1.

1614 Words
1. Il volo di Aidan atterrò a Islamabad quando il sole era ormai calato. Appena sceso dal cargo dell’esercito fu investito da una corrente di aria calda, odore di benzina, sabbia fine come polvere. A lato della pista c’era un SUV grigio. Ne uscì un uomo sulla cinquantina, tarchiato, con addosso una camicia a maniche corte beige. Mosse una mano verso di lui. «Da questa parte, tenente Smith». «Sarebbe agente speciale, ora come ora» rispose Aidan, con un sorriso mite. Si strinsero la mano. «Nell’esercito una volta, nell’esercito per sempre. Nathan Stonewall». «Non posso darti torto. Dio, fa sempre così caldo?» Stonewall ridacchiò. «Anzi, oggi è una delle giornate buone. Da maggio in poi diventa un incubo». «Ottimo» si aggrondò Aidan. Lasciò la sua sacca sul sedile posteriore del SUV e fece per salire nel posto del passeggero, ma si fermò interdetto. Stonewall rise. «Eh, sì. Guida a sinistra». Aidan fece il giro della macchina. Non era l’unica cosa a disorientarlo. C’era anche il jet lag. Si sedette e Stonewall mise in moto. Quindi era così, un operativo della CIA. Aidan doveva ammettere che corrispondeva abbastanza allo stereotipo. Avanzarono a velocità ridotta fino alla guardiola dell’autorità di frontiera. Aidan allungò i suoi documenti a un militare pakistano. Sembravano tutti molto solerti, ma anche gentili. Alla fine Stonewall ripartì e si lasciarono alle spalle l’aeroporto. «Non farti fregare. I militari del luogo sono ambivalenti, a dir poco. Non ci mettono i bastoni tra le ruote pubblicamente, ma dentro di loro ci detestano». Aidan si chiese se non avessero qualche buon motivo, ma non disse nulla. «Per prima cosa ti porto all’ambasciata, okay? Il nostro capo stazione vuole conoscerti». «Certo». Le vie di Islamabad facevano impressione come quelle di tutte le grandi città mediorientali in cui Aidan fosse stato. Il traffico era una creatura solida, un intrico di macchine, motorette e carretti che cercavano di superarsi a vicenda strombettando e fregandosene delle norme della circolazione. Aidan si appoggiò allo schienale e chiuse gli occhi per qualche secondo. «Non sembri molto turbato» considerò Stonewall, quando lui tornò a guardare fuori dal finestrino. «Sono stato di stanza a Kabul e a Bagdad, come saprai». «Ma un certo numero di annetti fa» puntualizzò Stonewall, senza preoccuparsi di usare un po’ di tatto. «Nel frattempo dove eri finito? Polizia di contea?» Aidan annuì. Non era offeso. La sua carriera aveva seguito uno strano percorso. «Già. E di quelle città non ho visto molto, comunque. Ero in uno sniper team. Quando ho finito il terzo turno... niente, avevo bisogno di un po’ di tranquillità». Non aveva funzionato. Che non avesse funzionato era sotto gli occhi di entrambi. Ma per qualche anno si era limitato a pattugliare strade di campagna e a fare multe agli ubriachi. Risse nel fine settimana, qualche violenza domestica... una vita rilassante. «Intendiamoci, Blair non vede l’ora di averti. I tuoi capi all’antiterrorismo hanno scritto un gran bene su di te. Però ci sono certi episodi del tuo passato di cui vorrei capire di più. Per la mia pace mentale, capisci». «Mh-mh». «La nostra è una piccola comunità. Mi piace avere tutto sotto controllo». «Senza offesa, non dovrebbe essere Donovan a dirlo?». Una risata secca. «Nah, sono l’operativo più anziano della casa, Blair si fida di me per certe faccende». «Okay» disse Aidan. Non voleva iniziare con il piede sbagliato. +++ La stazione era all’interno dell’ambasciata americana, tutto normale. L’ambasciata era in un brutto palazzo circondato da un alto muro, nella zona più internazionale di Islamabad. Anche se poi quasi tutta Islamabad era internazionale, a modo suo. Era una città creata a tavolino, costruita dal nulla tra gli anni ’60 e ’70. Era la città gemella, Rawalpindi, quella più autenticamente pakistana. Il capo stazione, Blair Donovan, era un tipo alto e secco, anche lui sulla cinquantina. Se Stonewall sembrava sanguigno e alla mano, lui era distante. «Come saprà, la zona montuosa tra Pakistan e Afghanistan offre rifugio a una serie di obbiettivi che è nostro primario interesse eliminare. Le autorità locali non cooperano come vorremmo e spesso non hanno neppure i mezzi per farlo, quindi tutto ricade sulle nostre spalle. Su di lei abbiamo ricevuto rapporti lusinghieri dai suoi superiori alla sezione antiterrorismo dell’FBI. Abbiamo pensato che, con le sue qualifiche, impiegarla sul territorio americano fosse uno spreco». Aidan rimase in silenzio. Doveva ancora capire se era contento oppure no di essere di nuovo in medio oriente. Gli avevano ordinato di andarci e lui l’aveva fatto, tutto lì. Non c’era nulla che lo trattenesse a casa. «Lasci che le illustri le sue mansioni» continuò Donovan, apparentemente soddisfatto dalla sua assenza di risposte. «In coordinamento con il nostro Stonewall, qua, ci aspettiamo che ci aiuti a pianificare il lavoro di estrazione o eliminazione chirurgica di tre soggetti al momento alla macchia sul confine. Quando riterrete di essere pronti – mi auguro al più presto – da casa ci manderanno un’unità speciale per occuparsi fisicamente dell’operazione». «Ho capito» disse Aidan. «Il vostro compito è non far rovinare tutto da un gruppo di marines senza background». «Sì, signore». Aveva apprezzato che Donovan non avesse definito stupidi i marines, non solo perché un tempo anche lui lo era, ma come forma di correttezza tra agenzie. Anche se era il primo ad ammettere che nel Corpo non mancavano i jarhead, le teste a barattolo. «Stasera si rilassi, domani ci occuperemo delle formalità e della sua sistemazione». «Grazie signore». «Felice di averla a bordo» concluse Donovan. +++ Nella zona dell’ambasciata non mancavano gli alberghi internazionali, posti dai bar frequentati dai diplomatici occidentali, dai media, dai turisti e a volte dalla gente della finanza. Ogni bar aveva un suo ecosistema e quello in cui lo portò Stonewall per un bicchiere era silenzioso e felpato. Aidan si chiese se fosse un posto da spie. Lo sembrava. «Considera che i pakistani tengono costantemente sotto controllo l’ambasciata, quindi se vuoi andare da qualche parte senza che lo sappiano devi prendere delle contromisure». «Tipo? Strategie anti-pedinamento, roba del genere?» Erano seduti in un tavolo vicino alla porta del bagno, un posto infelice scelto con determinazione da Stonewall nonostante ce ne fossero di molto migliori. «So che fa ridere, ma sono le basi. Per fortuna, non credo che dovrai mai incontrare una fonte. Oggi, mentre venivamo dalla base di Nur Khan...» «Sì, li ho visti» confermò Aidan. Ci aveva fatto caso mentre lasciavano la base, una macchina grigia con due uomini a bordo. Poi l’aveva rivista nel traffico di Rawalpindi, infine si era fermata a poca distanza dall’ambasciata. Quei due non cercavano di passare inosservati. «Sono un po’ irritanti. È come se volessero farti sapere che stanno facendo i compiti. Comunque». Aidan lo guardò. Questo era il momento in cui lo interrogava, giusto? Per la sua “pace mentale”? Gli agevolò il compito. Prima sgombravano il campo da quelle vecchie faccende, meglio era. «Che cosa vuoi sapere?» «Da cecchino ad agente della polizia di contea è un bel salto». Aidan si strinse nelle spalle. «Stavo cercando di salvare il mio matrimonio». Non era tutta la verità. Le sue ventotto uccisioni confermate iniziavano a pesargli. Soldati nemici, certo, ma comunque non voleva più quel tipo di responsabilità. «Poi è venuto fuori che quello che teneva in piedi il mio matrimonio erano proprio le mie continue assenze. Ma mi piaceva il mestiere». «Poliziotto di contea». «Eh. Era come essere in pensione». Stonewall rise e lui si limitò a un sorriso lieve. «Ma qualche anno dopo ti ritroviamo all’unità antiterrorismo dell’FBI». Aidan si aggrondò. «In mezzo c’è stata la vicenda del Vampiro, non so se è arrivata fin qua». «Poco, ma ho letto gli incartamenti. Hai fatto parte della squadra interforze per la sua cattura». «Mh-mh. Operava nel Nord Est, vedi. Ha scaricato un cadavere nella mia zona. Be’, forse ti ricorderai che alla fine erano due. Due fratelli». «Vagamente». «I fratelli Sauville. Uccidevano donne e pedofili. È stato tutto un po’... confuso». «Rinfrescami la memoria». «All’inizio pensavamo che fossero due killer diversi, ma a un certo punto le prove hanno dimostrato il contrario. Un unico serial killer, quindi. Ma ancora più avanti, è venuto fuori che erano due fratelli, James e Andrew Sauville. Chi ha fatto cosa non è mai stato chiarito del tutto, ma c’era questa profiler...» Stonewall diede una manata sul tavolino. «Ecco! Ora ricordo. La figlia di Holt. È scomparsa, è vero?» L’espressione di Aidan non cambiò. «Mh-mh. Il fratello minore, James, era finito in un manicomio criminale, il maggiore in carcere. Erano stati catturati in due momenti diversi. Mentre era in manicomio il minore aveva parlato più volte con Almond Holt, la profiler figlia del famoso serial killer». La donna che amava e avrebbe amato sempre. «Quindi James è scappato e l’ha presa di mira?» Aidan si strinse ancora una volta nelle spalle. «Non so. Abbiamo partecipato a un’operazione per catturarlo, un anno circa dopo la sua fuga. Aveva organizzato una specie di battuta di caccia al pedofilo, usando se stesso come esca». «Non riesce a starmi del tutto antipatico». «No, infatti. Ma è stata una brutta operazione. Confusa e infelice. Sono morti un sacco di pedofili, il che non è esattamente un male, sono d’accordo, e ci sono stati dei feriti anche tra le forze dell’ordine, me compreso. Almond si è sentita male. Subito dopo l’operazione ha avuto un infarto». «Butta storia». «Mh-mh. E quando è stata dimessa è scomparsa. Bada, era una strana persona. Potrebbe essersene andata e basta. Aver tagliato i ponti con il mondo». «Ma più probabilmente è finita sotto un paio di metri di terra». «Già». «E tu?». Aidan aggrottò la fronte. Bevve un sorso. Aveva un po’ ristrutturato la storia per farla coincidere con la versione ufficiale. Sapeva benissimo che Almond era viva. Con lui. «Una parte del Bureau mi vedeva come fumo negli occhi, a quel punto. Ma altri erano rimasti impressionati favorevolmente da come avevo gestito le cose». Stonewall annuì. «Ferito in un bosco hai comunque reso inoffensivi... quanti pedofili armati?» Quindi che non si ricordasse era una balla. Aidan lo accettò senza sottolinearlo. «Mah. Ci sono stati ventuno morti, me ne hanno attribuiti tredici, ma è difficile a dirsi. Per lo più miravo ai cappelli, a volte anche solo al rumore tra le fronde. E Sauville aveva riempito il bosco di trappole». Stonewall scosse la testa. «È inutile, non riesce proprio a starmi antipatico». Aidan aggrottò la fronte. «Se ha ucciso Almond un po’ antipatico mi sta». «Già, è vero. È stato dopo quell’operazione che sei finito all’antiterrorismo dell’FBI, mh?» «Sì». «Ci sei rimasto quasi due anni, prima che ti richiedessimo noi». «Sì». «Okay, ora almeno ho riempito i buchi nel tuo curriculum». Aidan si limitò a un cenno del capo, come a dire che era stato un piacere. Bevve un sorso del suo whisky. «Domattina ti faremo il test del poligrafo. Una formalità».
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