Capitolo 7 - Seriel Nora

1348 Words
Joel annuì. “Abbiamo aspettato una nuova assunzione femminile che venisse affidata al nostro caso.” Mi rispose sincero. Figura femminile affidata al caso! Ero io. Pensai ricordandomi dell’ incompetenza di Cesaire. “Avete capito che quel porco di Cesaire non è così bravo come consulente.” Affermai. Lui mi sorrise. “Perché lo chiami porco?” Chiese divertito. Scrollai le spalle. “Ci ha provato un paio di volte con me fino a quando non l’ho messo al suo posto.” Confessai. “Non dirlo a nessuno, gli ho detto che lo avrei denunciato, è tornato al suo posto, però poi invece che farmi lavorare come consulente mi ha declassato al ruolo di sguattera.” Raccontai. “Sai che prima aveva una segretaria diversa?” Mi informò mentre scriveva qualcosa. “Ha lasciato la consulting perché riceveva degli abusi, con la minaccia che non avrebbe più lavorato lei è stata in silenzio. Fortunatamente lo ha Guill e l’ha fatta trasferire…” mi rivelò. Quel porco! “In pratica…” “Dopo aver visto che sai difenderti benissimo, Guill ha pensato comunque di portare avanti la causa. Mi farebbe piacere che tu testimoniassi quando il signor Keller ti farà chiamare.” Mi disse. Testimoniare in presenza di mio padre? Avrei dovuto affrontarlo e trattando un argomento simile? “Io…” “Seriel…” mi sentii chiamare. Sollevai la testa di scatto. Julian, il segretario di Guill, aveva bisogno di me. “Si?” Gli chiesi ringraziando per il suo intervento. “Guill ti vuole nella sala riunioni. Porta il tuo tablet.” Mi disse. Guardai Joel che si avvicinò a me. “Io cosa faccio?” Chiese. “Stanno parlando di un contratto importante. Quando sarà il momento ti farò sapere.” Rispose Julian. Sorrisi a Joel inforcando per bene gli occhiali e seguii Julian. Una volta dentro la sala riunioni notai di non essere sola, c’erano oltre Guill e Cesaire, i loro segretari, l’assistente di Cesaire, il consulente Jaques Poirot con il suo staff, un altro paio di uomini di cui non sapevo il nome. “Signori ecco Seriel Müller. La nostra nuova consulente.” Mi presentò Guill. “Seriel loro sono Patrick e Bartolomeus Conté della Conté Electronic.” Stupita sorrisi loro. “Oh ma io so chi siete. Abbiamo lavorato sulla vostra proposta in questi giorni.” Dissi guardando Cesaire e il suo staff. “Abbiamo visto la proposta.” Interviene l’uomo a capotavola. Era bello, alto e distinto, occhi grigi e capelli neri, viso squadrato e sexy. Quell’uomo era mio padre. “Sinceramente non ci sembra molto fruttifera. Poi Mark ci ha detto che potresti avere una proposta alternativa.” Guardai il signor Guill. Lo sapeva? Dio, sapeva che mettevo mano alle pratiche per conto mio. Però non c’era uno sguardo di accusa nei suoi occhi chiari, solo benevolenza e invito a espormi. Sospirai aggiustandomi gli occhiali. “Sì! Pensando che i Confè cercassero una soluzione in linea con il loro pensiero e che avesse anche del riscontri ecosostenibili, ho cercato una soluzione alternativa trovandola nella società Freesky.” Dissi aprendo il tablet per condividere sullo schermo il mio progetto. “La società Freesky non si occupa di queste cose.” Intervenne Cesaire. Lo fissai. “In realtà si occupa anche di queste cose. Ci hanno assunto per un altro tipo di investimento, ma nessuno ci vieta di poterne fare altro. Ho parlato al telefono con Lorna Von stappen e sarebbe favorevole ad una nuova collaborazione.” Dissi mostrando loro il grafico dell’investimento. “Chi sarebbe questa Lorna Von Stappen. Sono Andreé e Felcien a gestire l’azienda.” Disse ancora Cesaire. Trattenni il fiato per non mandarlo a quel paese. “André e Felicien sono i figli. Lorna è la fondatrice della Freesky.” Spiegai a tutti. “Sinceramente vorrei non tergiversare.” Intervenne mio padre. “Spiegaci la tua proposta madame Müller. Io e i Conté non vediamo l’ora di sentirla.” Assurdo. Parlava lui e tutti si ammutolivano. Così spiegai il mio progetto, il collegamento fra la Wind e la Freesky e i guadagni che ci sarebbero stati per entrambe le società in maniera completamente ecosostenibile. A fine spiegazione i due Conté erano entusiasti. Accettarono la mia proposta lasciandomi basita. Non che non credessi in me, tuttavia ero rimasta molto in sordina. “Bene! Per il resto ci penserà l’avvocato. Madame Müller vi lascio da soli a concordare gli ultimi dettagli. Mark io e te invece andiamo nel mio ufficio con Cesaire.” Concluse mio padre congedandosi. Quello era il mio primo contratto alla consulting. Fui chiamata anche in ufficio da Joel. C’erano sempre Guill e mio padre e c’era anche Cesaire. Mi fecero domande sul mio rapporto lavorativo con lui e risposi a tutti. Quando lui mi accusò di avergli rubato i clienti risposi sempre con calma che, dopo la mia minaccia di una denuncia, era stato lui a mi declassarmi a sotto segretaria che raccoglieva informazioni e correggeva le pratiche . Ovvio che avevo lavorato su proposte alternative. Andammo avanti così per una buona settimana. Cesaire era stato licenziato e mio padre si era messo alla mia postazione e aveva controllato tutti i miei lavori confermandoli al posto di quelli di Cesaire. Fortunatamente la settimana concluse. Con me che fui di nuovo convocata in ufficio da mio padre. Si complimentò ancora per me e per il mio talento. Anche se ciò che mi disse dopo mi stupì. “Sappi che ho chiesto un tuo trasferimento. Andrai a lavorare alla sede di Francoforte.” Mi disse porgendomi una busta. La presi, se erano delle raccomandazioni non potevo usarle. Mamma avrebbe pensato che avessi detto a papà chi ero. “Perché? Sto avendo ottimi risultati qui e…” “E comunque non verresti giustamente lodata, non avrai soddisfazioni qui Seriel. Al contrario in un ufficio guidato da una donna verresti presa in considerazione.” Mi disse tirandosi su dalla sua poltrona. “Hai molto talento e credo in te, lì sicuramente avrai molte più possibilità di successo. Ho chiesto a Guill di farti un contratto su prestazione, così potrai fare anche lavori fuori dalla nostra società se vorrai.” Mi disse indicandomi la busta che avevo tra le mani. “In quella busta c’è l’equivalente di cinquemila dollari. Sono per te, un investimento per il tuo talento.” Mi disse. Restai stupita. Perché mi dava quei soldi? In cosa voleva investire? “Cosa devo farci con cinque mila dollari?” Gli chiesi. Lui fece spallucce porgendomi un’altra busta. “Non lo so! Cosa vuoi fare dei tuoi soldi credo sia una tua scelta.” Mi disse voltando la busta dove c’era scritto il nome della mia gemella. “Joel mi ha detto che anche la tua gemella vuole lavorare in questo ramo. Quando la vedrai, glieli darai.” Mi disse. Ero basita. Non riuscivo a spiegarmi le sue azioni. “Io…” “Puoi andare.” Disse andando alla finestra dandomi le spalle. “Nutro grandi aspettative verso di te e anche verso tua sorella Seriel. Sappi che mi aggiornerò sulla vostra carriera. Avere dei nomi singolari, mi permetteranno di trovarvi ovunque.” Lo sapeva! Pensai. Lui sapeva di essere nostro padre o almeno ne aveva il sospetto. “Non la deluderò signor Keller. Grazie mille per la fiducia.” Dissi salutandolo. Lasciai la stanza e non lo sapevo, ma fu anche il nostro ultimo incontro lì in Belgio. Prima di partire avevo il compito di chiudere tutte le pratiche che avevo in corso. Poiché sarei entrata su prestazioni in Germania, cercai anche lavoro presso delle banche. L’idea di andare a Francoforte e sentire la pressione della presenza del nonno, mi incuteva timore. Non avrei potuto rilassarmi, avrei dovuto dare il massimo. In qualsiasi altra azienda invece potevo rilassarmi. Avevo tempo prima di prendere posto alla sede di Francoforte, quindi insediarmi in banda era una buona alternativa. Pochi mesi a che mia sorella Zora prendesse il master, in questo modo avremmo potuto iniziare insieme. Avremo potuto iniziare subito dopo il nostro ventiquattresimo compleanno, sarebbe stato un bel regalo per tutte e due.
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