Capitolo 2
Chandler
Mia cugina si sposa.
Non è solo mia cugina, ma la mia cugina preferita, e sono felicissima per lei.
Non è facile far parte dell’illustre famiglia Westbrooke; si sta sempre sotto i riflettori, sempre in mostra, e bisogna sempre sapersi comportare. È il motivo per cui ho imparato a sorridere. Dire tutte le cose giuste, fare tutte le cose che mi hanno educato a fare.
Obbediente. Aggraziata. Di classe.
Tranquilla. Timida.
Sono solo alcune delle parole usate per descrivermi. Parole che ho finito per odiare, anche se nessuna di loro è brutta.
Brillante, furba, indipendente, simpatica: sono quelle le parole con cui preferirei essere definita.
Intelligente. Piena di risorse. Creativa. Capace.
Hollis gestisce il suo essere una Westbrooke in modo fantastico. Ha qualche anno più di me, e ho sempre ammirato la sua indipendenza. La sua forza. Il suo carattere spensierato, l’intraprendenza e la volontà di fare le cose a modo suo.
Dunque, anche io ho pianificato il mio destino.
Anzitutto, ho fatto un giro in Europa dopo il master, e non per sfuggire a un compito o per mancanza di etica del lavoro; l’ho fatto per scappare dall’influenza soffocante della mia famiglia, dalla pressione e dalle aspettative con cui mi hanno incalzato per tutti gli anni di studio.
Preferisco essere come Hollis piuttosto che come suo fratello e sua sorella, Lucien e Fiona.
Sì, lavorerò allo stadio una volta che mi sarò trasferita nella nuova casa, ma lo farò alle mie condizioni: con un contratto che io ho negoziato, e fin quando ne avrò voglia.
Si vive una volta sola e, adesso che sono un’adulta, intendo vivere per me.
Certo, il viaggio verso l’indipendenza mi ha preso più tempo rispetto a mia cugina, che ha detto no a tutto quello che la famiglia le ha offerto dalla fine del liceo in poi, ma ci sto arrivando.
Lentamente ma senza alcun dubbio, sto diventando me stessa, libera dalla mia gabbia dorata.
Gli occhi passano da Fiona a Hollis, che degustano vino mentre prosegue la presentazione di giocattoli erotici organizzata dalla sua migliore amica Madison. Hollis ha una fascia bianca con scritto “sposa” che le cade sul petto, indossa una tuta bianca a maniche lunghe, una parrucca bianca con un caschetto civettuolo e una tiara.
Noi altre? Tutte in rosa.
Vestiti rosa, parrucche rosa, fasce rosa.
È il classico abbigliamento da addio al nubilato, tra l’elegante e il volgare... festoso e stranamente appropriato.
Per citare la sposa: di rosa abbigliata, da un ragazzo notata.
Mi sento civettuola e carina con le mie zeppe e il vestitino rosa cipria adatto a temperature più calde. Mi sento sexy per la prima volta da chissà quanto, ma ho seri dubbi che un ragazzo mi noterà stasera.
Do alla mia parrucca rosa da Barbie una smossa. Nonostante la mise giocosa, la mia indole grida ancora “brava ragazza”.
Al centro della stanza c’è la padrona di casa, una venditrice estroversa di nome Ginger, con un vibratore in una mano e un calice di champagne nell’altra. È chiassosa, orgogliosa e nemmeno un po’ imbarazzata.
«... Stimola quelle di voi che non riescono a venire con la penetrazione, una percentuale molto alta di donne» sta dicendo, e le mie sopracciglia si sollevano. «Una curiosità: gli orgasmi migliorano con l’età, quindi se qualcuna di voi signore è vicina ai quarant’anni, ricordate che i vostri anni migliori non sono ancora venuti.» Ride. «Venuti. L’avete capita?»
Ginger passa il vibratore a Madison, che gli dà un’occhiata prima di passarlo a un’altra damigella. La bionda preme il pulsante e lo guarda prendere vita, vibrando nella sua mano e facendo ridere tutte.
«Quel modello usa una presa usb per la carica ed è molto più silenzioso di quelli che vanno a batterie.»
Innovativo, pare.
In realtà non ho mai posseduto né tenuto in mano un vibratore: saprei cosa farci se ne ordinassi uno stasera?
Ginger continua, mostrando un altro prodotto a forma di pene, rosa trasparente. Simile ma più piccolo. «Questo bel bocconcino si chiama La Sveltina, e tutte ne riceveranno uno nella loro busta regalo stasera, offerto dalla damigella d’onore.»
Le ragazze in stanza fischiano e gridano.
Io arrossisco.
Madison solleva spensierata una mano salutando come una regina, mentre si sistema la parrucca rosa e una corona invisibile. «Basta, basta, siete troppo gentili. No, no, i vostri elogi non sono necessari, la gratitudine è abbastanza. Vi prego, basta con gli applausi.» Fa un inchino drammatico. «Andate e godete, e ricordatemi con affetto.»
Qualcuno dal fondo della stanza fischia tra i denti.
Ginger si schiarisce la gola. «Adesso vi presenterò i giocattoli per coppie.» Solleva un oggetto blu a forma di goccia con un buco al centro. «Questo è il nostro nuovo anello per peni, lo Zing Ring...»
Mi distraggo: visto che non sono la metà di una coppia, non ho alcun bisogno di un s*x toy per coppie.
Non realizzo di essermi estraniata finché Madison, la migliore amica di Hollis, non mi avvolge un braccio intorno alle spalle e mi sospinge verso il bar.
«Sembri silenziosa. Va tutto bene?»
Arrossisco, non voglio fare la guastafeste o la santarellina o la deprimente della festa. «Davvero? Scusa, ho avuto una lunga giornata» spiego, un po’ imbarazzata. «Devo trasferirmi nella nuova casa questo weekend, oltre a partecipare al matrimonio e a tutto ciò che lo precede.»
Madison mi abbraccia. «Devi essere distrutta! Ma sono felice che tu sia venuta. Non ti vedevo da una vita.»
Già, è vero. Durante gli anni del master sulla costa est, Madison e Hollis sono volate a trovarmi qualche volta; è stato fantastico, siamo uscite per fare shopping, poi cenato e bevuto divertendoci un mondo. Non è che non sappia godermi una festa o la compagnia degli amici; è solo che... diamine, sono così stanca.
«Ti serve aiuto? Per il trasloco, intendo.»
«No, penso di avere tutto sotto controllo. O, meglio, ce l’ha Hollis.» Rido. «Ha parlato di un pick-up per portar via le cose dal magazzino fino a casa. Poi bisognerà trasportarle al secondo piano.» Faccio una smorfia.
Madison mi imita, tirando fuori la lingua. «Il secondo piano è un male, ma ti poteva andare peggio. Io sto al quarto piano di un palazzo di ottant’anni, e l’ascensore non funziona mai. È terribile, non potrò mai trasferirmi.» Beve un sorso del suo bicchiere di vino e guarda Ginger. «Il pick-up di chi è?»
«Uhm... credo se ne occupi Trace.»
Madison piega il capo. «Non credo abbia un pick-up, forse se lo farà prestare. Fra tutti quegli amici muscolosi, qualcuno lo avrà di certo. Magari suo fratello.»
Suo fratello. Track o Trevor, o un altro nome che non ricordo. L’uomo che vedrò al matrimonio e che, secondo voci di corridoio, hanno dovuto minacciare per farlo partecipare.
Non molto gentile. Grandioso.
Ho sentito che è un gran bel ragazzo, ma anche un po’ stronzo.
Buzz, lo sposo, l’adora.
Secondo Hollis, si tratta di culto dell’eroe, anche se Buzz non lo ammetterebbe mai. Né a lei, né a nessun altro. Adora suo fratello maggiore, così mi è stato detto. Se suo fratello va dai suoi genitori, Buzz va dai suoi genitori. Se suo fratello va in vacanza, Buzz si unisce. Quando suo fratello si è trasferito più vicino a Chicago, Buzz si è trasferito più vicino a Chicago.
Bisticciano come matti. Litigano in pubblico. Piagnucolano e si lamentano l’uno dell’altro, ma quello è l’amore fraterno che mi aspetto da due atleti professionisti appartenenti alla stessa famiglia. È quello che li rende grandiosi nel loro lavoro, penso.
«Hai bisogno d’aiuto?» La voce di Madison interrompe le mie riflessioni.
«Ti stai offrendo volontaria per trasportare scatoloni su per le scale?» È pazza? Odio i traslochi e dubito che mi ci sottoporrei se potessi evitarlo.
«Be’, potrei portare caffè e ciambelle e pizza per pranzo. Snack e simili.» La parrucca rosa le finisce in bocca, incollata alle labbra lucide, e lei sputacchia. «Muovere scatoloni? No, non fa per me. Servizio catering? Sì.»
Casa mia potrebbe essere troppo piccola per quello. «Tranquilla, ce la caveremo. E poi il magazzino da svuotare non è enorme, è più un garage monoposto.»
Madison si rilassa in maniera visibile. «Menomale, perché faccio schifo con i traslochi. È probabile che farei solo danni.» I suoi occhi vagano fino a un tavolo vicino; poi si piega, afferra una borsa di tela dal manico e la tira nella nostra direzione. Ci sbircia dentro, lo sguardo le si illumina mentre fruga al suo interno tirandone fuori una scatola rettangolare. «Usa questo stasera e ciao ciao stress. Garantito.»
È La Sveltina, in un pacchetto discreto ma comunque distinguibile.
La migliore amica di Hollis piega il capo. «Hai mai usato un vibratore, prima?»
Non posso mentire. Faccio spallucce quando le parole mi sfuggono. Insomma, andiamo, ho ventiquattro anni, ma...
«Non hai mai...?» Madison agita la scatola vicino alla mia faccia. Diamine!
«Non è un crimine.»
«No, ma lo si dovrebbe considerare tale.» I suoi occhi vagano sul mio viso, dalle guance rosse ai capelli rosa. Le bretelle di pizzo del mio vestito cipria, l’arrossamento cutaneo che si diffonde sul petto per l’agitazione. «Allora... mai?»
Faccio di nuovo spallucce. «Ero troppo impegnata con gli studi per preoccuparmi del sesso.»
«Non si tratta di sesso, si tratta di prendersi cura di sé. Un orgasmo può davvero allentare la tensione dopo una lunga giornata. E poi, aggiunge anni di vita. L’ho letto, una volta.»
Forse. Ma comunque... non mi è mai passato per la mente. Non ho mai avuto una relazione, e questo ha piazzato gli orgasmi molto giù nella mia lista di priorità. Molto, molto giù. Tipo... alla fine, su un diverso foglio di carta. Una scritta con inchiostro invisibile.
«Non per sapere i fatti tuoi, ma...» Si avvicina. «Chandler, hai mai...?»
Alzo gli occhi al cielo. Se sta cercando di scoprire se sono vergine, dovrà chiedermelo in modo diretto, perché non glielo renderò facile. Non sono affari suoi, e non ho deciso se voglio che diventino tali.
«Sai cosa? Non rispondere. Non è affar mio. Ma fatti un favore e tira fuori questo dalla scatola, quando torni a casa. Mettiti comoda e... non pensarci troppo.» Mi dà un colpetto sulla spalla, le dita stringono.
Vengo salvata dalla conversazione da mia cugina. Nel suo completo carino tutto bianco, ride nascosta dietro i guanti di pizzo senza dita, stile Madonna nel 1989. È sicuramente brilla.
«A voialtre dispiace se ci incontriamo con i ragazzi?»
Voialtre? Usa il gergo del Sud, adesso?
«Dove?» chiede Madison, un luccichio negli occhi affamati di uomini. Da quando la conosco, Madison non ha mai avuto un ragazzo, ma è costantemente a caccia. Non in senso cattivo; è solo che fatica a trovare un uomo normale e decente che si innamori di lei.
«I ragazzi sono...» Hollis deve controllare il telefono. «Al tiro con l’ascia.»
Tiro con l’ascia? Che significa? Stanno proprio lanciando asce?
«Staranno lì tutta la notte?»
Il naso di Hollis quasi si infila nel telefono, le dita digitano furiose. «Per la prossima ora, circa. Vi dispiace farci un salto? O sembrerà strano?»
«Secondo me non è strano che tu voglia vedere il tuo fidanzato: hai una cotta per lui, dopo tutto» la provoco, solo per vederla arrossire. Ed è vero, ha un’enorme cotta per il suo futuro marito, in parte perché non si conoscono da tantissimo. Sono solo settimane.
Non mesi, non anni.
Ma, alla fine, quando lo sai lo sai.
«Abbiamo una prenotazione al Pucker, ma posso sempre cancellarla, nessun problema.» Madison sta già aprendo l’app del bar.
Il Pucker è un bar di drag queen, dove avremmo dovuto passare il resto della serata. È famoso per l’enorme lampadario al centro della sala, diversi palchi e per fornire un mondo di divertimento nelle feste di addio al nubilato.
Madison, da straordinaria organizzatrice qual è, inizia a riunire la truppa ora che Ginger ha finito il suo discorso sui s*x toys. L’energia di tutte sembra aumentata al pensiero di passare il resto della sera con uomini virili e muscolosi.
Lo stomaco mi si contorce e ci poso sopra una mano, i miei nervi ballano.