Bianca - «Il suo primo invito»Mi aveva invitata a uscire, capite? Riondino aveva invitato me a uscire: lui, che potrebbe avere tutte le donne che vuole, che potrebbe «battezzare» a turno ognuna di quelle strafiche che frequentano la piscina, lui aveva chiesto a me di uscire. Cominciavo a pensare che potesse avere qualche problema con le diottrie…
Me lo ha chiesto mentre eravamo in acqua ad allenarci, cogliendomi di sorpresa. E, ad allenamento terminato, abbiamo continuato a parlare in piedi sul bordo vasca, entrambi umidi e gocciolanti. Mi ha detto che fa lo storico dell’arte e che si occupa di compravendita di oggetti antichi, in particolare disegni, di cui va alla ricerca nelle aste nazionali ed europee. Poi mi ha chiesto di me, del mio lavoro; e io mi sono sentita un po’ in difetto nel dirgli che sono soltanto il customer manager di un’azienda che realizza tappezzeria e carte da parati di lusso. Ma il momento peggiore è stato quando mi ha chiesto l’età anagrafica e abbiamo realizzato che io sono cinque anni più grande di lui. Cinque anni; un lustro; praticamente un secolo… Un uomo di trentasette anni è ancora nel pieno della vita; una donna di quarantatré anni ha già scollinato e iniziato ad affrontare la discesa che termina direttamente nella fossa.
Tornata a casa ho raccontato tutto in chat alle mie amiche. C’è stata inizialmente una ola collettiva per l’invito ricevuto, ma, nel momento in cui ho iniziato a manifestare i miei dubbi per la differenza di età, sono iniziate delle filippiche che hanno raggiunto la loro apoteosi nel propormi come esempio di coppia quella di Scamarcio – Golino. Benedette figliuole, ma l’avete presente Valeria Golino? Quella sprizza sensualità e carattere da ogni poro della pelle; non come me, che sono perennemente avvolta da un’aura di insicurezza e normalità. E poi, alla fine, anche loro si sono lasciati.
«Be’, tanto insignificante non devi essere, visto che, oltre ad averti notata, ti ha pure invitata a uscire» ha replicato Milli in chat, quella stessa sera.
Io
«Milli, ma tu hai presente in che condizioni noi donne andiamo in piscina? Niente trucco o messa in piega; in dosso un costume che, se ti va bene, si limita a spezzarti in due la figura; e in testa una cuffia che ti rende più simile a una palla biliardo quando non a una supposta.»
Agata
«Vorrà dire che ha già visto il peggio di te. A questo punto non ti resta che fargli vedere il meglio!»
Fargli vedere il meglio… Non sarà facile… L’appuntamento è fissato per il prossimo lunedì dopo l’allenamento in piscina. Praticamente una tragedia: con quello strazio di asciugacapelli a parete è impossibile farsi un minimo di brushing; inoltre mi dovrò portare dietro tutto il kit di restauro-make up per cercare di coprire il segno che gli occhialini mi lasciano intorno agli occhi e assumere un aspetto presentabile… Lo so già: io sembrerò un panda spettinato e la serata sarà un disastro.
Milli
«Hai guardato se ha un profilo f*******:?»
Io
«Sto giusto controllando adesso mentre sono in chat con voi… Comunque, no, non ce l’ha. Non risulta in nessuna ricerca.»
Agata
«Peccato… Volevo vedere una sua foto.»
Io
«Già. Anche io avrei voluto vedere come è al di fuori della piscina… Dovrò aspettare lunedì… Vabbè… Buonanotte. Ci sentiamo domani.»
Milli
«Sì, a domani. Buonanotte anche a te.»
Agata
«Buonanotte.»
A questo punto credo di dover fare le dovute presentazioni. Camilla, Milli per tutti, e Agata sono le mie amiche di sempre. Ci siamo conosciute il primo giorno di scuola in quarta ginnasio e non ci siamo più lasciate. Anche adesso che la vita ci ha fisicamente separate, facendoci vivere in città diverse, continuiamo a sentirci quotidianamente, soprattutto in chat e, ogni volta che vado a Bologna per lavoro, facciamo in modo di organizzarci per pranzare insieme, o per prendere un aperitivo a fine giornata, prima che l’ultimo Frecciarossa parta per riportarmi a Firenze. A differenza di me, che a quarantatré anni vivo sola e senza figli, le mie amiche hanno entrambe un marito e una famiglia. Milli si era trasferita a Bologna subito dopo la laurea in giurisprudenza per fare pratica in un grosso studio associato che si occupa di diritto commerciale; e lì è rimasta poi a lavorare una volta ottenuti il timbro e la firma. È all’interno dello studio che ha conosciuto suo marito, avvocato anche lui, e più grande di lei di una decina di anni. Fino a che non si è sposata, Milli era solita tornare a casa dai genitori a fine settimana alterni; ma con il matrimonio prima, e la nascita dei figli poi, i suoi ritmi sono cambiati ed è diventato più difficile frequentarsi. Agata, invece, si è ritrovata a vivere a Bologna in modo un po’ forzato: al marito, musicista e insegnante di direzione d’orchestra, è stata assegnata una cattedra presso il Conservatorio di musica e lei, insegnante di lettere, lo ha seguito, chiedendo il trasferimento in una nuova scuola superiore. Io, invece, sono rimasta qui, a Firenze. All’inizio ho sofferto molto l’assenza delle mie amiche: mi sentivo sola e indifesa perché non avevo più nessuno con cui condividere e affrontare il quotidiano della vita. Poi è arrivato il lavoro nell’azienda di tessuti e carte da parati a Prato; le giornate sono diventate dense e piene di impegni, di riunioni, di trasferte all’estero e io ho riorganizzato la mia esistenza su questi nuovi ritmi così serrati. Mi mancano ancora le mie amiche; mi mancano sempre; e un po’ le invidio perché so che loro si vedono spesso: si frequentano con i rispettivi mariti e figli, invitandosi reciprocamente a feste di compleanno, cene, ricorrenze. E quando questo avviene, io mi sento un po’ tagliata fuori… Una volta ho partecipato anche io a una delle tante feste di compleanno: fu, per me, un’esperienza complicata e difficile da gestire. I partecipanti erano tutti bambini con i loro rispettivi genitori; genitori che parlavano di vaccini, di pertosse e morbillo, di compiti scolastici, di attività extrascolastiche: tutti argomenti con i quali io ho la stessa familiarità che ho con la chimica inorganica. Ho ringraziato molto le mie amiche per l’invito e le ho pregate di non rinnovarmelo nel futuro. E siccome le mie amiche sono due donne intelligenti e sensibili, hanno capito che mi ero sentita a disagio in quella occasione e hanno fatto in modo che i nostri successivi incontri fossero sempre e solo intimi incontri a tre.
Dopo aver chiuso la chat con loro, la curiosità su Luigi non si era ancora arresa. Ho cominciato a «googlearlo» su internet e siccome sono abbastanza brava nella ricerche, alla fine ho fatto centro: il suo nome compariva come relatore all’interno degli atti di un convegno su una pala dedicata a San Bernardino. Mi appuntai il titolo della raccolta e mi collegai al sito della Biblioteca Nazionale per vedere se il libro era a catalogo.
«Tombola» ho pensato tra me e me quando mi è comparso sullo schermo il titolo del libro con la rispettiva collocazione.
L’indomani sono andata in biblioteca per fare le fotocopie dell’articolo. L’ho letto quella stessa sera.