Mi accostai da dietro, col cuore che saliva in gola per la stessa ragione del desiderio. Voglia e paura si erano sposate in me come in un matrimonio incestuoso. Man mano che la distanza diminuiva, il sordo boato delle grandi pietre si faceva insopportabile al petto e alle orecchie. Soffrivo, ma quel patimento era la conferma che mi stavo avvicinando sempre più agli irresistibili inferi del proibito. Si misero in funzione le due grandi eliche della propulsione. Riuscii a intravederle. Il fragore rugginoso che mi raggiunse mi spinse a spostarmi di fianco alla nave. Ne risalii tutta la fiancata pronto a incontrarmi con lo spettacolo dei sassi lasciati cadere dal braccio meccanico. Sullo schermo della mia maschera di silicone, trasparente anche ai lati, scorreva il profilo d’ombra della

