Janine era molto bella, più alta di me di almeno dieci centimetri, capelli ricci neri, viso mulatto rotondo e occhi castani. Anche il fisico era più sviluppato del mio, che ero quasi piatta, nonostante avessimo la stessa età. Janine si divideva tra Ginevra e San Gallo, dove suo padre era sindaco del cantone. La sua ex moglie e madre di Janine era stata una ballerina e aveva iniziato la figlia alla danza classica fin da ragazzina. Sua madre Maelle La Rue era una delle nostre insegnanti e mediatrice con le scuole di ballo internazionale. Essendo coetanee io e Janine ci trovammo subito, lei a differenza mia era al college Champetit sì da quando aveva iniziato a otto anni.
Janine mi presentò infatti anche la sua compagna storica, Amelie Grandcouer, marchesina dell'omonimo sobborgo di Remich in Lussemburgo. Amelie era il nostro opposto, capelli castani chiari, pelle diafana e occhi grigi, aveva un'aria molto elegante nonostante non amasse particolarmente danzare. Era campionessa di scacchi e di equitazione, appassionata di lingue mondiali, era una studentessa modello. Studiava sempre tanto per rendere il massimo.
Non la invidiavo, anche perché io al contrario, forse perché abituata sin da piccola, rendevo sempre il massimo studiando poco.
Diventai amica con le due e trascorrevamo le nostre giornate insieme. Quando avevo tempo mi dilettavo a cavalcare in compagnia di Amelie. Ma da quell'anno qualcosa era cambiato a livello personale con la danza.
Le mie ore di lezione erano diventate ore di esercitazioni e studio dei vari balletti. Eravamo anche alla ricerca di un primo ballerino che sostituiva intanto Janine per via dell'altezza.
Quando tornai a casa a Natale i miei genitori furono contenti che finalmente parlavo delle amicizie. Anche io mi sentivo più appagata, anche se la notizia più importante arrivò al mio rientro.
"Ho saputo da mamma che chiamerà dei ballerini esterni solo per te. C'è la possibilità che questa estate tu andrai a ballare per la Royal Ballett e mamma vuole che arrivi preparata a tutto." Mi rivelò Janine.
Sembrava molto entusiasta. Ma avevo i miei dubbi. "E tu? Verrai con me?" Le chiesi.
Lei scosse la testa. "Non scherziamo Saph, non sono alla tua altezza e se anche ci provassi con questo seno già sviluppato mi metterebbero in fondo alla fila."
Mi dispiacqui per lei e sicuramente si vedeva anche in volto. "Ma tu ami ballare." Le dissi.
"Lo so! Per questo lo faccio ancora. Mamma mi ha sempre avvisata che non tutti riescono ad arrivare in alto, ci vogliono anche le giuste doti fisiche che ne io, ne lei prima, abbiamo. Però mia mamma mi ha sempre spronata, se come lei amo ballare, basta farlo per me stessa." Mi rispose.
Janine era una persona fantastica. Io la adoravo, con lei non c'era il bianco e il nero, era tutto un mondo colorato e insegnava a tutti noi a non avere discriminazione di nessuno. Che fossimo bianchi, neri o gialli, eravamo tutti uguali per lei.
"Tu hai potenziale come ballerina, la mamma ha puntato tanto su di te e io ti aiuterò nel tuo percorso. Verrò a Londra con te." Mi disse.
Le sorrisi raggiante. "Sarai mia ospite." Le dissi. "Finalmente."
Quell'anno ci fortificò, come ballerine e come amiche. I miei genitori sostenevano il mio percorso e fecero anche amicizia con Maelle.
All'anno successivo la mia ascesa continuava. In inverno feci un viaggio culturale nella Versilia a Viareggio per il gemellaggio con l'associazione danza della Versilia. Ero stata selezionata di nuovo per rappresentare il Rosey, di nuovo Janine venne con me. Eravamo parecchie giovani ballerine dai quattordici ai sedici anni con un sogno da realizzare.
Capitai nella prima fila con qualche ragazza. Quella accanto a me ebbe però tutta la mia attenzione. Era bella, alta uno e settanta, sguardo scuro, grintoso e caldo, capelli ricci biondi dorati, pelle dorata. Sembrava la perfezione.
"Maledizione! C'è anche Chantal Aimée." Imprecò in un sussurro. L'accento denotava che fosse francese.
"Qual è il problema della Aimée?" Chiese la ragazza all'altro mio lato. Mi voltai. Anche lei era uno schianto. Pelle olivastra, liscia capelli scuri portati ordinati con una coda di cavallo alta, occhi castani dal taglio a mandorla, le labbra carnose e un piccolo naso aristocratico su un viso lungo. Era alta quanto me, anche le forme erano simili alle mie.
"È brava, molto." Rispose la francese. "Quando faccio i provini con lei, non riesco mai a passare."
"Non è così speciale." Rispose l'altra. "Io ci ho ballato e dovevo starle dietro. Può essere brava quanto vuole nei passi singoli, ma se non sa muoversi neanche con un passo a tre allora non è così speciale." Disse.
"Concordo." Intervenni emozionata. "Dovresti credere in te e ballare per il piacere di farlo. Poi qui nessuno è per vincere, ma per imparare."
"Concordo con la ragazza dagli occhi di zaffiro." Disse la mora.
La francese ci guardò e scosse le spalle rassegnata. "Forse avete ragione. Ma la trovo sempre ovunque da quando mi sono trasferita a Parigi. Io sono Emeroude, diciassette anni e vengo da Marsiglia, voi invece?" Ci chiese.
"Oh io... Ciao!" La salutai con voce incrinata dall'emozione. "Io sono Saffi... cioè Sapphire, come ha detto lei." Dissi indicando la mora alle mie spalle. "Vengo dalla scuola di ballo di Ginevra e ho quattordici anni."
"Che coincidenza." Esclamò la mora alle mie spalle. "Il mio nome viene dall'Aqua Marina. Vengo dall'associazione di Versilia. Gioco in casa e ho quindici anni." Ci rispose.
"Acqua Marina?" Chiesi sorpresa per poi esplodere di felicità. "Aqua." Affermai.
Lei mi sorrise. "Zaffiro!" Sussurrò rendendomi la mano. "Smeraldo." Concluse guardando la marsigliese.
Anche lei ci sorrise e strinse le nostre mani intrecciandole. "Tre pietre preziose, come i tre moschettieri. Mettiamocela tutta, insieme."
Assentii. "Insieme." Dissi esaltata.
Iniziò così la nostra amicizia, fu così che conobbi Marina Rossi, da noi chiamata Acqua.
Quell'inverno pensai che fosse fantastico. Tra i ballerini avevo ritrovato il mio amico Jade Genner, cui gli chiesi di ballare insieme, c'era Janine e c'erano Emeraude e Acqua. Eravamo un bel gruppo che sperai di non perdere dopo quello scambio culturale.
"Ragazze non dobbiamo perderci. Scriviamoci." Propose Emeraude.
"Odio scrivere!" Rispondemmo io e Aqua all'unisono.
"Basta con queste coincidenze voi due." Mi prese in giro Janine.
Vero! Io e Aqua eravamo nate lo stesso giorno a distanza di un anno. Sorprendentemente ci piaceva lo stesso cibo, amavamo entrambe i bambini e quando eravamo libere ci dilettavamo a occuparci dei piccoli ballerini in erba. Il nostro stile era simile, nonostante venissimo da due scuole di ballo diverse, eravamo le più giovani del gruppo prescelto, ma anche quelle più apprezzate dai coreografi. Entrambe eravamo orgogliose, golose, nonostante dovessimo seguire una dieta, e come dicevano Emeraude e Janine, ci preoccupavamo più degli altri che di noi stesse.
"Scrivere è noioso!" Disse Aqua facendomi tornare alla realtà. "Inoltre le lettere ci mettono tempo ad arrivare oltre confine. Scambiamoci i numeri di telefono." Propose.
"Ci sto!"Dissi entusiasta.
"E ci parleremo tutte in inglese... vi prego, datemi tempo per imparare bene a parlare francese." Ci disse Aqua.
In primavera lo stesso gruppo arrivò a Ginevra dove accogliemmo le nostre amiche con trepidazione. Avevamo tanto da raccontarci, anche se sentivo spesso le due a telefono.
A Ginevra non tornò Jade. Per cui ero di nuovo punto e da capo senza un bravo ballerino che mi facesse da partner.