18 - Azrael

1424 Words
Lui annuì. "È ciò che mi sento di essere." Mi rispose lui guardando verso lo zio Jean Jaques. "Mio padre biologico si chiama Thomas Keller." Disse ancora una volta. "È un uomo d'affari americano, lavora nell'ambito della finanza. Ha un impero finanziario negli Stati Uniti e nelle Americhe latine." Ci spiegò. "Donò i suoi embrioni a mia madre poiché mio fu colpito da un tumore alla prostata e non poteva avere figli." Spiegò lasciando entrambi basito, il signor Suarez non poteva avere figli? Adriel era quindi realmente mio fratello? Ne ricordavo solo uno e in modo sfocato, talmente tanto sfocato che avevo sempre creduto fosse stato un sogno dell'infanzia."Sono a conoscenza della sua esistenza perché da bambino ebbi bisogno di una trasfusione." "Zero negativo!" Sussurrai alle sue parole. Se Adriel mi avesse confermato di avere come gruppo sanguino lo zero negativo allora le possibilità che eravamo fratelli si alzavano ancora di più. "Zero negativo, giusto." Disse lui. "All'epoca ero piccolo e ancora non capivo. Poi ci sono stati eventi in successione durante la mia crescita che mi hanno fatto comprendere che esisteva un altro padre che non era Pedro." Raccontò. "Raguel e i gemelli Remiel e Sachiel, la scuola che non è proprio una delle più economiche di Rio, l'università...." "Cosa intenti? La scuola che abbiamo frequentato non appartiene a lui, giusto?" Chiesi comprendendo che mio padre non era francese. "Non penso! Poi se ne ha acquistato delle quote societarie non saprei dirti. Ripeto è un uomo d'affari." Affermò Adriel. "Però io e i miei fratelli, inclusa Corinna che è stata adottata, usufruiamo della scuola privata e anche i costi dell'università ci sono sempre stati coperti tutti." Rivelò. L'università? Effettivamente aveva dei costi alti e anche l'affitto dell'appartamento o i viveri erano compresi insieme ai libri. "Stai dicendo che l'università ti è stata pagata da lui?" Chiesi. "Se pensi che la retta del santa Maria è di circa tremila real il mese e la frequentavano in quattro...." "Sono cinquecento euro o giù di lì." Sussurrai facendo un calcolo veloce. Lui annuì. "Metti la mia università, il vitto e l'allogfio." "Ma venivi pagato dal Santos per queste cose." Gli ricordai. "Ho usato i soldi del Santos solo per i miei capricci personali." Ammise. "Mia madre diceva che l'università non spettava a me. Anche adesso che Raguel la frequenta, non mi interessa, nonostante volessi pagarla io.” Mi spiegò. Quindi un padre assente ma presente. “Non può essere mio padre.” Dissi impazzito. Non poteva assolutamente essere papà. Corsi per il soggiorno dello zio andando verso le cassettiere in arte povera, le aprii tutte, prima quelle, poi le ante, alla ricerca di una foto. Una sola! La stessa che mamma mi aveva sempre mostrato con amore. Ne avevano una a testa, mamma, lo zio Jean Jaques e Luisa, la madre di Gaelle. In quella foto c’erano loro tre con mio padre, tutti e tre la custodivano gelosamente. Quando la trovai, la presi e mi diressi verso Adriel mostrandogli la foto. “È lui?” Gli chiesi tirando su col naso. Ah se avessi avuto una striscia in quel momento. Me la sarei fatta con piacere. Adriel mi guardò scioccato indietreggiando e scuotendo la testa. “N-no…. Non posso.” Mi disse. Come non poteva! Perché? “Devi solo…” “Non l’ho mai visto né incontrato!” Mi disse. “Anche se vedessi la foto non lo potrei riconoscere e non voglio conoscere il suo viso.” Mi spiegò. “Non-non lo conosci?” Gli chiesi. “Sei sicuro? Può essere che qualche volta lo hai incontrato e non lo sai.” Gli chiesi porgendogli la fotografia. Lui ancora scosse la testa. “Ti ho detto che non l’ho conosciuto.” Mi urlò contro. “Perché non vuoi aiutarmi!” Urlai anche io. “Non avrebbe senso!” Mi disse scuotendo la testa nervoso. “Non voglio vederlo, né imparare il suo viso. Implicherebbe creare un legame e non voglio, non posso farlo.” Mi urlò ancora. “Perché non vuoi conoscerlo. Adriel….” Chiesi in un sussurro. Io avrei dato un braccio, una mano o una gamba per conoscerlo. Avrei darò quella bellezza che mi faceva guadagnare milioni per mio padre. Lui invece lo rifiutava? “Non voglio…. Perché ho paura che vedendo il suo viso potrei creare un legame. Affezionarmi a lui.” Sussurrò. “Ezra, mio padre è Pedro. Non posso affezionarmi a un altro uomo che non sia Pedro Suarez.” Ammise. Lui aveva un padre e non ne voleva un altro. Giustamente. Pedro poi era un padre fantastico ed amorevole. Quando ero arrivato a Rio e Adriel mi aveva portato a casa dei suoi per la prima volta ero stato accolto con gioia. Adriel aveva portato un amico e io ero diventato un altro figlio. “Mia mamma diceva che papà era un tossico. Questo può servirti a non affezionarti a lui?” “Tu sei un tossico.” Mi disse fissandomi storto. “Tuttavia ti voglio bene. Quando chiami arrivo, sei il mio manager nonostante tu ti faccia. Io faccio sempre finta di non sapere per non separarmi da te.” Mi disse serio. “Adriel…” sussurrai impaurito. Stava per mandarmi via? Voleva liberarsi di me? Sapeva che ancora mi drogavo? “Secondo te se perdono te, non perdonerei anche mio padre?” Mi chiese digrignando i denti. “Mi dispiace. Ma non voglio vedere il suo viso.” “Calmatevi adesso.” Intervenne zio Jean frapponendosi tra di noi. Ci guardò sospirando. “Scusatemi, sono rimasto talmente sorpreso dalla vostra somiglianza pensando che lo sapeste e lo avreste capito da soli.” Ci disse. “Facciamo che adesso ci sediamo tutti e prendiamoci un… una camomilla.” Concluse sospirando. Sia io che Adriel ci sedemmo, anche se l’uno di fronte all’altro. Eravamo troppo tesi e reticenti l’uno con l’altro per poter avere anche un contatto. Mia sorella Michelle venne a mettersi vicina a me, circondandomi con le sue esili braccia per le spalle. Quel suo gesto mi rassicurò ricordandomi che era lei dei due la maggiore. Adriel di fronte a me aveva le mani intrecciate tra le gambe guardava ora noi due, ora lo zio Jean, le dirà tamburellavano nervose. “Non è un tossico.” Affermò Adriel. “Ovvio che lo è. Secondo te come si sono conosciuti con mia madre e lo zio Jean?” Gli chiesi. “Ma non si droga, non può farlo.” Disse Adriel. “Potrebbe essersi disintossicato come lo zio. Anche se è strano, perché mamma me lo ha detto fino alla fine dei suoi giorni.” Affermai. Lui scosse la testa. “Sono sicuro che sia pulito. Almeno dagli ultimi…” gesticolò con le mani. “Almeno otto anni, giusto.” “Ragazzi…. Ragazzi…” Intervenne ancora lo zio Jean. “Figliolo per l’amor del cielo, cosa ti ha raccontato tua madre?” “Diceva che papà era tossico.” Affermai. “Fino all’ultimo mi ha sempre detto che era un uomo pericoloso, per questo era bene che io stessi con lei.” Raccontai. Intanto Lucien fece avanti e indietro, portando prima acqua e vino da bere, poi un vassoio di pane, formaggi e pere. Non avevo fame per cui ignorai quel piccolo antipasto. Michelle al mio fianco prese la brocca dell’acqua e riempì i bicchieri per tutti noi. Avrei preferito un po’ di vino, ma sarebbe stato troppo leggero. Meglio dell’erba o una striscia in quel momento. “Tua madre ti ha mentito.” Spiccò la voce di zio Jean. “Tuo padre non era tossico, non si drogava, beveva e parecchio. Ma per come l’ho conosciuto non potevo neanche dire che fosse alcolizzato. Perché lui ogni mattina si svegliava e sobrio andava a lavorare.” Ci disse. “Vi siete frequentati?” Chiese Adriel non lasciandomi replicare allo zio. Lui annuì. “Ce lo portò Luisa, una ragazza italiana con cui facevo lavoravo presso Yves Saint Lorenz. Lui l’aveva assunta come insegnante di italiano, e lei se lo trascinava dietro come un trofeo. Questo perché Thomas era bellissimo, proprio come voi due.” Ci disse guardandoci entrambi. “Zio…” intervenne mia sorella con calma. “Perché non ci racconti come sono andate realmente le cose?” Al che lo zio annuì. “Posso farlo, si.” Ci disse. Lo zio Jean Jaques sospirò. Si alzò, riempì un decanter col vino e lo annusò. “Posso! Ma sarà lunga.” Ci disse prendendo il vassoio di formaggi . “Andiamo a tavola e vi racconterò tutto.”
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