Capitolo XXXVIIINazareth di Galilea Il raglio disperato del somaro ruppe di nuovo la quiete di quella bella mattinata autunnale. «Poverino, lo senti? È Eleazar, l’asino di safta Sarah. Sta male…» Yeshua guardò Yochanan con l’espressione preoccupata. Aveva parlato a bassa voce, per non farsi sentire dal giovane rabbi Heli che, in quel momento, stava spiegando loro un brano della Torah nella beit ha safer di Nazareth, la piccola scuola dove i bambini del paese imparavano a scrivere e a leggere i rotoli delle Scritture. Ma quella precauzione non gli bastò a evitare una robusta lavata di capo dal maestro: «Oggi sei distratto Yeshua ben Yosef. Mi piacerebbe sapere che cosa c’è di tanto importante da disturbare la mia lezione…». La sgridata sarebbe potuta terminare con una punizione: solitamen

