Vi consiglio di ascoltare Rewrite The Stars mentre leggete, ho scritto ispirandomi ad essa.
Sono qui, davanti alla porta di casa sua, di nuovo e per l'ultima volta.
Cerco di capire se sto sbagliando mentre guardo il suo nome inciso sul campanello. Mi ricordo la prima volta che sono venuta a dormire qui, la prima volta che abbiamo fatto l'amore, la prima volta che ci siamo svegliati vicini, la prima volta sono rimasta per un'intera settimana e mi sono ritrovata a riordinare tutto il suo armadio, la prima volta che l'ho aspettato davanti alla porta sperando che tornasse il prima possibile. Avevamo iniziato a convivere e non ce ne siamo accorti, e quando l'abbiamo fatto, non è cambiato nulla. Ma due settimane fa ho ricevuto una lettera di ammissione ad Oxford. Non sono riuscita a dirglielo, non sono riuscita ad ammettere che doveva finire e alla fine l'ha scoperto da solo, trovando la lettera sul mio comodino. Quello giorno me me sono andata e adesso eccomi qui, di nuovo.
Decido che ne ho abbastanza di pensare e busso tre volte sulla porta in legno.
Non ci vuole molto prima che si apra, mostrandomi l'uomo che ho sempre amato e credo amerò sempre.
"Ciao." spezza il silenzio e mi fa un sorriso, ma i suoi occhi azzurri non sono così luminosi, non come lo erano prima.
"Ciao Zac." tento di sorridere anch'io, per evitare di piangere.
"Come mai sei qui?" mi chiede facendomi entrare. Varco la soglia della porta e mi tolgo il cappotto poggiandolo sul divano bordeaux insieme alla borsa.
"Parto domani mattina." cerco di dare al mio tono un po' di sicurezza, ma la mia voce quasi si rifiuta ed esce tremolante. "Volevo vederti prima di andare." continuo, ma la sua espressione è indecifrabile.
"Sei venuta qui, per dirmi, anzi ricordarmi, che te ne vai dall'altra parte del mondo e per salutarmi?" il suo tono di voce si alza e d'istinto arretro di un passo.
"Zac, ne abbiamo già parlato, sai che devo andare, ho bisogno di farlo."
"Non ho mai detto che non devi partire per me. Ti ho pregato, supplicato, di portarmi con te, ma, tu mi hai lasciato e adesso pretendi che io accetti il tuo cordiale addio?"
"La tua vita è qui, non puoi stravolgere la tua carriera, abbandonare la tua famiglia, lasciare la tua casa."
"Stava a me deciderlo, e sai che sceglierei te, seguirei te, fino alla luna se necessario."
"Lo so è per questo che non posso permetterlo. Sono venuta qui, per cercare di lasciarti andare, per guardarti negli occhi un'ultima volta, ma non ce la faccio." una lacrima riga il mio volto.
"Ho sbagliato, non dovevo farmi più vedere, me ne vado." afferrò il giaccone e esco dalla porta velocemente senza guardarmi dietro.
Ha iniziato a piovere e non ho un ombrello, non ho più la persona più importante della mia vita con me, non ho niente. Guardo in alto verso il cielo e scoppio in un pianto liberatorio. È tutto sbagliato, tutto ingiusto, tutto complicato.
"Non ti permetterò di compromettere il nostro destino." la sua voce mi fa voltare. Lo vedo, non indossa un giaccone, il maglione nero che indossa è zuppo come il resto del suo corpo, i capelli gli ricadono leggermente sulla fronte. È bello da far male e non sono mai riuscita a non restare ferita.
"Prendermi per uno sciocco, un pazzo o quello che vuoi; ma io ci credo a queste cose, io credo al destino, credo ai sogni. E lo sai a cosa credo? Credo al fatto che tu faccia parte del mio destino, dei miei sogni. Tu sei il mio fottutissimo sogno. Tu appartieni a me e io a te. Non ti farò andar via senza di me."
Rimango senza fiato alla sua confessione, davanti a quel tono arrabbiato, disperato, sofferente e non posso fare a meno di arrendermi, perché è lui, lui è mio destino.
Mi sembra di riemergere dall'acqua e di respirare finalmente.
Corro verso di lui.
"Se mai avrò di nuovo in mente di separarmi da te, usa di nuovo questa tua bellissima testardaggine e non lasciarmi mai andare."
"Te lo prometto."
Finalmente mi bacia. Mi bacia e non sento più il rumore della pioggia; mi bacia e non sento più la sensazione di affogare; mi bacia e finalmente so che posso andare ovunque finché ho lui con me.