VIIISu un libriccino segnavo le date maggiori dell’esistenza fragile e preziosa della quale vivevo e che respiravo come se fosse stata la sola aria per me vitale. Quegli appunti, insieme a qualche notazione rapida del primo destarsi dell’intelligenza nel bimbo e delle impressioni varie che ne risentivo, sono il mio esordio di scrittrice. Rivedo il corpicino di mio figlio ignudo nel bagno, sorretto dalle mie mani trepide: bello, di una bellezza perfetta che consideravo senza orgoglio, con timore, immaginando possibili deformazioni, chiedendomi se avrei amato quella creatura quando avesse recato qualche marchio d’infelicità, e dicendomi che le avrei fatta bella la vita in qualsiasi condizione. Rivedo lo sguardo di lui, inesprimibile: uno sguardo luminoso come un lembo di cielo azzurro; e la

