QUARTA LETTERA

2338 Words
QUARTA LETTERA Alla signora Saville, Inghilterra 5 agosto 17** Ci è capitato un caso così strano che non posso far a meno di raccontartelo, anche se è molto probabile che mi rivedrai prima che queste righe ti giungano. Lunedì scorso (31 luglio), eravamo quasi completamente circondati dai ghiacci che serravano la nave da tutti i lati lasciando a stento libero il tratto di mare sul quale galleggiavamo. La nostra situazione era piuttosto rischiosa, anche perché eravamo avvolti da una fitta nebbia. Di conseguenza ci mettemmo alla cappa sperando in un mutamento di tempo e visibilità. Verso le due la nebbia si sollevò e scorgemmo distendersi in tutte le direzioni ampie e irregolari pianure di ghiaccio, senza fine. Alcuni miei compagni ebbero un gemito e anch'io cominciavo a provare una certa ansietà quando, d'un tratto, uno strano spettacolo attrasse la nostra attenzione, distogliendola dai nostri problemi. Distinguemmo un piccolo veicolo, fissato su una slitta trainata da cani, che procedeva verso nord, alla distanza di mezzo miglio. Un essere che aveva l'aspetto umano, ma era di statura gigantesca, sedeva sulla slitta e guidava i cani. Osservammo la rapida corsa del viaggiatore con i nostri cannocchiali, finché scomparve tra le anfrattuosità del ghiaccio. Quest'apparizione ci provocò un enorme stupore. Noi eravamo, o così credevamo, a centinaia di miglia dalla terra più vicina, ma la figura intravista pareva indicare che non eravamo forse distanti come avevamo ritenuto. Bloccati dal ghiaccio, ci era impossibile seguirne la traccia che avevamo osservato con estrema attenzione. Circa due ore dopo avvertimmo un sommovimento del mare e prima che fosse notte il ghiaccio si ruppe. La nave era libera. Rimanemmo tuttavia alla cappa fino al mattino, per timore di scontrarci nel buio con uno di quei massi di ghiaccio che vanno alla deriva quando il pack si spezza. Ne approfittai per riposare qualche ora. Al mattino, non appena vi fu luce, salii sul ponte e trovai tutti i marinai affollati su un lato della nave: sembravano parlare con qualcuno in mare. C'era in effetti una slitta simile a quella del giorno prima, che era stata trascinata verso di noi durante la notte su un largo lastrone di ghiaccio. Solo uno dei cani era vivo, ma sulla slitta c'era un essere umano che i marinai cercavano di convincere a salire sul vascello. Non era un selvaggio abitante di isole sconosciute, come l'altro viaggiatore, ma un europeo. Quando fui sul ponte il nostromo disse: «Ecco il nostro capitano. Non permetterà che la morte vi sorprenda in mare aperto!». Nel vedermi lo sconosciuto mi parlò in inglese, anche se con accento straniero: «Prima che io salga a bordo volete avere la cortesia di informarmi sulla vostra direzione?». Puoi immaginare la mia sorpresa nel sentirmi fare una simile domanda da un uomo sull'orlo dell'abisso. Avrei immaginato che la mia nave fosse l'estrema occasione per un naufrago, da non scambiare con tutte le ricchezze di questa terra. Gli risposi comunque che eravamo in viaggio di scoperta verso il Polo Nord. Udendo ciò apparve soddisfatto e acconsentì all'invito di salire a bordo. Buon Dio, Margaret! Se tu avessi visto l'uomo che aveva così mercanteggiato la sua salvezza, la tua meraviglia sarebbe stata senza limiti: gli arti erano quasi congelati e il suo corpo incredibilmente emaciato per lo sfinimento e la sofferenza. Non avevo mai visto un essere umano in condizioni così disastrose. Cercammo di trasportarlo in cabina, ma quando fu all'interno svenne. Lo riportammo sul ponte, cercando di rianimarlo frizionandolo con del brandy e inducendolo a inghiottirne qualche sorso. Non appena diede segni di vita lo avvolgemmo in coperte e lo sistemammo presso la stufa della cucina. A poco a poco si rianimò e mangiò un po' di minestra che lo ristorò immediatamente. Trascorsero due giorni prima che fosse in grado di parlare, e spesso temetti che avesse perduto la ragione per i patimenti subiti. Quando si fu un po' ripreso lo portai nella mia cabina e ne ebbi cura, per quanto i miei impegni me lo permettevano. Non ho mai visto un individuo così interessante. I suoi occhi hanno un'espressione selvaggia e addirittura folle, ma ci sono momenti in cui, se qualcuno accenna a un atto di gentilezza o gli rende un favore, anche minimo, tutto il volto gli si illumina come di un raggio di benevolenza e dolcezza quale non ho visto mai. Più spesso è malinconico, disperato, e a volte digrigna i denti, come schiacciato dal peso di un dolore insostenibile. Quando lo sconosciuto fu in grado di camminare, non mi fu facile tenere lontani gli uomini che ardevano dalla voglia di fargli mille domande. Non potevo permettere che venisse tormentato da futili curiosità perché nel suo stato fisico e mentale la guarigione dipendeva dall'assoluto riposo. Una volta però il secondo gli chiese come mai si fosse spinto così lontano, sui ghiacci e su un così strano veicolo. All'improvviso assunse un'espressione profondamente desolata e replicò: «Per prendere qualcuno che mi sfugge!». «L'uomo che inseguivate viaggia su una slitta come la vostra?». «Sì». «Allora ho l'impressione che l'abbiamo visto, il giorno prima di raccogliervi. Avvistammo dei cani che trascinavano attraverso i ghiacci una slitta su cui c'era un uomo». La rivelazione scosse lo straniero. Cominciò a fare domande su domande circa la direzione presa da quel demonio, così lo definiva. Poi, quando fummo soli, disse: «Senza dubbio ho suscitato la vostra curiosità, come quella di questa brava gente. Ma voi siete troppo discreto per fare domande». «Certamente, sarebbe inopportuno e inumano da parte mia affaticarvi con un interrogatorio!». «Però mi avete tratto da una situazione strana e pericolosa. Mi avete benevolmente riportato alla vita!». Poco dopo mi chiese se a mio parere la rottura dei ghiacci avesse distrutto l'altra slitta. Replicai che non ero in grado di rispondere con sicurezza perché il ghiaccio non si era spezzato fino a mezzanotte e il viaggiatore poteva nel frattempo aver raggiunto un riparo. Non potevo dare un giudizio certo. Da quel momento un nuovo soffio di vita ha rianimato le membra affrante dello sconosciuto. Mi ha chiesto con insistenza di salire sul ponte per vedere se la slitta fosse ricomparsa, ma l'ho persuaso a rimanere in cabina perché era ancora debole e non avrebbe potuto sostenere l'aria gelida. Gli ho promesso che qualcuno resterà in vedetta per lui e lo avvertirà immediatamente se dovesse apparire qualcosa. Questa la cronaca, fino a oggi, della strana vicenda occorsami. Lo straniero migliora, ma è molto taciturno e sembra a disagio quando qualcuno che non sia io entra in cabina. Per altro i suoi modi sono così affabili e gentili che tutti i marinai si preoccupano per lui, anche se hanno avuto ben pochi contatti. Quanto a me, comincio a volergli bene come a un fratello e il suo sordo e profondo dolore mi suscita simpatia e partecipazione. Deve essere stato davvero una nobile creatura nei suoi giorni migliori se anche ora, nella disgrazia, è così affascinante e amabile. Ti dissi in una lettera, cara Margaret, che non avrei trovato amici sul vasto oceano; ora ho trovato un uomo che sarei stato felice di avere come fratello d'elezione, prima che la sventura fiaccasse il suo spirito. Continuerò a intervalli il mio resoconto sullo straniero se avrò nuovi fatti da raccontare. 13 agosto 17** Il mio affetto per l'ospite cresce di giorno in giorno. È capace di suscitare in sommo grado contemporaneamente la mia ammirazione e la mia commiserazione. Come si può vedere a tal punto distrutta una creatura così nobile senza sentirsi affranti dalla pena? È così gentile e saggio, e talmente colto che, quando parla, le sue parole, benché scelte ad arte, fluiscono con un'eloquenza e una scioltezza ineguagliabili. Ora si è ripreso e trascorre molto tempo sul ponte cercando, si direbbe, la slitta che precedeva la sua. Nonostante la sua infelicità si interessa ai progetti altrui mettendo da parte un poco del suo dolore. Conversa spesso con me del mio piano, che gli ho esposto senza reticenze. Ha analizzato attentamente gli argomenti favorevoli al mio eventuale successo e tutte le misure che ho preso per conseguirlo. La simpatia che mi mostra mi ha indotto a parlargli a cuore aperto e a dar voce all'ardore bruciante della mia anima: gli ho detto con tutta la passione che mi pervade quanto volentieri sacrificherei la mia fortuna, la mia esistenza e ogni speranza alla riuscita dell'impresa. La vita o la morte di un uomo sarebbero piccolo prezzo da pagare in cambio della conoscenza che cerco, del dominio che potrei acquisire e trasmettere alla razza umana. Mentre parlavo un'ombra cupa è calata sul volto del mio interlocutore. All'inizio mi avvidi che cercava di reprimere la sua emozione; si pose le mani sugli occhi. La mia voce tremò, poi mi mancò quando scorsi le lacrime scivolargli tra le dita. Gli sfuggì un gemito dal petto. Tacqui. Con voce rotta infine disse: «Infelice! La mia pazzia è anche vostra? Anche voi avete bevuto la pozione tossica? Ascoltate, lasciate che vi narri la mia storia e allontanerete subito la coppa dalle labbra!». Queste parole, come puoi immaginare, solleticarono la mia curiosità; ma il parossismo di dolore che si era impadronito delle sue deboli forze fu tale che gli occorsero diverse ore di riposo e di tranquilla conversazione per ricomporsi. Arginata la piena dei sentimenti, sembrò quasi disprezzarsi per la debolezza rivelata e, soffocata la cupa tirannia della disperazione, mi indusse a parlargli ancora di me. Mi interrogò sul mio passato. Il racconto fu rapido, ma provocò una serie di riflessioni. Parlai del mio desiderio di trovare un amico, della mia sete inesausta di stringere un contatto profondo con uno spirito più affine al mio di quanto mi fosse mai stato dato di incontrare. Espressi la convinzione che chi non ha goduto di questa felicità può ritenersi ben poco fortunato. «Sono d'accordo con voi», replicò lo straniero. «Siamo tutti creature incomplete, dimezzate, se qualcuno più saggio, migliore, più caro a noi di noi stessi - e tale è un amico - non ci aiuta a perfezionare la nostra debole, imperfetta natura. Vi è stato un tempo in cui ho avuto un amico ed era la più nobile delle creature, e perciò posso ben valutare l'amicizia. Voi avete davanti la speranza e il mondo, non avete ragione di disperare. Ma io, io ho perso tutto e non posso ricominciare una nuova vita». Dopo queste parole, il suo volto mostrò un pacato, calmo struggimento che mi toccò nel profondo. Ma rimase silenzioso e poco dopo si ritirò nella sua cabina. Anche distrutto com'è nello spirito, nessuno avverte con maggiore intensità di lui la bellezza della natura. Il cielo stellato, il mare, ogni veduta di questa straordinaria regione sembrano ancora avere il potere di elevare la sua anima al di sopra della terra. Un uomo così ha una duplice esistenza: può sopportare le infelicità ed essere sopraffatto dalle sventure ma allo stesso tempo, quando si ritrae in se stesso, si trasforma in uno spirito celestiale circondato da un'aura nel cui cerchio magico né follia, né dolore possono penetrare. Sorriderai del mio entusiasmo per il divino viandante? Non lo faresti se lo avessi veduto. Tu sei stata alimentata dai libri e ti sei affinato lo spirito lontano dal mondo, di conseguenza sei di gusti difficili, ma proprio questo ti rende adatta ad apprezzare i meriti straordinari di quest'uomo sublime. Talvolta ho tentato di scoprire quale delle qualità che possiede lo elevi così incommensurabilmente al di sopra di ogni altro uomo. Credo sia il discernimento: una capacità intuitiva di giudizio rapido ma infallibile. Una facoltà ineguagliabile di percepire le ragioni degli eventi, con chiarezza e precisione. Aggiungi a ciò la facilità di espressione e una voce le cui infinite tonalità musicali soggiogano l'anima. 19 agosto 17** Ieri lo straniero mi ha detto: «Avrete senz'altro capito, capitan Walton, che ho sofferto grandi e incomparabili disgrazie. In un primo tempo ero determinato a portare la memoria di questi dolori nella tomba; ma voi mi avete convinto a mutare proposito. Voi cercate sapienza e saggezza, come anch'io ho fatto un giorno; spero ardentemente che l'esaudimento dei vostri desideri non si trasformi in un serpente che vi aggredisca, come è accaduto per me. Non so se la narrazione delle mie sciagure vi sarà utile; eppure, quando rifletto che voi state seguendo il mio stesso cammino, che vi state esponendo agli stessi rischi che hanno reso me quale oggi sono, immagino che voi possiate trarre una morale dal mio racconto. Una morale che vi guidi nel successo e vi conforti nel caso di un fallimento. Preparatevi ad ascoltare cose generalmente ritenute fantastiche. Ci trovassimo in ambienti naturali più ospitali, avrei timore di scontrarmi con la vostra incredulità, con lo scherno forse. Ma molte cose che provocherebbero il riso in quanti non hanno sperimentato l'infinita mutevolezza della natura appaiono possibili in queste regioni selvagge e misteriose. Né dubito che la mia storia contenga prove sufficienti a testimoniare la veridicità dei singoli eventi che la compongono!». Puoi ben immaginare quanto sia stato gratificato da questa offerta di confidenza. Ma al tempo stesso non potevo sopportare che rinnovasse la sua pena rivivendo le proprie sfortune. E sentivo una profonda ansia di ascoltare la storia promessa. Per curiosità, certo; ma anche per alleggerire il peso del suo destino, se mai fosse stato in mio potere. Gli espressi questi sentimenti nella mia risposta. «Vi ringrazio», disse, «per la vostra simpatia. Ma è inutile. Il mio fato è compiuto. Manca un solo accadimento, poi verrà l'ora di riposare in pace. Comprendo i vostri sentimenti», continuò, accorgendosi che volevo interromperlo, «ma vi sbagliate, amico mio, se mi permettete di chiamarvi così. Nulla può mutare il mio destino: ascoltate la mia storia e capirete quanto sia irrevocabilmente segnato». Aggiunse che avrebbe iniziato il racconto il giorno successivo, quando fossi stato libero. Lo ringraziai con calore. Ho deciso di registrare ogni sera, quando i miei doveri non mi reclamano imperiosamente, ciò che mi narra durante il giorno, riportando per quanto possibile le sue stesse parole. Se sarò troppo impegnato, ne prenderò almeno degli appunti. Il manoscritto ti darà sicuramente grande piacere; ma anch'io, che lo ascolto dalle sue stesse labbra, con quale interesse e affetto lo rileggerò un giorno, nel futuro! Già ora, all'inizio di questo compito, la sua voce ben modulata mi risuona all'orecchio; i suoi occhi lucidi si fissano su di me, con dolce malinconia. Vedo la sua mano elegante che si agita, i lineamenti che si illuminano. Strana, ossessiva deve essere la sua storia, e spaventose le tempeste che hanno sorpreso questo prode vascello, trascinandolo nel naufragio.
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