Due-1

2085 Words
Due Jo Non posso credere che sia finalmente arrivato Natale! Sono passati molti giorni dal fidanzamento di Danny e Julie. Giorni in cui sono stata sepolta nel mio ufficio con una pila di contratti pieni di clausole inviatimi da uno dei miei migliori clienti - un agente che gestiva le carriere di diversi attori che venivano scritturati in una serie per lo streaming - e che mi dava del filo da torcere. Sono così eccitata per il Natale. Oltre ad essere la mia festa preferita, questa sarà la prima volta che ci riuniamo nella nuova casa di mio fratello e della sua fidanzata. Riesco a malapena a contenere il mio sorriso mentre ricordo loro due. Daniel è più felice che mai ora che sta per diventare padre e la mia migliore amica è entusiasta della maternità. Sono così felice per loro, specialmente per Julie, che lo ha amato per così tanto tempo e non ha mai rinunciato a ciò che voleva. È veramente un esempio di fiducia e di perseveranza. Anche se non condivido la fiducia della mia amica nelle relazioni. Dopo tutto, ho una lunga lista di ex-fidanzati che mi hanno spezzato il cuore per dimostrare che non sono fatta per il vero amore e tutte quelle sciocchezze del ‘vissero felici e contenti’. Qualche tempo fa, sono arrivata alla conclusione che la vera felicità di una donna sta nell’avere una carriera di successo, dei soldi in banca, delle belle scarpe che non facciano male ai piedi e un corpo sexy a letto. Non necessariamente in quest’ordine. Se Julie mi sentisse parlare così, direbbe che il mio cuore è indurito e forse ha ragione, ma da molto tempo ho imparato che non ho bisogno di nessuno per essere felice. Amo i miei amici e avere una relazione senza legami è perfetto per una ragazza indipendente come me. Quando non sono coinvolti i sentimenti, non si hanno aspettative, quindi nessuno può ferirti. Improvvisamente mi torna in mente l’immagine di Zach e scuoto la testa, respingendolo nell’angolo del mio cervello destinato al divertimento, il posto che occupa nella mia vita. Guardo la stanza, controllando di non aver dimenticato nulla. Porto con me diversi regali. Sono negata in cucina, il che rende impossibile un contributo gastronomico, ma il mio talento per lo shopping è secondo solo a quello di George. Esco da casa, prendo l’ascensore fino al garage e sistemo tutte le scatole e i pacchi nel bagagliaio della macchina - una vecchia New Beetle, cui sono molto affezionata. È bianca, carina, con sedili di pelle ma il suo motore ha visto giorni migliori. L’ho comprata quando ero al college e, anche se posso permettermi di sostituirla con un’auto nuova, mi dispiace molto liberarmene. Dopo aver sistemato tutto, mi siedo al posto di guida, butto la borsa sul sedile accanto a me, giro la chiave per avviare la macchina e... niente. «Non mi farai questo adesso, vero?» borbotto, infastidita. Faccio qualche altro tentativo, ma questa dannata macchina non parte. Dovresti cambiare quest’auto con una più nuova, sento la voce di Zach nella mia mente e ricordo tutte le volte che mi ha ripetuto queste parole. Tolgo la chiave dall’accensione mentre roteo gli occhi, afferro il telefono per chiamare un Uber ma, dopo qualche minuto in attesa che l’app trovi un’auto, il messaggio che non ci sono auto disponibili al momento mi fa imprecare. Premo il pulsante di chiamata e, prima che possa fermarmi, premo sul suo nome. «Ciao, principessa. Sei già arrivata?» chiede Zach, a bassa voce, facendomi sciogliere, come ogni volta che mi parla. No, non guardatemi così. È solo desiderio. Niente di più. «Ciao... veramente, no. La mia auto non parte.» Zach ha una caratteristica che mi piace in un uomo: la proattività. Non devo chiedere nulla. Una passeggiata, del cioccolato, un bacio. Qualsiasi cosa di cui ho bisogno, lui è lì per me. Un leader in ogni aspetto della sua vita. «Sarò lì tra 15 minuti. Sto uscendo ora da casa.» Un senso di panico mi avvolge il collo, come artigli che premono verso il basso, rendendo affannato il mio respiro. «Ma... la gente non capirà?» chiedo, preoccupata. A cosa pensavi quando hai deciso di chiamarlo, mi rimprovero. L’ultima cosa che voglio è che la gente pensi che stiamo insieme, anche se è la verità. Dio, che casino! Sento un sospiro infastidito dall’altro capo della linea. Irrigidisco il corpo, preparandomi a sentire le sue proteste sul fatto che non voglio dare per scontato che stiamo insieme, ma lui risponde con un tono impassibile - il che mi fa inarcare il sopracciglio per la sorpresa: «Non preoccuparti, principessa. Dì solo la verità: la tua macchina ti ha lasciato a piedi ed io ti ho dato un passaggio. Tutto qua.» Annuisco, anche se non può vedermi all’altro capo del telefono. «Va bene... ti aspetto.» *** Zach parcheggia la macchina proprio mentre Ben fa manovra con la sua. Vedendo il movimento delle macchine, Danny apre la porta e si avvicina all’ingresso, abbracciando Julie. Vedendomi scendere dalla macchina di Zach, mio fratello mi guarda accigliato e confuso. «Ciao, sorellina. Non sapevo che saresti venuta con Zach.» commenta, mentre io mi avvicino a Julie. Zach sbatte lo sportello, chiude la macchina con il telecomando e parla prima che io abbia il tempo di aprire la bocca. «Quella vecchia scatola di latta che lei chiama auto si è rotta. Le ho dato un passaggio.» Lo fulmino con lo sguardo e mio fratello annuisce, concordando sul fatto che la mia macchina abbia superato da qualche tempo il momento di essere dismessa, ma, prima che Daniel possa dire qualcosa, mi avvicino a Julie, che mi sorride. «Lasciami accarezzare mio nipote» le dico, accarezzandole la pancia, senza salutarla. «Johanna, lo sai che Julie è lì, che porta la pancia?» mi chiede Danny, fingendo di essere arrabbiato con me. «Lo so, sì, ma il bambino ha la priorità su tutto,» rispondo, accarezzando ancora il pancino di Julie, che sembra orgogliosa di essere al centro dell’attenzione di tutta la famiglia. Se fosse qualcun altro, non invaderei mai il suo spazio personale per ‘coccolare un bambino’, ma Julie è come mia sorella e so che è felice di tutte le nostre attenzioni. Quando sono soddisfatta, abbraccio Julie e siamo avvolte dalle forti braccia di George, che era proprio dietro di me. Entriamo in casa, chiacchierando e ridendo. Daniel ha appena chiuso la porta, quando il campanello suona. La apre e sono sorpresa dalla presenza di Alan - il bellissimo chitarrista di The Band - e Jude, suo fratello minore. «Wow! Sono felice che siate venuti. Entrate!» Danny li saluta ed io sorrido, felice che Alan abbia accettato l’invito a trascorrere il Natale con noi. Lui e mio fratello hanno iniziato con il piede sbagliato ma alla fine si sono lasciati tutto alle spalle. Daniel ha capito che tra lui e Julie, oltre all’amicizia, c’è anche una collaborazione musicale. I due hanno avuto un colloquio serio la settimana del fidanzamento, in cui Alan ha proposto una tregua a Danny, che l’ha accettata, mettendo da parte la loro reciproca antipatia. Sorrido quando penso quanto sia maturato mio fratello. È bello vedere i cambiamenti della sua vita, ripensando i suoi atteggiamenti e palesando i suoi sentimenti. Tornando con Julie, è riuscito a superare la gelosia, capendo che, per rendere felice sua moglie, deve concederle la libertà, sostenere i suoi sogni e permetterle di prosperare, senza cercare di creare ostacoli o privarla delle cose che vuole realizzare. Liberarsi dal machismo strutturale è un passo difficile, ma non impossibile. E Daniel è la prova che è possibile cambiare. Ricordo la nostra ultima conversazione, quando ha detto: «Ero molto insicuro dei miei sentimenti per Ju. Ma la relazione che stiamo costruendo è così profonda e reciproca, che la gelosia che provavo nei confronti di Alan, l’ex arrogante, non ha senso.» È stato allora che ho detto che Alan e suo fratello avrebbero passato il Natale da soli e Daniel ha deciso di invitarli a festeggiare con noi. Il musicista tatuato entra nella stanza, seguito da vicino dal ragazzo timido. I due si avvicinano a Zach, che sta parlando con mio padre. Distolgo lo sguardo da lui e lo poso su Julie, che sorride orgogliosa al suo fidanzato per il comportamento civile. Ciao, signor educato; addio, signor orco geloso. Dopo aver aiutato mia madre a preparare la tavola e a servire bevande e spuntini, ci siamo seduti a guardare la partita dei Lakers nella comoda sala TV che Daniel ha allestito a casa. La stanza è piena di poltrone morbide in pelle e ha una televisione enorme, che sembra più uno schermo cinematografico. In fondo alla sala, c’è un tavolo da biliardo e un altro per giocare a poker. È un parco giochi per ragazzi grandi, come lo definisce Julie. E devo essere d’accordo. Mi guardo intorno nella stanza e vedo mio padre eccitato accanto a Zach e ad Alan, che chiacchierano prima dell’inizio della partita. Ma Daniel è stranamente tranquillo, fissa in un angolo della stanza, sembra distratto. Mi avvicino a lui e metto un braccio intorno alle sue spalle. «Ciao, fratellino. È tutto a posto?» gli chiedo. Siamo sempre stati molto vicini, molto connessi. L’ultima cosa che desidero è che lui sia triste per qualcosa. Scuote la testa, come se si svegliasse da un lungo sogno ad occhi aperti, e mi sorride. «È tutto a posto. Sì, Jo. Stavo guardando la stanza e mi sono reso conto che in un futuro molto prossimo io e Mini-Me ci godremo questa stanza insieme, con i nostri giocattoli.» Mi rivolge un sorriso raggiante e si sfrega le mani. «Non vedo l’ora!» «Mini-Me? Cos’è un Mini-Me?» gli domando, confusa. In nome di Dio, di cosa sta parlando? «È così che chiamo il bambino» spiega e vedo Zach avvicinarsi con un sorriso consapevole, come se avesse già sentito questa spiegazione. «Sono abbastanza sicuro che sarà un maschio, quindi lo chiamo Mini-Me. Un me in miniatura, capisci?» Zach ride ed io aggrotto la fronte, sentendo la spiegazione. «Ma Danny,» gli chiedo preoccupata, «e se fosse una bambina?» Questo tipo di aspettativa mi sembra pericolosa. «Dubito che il destino possa prendersi gioco di me in questo modo, dandomi una figlia da crescere in questo mondo pieno di canaglie, mascalzoni e donnaioli, com’ero io.» Sono contenta che lo riconosca, penso, roteando gli occhi. «Noooo, signore e signori!» spiega, prendendo in giro noi e il resto del gruppo che si è avvicinato per ascoltarlo. «Il destino non è una donna vendicativa con la sindrome premestruale, tanto che viene chiamato ‘Il’ destino, al maschile. Lui, il destino, è un bravo ragazzo che non scherza con i primi genitori, verooo?» Zach ed io ridiamo alla spiegazione completamente folle. «Scuserò il commento sessista perché riderò molto quando il ‘destino’,» lo dico, virgolettando con le mani, «questo maschio alfa sprovveduto con una mente propria, avrà la meglio su di te.» Daniel agita la mano, liquidando le mie parole, ed io scuoto la testa. Vediamo chi riderà per ultimo in questa storia. Gli uomini iniziano una vivace conversazione sull’ultimo modello di qualche videogioco, il che fa perdere la mia attenzione. Non mi piace molto la tecnologia - tranne che per gli sms. Mi volto e vedo Jude accovacciato sul pavimento che gioca con Pepper, il cagnolino di Julie. Jude è un ragazzo serio. Deve avere tredici o quattordici anni, magro e alto come Alan, con i capelli castani lisci che cadono sugli occhi grigiastri come quelli di suo fratello. Ci siamo incontrati solo poche volte e credo di aver sentito solo la sua voce mentre salutava timidamente. Non riesco a immaginare quanto sia difficile non avere una madre nella sua vita, ancora di più in un’età così giovane. Non so molto della vita di Alan, in effetti, non la conosce nessuno. Ha raccontato solo che ha cresciuto suo fratello da quando erano piccoli e che non hanno contatti con i loro genitori. A questo punto, Pepper lecca la guancia del ragazzo, facendolo sorridere, il che mi tranquillizza un po’. Anche se non ci sono altri bambini che giochino con lui, il ragazzo potrà divertirsi. Ding dong. Entro in soggiorno nel momento in cui suona il campanello. «Ci penso io,» dico a nessuno in particolare. Immagino che sia Rafe, l’unico ancora non presente. Beh, tranne Jenny, la dottoressa che ha aiutato Julie quando ha scoperto la sua gravidanza e che George ha subito preso sotto la sua ala. La dottoressa oggi è di turno e non arriverà prima di sera, all’ora di cena.
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