MERCOLEDÌ, ORE 12:20Sono così gasato che mi comporto come non capita spesso, e comunque solo in caso di estrema urgenza. Ho messo il lampeggiante sul tetto e attivato la sirena. Impreco, sudo, batto le mani sul volante. Gesticolo. Brucio anche un paio di rossi. Costringo a inchiodare le macchine che m’incrociano, i pedoni a non azzardarsi ad attraversare, i passanti a fermarsi per capire che cosa stia succedendo. Impiego pochi minuti a dirigermi dalla periferia est a quella ovest di Monza. In viale Fulvio Testi c’è un semaforo ogni cinquecento metri, in un modo o nell’altro riesco a non fermarmi mai. Piombo in ufficio manco fossi inseguito da una muta di dobermann. «Leardo! Da me, subito.» Mi tolgo la giacca e la getto sull’attaccapanni. Prendo il foglio nella tasca interna e lo tiro

