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– Una festa! Ecco cosa si farà. Daremo una grande festa in onore del sindaco e inviteremo tutti. – Maria Teresa si raddrizzò sulla poltrona dove sino a poco prima pareva assopita. – Tutti quelli che contano, s’intende, – aggiunse compiaciuta. – Il sindaco sarà rieletto e ti sarà grato.
Da sotto gli occhiali Pietro Santi lanciò un’occhiata alla moglie. Non gli piaceva essere interrotto durante la lettura del giornale e lei lo sapeva.
– Bastasse così poco per l’elezione di un sindaco – borbottò.
Maria Teresa era riuscita a distrarlo e riprese imperterrita.
– Sarebbe rieletto lo stesso perché è il migliore, ma una festa con un magnifico banchetto aiuterà. Tutta la gente che conosciamo adora mangiare, più ancora che fare all’amore, sarà perché la maggior parte di loro segue una dieta... Dagli una scusa per trasgredire e ti vorranno bene.
In mezzo alla stanza lei rideva e lo guardava. Forse sua moglie voleva provocarlo. Bella donna, ma pericolosa, quando si entusiasmava per un progetto diventava un fiume in piena e ad essere trascinato toccava a lui. Posò con riluttanza il quotidiano sulle ginocchia.
– Maria Teresa, te la senti davvero di organizzare una cosa così impegnativa? Non sarebbe meglio una cenetta con quattro amici?
Aveva detto la cosa sbagliata. Sua moglie se la sentiva... Organizzare era il suo forte, organizzare la sua vita, una vera missione. Santi doveva ammetterlo, Maria Teresa era una donna ambiziosa, per lui... soprattutto. L’obiezione comunque non era stata presa in considerazione, forse non l’aveva neppure sentita.
– Dunque vediamo: il sindaco e sua moglie, il prefetto, che è vedovo e potrebbe piacere a una delle mie amiche: Susanna ad esempio ne avrebbe tanto bisogno. Qualche assessore, per quelli vedrai tu, pochi comunque, i più importanti. Qualche politico dell’opposizione, anche quelli con il contagocce. Ma tu non mi ascolti!
Santi tornò a posare il giornale sulle ginocchia. Non era ancora riuscito a capire se quel fallo sul portiere c’era davvero o se fosse stata un’invenzione dell’arbitro.
– Qualcuno dell’alta finanza – continuò Maria Teresa lanciandogli un’occhiata di rimprovero. – Ma assolutamente non voglio solo persone legate alla politica e agli affari. A star tra di loro si annoierebbero; sono così tristi, e quasi tutti poco interessanti. Ci vuole qualcuno che spezzi, che faccia da richiamo. Una persona famosa, mi intendi?
Il marito sembrava sul punto di obiettare qualcosa, ma lei non gliene diede il tempo.
– Prima, sul divano, quando ero concentrata, ho avuto un’ispirazione. Indovina a chi ho pensato?
Santi allungò la mano verso il portasigarette sul tavolo di fronte a lui, sollevò il coperchio e guardò con desiderio le sigarette diligentemente allineate. Richiuse il coperchio. Non erano per lui e neppure per gli ospiti. La bella scatola d’argento massiccio stava bene su quel tavolino, conteneva delle sigarette perché era un portasigarette, tutto lì. Maria Teresa non avrebbe permesso a nessuno di servirsene. In casa e in generale in sua presenza era vietato fumare.
– La Calò! – esclamò Maria Teresa, scrutando il viso del marito per capire l’effetto che gli faceva la sua trovata.
– La cantante d’opera?
– Sì, Flora Calò.
– Come puoi pensare di invitarla se non la conosciamo?
– Noi no, ma la conosce, e bene, Marcella; quando canta a Genova la Calò è ospite fissa a casa sua e tra un mese canterà al Carlo Felice, avrò tutto il tempo di lavorarmi Marcella. Anzi sai cosa ti dico? La festa la facciamo dare a Marcella, la casa è più adatta, è enorme ed è un sogno. Naturalmente organizzerò tutto io. – Maria Teresa seduta accanto al marito si chinò verso di lui. – Marcella mi deve un favore, grosso, sai? Poi un giorno ti racconto... Non potrà rifiutarsi, la ricatterò un pochino e lei ricatterà la cantante. Visto che la ospita...
Come le verranno certe idee... pensò Santi stupito. Organizzare una festa in casa d’altri... Ma già, se ha deciso, chi la ferma più? Respirò il profumo delizioso della moglie, così femminile, appena un po’ insistito, le gambe erano di nuovo accavallate, la gonna sopra il ginocchio.
– Non dovrebbe essere impossibile – rifletté Maria Teresa.
– Difficile sì, perché ho letto sui giornali che come tutte le dive, la Calò è piuttosto difficile. Vedremo.
Santi sentiva caldo, l’occhio risalì alla scollatura della moglie. Non profonda, ma la camicetta era leggermente sbottonata, e le dita di una mano di lei giocherellavano con un bottone ancora allacciato.
– E poi, inviteremo Alessandro Pace, so che in questo periodo è a Genova. Anche lui è famoso e tutto ciò che è giallo, nella letteratura e nella cronaca, è di moda. Quindi un investigatore famoso è il massimo.
Forse ha caldo anche lei e lo slaccia, pensò Santi cambiando posizione.
– Dopo che Marcella avrà dato la sua approvazione e tutto sarà deciso, lo chiamerai tu e non oserà rifiutare, sa che potresti dargli del filo da torcere alla prima occasione. Naturalmente gli dirai che ci sarà la Calò, lui ama l’opera.
Le dita di Maria Teresa salirono ai bottoni superiori, che in un battibaleno rientrarono nelle asole.
Perché mi capita così spesso quando è meno opportuno! sospirò tra sé Santi.
Maria Teresa fece dondolare la gamba accavallata.
– E poi inviteremo Luca Gorini.
– Chi è? – chiese Santi e la voce gli uscì rauca.
Lei rise rovesciando la gola.
– Tutti se lo chiedono e vorrebbero invitarlo, esibirlo. È l’uomo del giorno, fa notizia.
– Va bene, ma perché?
– Questo si sa, – disse Maria Teresa, – perché è ricchissimo, è scapolo e sta trattando in segreto l’acquisto di villa Altachiara a Portofino. Sai la villa maledetta dove la contessa Agusta è precipitata dalla scogliera. Quel Luca Gorini è anche coraggioso, non ti pare?
Le belle mani curate di Santi si contrassero. Ecco la ragione della festa! pensò, subito irritato. Una gran festa per un qualsiasi bellimbusto. Gli erano passate le fantasie.
Maria Teresa, sempre dondolando una gamba, lasciò cadere il sandalo col tacco e col piede nudo diede un colpetto a una gamba del marito.
– Sei tu, caro Pietro, che dovresti sapermi dire qualcosa di più sul personaggio, non ti pare? Sei tu il commissario di polizia, e invece niente.
– Com’è? – chiese torvo Santi.
– Alto, robusto, senza pancia, tra i sessantacinque e i settanta, ben portati, appena brizzolato.
Nello sciorinare tutte queste virtù lei usò un tono canzonatorio, ma Santi non se ne accorse.
– Lo hai guardato bene! – disse e pensò che la domenica era bella che rovinata.
Maria Teresa invece si divertiva.
– Non l’ho mai visto. La descrizione è di Marcella e di qualche altra amica.
– Marcella sa tutto di tutti, dovremmo assumerla in polizia – disse Santi con una punta di sarcasmo. Ma intanto, di colpo, la rabbia gli era passata.
– Fareste un affare, è una grande osservatrice e ha una mente lucida e priva di preconcetti quasi come quella di Alessandro Pace. Se posso darti un consiglio, tu dovresti passare meno tempo in commissariato e venire qualche volta ai bridge che organizzo in casa al venerdì. Per ora siamo tutte donne, ma se ti interessa potrei proporre un misto una volta ogni tanto. Ti sorprenderesti di quante cose verresti a sapere stando in casa e frequentando i nostri tavoli da gioco.
Ora guardava con rinnovato interesse i piedini di sua moglie, quello calzato col sandalo a lacci neri col tacco e quello nudo.
– Sai com’è! – Il piede nudo sfiorò di nuovo i suoi pantaloni. – Un uomo, per quanto riservato e rigoroso, con la moglie, si lascia andare, e cosa c’è di più stimolante, per una donna, di propagare notizie assolutamente riservate?
Sbalordito Santi si rese conto che tutti e tre i bottoni della camicetta di Maria Teresa erano slacciati. Non l’aveva visto farlo.
Maria Teresa lasciò cadere anche l’altro sandalo e fu in piedi.
– Ma caro, io parlo e parlo e tu sei stanco. – Si chinò su di lui e gli sfiorò i capelli con la mano profumata. – Hai un aria così sottosopra... vieni andiamo a coricarci, solo un pochino. Farà bene a tutti e due.
Santi si lasciò prendere per mano. Sorrideva e gli occhi gli brillavano. Mentre la seguiva gli venne da pensare che la domenica era ancora lunga.