Un anno! Mancava un anno all’inizio del mondiale e pregavo affinché papà potesse vederli.
“Ho sentito.” Disse mamma dolcemente. “Sei il nostro orgoglio Adriel, sono orgogliosa di tutto ciò che stai facendo.” Precisò complice. Mamma era l’unica a sapere del mio percorso universitario e forse era meglio che papà non sapesse. Lui cercava di non farmi pesare la sua malattia, con le mie conoscenze attuali però potevo capire a che stadio della malattia fosse.
“Posso dire di avere tutto adesso.” Affermai.
“Non direi proprio.” Intervenne papà.
Lo guardai accigliato. “Hai ragione! Dovrò vincere il mondiale.”
“Ti manca qualcosa di fondamentale Adriel. Qualcuno con cui condividere le gioie e da avere sempre con te.” Mi disse.
Lo ascoltai comprendendo. “Ho una ragazza...” Se così si poteva definire Guadalupe.
“Una ragazza non è una moglie.” Disse papà.
Feci un colpo di tosse. “Ho una ragazza e aspettiamo un bambino.” Gli rivelai.Vidi la gioia sul suo volto.
“Un bambino?” Chiese mamma stupita.
“Oh mio Dio Adriel.” Esultò papà. “Saremo nonni! Che grande gioia ci dai. Quando nascerà il bambino.”
“Calma papà. L’ho saputo solo quindici giorni fa.”Gli dissi.
Lui mi guardò commosso annuendo. “Hai ragione Adriel. Hai tutto, una bella carriera, una famiglia e potresti essere proclamato un campione a livello mondiale. Sono sicuro che arriverai a giocare in Europa, nelle migliori squadre.” Disse papà.
“In Europa?” Chiesi incredulo guardando mamma. Ero arrivato a soddisfare tutti i suoi desideri e ancora chiedeva.
“Sì! Sassi acclamato dalle migliori squadre, ne sono sicuro.” Disse.
Sospirai. “Per ora pensiamo al presente. Io devo….” Laurearmi!“Pensare alla nazionale, a vincere la coppa Libertadores e il campionato col Santos. Infine ho da pensare a Guadalupe.” Dissi. “Tu invece dovrai guarire. I tumori ai testicoli sono rari, ma sono sicuro che Moralessaprà come intervenire.”
Papà sospirò. “Morales si è già messo in contatto con Preston in Connecticut.” Mi disse papà.
Quindi sarebbe tornato negli Stati Uniti. “Capisco. Voi tenetemi aggiornati per qualsiasi cosa, io intanto approfitto del mio rientro per andare a trovare le quattro pesti.” Dissi rivolgendomi ai miei fratelli.
“Non chiamarli più bambini mi raccomando.” Disse papà divertito. “Ormai hanno quindici e tredici anni.”
Scossi la testa. “Lo so! Chissà perché Sachiel ha chiamato me per chiedermi come funziona con le ragazze.” Lo ammonii. “Fammi il piacere, quando esci da qui cerca di instaurare un rapporto più intimo con loro quattro.”
“Io….” Si giustificò papà.
“Tu!” Dissi. “Volevi questa famiglia! Quindi comportati da padre e cerca di avere un rapporto con loro.”
“Non abbiamo nulla in comune.” Spiegò papà.
“Perché la vita non è solo calcio.” Dissi io. “Lo sai che Remiel suona il pianoforte e compone anche pezzi suoi? Sachiel invece è bravissimo con i computer e Raguel… lo sai che ha un ragazzo?” Elencai, lo sai che mi piace la medicina e mi sto laureando? Ovvio non potevo dirglielo.
Papà biascicò. “Promettimi che parli con loro papà. Mi hai detto che devo farmi una famiglia e non badi alla tua.” Affermai.
Gli andai accanto dandogli una pacca leggera sulla spalla. “Chiamami quando puoi.” Lo salutai.
Passai al Santa Maria a salutare i miei fratelli. Mi fermai ad ascoltare Remiel che suonava il piano e a chiacchierare con Gonzales dei progressi dei miei fratelli e di Ezra.
“Ormai non ho più il controllo su di lui.” Mi disse il professore. “Mi ha anche rinfacciato che non sono suo padre.”
“Mi dispiace, anche perché a me ha detto che è stato merito suo se si è appassionato alla letteratura.” Dissi.
Lui annuì. “Aveva dieci anni quando conobbi Monique. Era uno sbandato in giro per Pigelle con sua sorella di undici anni. Lei era tranquilla, ma lui… comunque gli diedi un libero di Jean Jaques Rosseaux per dargli un interesse.”
“Avevo capito che Michelle fosse più piccola.” Dissi.
“Lui la reputa tale, Michelle è sempre stata silenziosa e remissiva e voleva proteggerla. Ma era un bambino e anche adesso temo sia una persona smarrita.” Mi disse. “Ma non sta a me parlarti di loro. Come mi ha ricordato Azrael, io non sono suo padre.”
“Azrael. Non Ezra?” Chiesi.
“È un diminutivo. Il suo nome completo è Azrael!” Mi disse. “Ti ringrazio comunque di aver badato a lui in questi cinque anni. Sei un campione e la sua vicinanza non ti è favorevole.”
“A parte il suo piccolo difetto, lui è straordinario.” Gli dissi. “Infatti non mi sembra che sia molto dipendente dagli stupefacenti. Piuttosto sembra che lo faccia per hobby.”
“Dispetto.” Rispose il professore. “Nel suo inconscio vorrebbe dimostrare che la droga non è una dipendenza. Ma temo non gli sia riuscito.”
“Spero la smetta. Adesso vado professore, ho promesso a Corinna e Raguel che le avrei portate a fare spese fin tanto sono qui.”
“Ma certo. Grazie della visita Adriel e auguri per la prossima laurea.”
Lo ringraziai e andai via, alla ricerca delle mie sorelle che portai in giro per tutto il pomeriggio insieme ai gemelli.
Il giorno dopo tornai a Sao Paolo e spiegai a Ezra di mio padre e di come mi avesse spinto a rivelargli di Guadalupe.
“Ok! So io come fare. Chiamiamo un avvocato, facciamogli fare un contratto pre matrimoniale e poi la sposerai. Niente firma, niente matrimonio .” Disse Ezra. “Se sei d’accordo con me procedo.”
Lo fissai. “Sono d’accordo. Voglio un contratto minuzioso. Sarà mia moglie e non voglio scandali.” Affermai.
“Faremo tutto prima delle convocazioni ufficiali nella nazionale. Così non potrà pretendere nulla, non preoccuparti amico mio, ci penso io a proteggerti.” Mi disse.
Gli credetti, Ezra era il più fedele degli amici che avevo e nonostante tutto sapevo che era sincero con me.
Fu così che dopo aver firmato un contratto di riservatezza e una separazione dei beni, io e Guadalupe ci sposammo.
Fui convocato alla nazionale e facemmo le selezioni. Mi laureai e salutai Ezra che partì per l’Europa.
Mio padre intanto si operò al testicolo sinistro e successivamente al destro, dopodiché iniziò la chemioterapia.
Col Santos vinsi il campionato e anche la coppa Libertadores .