Capitolo II Paganel
Il panfilo, favorito dalle correnti, andava a tutto vapore verso l’Equatore e il 30 agosto fu in vista del gruppo di Madera, quindi Lord Glenarvan, memore della propria offerta, propose di approdare. Ma Paganel osservò:
- Mio caro Lord, avete visto che non faccio complimenti, ma ditemi un po’: la fermata a Madera era nelle vostre intenzioni?
- Veramente no.
- Ebbene, allora vi dirò che per me geografo, Madera è così nota da non presentare alcuna attrattiva. Perché dunque non prendere terra piuttosto alle Canarie? Esse pure sono sulla vostra rotta e vale la pena fermarci.
- Va bene, approdiamo allora alle Canarie.
- Vedete, mio caro Lord, alle Canarie ci sono tre gruppi di isole degni di studio, senza parlare del Picco di Tenerife che, in attesa di una nave per l’Europa, scalerei volentieri.
Il 31 agosto, alle due del pomeriggio, Paganel e John Mangles stavano sul ponte quando il capitano fece osservare al geografo, il quale si ostinava a non vederla, la vetta del Picco di Tenerife che appariva oltre le nuvole.
- Voi non guardate nella giusta direzione. Non dovete guardare sulla linea dell’orizzonte, ma sopra le nubi. Non è questione che Voi non vediate niente: non volete vedere. Malgrado si sia distanti 40 miglia, il Picco di Tenerife è chiaramente visibile al di sopra dell’orizzonte.
Paganel, volente o nolente, dovette arrendersi all’evidenza dopo alcune ore, alfine di non apparire mezzo cieco.
Il geografo fece osservare che il picco non era certamente alto come il Monte Bianco; il capitano affermò a sua volta che, malgrado la differenza di altezza, egli avrebbe trovato la montagna faticosa da scalare.
Paganel disse allora che, secondo lui, l’ascesa alla montagna non era assolutamente necessaria. La stessa era stata scalata da Humboldt e Bonplan. Una descrizione completa ne era stata fatta; erano state rilevate 5 zone: quella del vino, quella degli allori, quella dei pini, delle brughiere alpine e finalmente la zona sterile. Il vulcano fu visitato sino in fondo al cratere.
Paganel giudicava perfettamente inutile una sua visita al picco, in quanto non avrebbe avuto nulla da aggiungere a quanto già scoperto dai suoi predecessori.
John Mangles gli fece anche rilevare che sarebbe stata particolarmente noiosa l’attesa di un bastimento che facesse sosta a Tenerife. Sarebbe stato più opportuno, secondo il capitano, che Paganel scendesse alle isole del Capo Verde dove il Duncan avrebbe fatto scalo per rifornirsi di combustibile. Inoltre queste isole non sono molto lontane dal Senegal, e Paganel avrebbe quindi avuto la possibilità di incontrare dei suoi compatrioti e di effettuare alcune ricerche di carattere scientifico.
Il Duncan continuando il suo rapido viaggio tagliò il tropico del Cancro il 2 settembre alle 5 del mattino. Il tempo stava cambiando. Era arrivato il periodo delle piogge, particolarmente favorevole agli abitanti delle isole che sono quasi prive di vegetazione ad alto fusto e di sorgenti di acqua dolce. Il giorno dopo Paganel si mise a preparare i suoi bagagli onde sbarcare a Villa Praia. Il Duncan costeggiò le diverse isole di Capo Verde, ed infine imboccò la baia di Villa Praia, e gettò l’ancora. Il tempo era cattivo malgrado la baia fosse protetta dalle folate di vento. La pioggia era veramente torrenziale, tanto da impedire di vedere il resto dell’isola. Lady Elena non poté recarsi a visitare l’isola. L’imbarco del carbone era particolarmente difficile. Pertanto i passeggeri del Duncan erano praticamente consegnati sulla nave. Paganel andava e veniva sul ponte scuotendo la testa, e facendo presente che non temeva il diluvio universale per sé stesso, ma per i suoi strumenti che avrebbero potuto guastarsi. La sua sistemazione logistica non sarebbe stata delle peggiori: avrebbe avuto la compagnia delle scimmie e dei maiali, le cui iniziative non sono sempre gradite. Un viaggiatore però non ci fa caso. C’era solo da sperare che in capo a 7 o 8 mesi una nave si sarebbe fermata alle Isole, dandogli così la possibilità di rientrare in Europa. Lo scienziato avrebbe potuto occupare il suo tempo studiando la topografia, il clima, l’etnografia, e l’ipsometria delle isole. Lady Elena gli consigliò di studiare i fiumi, le sponde marine, i corsi d’acqua, le foreste; Paganel rispose che non vi era nulla di quanto elencato dalla Lady. Per quanto riguardava le montagne, queste erano poco elevate, e già studiate in precedenza dal geologo M. Charles Sainte-Claire Deville.
Davanti ad una simile situazione, Lord Glenarvan disse al signor Paganel che avrebbe fatto molto meglio a sbarcare a Madera. Stando le cose come più sopra descritte, il prossimo scalo sarebbe stato Conception, che però lo allontanava notevolmente dalle Indie.
- Diamine, questo non è affatto sulla strada dell’India!
- Sì che lo è; doppiato il Capo Horn ed entrati nel Pacifico, ogni giro di elica vi avvicina all’India. Del resto, - aggiunse Lord Glenarvan con la più grande serietà ci sono anche le Indie Occidentali ed anche gli abitanti della pampa patagone sono degli Indiani. Invece del Yaru-Dzangbo-Tciu esplorerete il Rio Colorado, che è poco noto e che le carte segnano in modo troppo fantasioso.
- Lo so, mio caro Lord, e se ne avessi fatto la proposta la Società di Geografia avrebbe anche potuto mandarmi in Patagonia: ma veramente non ci ho pensato neppure un momento.
- Effetto delle vostre solite distrazioni!
- Vediamo, signor Paganel, - intervenne lady Glenarvan con la sua voce più carezzevole - non avreste voglia di unirvi alla nostra comitiva?
- Oh, signora! E la mia missione?
- Guardate che passiamo per lo Stretto di Magellano, - incalzò il marito. - E che visiteremo Port-Famine. E che la vostra presenza vi darà il diritto di associare il nome della Francia a quello della Scozia.
- Milord, voi mi tentate.
- Infine che cosa c’è di più bello che mettere la scienza al servizio dell’umanità?
- Credete a me, - concluse la signora - imitate noi e lasciate fare al caso, o meglio alla Provvidenza. Essa ci ha mandato quel documento e siamo partiti; ha gettato voi a bordo del Duncan e ci siete rimasto.
- Ebbene, miei bravi amici, - esclamò Paganel - avete tutti una gran voglia che resti!
- E voi, Paganel, morite dalla voglia di restare.
- Diamine, è la pura verità, - concluse il geografo - ma mi pareva di essere troppo indiscreto.
La decisione di Paganel fu accolta con un’esplosione di gioia. Robert saltò al collo del francese il quale arrischiò di cadere riverso, ma osservò.
- È un po’ impetuoso quell’ometto, ma gli insegnerò la geografia.
Il Duncan salpò dirigendosi verso il Brasile e il 7 settembre, tagliato l’Equatore col favore di una buona brezza, entrò nell’emisfero australe.
Tra i componenti della spedizione alla ricerca del capitano Grant, era diffusa la sensazione che le probabilità positive crescessero di giorno in giorno. John Mangles era quello che dimostrava maggior fiducia nella riuscita della spedizione, spinto anche dal desiderio di vedere felice miss Grant. Egli si era innamorato della ragazza, e tutti, a bordo ne erano a conoscenza.
Il signor Paganel approfittò del fatto di avere trovato diversi libri scritti in spagnolo, per imparare la lingua di Cervantes. Ciò poteva facilitare i contatti con le popolazioni della Patagonia. Oltre allo studio dello spagnolo, egli provvedeva di istruire il giovane Robert.
Il giorno 10 di settembre, Lord Glenarvan apprese una notizia che anche molte persone istruite ignoravano. Paganel iniziò a raccontare la storia dell’America e pertanto iniziò dalla scoperta di Colombo, il quale non sapeva di aver scoperto un nuovo continente. Questo non diminuisce certamente la gloria di Colombo, ma il fatto è stato accertato. Alla fine del XV secolo tutti gli Stati cercavano la via più breve per raggiungere le Indie, al fine di potersi rifornire delle spezie. Solo i viaggiatori succedutosi a Colombo arrivarono a circumnavigare l’attuale America del Sud, riuscendo anche a superare lo stretto di Magellano ed a trovarsi di fronte all’Oceano Pacifico. Sia lo scienziato che il giovane Robert avrebbero desiderato essere nati tre secoli prima, onde avere la possibilità di procedere alle scoperte dei viaggiatori di quei tempi. Nel frattempo i fratelli Pizarro fondavano diverse città sulla costa occidentale, mentre arditi navigatori superavano lo stretto di Magellano ed andavano alla ricerca di nuove terre nell’Oceano Pacifico.
Il Duncan seguiva la rotta di Vespucci e di Magellano a forte velocità. Il 15 settembre superò il tropico del Capricorno ed il 25 la nave era impegnata a superare lo stretto di Magellano, osservato con particolare attenzione da Paganel, il quale era seccato perché pur essendo in vista della costa della Patagonia, non aveva avuto l’occasione di osservare gli abitanti della regione. Sorse anche un contrasto tra i diversi membri della spedizione sul nome da dare agli abitanti della Patagonia, assolutamente diversi a secondo degli esploratori che li avevano incontrati. Un altro argomento di discussione era l’altezza di questi selvaggi: secondo alcuni erano molto alti, secondo altri erano di altezza media.
Il piroscafo stava navigando attorno alla penisola di Brunswick e l’equipaggio ebbe così l’opportunità di osservare il penitenziario di Punta Arenas, e infine di passare di fronte a Port Famine. Nel suo percorso il Duncan avvicinò delle fattorie spagnole costruite su spiagge abbandonate. Finalmente, dopo 36 ore di navigazione, lo stretto si era allargato e dal piroscafo si vide il roccione di capo Pilares sull’estrema punta della terra della Disperazione. Davanti si spalancava un mare immenso, e Paganel si sentì commosso da tale spettacolo, così come lo era stato Magellano nel momento in cui la Trinidad affrontava le onde del Pacifico.
A quarantadue giorni dalla partenza il Duncan entrò a tutto vapore nella baia di Talcahuano, magnifico estuario lungo dodici miglia e largo nove.
Lord Glenarvan, accompagnato da Paganel, scese a terra; più a gesti che a parole seppero che il console inglese risiedeva a Conception, lontano un’ora di vettura; il console non sapeva nulla del capitano Grant, ma, conosciutane la storia, promise di raccogliere informazioni lungo tutto il litorale.
Lord Glenarvan e Paganel tornarono quindi a Talcahuano, da dove furono spediti uomini ad esplorare la costa. Vane ricerche, e poiché le indagini più minuziose presso lo popolazioni rivierasche non diedero alcun risultato, si dovette concludere che il Britannia era scomparso senza lasciare alcuna traccia.
Sei giorni dopo il loro arrivo tutti erano riuniti nel quadrato di bordo, dove Lady Elena si sforzava di consolare i due ragazzi mentre Paganel, con la testa fra le mani, studiava ed interrogava il documento come per strappargli a forza il segreto che racchiudeva.
- Paganel, - lo apostrofò Lord Glenarvan - mi affido alla vostra sagacia: il documento si presta forse ad un’altra interpretazione? È o non è logico il senso che gli abbiamo attribuito?
Paganel, immerso in una profonda riflessione, taceva.
- Ci inganniamo forse, - incalzava Lord Glenarvan - sul teatro della catastrofe? La parola «Patagonia» non salta forse alla mente anche della persona più ottusa? E la parola «Indi» non ne è la conferma? E non è forse evidente che, nel momento in cui scrivevano, i naufraghi si aspettavano di cadere prigionieri?
- Un momento, mio caro lord, - rispose finalmente Paganel; - riconosco giuste le prime conclusioni, ma almeno l’ultima non mi pare logica. Voglio dire che, secondo me, il capitano Grant è ora prigioniero degli Indiani, ed aggiungerei che il documento non lascia al riguardo alcun dubbio.
- Spiegatevi, per carità, signore! - implorò miss Mary.
- Niente di più facile, mia cara, basta che noi, invece che «saranno prigionieri» leggiamo «sono prigionieri», e tutto diventa chiaro.
- Impossibile! - esclamò Lord Glenarvan.
- E perché impossibile, mio nobile amico?
- Perché la bottiglia non può essere stata lanciata in mare che nel momento in cui la nave si sfasciava sugli scogli. E gradi di latitudine e di longitudine sono da riferirsi al punto stesso in cui è avvenuto il sinistro.
- Niente lo prova, - ribatté vivamente Paganel - ed io non vedo perché i naufraghi, dopo essere stati trascinati nell’interno, non abbiano potuto far conoscere la loro situazione con quella bottiglia.
- Ma per mettere in mare una bottiglia occorre il mare!
- Il mare, oppure un fiume che vi si getti.
- E allora, che cosa suggerireste? - domandò Lord Glenarvan.
- Io direi di seguire il 37° parallelo da dove taglia la costa occidentale fino a che esso raggiunge l’Atlantico. È lungo il suo percorso che noi troveremo forse i naufraghi del Britannia.
- Debole speranza! - obiettò il maggiore Mac Nabbs.
- Debole, se volete, - insisté Paganel - ma non da trascurare. Se per caso la mia ipotesi è giusta, non possiamo fare a meno di imbatterci nelle tracce dei prigionieri. Ecco qui, guardate la carta del paese! Seguitemi nella mia passeggiata attraverso il continente americano: scavalchiamo la stretta zona costiera cilena, mancano forse fiumi in questa regione? Ecco il Rio n***o, ecco il Rio Colorado, ecco i loro numerosi affluenti tagliati tutti dal 37° parallelo. Forse là, prigionieri di una tribù di Indiani sedentari, i nostri amici attendono la liberazione. Dobbiamo deludere le loro speranze? Non siamo forse tutti d’accordo di seguire quell’esile filo che il mio dito vi indica, anche a costo di fare il giro del mondo?
Tali parole, rinforzate da una generosa animazione, produssero una emozione profonda. Tutti si alzarono per stringere la mano del geografo e Robert, che divorava la carta con gli occhi, gridò singhiozzando:
- Oh, sì, sì: mio padre è lì.
- Ebbene, dovunque sia, mio caro ragazzo, - promise solennemente Lord Glenarvan - noi lo troveremo e lo salveremo. Se è nelle mani di un piccolo gruppo lo libereremo e se invece è prigioniero di una potente tribù raggiungeremo Buenos Aires, dove il maggiore Mac Nabbs organizzerà una spedizione capace di aver ragione di tutti gli Indiani dell’Argentina.
- Bene, bene - confermò John Mangles - e credo di poter aggiungere che la traversata del continente è scevra di pericoli.
- Senza pericoli è facile, - aggiunse Paganel. - La traversata delle Ande è stata compiuta da molti alpinisti privi certamente di tutti gli attrezzi di cui possiamo disporre noi oggi ed il cui coraggio non era sostenuto dalla grandezza dell’impresa da compiere. Diversi viaggiatori compirono la traversata lungo il 37° parallelo in circa 40 giorni.
Miss Grant fece osservare, con la voce rotta dall’emozione che si trattava di un’impresa piena di pericoli. Sia Paganel che il giovane Robert non erano d’accordo sull’uso della parola «pericolo». Paganel sosteneva che si trattasse di un viaggio di 350 leghe, dato che sarebbero andati in linea retta, e ad una latitudine paragonabile, nell’altro emisfero, a quella della Spagna, della Grecia, della Sicilia, con un clima più o meno identico. Una specie di passeggiata.
Lady Helena era preoccupata per gli Indiani: essa voleva sapere se i naufraghi, caduti in mano agli Indios, avrebbero corso pericolo per la loro vita. Paganel le rispose che gli Indios non sono degli antropofagi. - Uno dei miei compatrioti è rimasto prigioniero per tre anni: ha sofferto, è stato maltrattato, ma è uscito vittorioso da tale prova. Un europeo è una persona utile per gli Indios, in quanto esiste la possibilità di ottenere un prezzo per il suo riscatto.
Lord Glenarvan disse che, a questo punto, bisognava partire senza ulteriore ritardo, previo la scelta della strada da seguire. Paganel si apprestò a descrivere il percorso da compiere; un po’ di montagne all’inizio, poi una discesa dolce sul versante orientale e finalmente la pianura. Il maggiore Mac Nabbs volle vedere il percorso sulla carta geografica: - Iniziare dall’estremità del 37° parallelo sulla costa cilena; poi, dopo aver traversato la capitale dell’Araucania, iniziare la salita sulla cordigliera verso il passo di Antuco, lasciando il vulcano a sud; dopo, scendendo sui declivi delle montagne, varcando il Neuquem, il Rio Colorado, arriveremo alle pampas. Le frontiere delle provincie di Buenos Aires saranno superate, per giungere alla sierra Tandil, e quindi prolungheremo le ricerche sino alla punta Medano, sulle rive dell’Atlantico.
- Dunque, cari amici, la via è rettilinea; in trenta giorni la percorriamo tutta, e potremo giungere sulla costa orientale prima che ci sia arrivato il Duncan, per poco che i venti gli siano contrari.
- Allora, - disse John Mangles - il Duncan dovrebbe incrociare tra Capo Corrientes e Capo Sant’Antonio?
- Precisamente. La comitiva deve essere secondo me molto piccola, perché si tratta di trovare il capitano Grant e non già di fare a fucilate con gli Indiani. Lord Glenarvan ne sarà naturalmente il capo, il maggiore Mac Nabbs non rinuncia certamente al suo posto, il vostro umile servitore Giacomo Paganel...
- Ed io! - gridò Robert.
- E perché no? I viaggi formano il carattere della gioventù. Dunque noi quattro, più tre marinai del Duncan.
- Come, come? - protestò John Mangles. - Vostro Onore non ha nulla da reclamare per me?!
- Mio caro John, - rispose Lord Glenarvan - lasciamo a bordo quanto abbiamo di più caro al mondo. Chi veglierebbe sulle passeggere se non voi?
- Noi non potremo dunque accompagnarvi? - domandò Lady Elena, i cui begli occhi si velavano di lacrime.
- No, mia cara Elena; il nostro viaggio si dovrà svolgere con grande rapidità, e la nostra separazione sarà d’altronde molto breve...
- Va bene, amico mio, comprendo, e che il Cielo vi aiuti.
La partenza fu fissata per il 14 ottobre, ma poiché nessuno dei marinai si rassegnava ad essere escluso, fu necessario ricorrere alla sorte, la quale favorì il secondo di bordo Tom Austin, Wilson e Mulrady, tre persone di solidità e coraggio a tutta prova.
Glenarvan aveva spiegato una intensa attività nei preparativi; voleva essere pronto al giorno stabilito, e così fu. In concorrenza il capitano stava approvvigionandosi di carbone, in modo da poter riprendere subito il mare. Egli desiderava precedere i viaggiatori sulla costa argentina. Il 14 ottobre, all’ora stabilita, tutti erano pronti. I passeggeri dello yatch si riunirono nel quadrato. Quelli designati, armati di carabine e rivoltelle Colt, si prepararono a lasciare la nave. Le guide ed i muli li attendevano ai piedi della scala. Ambedue i coniugi Glenarvan dettero il segnale della partenza, e, dopo essersi scambiati gli ultimi saluti, i viaggiatori montarono sopra i loro muli, e il Duncan iniziò le manovre per raggiungere il mare aperto.