L’estate nel Kleinsten rendeva il piccolo Stato ancora più bello. Le montagne che lo circondavano, i verdi prati e i laghi rendevano quel paesaggio fantastico . Anche gli inverni erano stupendi, gli stessi inverni che vedevano tutto immerso nella neve bianca, il lago di Klein diventava così spesso che i ragazzi andavano a pattinare. Negli ultimi anni prima di iniziare l’università, avevo trascorso il capodanno con i miei amici Nora e Tancredi nel Kleinsten, non erano mancate le pattinate insieme, il brindisi di fine anno e lo spettacolo delle statue di neve. Adoravo quel posto, sentirmi a casa con gli zii e le cugine di Eleonora era invece stato molto di aiuto. Dovetti ammettere che mi ero invaghita di Giovanni, uno dei cugini di Eleonora, da ragazzina. Tra i tanti cugini che ella aveva, Giovanni era l’ unico che avevo conosciuto, gli altri due o forse tre, li avevo sempre visti di sfuggita ai balli. Contesi dalle varie ragazze di corte non ci avevo mai badato da ragazzina, una volta maggiorenne poi mi ero trovata poco nel Kleinsten, giusto il giorno di capodanno a brindare con gli amici. I cugini di Eleonora partorivano il giorno dopo stesso diretti alle loro università in America. C’era infatti chi aveva studiato a Londra come il principe ereditario Steven, era il più grande tra tutti e stava conseguendo all’Imperial collage la seconda laurea in legge e il master in finanza ed economia. Lorenzo e Leonard i due cugini coetanei avevano studiato invece economia ad Harvard, infine Giovanni e sta stato a Yale. Tutte grandi università per grandi menti.
Arrivata nel Kleinsten presi subito una stanza nel B&B più vicino al palazzo di Stern, così quando Eleonora mi avrebbe chiamata, sarei corsa.
Una volta che mi fui rinfrescata, feci un giro per Stern. Come sempre mi godetti la cittadina con tipiche case rurali. Assaggiai le leccornie di Stern fino ad arrivare a quella che era la sede della consulting di zona così da capire com’era il mercato nel paese.
Ero vestita in modo abbastanza informale, una t-shirt e una gonna a tubino, con decorazioni a fiore. Potevo essere benissimo una papabile cliente.
Entrai nella consulting che si trovava sempre in una tipica abitazione classica dai mattoncini scuri e tetto con tegole rosse. La porta in legno era aperta, mentre oltre di essa ce n’era una in vetro chiusa con una scritta satinata KB consulting.
Entrai guardandomi intorno nello stesso istante in cui un paio di ragazzi che erano uno schianto uscirono. Entrambi alti, uno era biondo, col viso a diamante e gli occhi azzurri. Il secondo aveva invece i capelli biondi scuri e due occhi verde smeraldo che spiccavano tra le folte ciglia scure e pelle color cappuccino, un naso nubiano lungo, dalle narici non eccessivamente larghe, il viso ovale con il mento pronunciato. Entrambi erano alti più di un metro e ottanta sicuramente, poiché riuscivo a guardarli dall’alto in basso.
“Non ne esco! Non riesco!” Diceva il biondo.
Io mi guardai intorno, la segretaria era ammaliata dai due e non badava a me.
“Fidati di me, puoi farcela. Forse cambiando la valuta potresti fare un’offerta ottima.” Rispondeva il ragazzo con gli occhi verdi.
Ero ammaliata anche io dai due, però non tanto da perdermi il loro discorso.
“Caffè per tutti!” Intervenne una voce alle mie spalle. La riconobbi all’istante, era la voce di Giovanni del Kleinsten. Mi voltai per salutare il bel principe, alto, moro, con i tipici occhi verdi che contraddistinguevano Eleonora e i suoi zii, pelle fin troppo pallida, viso a diamante e sguardo deciso. Appena mi vide sobbalzò.
“Nora!”
“Giovanni!” Lo salutai, poi memore della presenza di tre estranei mi ricomposi. “Principe Giovanni, è un piacere rivederla.” Gli dissi con un lieve inchino.
“Sempre stupenda tu!” Mi disse porgendomi un bicchierino di caffè che accettai. “Come mai da queste parti?”
“Eleonora mi ha invitata, essendo in anticipo di una settimana mi sono permessa di fare la turista.” Gli risposi.
“In una consulting.” Mi disse porgendo il caffè anche agli altri due.
“Deformazione professionale temo.” Affermai sorseggiando il caffè.
“Comprendo.” Mi disse. “Permettimi di presentarti i miei cugini. Lorenzo, secondogenito del principe Philip e della principessa Beatrice.” Al che mi inchinai leggermente al ragazzo biondo. Non pensavo sinceramente che fossero due principi del loro Kleinsten. “E Leonard, figlio del principe Giorgio e di Priscilla Bwaly del Kenya.” Mi inchinai anche rivolta al secondo. Non potevo più definirlo occhi di smeraldo o sapor di cappuccino. Anche se compresi il perché di quel colore particolare.
La principessa Priscilla aveva lucenti capelli neri e una splendida pelle color cioccolato. “È un onoro conoscervi, in tutti questi anni non ci siamo mai incontrati.” Ed era ora. Pensai.
“Il piacere è tutto nostro, sei una delle amiche di Ele?” Chiese il principe biondo.
Annuii. “Scusa se non ci giro intorno.” Mi disse il moro. Mi sentii per la prima volta sottomettere al suo sguardo di smeraldo, o forse alla voce sicura e decisa? “Quale delle due sei? Quella che non sa cosa fare della sua vita o una delle realizzate e con un obbiettivo?” Mi chiese.
Quella che non sa cosa fare? Pensai per poi ricordami di Pamela Keller Meyer. “La seconda.” Affermai sicura. Per quando non fossi realizzata al momento, avevo un obbiettivo.
“Oh perfetto.” Mi disse sospirando il moro per poi squadrarmi dalla testa ai piedi.
Un po’ troppo sfacciato per essere un principe. Pensai. “Sicuramente non sei la ballerina, potresti essere la salvezza di Lorenzo.” Mi disse l’uomo.
Sollevai il mento con sfida. Sapevo di non avere un fisico esile, ma parlare per me in risposta al mio fisico non proprio esile mi diede fastidio. “Non penso di poterlo aiutare.” Dissi con sfida.
“Deluderò Thomas…” sussurrò il biondo vicino al moro. “Non so come uscirne… Giò! Aiutami.” Disse supplichevole a Giovanni.
Thomas? Mi chiesi. “Siete una consulting e se sei un manager aziendale non puoi arrenderti facilmente.” Gli dissi.
Lui sospirò. “È facile a dirsi per te. Solitamente i freschi di laurea non dovrebbero avere già queste responsabilità.” Mi disse.
Scrollai le spalle sbuffando. “Fatemi vedere che problema avete, anche se penso ci vorrebbe un buon consulente qui.” Affermai.
“C’era mio fratello, ma è partito per Londra per prendere la seconda laurea e lavorare alla Scotland bank.” Mi rispose.
Il moro accanto a lui sollevò le mani in segno di resa. “Io sono il legale aziendale.” Mi disse.
Al che guardai Giovanni. “Tu non sei laureato in economia e finanza?” Chiesi indicando la struttura. “Portatemi nel vostro ufficio e fatemi capire in che guai siete e chi è Thomas.” Dissi loro.
“Thomas Keller, il marito di Eleonora.” Mi rispose subito Giovanni. “La consulting è sua e del fratello Gabriel, BK, Keller bros.” Mi spiegò.
Osservai i tre guardandoli arcigna. “Thomas? Devi correre per essere a suo livello principe Lorenzo, vediamo cosa si può fare, fortunatamente per voi posso immaginare le idee che Thomas ha del suo metodo di lavoro.” Affermai seguendoli nell’ufficio.
Una grande scrivania piena di carte, un tabellone con delle statistiche e delle percentuali segnate, un computer acceso, fogli di carta che traboccavano dal cestino del pattume. Non andava tanto bene, però quello era sicuramente l’ufficio di un consulente.
“Spiegami su cosa lavoriamo, chi di voi è l’analista, chi il ricercatore e parlatemi del cliente nei minimi dettagli.” Dissi leggendo un po’ sul tabellone. “Quando è la consegna?” Chiesi.
“La settimana prossima, in presenza di Thomas.” Mi informò Leonard.
Presi una penna fissandoli tutti e tre. “Siete fortunati che io lavoro su prestazione.” Affermai raccogliendo i capelli e fermandoli con una penna. “Mettiamoci al lavoro.” Ordinai.
Furono cinque giorni di fuoco, il secondo giorno chiamai anche Chantal chiedendole di raggiungermi a Stern, anch’ella si aggiunse al nostro team.
Con le analisi alla mano, i numeri e le informazioni che ebbi, riuscii a buttare giù una proposta sperando nell’approvazione di Giovanni. Contavo poco su Lorenzo, che scoprii si aveva preso il master meno di cinque mesi fa. In realtà dei tre era sempre Leonard a darmi un consenso o bocciandomi, nel momento stesso in cui facevo una proposta infatti, mi informava dei pro e dei contro a livello legale, per cui dovevo rielaborare tutto. Nelle mie precedenti transizioni non avevo mai lavorato a stretto contatto con un avvocato. Mi era sempre stato detto di fare proposte in base a delle determinate restrizioni, questo mi aveva portato anche ad accontentarmi sulle proposte. Adesso lavorando con Leonard che subito mi diceva cosa potevo fare, fin dove potessi azzardare, e mi piaceva un casino lavorare così in squadra.