XVI. Oltre l’oscuritàLa monotonia mortale della sua prigionia si trascinò a lungo. Faceva esercizio, mangiava, dormiva. Non sapeva mai come il cibo veniva portato nella sua cella, né quando, e dopo un po’ cessò di preoccuparsene. I serpenti venivano di solito mentre dormiva, ma da quella prima esperienza non lo riempivano più di orrore. E dopo una dozzina di ripetizioni della loro visita, non solo cessarono di infastidirlo, ma arrivò ad aspettare con ansia il loro arrivo come una pausa nella mortale monotonia della sua solitudine. Scoprì che accarezzandoli e parlando loro con toni bassi poteva calmare il loro irrequieto contorcersi. E dopo ripetute visite fu sicuro che uno di loro era diventato quasi un animale domestico. Naturalmente nell’oscurità non poteva distinguere un serpente dall’

