CAPITOLO TRE

1889 Words
CAPITOLO TRE Sofia poteva solo aspettare mentre la flotta avanzava su Ashton. Mentre la sua flotta avanzava. Addirittura qui e ora, dopo tutto quello che era successo, era difficile convincersi di chi lei fosse. Ogni forma di vita sulla nave attorno a lei, ogni signore che inviava uomini, ogni pezzo di terra da cui provenivano, tutto era sotto la sua responsabilità. “C’è un sacco di cui assumersi la responsabilità,” sussurrò Sofia a Sienne, e il gatto della foresta rispose facendo le fusa mentre si strusciava contro la sua gamba, ondeggiandole attorno impaziente. C’erano state una miriade di navi a comporre la sua flotta quando avevano salpato da Ishjemme, ma da allora sempre più imbarcazioni si erano unite a loro, scendendo lungo le coste di Ishjemme o provenendo da piccole isole incontrate strada facendo. Alcune venivano addirittura dal regno della vedova, come se leali a lei nel supportarla in questo assalto. C’erano così tanti soldati lì con lei adesso. Abbastanza soldati da poter forse vincere questa guerra. Abbastanza soldati per spazzare via Ashton dalla mappa, se lei l’avesse deciso. Andrà tutto bene, le disse Lucas con il pensiero, ovviamente percependo il suo nervosismo. Ci sarà gente che morirà, rispose Sofia. Ma sono qui perché hanno scelto di farlo, ribatté Lucas. Le si avvicinò e le mise una mano sulla spalla. Onorali non gettando via queste vite, ma non sminuire ciò che offrono resistendo. “Penso che sia una di quelle cose che sono più facili a dirsi che a farsi,” disse Sofia a voce alta. Automaticamente accarezzò Sienne in mezzo alle orecchie scompigliandogli il pelo. “Può darsi,” ammise Lucas. Sembrava pronto per la guerra in un modo che Sofia non riusciva ad equiparare, una spada al fianco e le pistole pronte alla cintura. Sofia aveva l’impressione di avere un aspetto incredibilmente grosso e rotondo con il peso del bambino che aveva in grembo, disarmata e senza armatura come si trovava ora lì. Ma non impreparata, le disse Lucas con il pensiero. Indicò con la mano la poppa della nave. “I nostri comandanti aspettano.” Per lo più significava i suoi cugini e suo zio. Tenevano per le mani tutto questo come faceva lei, ma c’erano anche altri uomini: capi del clan e signori minori, uomini duri che comunque si inchinarono quando Sofia si avvicinò con suo fratello e il gatto della foresta al suo fianco. “Siamo pronti?” chiese guardando verso suo zio e cercando di apparire come la regina di cui tutti loro avevano bisogno. “Ci sono ancora delle decisioni da prendere,” disse Lord Skyddar. “Sappiamo quello che vogliamo, ma ora dobbiamo decidere i dettagli.” “Cos c’è da decidere?” chiese suo cugino Ulf con il suo solito tono scherzoso. “Mettiamo insieme gli uomini, picchiamo contro le mura con i cannoni ed entriamo.” “Questo spiega molto del modo in cui vai a caccia,” disse Frig, la sorella di Ulf, con un sorriso malizioso e quasi feroce. “Dovremmo accerchiare la città come un cappio, serrandoci attorno ad essa.” “Dobbiamo prepararci a un assedio,” disse Hans, cauto come sempre. Sembrava che ciascuno avesse la sua personale idea su come le cose dovessero procedere, e una parte di Sofia avrebbe voluto potersene stare indietro, lasciando tutto questo a gente che aveva una mente più saggia, più conoscenza della guerra. Ma sapeva di non poterlo fare, e che i suoi cugini avrebbero discusso per sempre se lei gliel’avesse permesso. Questo significava che l’unica soluzione era scegliere. “Quando raggiungeremo la città?” chiese, tentando di pensare. “Probabilmente al crepuscolo,” disse suo zio. “Allora sarà troppo tardi per un semplice assalto,” disse lei, pensando al tempo che aveva passato nella città di notte. “Conosco le strade di Ashton. Fidatevi di me: se cerchiamo di percorrerle di notte, non andrà a finire bene.” “Allora un assedio” disse Hans, apparentemente compiaciuto all’idea di quella prospettiva, o forse solo per l’idea che venisse scelto il suo piano. Sofia scosse la testa. “Un assedio va a nuocere alle persone sbagliate e non aiuta quelle giuste. Le vecchie mura della città proteggono solo la parte interna, e può essere che la vedova faccia morire di fame i più poveri per tenere da mangiare per se stessa. Nel frattempo, ogni momento che aspettiamo, Sebastian sarebbe in pericolo.” “E allora?” chiese suo zio. “Hai un piano, Sofia?” “Attraccheremo davanti ad Ashton quando arriveremo,” disse. “Invieremo dei messaggi dicendo loro di arrendersi.” “Non lo faranno,” disse Hans. “Neanche se offriamo loro clemenza.” Sofia scosse la testa. Questo lo sapeva bene. “La vedova non crederà che ci sia qualcuno con più misericordia di lei. Ma l’illusione che stiamo concedendo loro tempo per arrendersi, ci guadagnerà tempo perché metà dei nostri uomini possano andare dalla parte delle campagne. Prenderanno la periferia senza fare troppo rumore. La gente che vive lì non ha amore per la vedova.” “Ne hanno allora per un invasore?” chiese Lucas. Era una buona domanda, ma suo fratello aveva un certo intuito per fare buone domande. “Lo spero,” disse Sofia. “Spero ricordino chi siamo, e come erano le cose prima della vedova.” Guardò verso Hans. “Tu guiderai le forze lì. Mi serve qualcuno che sappia tenere gli uomini sotto ferrea disciplina, senza che vadano a massacrare la gente comune.” “Me ne occuperò,” la rassicurò Hans, e Sofia era certa che l’avrebbe fatto. Sofia si girò verso Ulf e Frig. “Voi due prenderete un piccolo esercito e lo porterete vicino ai cancelli sul fiume. Se gli uomini inviati riusciranno ad entrare, li apriranno. Il vostro lavoro sarà di aiutarli a trattenerli fino a che il resto di noi potrà attaccare. La flotta principale approderà e noi entreremo sotto la copertura dei cannoni delle navi.” Sembrava un buon piano. Almeno sperava che lo fosse. L’alternativa era condannare gli uomini sotto il suo commando alla morte. È un buon piano, disse Lucas inviandole un messaggio con il pensiero. Spero solo che funzioni, rispose Sofia. Una terza voce si unì a loro allora, provenendo dall’acqua del mare. Sì, funzionerà. Ne sono sicura. Sofia si girò e vide un piccolo gruppo di navi che si avvicinavano. Avevano un aspetto non particolarmente rispettabile e assomigliavano a imbarcazione che potevano essere di prima scelta per mercenari o banditi. Però era la voce di sua sorella quella che proveniva da lì. Kate? Sei qui? Sì, sono qui, rispose lei. E ho portato con me la più malfamata compagnia libera che esista. Lord Cranston dice che sarà onorato di prestare servizio per te. Quel pensiero rallegrò Sofia quasi quanto la presenza di sua sorella lì. Non erano solo gli uomini in più pronti a combattere, anche se Sofia avrebbe preso tutto quello che poteva in quel preciso istante. Era il fatto che sua sorella era tornata con la compagnia di soldati di cui aveva tanto amato essere parte e… Will è lì? le chiese. Sì, rispose Kate. Sofia poteva percepire la sua felicità. Ci vediamo presto, sorella mia. Risparmia qualche nemico per me. Sono sicura che ce ne saranno a iosa. “Sta arrivando Kate,” disse Sofia a Lucas. “Lo so,” rispose suo fratello. “Ho sentito i suoi pensieri. Avevo pensato di dover aspettare fino al nostro ritorno per poterla finalmente conoscere.” “E trovare poi i nostri genitori,” disse Sofia. Sapeva che non aveva senso pensare così in avanti ancora. Avrebbe dovuto concentrarsi sulla battaglia prossima a venire, ma era quasi impossibile mantenere lì i suoi pensieri. Era troppo occupata a pensare a ciò che sarebbe potuto succedere da lì in poi. Avrebbe riavuto indietro Sebastian. Avrebbe liberato il popolo della vedova dal peso schiacciante del suo governo. Avrebbero trovato i loro genitori. “Kate sarà entusiasta quanto noi di trovare i nostri genitori,” disse Sofia. “Di più. Non sono sicura che abbia dei ricordi di loro a spingerla ad andare avanti.” “Presto avremo noi tutti ben di più,” disse Lucas. “Lo spero,” rispose Sofia. Però non riusciva a fare a meno di preoccuparsi. “Ce l’hai?” Lucas annuì, ovviamente comprendendo ciò a cui alludeva. Tirò fuori il disco piatto fatto di fasce di metallo intrecciate e collegate, con le linee confuse che brillarono quando lo toccò. Quando anche Sofia pose la propria mano sul metallo, i segmenti del dispositivo si spostarono ruotando al loro posto, rivelando i contorni di appezzamenti di terra, dal regno della vedova fino a delle lontane forme che dovevano essere le Colonie Remote e le Terre delle Seta. Era fastidiosamente vicino a dire loro quello che avevano bisogno di sapere, solo che non c’era ancora nulla che dicesse loro dove si trovassero i loro genitori. Sofia immaginava che l’avrebbero scoperto quando Kate si fosse unita a loro. Lo sperava. “Tieni il dispositivo al sicuro,” gli disse Sofia. “Se lo perdiamo…” Lucas annuì. “L’ho protetto fino ad ora. Ma sono più preoccupato di tenere al sicuro te e Kate.” Sofia non ci aveva pensato in quei termini. Tutti e tre stavano per dirigersi nel mezzo di una battaglia. Se anche uno di loro ci fosse morto, non avrebbero mai trovato i loro genitori. Sarebbe stato un colpo doppio: perdere la promessa di una madre e di un madre, mentre piangevano la morte di un fratello o di una sorella. “Anche tu devi stare al sicuro,” disse Sofia. “E non lo sto dicendo solo perché voglio trovare i nostri genitori.” “Lo so,” disse Lucas. “E farò tutto quello che posso. L’ufficiale Ko mi ha allenato bene.” “E Kate ha imparato un sacco dalla strega che ha tentato di impossessarsi di lei,” disse Sofia. “Se è potente come quando stava per farmi fuori al palazzo, sono certo che starà benone,” disse Lucas. “La questione qui sei tu, Sofia. So che hai Sienne, ma sarai al sicuro nel mezzo della battaglia?” “Non starò nel mezzo,” promise Sofia. Si mise una mano protettiva sulla pancia. “Ma farò tutto quello che serve per assicurarmi che mia figlia abbia un padre.” “Ce l’avrà,” disse Lucas, e c’era qualcosa nella certezza con cui lo disse che indusse Sofia a voltarsi a guardarlo. Sapeva di aver visto accenni di certe cose nei suoi sogni. Si chiedeva se fosse successo anche a Lucas. “Hai visto qualcosa?” gli chiese. Lucas scosse la testa. “Ho un certo talento in questo, ma penso che tu ne abbia di più. Quello che ho visto per lo più per domani è sangue.” Quello era piuttosto facile da vedere anche senza la magia che portava i sogni a entrambi. Sofia guardò ancora verso il mare, e ora poté scorgere una linea di terra all’orizzonte, il contorno di una città. “Ashton,” disse. Le pareva una vita che non la vedeva. La città si espandeva come una macchia sul paesaggio, i suoi edifici, le vastità che si dipanavano oltre le mura. Parte della loro flotta si stava già dividendo, con Hans che si portava ad approdare più lontano lungo la costa per prendere le periferie. Gli altri si avvicinarono, le bandiere segnaletiche che sventolavano per coordinare i loro movimenti. Si ancorarono ben lontani dal raggio di tiro dei cannoni e calarono in acqua delle piccole barche, complete di messaggeri con la richiesta di resa. Sofia sapeva che Ulf e Frig stavano preparando le loro piccole barche per avvicinarsi di soppiatto alla città prima che iniziasse la battaglia, pronti ai cancelli del fiume, in attesa che si aprissero. Sofia vide le navi in attesa, pronte per la guerra in risposta a qualsiasi messaggio le avesse raggiunte. Non sufficienti per fermare una flotta grande come la loro, non bloccate a riva a quel modo. Avvicinandosi, Sofia sentì le trombe che risuonavano e vide i fuochi segnaletici che venivano accesi. Guardò oltre, verso il palazzo e il quartiere dei nobili. Sebastian era da qualche parte là dentro, rinchiuso in una cella, in attesa di essere liberato. “Potremmo ancora entrare alla carica, come vuole il cugino Ulf,” disse Lucas. Sofia guardò il cielo. Il sole stava già calando, allungando le sue dita rosse attraverso l’orizzonte. Dovette sforzarsi di scuotere la testa. Era una delle cose più difficili che avesse mai fatto. “Non possiamo rischiare un attacco notturno,” disse. “Dobbiamo attenerci al piano.” “Allora attaccheremo all’alba,” disse Lucas. Sofia annuì. All’alba tutto sarebbe stato determinato. Avrebbero visto se lei avrebbe riavuto indietro il regno della sua famiglia, insieme all’uomo che amava, o se sarebbero stati condannati a morte. “Attaccheremo all’alba,” disse.
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