La professoressa Scannacavallo Sonora e crudele come un alveare, la scuola rimbombava di ciarle. Il professore di Epicureismo prendeva posto in cattedra facendo vacillare la seggiola a causa del grande peso, sbuffava dal nasone e diceva cose così: «Il cervello è un’ovaia di cellule confederate in gruppi di moti nei quali s’accoglie una vita più vera che in quei gruppi d’atomi costellati nelle profondità nebulose dello spazio». Ogni tanto si guardava intorno come se cercasse un orizzonte lontano, sfoderava il suo grugno selvatico, si lisciava il barbone unto di gorgonzola e riprendeva: «Nessuna virtù dei demiurghi uranici predispone i moti ad un fine voluto, ma è l’esperienza dei moti stessi che ingenera i gruppi chimici, biologici, storici, attraverso i disastri ineffabilmente lunghi de

