Tre

1581 Words
Mi svegliai raggomitolata nel mio letto. Indossavo un top abbinato ai pantaloncini del pigiama, ma come ci ero finita lì? E chi mi aveva vestita? Non lo sapevo. L'ultima cosa che ricordavo, era di essere svenuta vicino al fiume. Non era possibile che fossi riuscita a tornare lì da sola. Chiunque fosse stato, gliene ero grata. Se non mi avessero trovata, a quell'ora sarei dovuta tornare nuda a casa. Un attimo, non ero riuscita a vedere la mia lupa. La delusione mi attanagliò con una forza implacabile, avevo avuto tanta voglia di incontrarla, sospirai pesantemente. "Ciao." Cercai di contattarla, ma non ricevetti risposta. Non mi preoccupai troppo, però, perché la sentivo in fondo alla mia mente. Non sapevo vome lo sapessi, ma sembrava che stesse dormendo. Doveva essere stanchissima per la mutazione. Lo sapevo perché lo ero io. Avevo veramente bisogno di vederla ma in quel momento tutto il mio corpo era rigido e dolorante. Non potevo trasformarmi di nuovo. Avevamo entrambe bisogno di riposo e di guarigione, quindi per il momento l'avrei lasciata stare. Per quanto riguardava il mio problema con Declan, stavo combattendo con tutta me stessa per evitare di andare da lui, gettarmi ai suoi piedi e supplicare fino a quando la mia voce non fosse stata roca per ottenere di essere accettata da lui, ma non potevo essere così patetica. In quel momento feci una promessa a me stessa. Non lo avrei implorato. La dea della luna l'aveva scelto per me e sapevo che doveva avere le sue ragioni, quindi gli avrei dato una possibilità, ma solo se si fosse impegnato al massimo e fosse riuscito a dimostrarmi che sarei stata l'unica donna per lui. Non lo avrei accettato solo perché era l'alfa, e, soprattutto, NON avrei pianto per lui. Avevo già pianto abbastanza. Sentii uno strato spesso di sporcizia ricoprirmi la pelle, i miei piedi erano incrostati di sangue secco ma per il resto erano guariti, e alcune foglie e rametti erano intrappolati nei miei capelli arruffati, proprio fantastico. In altre parole, ero un disastro. Non avevo energie, ma ero determinata a sembrare forte e indifferente a tutto ciò. Per farlo, dovevo pulirmi. Ogni muscolo lottava contro di me, ma riuscii a trascinarmi fino alla doccia. Ero completamente sola, quindi potevo concedermi un momento di debolezza. Aprii l'acqua calda e mi sdraiai sulla schiena, distesa sul pavimento della doccia. Le piastrelle fredde contrastavano con l'acqua calda, ma presto si riscaldarono. Non ero mai stata così grata per le dimensioni enormi della mia doccia o per i due soffioni su entrambe le estremità come lo ero in quel momento. Rimasi lì, permettendo al calore di penetrare nei miei muscoli doloranti. Dopo dieci minuti buoni, il mio corpo iniziò finalmente a sentire di poter collaborare un po' con me. Mi alzai fino a stare seduta e iniziai a togliere le foglie secche e i rami dai miei capelli. Almeno non c'erano insetti striscianti. Poi iniziai a strofinarmi la pelle. Amavo l'odore del mio bagnoschiuma alla mela e al lampone ma ora che avevo i sensi di un lupo, usare quel prodotto era quasi opprimente. Avrei dovuto provarne uno nuovo. Quando fui soddisfatta di non sembrare più uno spaventapasseri abbandonato, chiusi la doccia e uscii nell'aria gelida del mattino. Indossai una semplice maglietta blu a maniche lunghe che metteva in evidenza la mia scollatura, dei jeans aderenti neri e li abbinai con degli stivali in pelle marrone scuro alti fino al ginocchio, i miei preferiti in assoluto. Passai una spazzola tra i capelli, scompigliandoli leggermente per dare più volume ai miei riccioli. Tamponai un po' di correttore sotto gli occhi per coprire le occhiaie che urlavao 'stanchezza'. Volevo nascondere quanto mi avesse colpita ciò che era successo la sera prima. L'ultima cosa di cui avevo bisogno era che Declan si sentisse in vantaggio. Quanto a Samantha, beh, era mia sorella e le volevo bene, ma se pensava che in quel momento questo significasse qualcosa, allora si sbagliava. IIl fatto che fossi sua sorella non le aveva impedito di scoparsi il mio compagno e per di più il giorno del mio compleanno. Per non parlare del fatto che aveva avuto l'ardire di inseguirmi come se non avesse fatto nulla di male. Che andassero a forsi fottere tutt e due. Mostrerò loro quanto non ho bisogno di loro. Avrei dimostrato loro quanto non avessi bisogno di loro. Non ero più una ragazza, ero una donna che poteva essere felice da sola. Camminai silenziosamente verso la sala da pranzo, facendo del mio meglio per sembrare calma, disinvolta e sicura di me quando in realtà avrei voluto essere invisibile. Sentivo il profumo di vaniglia e zucchero di canna aleggiare nell'aria, ma riuscii a combattere l'impulso di cercarne la fonte. Tirai un sospiro di sollievo quando nessuno girò la testa per fissarmi o lanciarmi occhiate pietose mentre passavo. Poteva significare solo una cosa. Nessun altro lo sapeva. Ne fui grata. Tuttavia, quel senso di sollievo durò poco quando notai chi era seduto al tavolo della colazione con i miei genitori: Declan e suo padre, l'Alfa Jackson, e Samantha. Almeno era seduta accanto a nostro padre e non era avvinghiata al mio compagno. Non so se sarei riuscita a tenere la bocca chiusa se lo avesse fatto. È l'ora dello spettacolo, pensai. "Ciao mamma, ciao papà." Baciai entrambi sulle guance prima di sedermi accanto a mia madre. "Buongiorno, Alpha Jackson." Chinai leggermente la testa in segno di rispetto per il mio Alfa, e mi congratulai con me stessa quando riuscii a guardare negli occhi quel figlio di puttana. "Buongiorno, Declan." Gli sorrisi vivacemente come tutte le altre mattine. Non avrei voluto farlo. Avrei voluto rivolgergli un gesto osceno, ma non lo feci tre diverse ragioni. Prima di tutto, avrei dovuto dare delle spiegazioni e non volevo farlo per tre ragioni. Primo, non volevo turbare i miei genitori, e sarebbe successo perché ero ferita e ancora di più perché era coinvolta Samantha, due, non volevo che Jackson costringesse me e Declan di accettare il nostro legame. Mi sarebbe piaciuto che fosse una mia scelta e solo mia. E terzo, e forse il più importante, non volevo che Declan sapesse che mi ero arrabbiata. Samantha mi lanciò un'occhiata inquieta. "Buongiorno, Sammie." Le sorrisi a mezza bocca mentre mi riempivo il mio piatto con tutta la frutta fresca che riusciva a contenere, poi ci schiaffai sopra qualche cucchiaiata di yogurt. Declan e Samantha mi fissavano entrambi come se fossi impazzita. Mi sembrava una vera vittoria. "Ci sei mancata ieri sera" disse mia madre, imbronciata. "Lo so, mamma. Ero molto ansiosa per la mia prima trasformazione. Volevo solo stare da sola." Forse non era tutta la verità, ma ci si avvicinava abbastanza. "Saremmo venuti con te" continuò mia madre. Odiava quando sentiva che uno di noi la escludeva. Più tardi avrei dovuto trovare un modo per farmi perdonare. "Lo so, mamma." Le accarezzai lil dorso della mano, infilandomi un boccone in bocca. Santo cielo, ero affamata! "Come è andata?" mi chiese mio padre con una smorfia. Sapevo che si riferiva alla mia muta. Feci un lieve cenno con la testa, cercando di inghiottire il boccone. "Doloroso." Fui sincera. "E la tua lupa?" chiese Alfa Jackson. Cercai di non guardarlo quando risposi perché non volevo guardare suo figlio. Speravo che non se ne accorgesse. "Non lo so. Sono svenuta prima di poterla vedere." Scrollai le spalle. Non era raro che un lupo appena mutato perdesse i sensi. In effetti, alcuni non si risvegliavano per giorni. Più velocemente ci si svegliava, più forte era il lupo. Io ero svenuta solo per poche ore, quindi avevo un lupo forte. C'era da aspettarselo; dopo tutto, ero la figlia di un beta. "Quando sei tornata?" mi chiese mio padre, con una smorfia che gli segnò il volto. Doveva pensare che fossi rimasta fuori tutta la notte. Misi giù la forchetta e gli rivolsi tutta la mia attenzione. "In realtà, non lo so." Scrollai le spalle e cercai di fare del mio meglio per far finta di niente, ma in realtà era una cosa che mi aveva lasciato perplessa per tutta la mattina. "Mi sono svegliata nel mio letto. Forse mi ha trovata qualcuno di pattuglia" risposi. Era la spiegazione migliore che mi fosse venuta in mente. Mio padre annuì. Doveva essere d'accordo con me. Ero ben conosciuta in tutto il branco. Non ero particolarmente popolare o qualcosa del genere. Era solo una conseguenza dell'essere la figlia di un beta. Speravo che fosse stata una donna a trovarmi, la nudità era una parte inevitabile della nostra vita, ma comunque ero inconsapevole e vulnerabile. Mi sarei sentita meglio se fosse stata una donna. "Hai trovato il tuo compagno?" mi chiese Sammie. Mi morsi così forte la lingua che quasi la staccai. "No" risposi, con enfasi. Speravo che nessuno si fosse accorto che avevo piegato il mio cucchiaino. Samantha mi aveva fatto arrabbiare. Perché mi aveva provocata? Declan mi fissava duramente ma non mi importava. "Beh, sono passate solo ventiquattro ore" mi incoraggiò Sam, sorridendo. Qual era il suo problema? "Pensi di poter correre più tardi?" mi chiese mio padre, speranzoso. Aspettava da molto tempo di correre libero con me. Speravo che la mia lupa si risvegliasse presto. "Forse, la mia lupa non si è ancora svegliata" gli risposi. Tutte e cinque le teste si alzarono all'istante. Mi agitai un po'. Tanta attenzione poteva essere inquietante. Alfa Jackson, mio papà e persino Declan mi fissarono tutti. Qualunque cosa stessero pensando, non la condivisero con me. Pazienza.
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