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1809 Words
Risi, lo presi per le caviglie e lo rovesciai sul materasso, ridendo. «Con quello che costo, direi che hai diritto al servizio completo». Lui si stese a pancia in su e lasciò che fossi io a slacciargli le scarpe e togliergli le calze. Poi mi chinai per sfare il nodo del suo farfallino e glielo snodai. Non andai oltre. Ho una certa esperienza e a nessuno piace ritrovarsi in mutande, a freddo. Invece, mi alzai e mi sfilai il vestito da sera. Restai in corpetto, slip e autoreggenti. Salii sul letto accanto a lui. Miridian mi guardava con sguardo distaccato. Mi sedetti su un fianco, con le gambe unite. «Sei uno che preferisce guardare, preferisce toccare o preferisce assaggiare?» gli chiesi, con un lieve sorriso. «Guardare mi piace» mormorò lui. «In questo caso puoi decidere che cosa preferisci guardare. Che cosa vuoi che tolga?». Lui si prese un attimo per riflettere. «Così come sei stai molto bene, ma credo che preferirei se ti togliessi la maggior parte di quello che hai addosso». «Vuoi aiutarmi?» gli chiesi. Miridian si alzò a metà, ma io lo ri-sospinsi giù, delicatamente. «Non è una questione di buona educazione. Ti ho chiesto se vuoi aiutarmi, non di aiutarmi. Puoi anche guardare e basta». Lui annuì. «Solo, per favore, non fare... spogliati e basta, va bene?». Sorrisi. «Va benissimo. Gli spogliarelli sono per le spogliarelliste». Cominciai dai gioielli. Tolsi orecchini, anelli e collana. Una donna nuda con i gioielli addosso sembra la puttana di un bordello ottocentesco. C’è a chi piace, ma Miridian voleva una donna nuda e basta. Poi mi sfilai le scarpe e le calze, con gesti eleganti ma pratici. Mi slacciai il corpetto e lo posai da un lato, restando a seno nudo. «Così va bene» disse lui. Annuii, lasciando gli slip al loro posto. Mi stesi accanto a lui, su un fianco. Gli presi una mano e gli accarezzai il profilo delle dita. Erano dita ossute e curate. Le accarezzai esplorandone tutti i dettagli. Dopo un po’, Miridian allungò una mano e me la posò su un seno. Con il pollice mi toccò delicatamente un capezzolo, facendolo indurire. Mi appoggiai al suo fianco e cominciai a slacciare i bottoni della sua camicia, mentre lui continuava ad accarezzarmi un seno. «John» mormorai. «Posso leccarti?». La mia domanda sembrò divertirlo. Annuì. Gli slacciai le bretelle in modo da poter aprire completamente la sua camicia. Gli accarezzai il petto, prima di chinare le labbra su di lui. Non partii da un capezzolo, ma da una clavicola. Lo baciai e lo leccai, scendendo verso il basso. Mi sistemai in modo che potesse continuare a raggiungermi con le mani. Lui mi accarezzò un fianco e la schiena, arrivando fino alle natiche. Io scesi e scesi, titillandogli i capezzoli con la lingua, succhiandoli e poi scendendo ancora. Arrivai fino a un certo punto, poi risalii, allungandomi languidamente non proprio sopra di lui, ma contro il suo fianco. Il mio viso era vicino al suo, ora. Gli baciai e leccai il lobo di un orecchio. Miridian voltò la faccia dalla mia parte e si protese leggermente verso la mia bocca. Lo baciai senza esitazione, accarezzando la sua lingua con la mia. Mi strinse tra le braccia. Continuai a baciarlo, salendogli sopra del tutto. Sfregai il bacino sopra al suo inguine. Qualcosa si mosse. Sentii le sue mani sul sedere, che lo palpavano e giocherellavano con i miei slip. Li tirò verso l’alto, incastrandomeli tra le natiche e tra le grandi labbra. Ero umida, come sempre quando posso prendermela con calma. Inoltre, c’è solo un modo per eccitare un uomo, ed è essere eccitata a tua volta. Se non è così, lui probabilmente ti scoperà lo stesso, ma lo farà in un altro modo, come a dimostrarti qualcosa. Se sente che sei eccitata anche tu, invece, può rilassarsi e pensare al proprio piacere. Continuai a muovermi sopra di lui, baciandolo sul viso e sul collo. Mi rialzai, inginocchiandomi a gambe larghe sopra le sue cosce. Gli slacciai i pantaloni e glieli sfilai. Lasciai i boxer al loro posto, ma mi chinai a mordicchiare la sua erezione attraverso la stoffa. Non era del tutto convinto, non ancora. Mi voltai in modo che il mio sedere fosse vicino alla sua testa e, specialmente, alle sue mani. «Posso...?» mormorò lui. Gli lanciai un’occhiata divertita da sopra alla spalla. «Devi. O vuoi lasciare una signora a desiderarti frustrata? Avevi detto che i giochetti perversi non ti interessavano». Lui rise sottovoce e mi infilò le dita dentro gli slip. Mi accarezzò i riccioli, dato che non sono completamente depilata come altre colleghe, poi mi fece scivolare l’indice tra le grandi labbra. Lo mordicchiai attraverso la stoffa dei boxer ancora per qualche attimo, sentendolo diventare sempre più duro. Gli sfilai le mutande. Non faccio sesso orale non protetto, è ovvio. Ma non sono nemmeno un’entusiasta del sesso orale protetto. Attraverso il preservativo il tuo partner non sente quasi niente e tu ti trovi a leccare un sacco di lubrificante. Di conseguenza, uso un altro sistema. Mi leccai una mano e iniziai a masturbarlo, mentre gli lappavo i testicoli. Lo sentii gemere piano, poi le sue mani che mi sfilavano gli slip. Mi mordicchiò l’interno delle cosce, fermandosi con il naso tra i miei riccioli. Poi, evidentemente, decise di fregarsene della sicurezza e mi leccò tra le grandi labbra. Strettamente parlando, è un’idiozia. In questo modo l’entusiasta leccatore di fiche rischia di prendersi un gran numero di malattie, alcune delle quali possono anche diventare gravi, perché ti colpiscono in un posto inaspettato: la bocca o la gola. In quel caso specifico, lo lasciai fare. Sono molto controllata e se avessi avuto, per esempio, la clamidia, sarei stata la prima a saperlo. Lui mi leccò tra le labbra e mi mordicchiò il clitoride. Emisi un gemito soffice, musicale. Lo mordicchiai lungo la lunghezza del pene fino quasi al glande, continuando a masturbarlo. A quel punto era durissimo, con le vene in rilievo e la punta rosa scuro. Allungai l’altra mano fino alla mia pochette, presi un preservativo, aprii la bustina e glielo infilai. Lo insacchettai per benino, continuando a masturbarlo stringendo un po’ più forte. Ho un occhio professionale ed era un bel pene. Relativamente lungo e ben proporzionato. Abbastanza largo, con il glande carnoso. Un pene fotogenico, quasi. Mi allontanai dalle sue labbra e gli salii sopra. Me lo infilai dentro e iniziai a muoversi. Sono piuttosto brava. Mi muovo come un’onda, contraendo e rilassando i muscoli delle cosce e della v****a, stringendo e scivolando. Miridian, gli occhi socchiusi, mi posò le mani sui seni e, da lì, cominciò a percorrere il mio corpo. Lo sentivo dentro di me, duro e caldo. Andava tutto bene. Mi strinse le natiche con le mani e io accelerai il ritmo. Non stava più guardando, praticamente, quindi mi abbassai su di lui, in modo che sentisse i miei seni sfiorargli il petto e in modo da poterlo baciare. Miridian respirava velocemente, ora, muovendosi a sua volta, assecondando il ritmico alzarsi e abbassarsi dei miei fianchi. Emise un suono roco e sentii che stava venendo. Accelerai ancora, scopandolo molto velocemente. Contrassi la v****a attorno a lui e sospirai, mentre lui dava gli ultimi colpi, più piano. Ero venuta? Naturalmente no. Non dico che non succeda mai, ma è tutt’altro che obbligatorio. La mia preoccupazione primaria è il piacere del cliente. Tenendo fermo il preservativo, mi sollevai. Poi gli sfilai il preservativo e lo annodai. Come dicevo, servizio completo. Mi stesi accanto a lui, su un fianco. Presi un fazzoletto di carta dalla mia pochette e glielo passai. Non credevo che gli sarebbe piaciuto venire pulito da me, e infatti mi sorrise, prese il fazzoletto e fece da solo. Buttò il fazzolettino sporco per terra e si voltò verso di me. «Sei brava da morire» mormorò, sfiorandomi un fianco. Sorrisi. «Grazie» dissi, semplicemente. «Ma, se posso permettermi, dovresti fare più attenzione a quello che lecchi». «Lo so» disse lui, con una guancia sprofondata nel cuscino. «Ho dato per scontato che fossi il massimo della salute. Non è così?». «È così» confermai. «Per questo ti ho lasciato continuare. Era piacevole». «Immagino che sia anche questo a renderti così brava. Il fatto che per te sia piacevole. Non sono molto esperto... sarebbe maleducato lasciarti una mancia?». Risi, accarezzandogli una spalla. «Le mance non sono mai maleducate. Non sono nemmeno strettamente necessarie, però». Lo osservai. Aveva un’espressione rilassata e un po’ triste, così finalmente ci arrivai: aveva perso qualcuno. Sua moglie, probabilmente, oppure la sua amante. La donna che amava, in ogni caso. Il mio lavoro è così: scopri i dettagli più personali delle persone, che tu lo voglia o meno. Poi, di solito, fai finta di niente. «Che cosa preferisci, ora?» gli chiesi, morbida. Lui inarcò un sopracciglio. «In che senso?». «Posso fermarmi o posso andarmene. Posso tenerti sveglio fino a domattina, se è quello che desideri». Miridian scosse appena la testa. «No, non credo di potermi ripetere, in ogni caso. E poi vorrai tornartene a casa, no?». Risi. «Non ho una preferenza. Entrambe le opzioni hanno dei risvolti positivi». «Sì?». «Se torno a casa dormirò nel mio letto. Non c’è un letto come il proprio, per dormire. Se resto qua ti guarderò addormentarti e domattina faremo colazione insieme. Non sono il tipo che sgattaiola via alle prime luci dell’alba». Lui sorrise. «No, decisamente. Sei la...» «...Professionista? Escort? Prostituta?» risi di nuovo io. «Sei la professionista più presentabile che io abbia mai visto. Infatti credevo che fossi la ragazza di Richard. No, se per te è lo stesso preferirei stare da solo, stanotte. Non perché non ti ritenga presentabile, come ho detto. Se fosse ancora viva, ti presenterei a mia madre. Vorrei proprio restare solo e deprimermi un po’». Lo baciai sul lato della fronte, dove una vena traspariva lievemente al di sotto della pelle. «Tutti hanno diritto di deprimersi un po’. Uso il bagno e scompaio». Lui me lo indicò e mi disse dove prendere un asciugamano pulito. Quando tornai in camera da letto, lo trovai in piedi, con i pantaloni di un pigiama addosso e il telefono in mano. «Ti sto chiamando un taxi» spiegò. «Grazie» dissi io. Mi rivestii senza eccessiva fretta. Lo sentii che dava il suo indirizzo e il suo numero di abbonamento. Posò il cellulare e prese il portafogli. Ne sfilò due banconote da cento sterline e me le porse. Le presi con un sorriso. «Questa è una signora mancia» commentai, allegra. «Questa è stata una signora scopata» replicò lui. Fece un gesto vago. «Grazie, Eve. Davvero. Sei un’ottima pubblicità per la categoria». Sgranai gli occhi. «Una si distrae un attimo, e subito iniziano a pensare alla concorrenza». Miridian rise. «Hai ragione, è stata una gaffe imperdonabile. Sei un’ottima pubblicità per te stessa. Se non ti richiamerò sarà soltanto perché... il mio umore va un po’ su e giù, diciamo. Più che altro giù». Gli accarezzai i capelli e lo baciai su una guancia. «Okay» gli dissi. «Vorrei dirti che passerà, ma non lo direi con cognizione di causa. Ti serve un altro tipo di professionista, per quello». Lui sorrise. «Ne ho già uno». «Quindi, vedi... sei coperto su tutti i fronti». Lo osservai attentamente, presa da un pensiero improvviso. «E non ammazzarti, stanotte» aggiunsi. Lui mi guardò, serio e forse leggermente scocciato. «Non mi ammazzo» disse. «E tu sei un po’ troppo acuta, davvero. Stai attenta a non farti ammazzare». Risi e lo salutai con la mano, prendendo la mia pochette. «Prostituta morta nell’East End» risi, mentre me ne andavo. «Non sarebbe una vera novità».
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