vuole fermare, nonostante la neve non smetta di scendere. Si stringe nel suo giaccone pesante e alza la sciarpina fin sopra il naso. Ma il freddo non ha pietà per una ragazza fragile come lei. Il passo è ormai rallentato, faticato per la neve già alta sul terreno. Ma non può fermarsi, non prima di aver trovato un buon riparo. C'è solo una cosa anche lei e la madre non avevano calcolato. La presenza di animali selvaggi in queste terre di nessuno. Lo stesso animale selvaggio, un orso per l'esattezza, che ora sta camminando verso di lei. "Merda." Sussurra nascondendosi dietro a un albero, spiando di nascosto l'animale. Lo stesso che ora sta annusando l'aria in cerca della preda. Che pultroppo è proprio lei. Si gira intorno, cercando una via di fuga. In realtà è in mezzo al nulla, e ciò comporta nessun riparo possibile. Non contro quell'orso mostruoso. Fa scivolare con attenzione lo zaino enorme a terra. Cercando di fare meno rumore possibile. Per poi stringere tra le mani il pugnale. Il cuore le sale in gola, batte all'impazzata per la paura che sente. Se dovesse finire tra le grinfie di quella bestia, diventerebbe la sua colazione. E la sua fuga, sarebbe già finita. Spia nuovamente l'animale, sospirando quando non lo vede più. Forse la fortuna ha deciso di girare dalla sua porta. Si porta una mano al petto, cercando di rallentare il tamburo nel suo petto. Un'altra avventura così, e le verrà un infarto. Lei ne è sicura. Quando però si gira, pronta a recuperare lo zaino. Si ritrova una bocca spalancata davanti che gli ringhia adosso. L'orso non se ne andato, e li davanti a lei. La bestia alza una zampa, pronto a colpirla. Ma Ros riesce ad abbassarsi in tempo, guardando innoridita la quercia stracciarsi sotto i suoi artigli, come se fosse carta. Rotola su un fianco, cercando di mettere più distanza possibile tra lei e l'orso. Si alza in fretta, seguendo per la prima volta il suo istinto da lupa. Che mai aveva avvertito prima d'ora. Un istinto che le grida di salvarsi la vita. La sua corsa non dura molto. Gli artigli dell'orso colpiscono la sua schiena. Facendola gridare per il dolore, e cadera di schiena sulla neve. Cosa che stranamente da solievo al taglio che ha superato la stoffa, fino a disfare la pelle. Ancora una volta si ritrova le urla affamate dell'orso in faccia . Il suo alito pesante che sa dell'ultimo pasto. Nella mente la sua vita è già finita. Il suo cuore già sa che smetterà di battere. Mentre il suo istinto le grida ancora di non arrendersi e lottare. Lo segue, accondiscendente anche a sé stessa. Omega anche verso la sua anima lupo. Stringendo tra le mani il pugnale, trattiene il respiro. Guarda quei denti, che presto gusterano la sua carne. E colpisce più forte che può il fianco dell'animale. L'animale si stacca addolorato, gridando al vento, maledicendola. La ferita gronda di sangue, che pasticcia la neve candida sotto di lui. E Rosemary sorride, sorride perché è viva. Perché è un omega, un omega che ha appena ucciso un orso. Ma la bestia è testarda e non si arrende davanti alla sua colazione. Dall'odore succulente e pregiato. Lei cerca di allontanarsi, ma presto gli artigli colpiscono il suo petto. Tre righe parallele che partono dalla base del collo, fin sotto al seno destro. Se non fosse già abbastanza, un dolore si intensifica sotto la pelle. Come se ci fosse qualcosa che spinge per uscire. La bestia, con le sue enormi zampe, prova a sfilare il pugnale ancora nella sua carne. Mentre lei soffre, senza saperne il motivo. Non sono solo i graffi, i lividi, c'è qualcos'altro che la sta rompendo dentro. La pelle si strappa, le ossa si deformano. Si sta trasformando. Ed è doloroso e agonizzante. "Com'è possibile? È ancora troppo presto." Invece la trasformazione non aspetta la notte. La prima licantropa a trasformarsi di giorno. Ma nessuno lo saprà mai. Perché sta per morire per mano di un orso che finalmente si è liberato dal pugnale. Ros sente il suo corpo non essere più umano. Sente le zampe, il pelo, la lunga coda, gli occhi blu. Ma ne meno trasformata scamperà a quel bestione. Sopratutto in questo stato, sopratutto perché è esausta per la trasformazione. La trasformazione dura ben poco. In un attimo di dolore, torna umana. Nuda, in mezzo alla neve. Una tomba davvero teatrale, pensa negli ultimi istanti di vita. Ormai l'orso è pronto a finirla. La sua vita finirà. La sua fuga, è già  finita prima del tempo. "Guarda mamma, guarda come ti ho reso fiera di me." Sussurra al cielo. Pregando di avere una morte indolore. L'orso alza la zampa, pronto a schiacciarla con il suo peso. Facendo stringere gli occhi a Ros, per paura di vedere in faccia la sua morte. Ma il colpo non arriva mai. E quando apre gli occhi, l'animale è a terra in una pozza di sangue. Con una spada al centro della sua schiena. "Una cucciola mia cara. Nuda e impietrita dalla paura, non male come caccia." A parlare è un uomo, che tira via la spada dal cadavere. Pulendola con una stoffa bianca. Da come parla di caccia, fa tremare Rosemary, che pensa di essere finita nelle mani di un cacciatore. "Viaggiare durante una tempesta  alla prima trasformazione. La stupidaggine dei ragazzi di oggi non ha limiti." Questa volta è una donna a parlare. Una donna che avrà il doppio dei suoi anni, ma di una bellezza travolgente. La guarda con rimprovero, dandole della stupida mentalmente. Come se fosse stata una cosa programmata, gli risponde Ros senza parlare. Perché la stanchezza le ha tolto la voce. La donna si rimette dritta, pronta a tornare al suo viaggio. Lasciando la giovane lupa ancora stesa nella neve. "Non ci credo che la lasceresti così Calipso. Smettila di fare scena e aiutala." Gli urla l'uomo dietro, mentre si toglie la giacca, per coprire la piccola indifesa. Calipso lo guarda in modo truce, prima di spogliersi della sua amata pelliccia di bisonte. "Maledetto pipistrello dei miei stivali. Vuoi salvare i trovatelli, e poi lasci tutto il lavoro a me." Quello che Ros ha dedotto essere un vampiro scoppia a ridere. Mentre Calipso si è già trasformata in uno splendido lupo Bianco con sfumature grigie. Un vampiro e un licantropo, che coppia male assortita, pensa Ros. Mentre viene presa a sposa, e posizionata sul dorso dell'animale. Il pelo chiaro della lupa, gli dà sollievo e calore. Le ricorda sua madre e i suoi lunghi abbracci in inverno. Il pensiero di sua madre la fa sussultare. " Vi prego, recuperate lo zaino e il pugnale. È tutto ciò che mi rimane di lei." Sussurra, con il viso nel pelo della lupa. Sperando che abbia sentito quel filo di voce che le rimane. "Recupera la sua roba Tristano. Sembra essere importante." Rosemary non la sentita parlare. Perché già caduta in un sonno profondo. Troppo stanca per le ferite che si stanno cicatrizzando con troppa lentezza. Troppo stanca per le troppe emozioni vissute. Troppo stanca per aver conosciuto finalmente il suo istinto di lupa. Mentre la piccola lupa, dorme tranquilla tra la pelliccia di bisonte e il pelo della lupa. I due soccorritori camminano verso la loro casa, lasciata solo per un giro di controllo del perimetro. "Cosa può averla spinta a viaggiare in pieno inverno, durante la sua prima luna?" Chiede curioso Tristano. Un vampiro molto lontano dal prototipo di idea su di essi. Come è strano il suo passeggiare di fianco a una lupa. Essendo le due specie, nemici naturali. " È una omega. Non so come, la scoperto in anticipo, ed è scappata." Gli spiega in modo freddo e distaccato. Come se fosse normale che una giovane lupa scappi con la luna piena, solo perché è un omega. "Arriverebbe a tanto solo perché è un omega?" Chiede con sincerità, subendo il ringhio della lupa. Che, nonostante le sue fredde parole, fa attenzione a non svegliare la più piccola. Tristano si dà subito dell'idiota per la domanda fatta, dimenticandosi totalmente ciò che è successo sei anni prima. "Scusa." La lupa non gli risponde, tornando a camminare davanti a lui. Che l'ammira per l'ennesima volta in sei anni. Conosce la sua forza, la sua bontà che nasconde dietro un armatura. Sa che era scontato che avrebbe aiutato la piccola, nonostante nascondesse il dispiacere nel vederla in quello stato. L'ammira davvero tanto, per tutto ciò che fa. Per la sua anima dolce, nascosta dietro una corazza di freddezza. Riprende il passo, posizionandosi al suo fianco. "Comunque per essere una cucciola, se le cavata bene contro un orso." Lo sa bene Calipso. È la prima cosa che ha pensata quando la vista a terra, pronta a essere mangiata dall'orso. Lo stesso che si lamentava per il pugnale inflitto nel fianco. Ha avuto coraggio la piccola lupa. Sa che ha un gran animo e grande coraggio. Nonostante la sua fragilità. Sensazioni che lei conosce bene. Che ha già visto in passato. Gli dispiace solo aver rinunciato a quell'orso, che sarebbe stata una buona cena per il branco. "Tranquilla, ci penso io alla cena. Così i bambini ringrazieranno me per una volta." Quello sbruffone di un pipistrello spalanca le sue ali. Spicando il volo con la sua solita destrezza. Lo vede solo dopo qualche minuto volare su di lei, tenendo senza difficoltà l'orso con gli artigli delle mani. "Arrivo prima io. Arrivo prima io." Urla il vampiro, superandola ancora in aria. Sapendo bene che la lupa non può correre con il carico sulla schiena. Calipso sbuffa per il suo solito comportamento infantile. Anche se, senza dirglielo mai, lo stima anche per questo. Per la sua leggerezza, nonostante tutto. Lo trova, dopo qualche kilometro, soddisfatto appoggiato a un albero che fa da ingresso alla loro dimora. Si guarda gli artigli con noia. Aspettando che Calipso si congratulo con lui per aver consegnato già la cena. Anche se sa che non succederà mai. Infatti la lupa lo supera, senza dargli nessuna attenzione. Cosa che fa sbuffare Tristano. "O andiamo. Puoi anche dire che sono stato bravo. Fare un complimento non ti ucciderà mica.' La lupa lo ignora ancora, divertita perché sa che lui non lo sopporta. Nonostante tutto mantiene la vanità di un vampiro. "Chi si loda si imbroda pipistrello. Io a quest'ora avrei anche finito di cucinarlo." Continua a camminare tranquilla, superando la barriera della sua dimora. Godendosi il calore che trova ad aspettarli. "Guasta feste e presuntuosa. Tu lupa sei impossibile." Si congratula Calipso, credendo che ora la lascerà stare per qualche ora. E invece quel pipistrello appiccicoso, si ritrova di nuovo al suo fianco. Non se ne libererà mai, pensa la lupa. E in realtà non gli dispiace. Supera la sua famiglia numerosa. Che guardano la piccola con curiosità. "Ne ha trovata un'altra." "Chissà chi è?" "Povera cucciola, guardatela com'è piccola" E altre frasi del genere che Calipso pero supera senza attenzione. Sa che è compito di Tristano dare spiegazioni. Infatti lui si ferma a parlare, mentre lei sale nelle camere, per mettere a riposare la piccola. Tutto ancora in forma di lupa, ringraziando le porte larghe e i pavimenti grezzi, ideali per le sue zampe. La fa scivolare sul letto, tornado subito dopo umana. Stiracchiandosi la schiena. Sara anche piccola, ma è stato comunque un lungo viaggio. In generale sarebbe stato Tristano a trasportarla. Ma la piccola stava per andare in ipodermica, e stare attaccata a un corpo freddo come il suo, non avrebbe giovato. Si veste con una tuta semplice, uno dei tanti vestiti che ha lasciato in giro per la casa, per questa evenienza. La piccola nonostante tutto, riposa ancora. Stesa nuda sul suo nuovo letto, se vorrà. Ora, con la calma e la luce, nota i graffi dell'orso. Ma pultroppo non solo quelli. Nota, si il marchi degli omega, ma anche i numerosi lividi che porta adosso. Segno di anni e anni di percorse. Cosa che fa trattenere un ringhio tra i denti a Calipso. Che però preferisce non pensarci, tenendosi occupata curando la piccola. Pronta a sapere la sua storia, quando si sarà risvegliata. Finito di passare la pomata e fasciate le ferite dell'orso, la copre con il lenzuolo. Baciandole la fronte con dolcezza. "Benvenuta nel branco degli emarginati." =_==_==_==_==_==_==_==_= Intanto nel branco blunight, è quasi sera. E l'alfa si prepara per la cerimonia di trasformazione dei cuccioli. Quest'anno sarà affiancato da suo figlio Damon Futuro alfa dominus del branco. Lo stesso che da questa mattina sembra strano. Irrequieto si muove per il villaggio come se cercasse qualcosa. Ma in verità il padre non gli dà peso, ormai da tempo non da attenzione al figlio. Forse da sempre. Come ora, che dovrebbe essere preoccupato per il suo ritardo. E invece si cammina da solo verso la piazza del branco, dove avverranno le nuove trasformazioni. Intanto, Damon, non può darsi pace. Da quando si è svegliato ha sentito qualcosa accendersi dentro di sé. Un profumo entrargli fino all'anima. Una sensazione che crede, lo porterà dalla sua nuova compagna. La ricerca della propria anima gemella, destinata dalla Dea Luna, è diversa da ciò che raccontano i libri. E vero che la dea crea dei legami. Ma sono più che altro, consigli. Indica una anima affina all'altra, ma non crea quell'attrazione che si racconta nelle favole. Ma questo, il giovane alfa non lo capisce. Pensa che la donna che ha quel profumo sia quella giusta, deve esserlo per forza. E per forza sarà sua. Così segue quel profumo. Che è ovunque intorno a lui. In ogni angolo del suo territorio. "Deve essere una del branco. Deve esserlo per forza. La sua essenza è ovunque." Pensa ad alta voce, sospirando profondamente il suo profumo. Davvero troppo delizioso e tentatore. Mai aveva sentito un odore così. Finalmente trova il fulcro da cui nasce il suo odore. Una casa che sa di lei, il suo odore ha imbrattato le mura. Deve essere casa sua. Entra dal piccolo cancello, scassinandolo senza problemi. Nel piccolo giardino recintato, il suo odore lo investe, quasi da fargli male. "Perché chiudere il giardino con una recensione? Da cosa si proteggeva?" Entrando in casa, ancora una volta scassinando la porta senza vergogna. L'odore, se è possibile, è ancora più presente, più intenso. Soffocato in ogni mobile e cuscino. Poi però la sua estasi si ferma, davanti vede il corpo di una donna stesa a terra. "Merda." Parla tra i denti, inginocchiandosi fianco a lei. Si sente schifosamente meglio quando scopre che non è la sua lei. Ma è comunque qualcuno a cui è appartenuta, forse sua madre. Le testa il polso, ma nessun suono attraversa la sua pelle. E la sua carnagione bianca indica che è morta da molte ore. Ciò gli fa chiedere perché nessuno se ne sia accorto. "Alfa, suo padre la sta aspett..." Ma si blocca il suo beta, davanti al cadavere della donna. "Fallo venire qui. Digli ciò che hai visto." Il beta non se lo fa ripetere due volta, correndo via da quella casa. Da quella scena che l'ha un po' destabilizzando. Lasciando Damon da solo, girare tra quella tra il suo profumo. Ammira le foto alle pareti, tutte con gli stessi soggetti. Una donna, la stessa distesa a terra, e una ragazza. Lui l'ha già vista quella ragazza. Ha già visto quei capelli castani chiaro. Ha già visto quegli occhi verdi di giada. Ha già visto quel corpo esile e delicato. La sua scoperta lo fa indietreggiare, come ustionato. Non può essere lei, continua a dirsi nella mente. Non può essere la presunta... "l'Omega è scappata." È il padre che ringhia queste parole, guardando il cadavere della donna. "Come fai a sapere che era un omega?" Gli chiede stupidamente. Perché ora anche lui si rende conto che troppe cose in lei ispiravano omega. Come anche il suo profumo delicato e ubidiente. "Aspettavo con ansia questa notte per mascherarla. E lei lo sapeva. Lo sapeva cosa sarebbe andata in contro." Damon sa bene quale trattamento il padre riversa sugli omega. Sa l'odio che prova verso di loro, dopo la morte della madre, anche se non sa il perché. E, in realtà, non gli è mai interessato Perché anche lui disprezzava quella razza debole e inutile. Ma ora non è più così. Perché quella omega è sua. È destinata a lui. "Bisogna trovarla." Ordina il giovane alfa, incaminandosi verso l'uscita. Fermato subito dal padre. "Perché mai perdere tempo dietro un omega? A quest'ora gli orsi l'avranno già divorata viva." Il figlio ringhia a quelle parole. Perché non può credere che la sua omega, sia divantata il pranzo di qualche bestia. "Ci credevo quando troverò la sua carcassa." "Perché?" Gli chiede nuovamente il padre, con gli occhi rossi da alfa. Gli stessi occhi che ha ora il figlio. Furioso dal comportamento autoritario di alfa dominus. "Perché è mia." Ringhia tra i denti, usando lo stesso tono da alfa dominus. Andando via, senza degnarlo di attenzione. Non si è mai sottomesso al padre. Anche perché il padre non ci ha mai provato, in verità non la mai calcolato proprio. Ed ora si intromette nella sua vita? Ora che ha trovato la sua compagna? No, lui non lo permetterà mai. Lei è sua. È la sua omega. Gli appartiene. E lui la vuole. Perché lui prende sempre ciò che vuole, che sia un oggetto o una persona. "Che si fa amico?" Viene affiancato dal suo beta, ora con un comportamento più confidenziale. A volte non lo capisce il suo amico Marcus. A volte si comporta d'amico,  a volte da beta. Diviso sempre a metà per il suo stato sociale e quello dell'amico Alfa. " Ora dobbiamo trovarla. Voglio una squadra di ricerca. Non deve essere andata lontana." Con quel corpo fragile e delicato, non può aver fatto molta strada. Pensa con superbia il giovane alfa. Una creatura come lei, dovrebbe essere a casa sua ad accudirlo, e non chissà dove tra i boschi. Pensa con rabbia continuando il suo monologo interiore  Convinto di una sola cosa. Viva o morta lui la ritroverà. E se sarà viva, la renderà per sempre sua... (TT)(TT)(TT)(TT)(TT)(TT)(TT) Calipso  Tristano
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