Winston smise di leggere, soprattutto per poter meglio rendersi conto del fatto che stava leggen do, comodamente e al sicuro. Era solo: nessun teleschermo, nessun orecchio al buco della serratura, nessun impulso di guardarsi alle spalle ovvero di coprire la pagina con la mano. La dolce aria estiva gli carezzava le gote. Da qualche luogo lontano venivano deboli grida di bambini: nella stanza non c'era altro suono all'infuori della voce dell'orologio. Si accomodò meglio nella poltrona e appoggiò i piedi alla sbarra di ferro dinanzi al caminetto. Era la felicità, era l'eternità. Poi, tutt'a un tratto come si fa talvolta con un libro che sappiamo di dover leggere e rileggere più volte, Winston aprì quello che aveva sulle ginocchia a una pagina diversa, e cominciò a leggere: CAPITOLO III LA G

