CAPITOLO XX. L'Uomo di fuoco. Cominciavano ad averne fino sopra i capelli della loro carica ed a sentire un intenso desiderio di libertà. Erano già sei giorni che si trovavano nelle mani di quei ributtanti selvaggi, confinati nella loro capanna, dalla quale non potevano uscire che per assistere a banchetti di carne umana, avendo fatto gli Eimuri, nelle loro ultime scorrerie, buon numero di prigionieri Tamoi, Tupy e Tupinambi, e non ne potevano più di quella esistenza. Avevano dapprima sperato nel marinaio, ma invece non avevano avuto più nessuna nuova di lui. Era stato ucciso e divorato da qualche altra colonna di Eimuri, o disperando di poterli salvare, aveva continuata la sua fuga per raggiungere le orde dei Tupinambi? Mistero. ‒ Andiamocene, signore, ‒ ripeteva da mane a sera il moz

