3
Nash
L’indirizzo mi porta a una piccola casa a Temecula. Accosto ed esito un momento. Emozione? O gli ultimi stadi della follia?
Venire qui è stato un errore. Lo capisco non appena metto piede sulla piccola veranda e il suo odore mi colpisce. L’oscurità si stringe attorno ai margini del mio campo visivo, cercando di avvilupparmi.
Le guardie le puntano addosso le pistole. Il mio leone sale in superficie, arrabbiato. È passato tantissimo tempo dall’ultima volta che ha ucciso. Ma quando la femmina nuda viene spinta avanti, la prendo al volo. Le mie braccia si chiudono attorno al suo corpo morbido, e la tiro a me. È alta, la testa mi arriva subito sotto al mento. I capelli scuri e morbidi mi accarezzano il viso. Il profumo di cannella mi colpisce ancora, tanto che ne sento il sapore.
“Un’altra. Tutta tua, Nash.” La voce della guardia è dura, il tono sarcastico. Vedono quello che faccio con le femmine che mi portano. Ci sono delle videocamere agli angoli della stanza. Guardano. So cosa faranno se mi rifiuto: faranno del male alla femmina. Hanno imparato che non me ne frega un cazzo di quello che fanno a me, ma non posso sopportare di stare a guardare mentre torturano qualcun altro come risultato delle mie scelte.
Per qualche motivo, questo mi scatena dentro un ulteriore slancio di furia protettiva. Stringo le braccia attorno a lei. La sento irrigidirsi.
“Sai cosa devi fare. Mettiti al lavoro. Altrimenti…” La minaccia resta sospesa nell’aria. Vorrei farli a pezzi con i denti. La porta gratta contro il pavimento quando escono e se la chiudono alle spalle.
Non mi voglio muovere. Potrei tenerla così per tutta la notte, senza voler fare altro. Ma c’è anche del desiderio, ribolle sotto la superficie, il primo accenno di calore dopo un lungo inverno. Con le altre ho dovuto concentrarmi per farmelo diventare duro a sufficienza da potermi accoppiare. Ho passato un sacco di tempo con i preliminari, per assicurarmi che fossero pronte e per assumere io stesso la giusta predisposizione mentale. Farò la stessa cosa anche con questa, ma non sarà per me. Il mio leone è già in fibrillazione per lei.
La donna mi guarda torvo, come se fossi il nemico. Percepisco rabbia in lei, crescente, simile alla mia. Frustrazione. Uno spirito impavido. Coraggioso. Nuda e indifesa, ma non spaventata.
Dato che sono arrabbiato per lei, dato che sono furioso al pensiero che una leonessa così bella e fresca sia costretta a subire quest’orribile situazione, ringhio.
Lei fa un salto indietro, staccandosi da me.
Allungo subito le braccia verso di lei. “Non voglio farti del male,” le assicuro. Il mio leone ha bisogno di calmarla. È un istinto primordiale, come la necessità di mangiare o uccidere. Cerco di scacciare il bisogno che mi sta crescendo nel basso ventre.
“Cosa dovresti fare?” mi chiede. La diffidenza nella sua espressione mi dice che lo sa già. Lo sa anche il suo corpo. I suoi capezzoli scuri sono turgidi, duri e a punta.
Riempiendomi i polmoni del suo delizioso profumo, piego il suo volto verso di me. “Come ti chiami?”
“Denali,” sussurro. Dentro di me, il leone aspetta, paziente nella sua caccia. Seguo il profumo di cannella nell’aria, vicino alla zanzariera.
E la vedo. Gambe lunghe e snelle, pelle scura, impeccabile. È scalza vicino al banco della cucina, il peso su una gamba, il sedere spostato di lato, avvolto in un paio di shorts corti. Il collo elegante si piega mentre osserva con attenzione ciò che sta facendo.
Incapace di trattenermi, spingo la porta ed entro in silenzio. Sono di nuovo nella giungla, un soldato, un predatore che segue la sua preda.
Ruota leggermente la testa.
Le mie labbra si muovono per formare il suo nome.
I suoi occhi color cioccolato si accendono di una sfumatura grigio-blu. “Nash?” chiede con voce strozzata.
Le vado incontro. Lei arretra.
“Va tutto bene, Denali.” Mi fermo e alzo le mani. “Non sono qui per farti del male.” È la verità, anche se il mio leone è un folle figlio di puttana.
Un fremito la pervade. Una volta, due volte, e l’odore pungente si alza tra noi.
Mia, ringhia il mio leone. La mia compagna.
“Denali, io…” La mia voce si spezza, ma è troppo tardi. Lei ruota su se stessa e corre fuori dalla porta sul retro.