“Il tumore ovviamente.” Disse papà. “Stroncò tutti i miei sogni. Sia di carriera, che di famiglia. La chemioterapia mi ridusse uno straccio, non potevo più giocare e tua madre dovette cercare un lavoro dall’oggi al domani, col solo diploma che aveva.” Raccontò. “Tu sei un ragazzo fortunato Adriel, poiché studi e puoi permetterti di studiare. Tua madre invece, veniva da una famiglia povera che a malapena riusciva a sbarcare il lunario. Quando mi ha sposato, ha litigato con i suoi genitori poiché loro preferivano sposasse qualcuno di più ricco, che sistemasse tutta la famiglia .”
“Sei serio?” Chiesi io interrompendolo.
Lui annuì. “Non ti sei mai chiesto perché hai conosciuto solo i miei genitori?” Rispose lui. “È vero, oggi abbiamo una vita agiata. Una casa molto bella e nostra. Ma non è a me che bisogna ringraziare per quella casa. Quando è arrivato il tumore, io ho perso tutto, i risparmi che avevamo abbiamo dovuto metterli tutti, nelle cure e nella terapia. Non giocavo più a calcio e tua madre aveva dovuto rimboccarsi le maniche. Fortunatamente trovò un lavoro come segretaria di Thomas Keller e fu la nostra salvezza.” Disse papà.
Conoscevo quel nome troppo bene. Era vivo nella mia memoria da quando avevo quasi sei anni. “Quell’uomo non solo diede un lavoro a tua madre, ma diede anche una nuova speranza per la nostra famiglia. Thomas volle conoscermi e so che non era previsto ciò che lui fece per me, disse infatti a tua madre che la società copriva le spese mediche di tutti i dipendenti. Ci mise a disposizione i migliori medici e mi fece trasferire a Boston per l’intervento. Una volta operato poi mi disse che sarei stato seguito in una clinica, la San Francisco, ho scoperto poi che era una clinica privata.”
“La clinica dove sono stato anche io?” Chiesi.
“Proprio. Ogni volta che andiamo in difficoltà, Thomas interviene immediatamente. Tua madre pensa che Julio le riferisca tutto ciò che accade.”
“Non l’ho mai visto.” Affermai sinceramente. Avevo sentito la sua voce, adesso sentendo parlare di lui montò in me il desiderio di conoscerlo.
“Non lo vedrai!” Disse papà. Lo guardai intanto due papà continuava senza darmi modo di parlare. “Thomas è… tu somigli a lui!” Disse papà quasi non trovasse le parole.
Me lo aveva detto! Sprofondai nel mio seggiolino sconvolto. Non ero suo.
“Anche i tuoi fratelli.” Continuò papà. “Quando ti operasti, Thomas ci chiese di farti crescere con dei fratelli. Io e tua madre non lo capivamo all’epoca, siamo figli unici e ci è sempre andato bene avere solo te. Thomas però insistette! Ci disse che c’erano degli embrioni solo per noi, per farti avere la possibilità di avere un fratello.”
“Fecondazione in vitro.” Affermai. Ero nato così! Senza che i miei genitori avessero rapporti.
“Giusto! All’inizio io e tua madre eravamo contrari, nonostante Thomas ci aveva assicurato che si sarebbe comportato come un qualsiasi donatore, senza pretendere la paternità di nessuno di voi. Per questo non lo vedrai mai Adriel. Noi eravamo comunque reticenti, Thomas ha una sola priorità, ovvero il benessere dei suoi figli. Che lo si voglia o meno lui ti riconosce come tale anche se non si espone. Quando è morto Miguel, ci ha chiesto ad esempiodi cambiarti scuola.”
“Ha chiesto lui che venissi inserito al Santa Maria?” Chiesi sorpreso. “Sapeva di Miguel?”
“Si! Dopo la morte di Miguel anche noi abbiamo pensato fosse giusto così. Stavi isolandoti da tutti e cambiare aria ti ha giovato. Poiché la richiesta di adozione ancora non era stata accettata decidemmo anche di usufruire del dono di Thomas.Fu così che nacque Raguel.”
“Era troppo tardi papà.” Dissi sospirando. “La adoro, le voglio bene. Ma un fratellino lo avrei voluto molto prima e lo sai.”
“Lo disse anche Thomas quando seppe di Raguel.” Rispose papà. “Ci disse, adesso è grande! Ci fosse stato un fratello tra lui e Raguel sarebbe stato diverso. Ma adesso è grande. Tu poi hairifiutato Raguel in maniera assoluta.”
“E avete deciso di avere un altro bambino.” Dissi
“Fu sempre Thomas. Quando venne in filiale, ci fece vedere una foto dove c’erano i suoi bambini che giocavano a calcio. C’era Gabriel, il più grande, che aveva cura del fratello più piccolo. E disse: voglio farvi vedere ciò che mi piacerebbe avesse Raguel.” Disse papà. “Tu sei un figlio straordinario Adriel, ma non ti vedo mai anche con amico. Anche a calcio…”
“Papà è una squadra agonistica. Li competiamo tutti tra di noi. Vogliamo essere tutti il campione.” Ammisi.
“Lo so! Ti ricordo che giocavo anche io. Anche tu vuoi diventare un campione, vero Adriel?” Mi chiese papà.
Lo volevo? Mi chiesi. Anche se conoscevo la risposta, volevo diventare un medico. Ma… quello del calciatore di successo era il sogno non avverato di papà. Così… “Si! Voglio diventare il migliore papà.”
Lui mi sorrise. “Sono contento Adriel. Ascoltami…” disse.
Io annuii. “Dimmi tutto.”
“Dopo tanti anni finalmente ci è stata accettata la richiesta di adozione. Settimana prossima arriverà a casa nostra una bambina, si chiama Corinna.”
Io annuii. “Ci penso io a lei papà.” Dissi.
“Perfetto ragazzo.” Disse papà mettendo un moto. “Andiamo adesso, altrimenti mamma sarà in pensiero.
Più avanti si scoprì che papà aveva un tumore maligno sul braccio sinistro. Era asportabili e ancora non aveva fatto metastasi. Così fu operabile, sempre a villa San Francisco. Dovette iniziare un ciclo di chemioterapie, ma era il minore dei mali in confronto alla morte.
Compresi in quel periodo che le cure che seguiva erano devastanti e compresi anche perché aveva dovuto rinunciare al calcio e qualsiasi altro lavoro. Compresi anche il motivo per cui aveva aperto crianças de rua, la sua associazione calcistica. In questo modo poteva continuare ad allenare.
Ebbi la mia prima esperienza di sesso, anche se con Milena non continuò a lungo. Fu bello, mi piacque molto come anche le volte successive con le altre ragazze.
Non riuscivo mai ad averne una fissa. Nonostante ciò non ne facevo un dramma. Come mi aveva detto anche papà, ero solo un ragazzo. La mia dedizione andava solo al calcio e allo studio.