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Be my heavenly scenery

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Trafiletto

Sono passati alcuni mesi da quando Jungkook e Taehyung sono andati a convivere, gli affari vanno a gonfie vele così come i momenti che passano in intimità ma l'amore che nutrono uno nei confronti dell'altro potrebbe essere messo a dura prova da un'ombra proveniente dal passato del minore. Jimin sarà costretto a fronteggiare i suoi errori e le sue paure e a rivalutare i suoi sentimenti per Yoongi mentre Hoseok non potrà più evitare di mettere in discussione quelle consapevolezze che l'hanno accompagnato per tutta la vita. Seokjin si ritroverà di fronte ad un bivio, Namjoon o l'ignoto.

Un unico filo collega le vite di questi sette ragazzi, ce la faranno alla fine a raggiungere ognuno il proprio scenario paradisiaco?

› sequel di Be my rich b***h

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«Buongiorno principessa!»
Taehyung's POV Suonò la sveglia e io allungai immediatamente una mano verso il comodino per spegnerla. Mi stropicciai gli occhi e poi abbassai lo sguardo, focalizzandomi su Jungkook che dormiva beatamente a pancia in giù e con la testa appoggiata sul mio addome, le nostre gambe intrecciate e il suo braccio destro avvolto intorno al mio bacino. Respirava piano e io non resistetti alla tentazione di accarezzargli i capelli, spostandoglieli e baciandogli piano la fronte. Non mi sarei mai veramente abituato a svegliarmi ogni giorno al suo fianco. Lo guardai ancora per un paio di minuti prima di cercare di scrollarmelo di dosso senza svegliarlo e andai in cucina per preparare la colazione. A volte pensavo fosse strana tutta quella situazione, dormivano insieme, mangiavamo insieme, ci facevamo la doccia insieme, andavamo a fare la spesa insieme, guardavamo la tv e andavamo in palestra insieme, lavoravamo insieme. Eravamo a contatto ventiquattro ore al giorno, tutti i giorni e a volte temevo che per fosse troppo, di annoiarlo ma poi lui mi guardava, mi sorrideva per poi baciarmi e tutti i pensieri negativi scomparivano all'istante. Ero felice come mai lo ero stato prima d'ora e l'equilibro che avevamo trovato era semplicemente perfetto. Recuperai una tazzina e cominciai a versarmi il caffè quando sentii due braccia avvolgermi e poi un leggero buffetto sulla nuca. "Buongiorno principessa." Gli dissi, voltandomi e incontrando il suo sguardo ancora assonnato. "Potevi rimanere a letto ancora un po'." "Voglio farti compagnia la mattina, lo sai. Perché non mi svegli mai?" Fece il labbruccio come i bambini e io non resistetti, chinandomi leggermente per lasciarli un leggero bacio sulle labbra. "Dormivi troppo beatamente. Caffè?" Annuì e glielo versai, sedendoci poi per consumare la nostra colazione. "Oggi è il grande giorno, vero?" Mi chiese. "Si, lo è." "Sei agitato?" "Io non mi agito mai." "Ma se non sai neanche mezza parola in francese." "Parleremo in inglese e poi il mio fascino farà più della metà del lavoro." "Ehi-" Mi tirò un biscotto addosso. "Non metterci troppo fascino." "Sei geloso?" Mi alzai sorridendo, andando verso la sua sedia. "No." Continuò ad inzuppare il suo biscotto nel caffè senza alzare lo sguardo verso di me. "Sei geloso." Girai la sua sedia e lo sovrastai, ammiccando. Solo a quel punto lui alzò leggermente la testa, avvicinandosi pericolosamente a me. "Se vengo a sapere che hai flirtato con quel compratore francese di sto cazzo anche solo per cinque secondi, ti lascio in astinenza per i prossimi cinque mesi." Disse serio prima di intrappolare il mio labbro inferiore tra i suoi denti e succhiare piano. "Non puoi farmi questo." Sussurrai, prendendolo per i fianchi e facendolo sedere sul tavolo. Gli feci allargare le gambe e mi posizionai al loro interno e strizzai forte le sue cosce con le mani, chinandomi verso di lui e baciandolo con foga. Immediatamente le sue dita volarono sul mio culo per spingermi verso il suo bacino e quando ci scontrammo, ansimammo entrambi uno nella bocca dell'altro. Scesi a baciargli il collo e lui inclinò la testa di lato per darmi il consenso a continuare, mi strusciai contro di lui e appena cominciò a gemere, mi stacccai, allontanandomi. Mi fissò senza fiato. "Hai due ore di tempo prima di venire al lavoro. Fai il letto, porta fuori Tannie e soprattutto non fare tardi." "N-non mi lascerai mica così? In queste condizioni?" E indicò il rigonfiamento che si vedeva perfettamente tramite la stoffa dei pantaloni del pigiama. "Hai tempo anche per risolvere quel problemino da solo." "Ti odio." "Non è vero. Vado ora, a dopo amore." E lo baciai a stampo prima di finire di prepararmi velocemente, recuperare le chiavi della macchina e correre in ufficio. Jimin's POV Mi svegliai di colpo a causa di un rumore proveniente da fuori. Nell'ultimo periodo avevo avuto sempre il sonno agitato e troppo leggero e per di più quell'appartamento universitario non era ben insonorizzato. Mi rigirai nel letto per un po', accesi il telefono e per l'ennesima mattina mi ritrovai con il cuore debole perché avevo ricevuto trecento notifiche e nessuna di quelle era quella sperata. Fissai il soffitto e mi toccai la bocca, strusciando il dito sulle mie labbra e pensando intensamente a quando le sue avevano toccato le mie di nuovo, mandandomi completamente fuori di testa. E quando quella sensazione di insicurezza fu troppo da sopportare, mi alzai andando in cucina. Recuperai il bricco di succo dal frigo e quando mi girai per prendere un bicchiere, trovai Jongin al mio fianco che me ne stava già porgendo uno. "Grazie." Gli dissi. "Da quanto sei sveglio? Non ti ho sentito alzare." "Non mi hai sentito perché non ho dormito con te." "E dove hai dormito?" "In camera mia." Mi guardò stranito e io mi allontanai, andando a sedermi sul divano. "Ma camera tua è anche camera mia." "No, Jongin. Camera tua è quella con il letto matrimoniale perché sei un viziato del cazzo e hai voluto prenderti la stanza migliore. Io ho dormito nell'altra, quella in cui ho sempre dormito da quando sono arrivato a Seoul." Incrociò le braccia al petto e io spostai lo sguardo. Poi lui si avvicinò e si sedette in parte a me, appoggiando una mano sulla mia spalla ma io mi ritrassi scottato. "Non mi toccare." Gli dissi. "Che succede, Jimin? Ho fatto qualcosa di male? Mi dispiace, posso rimediare qualsiasi cosa sia." "Non mi hai fatto niente." E mi alzai perché non sopportavo più la sua vicinanza, quella mattina ancora meno del solito dopo il terribile incubo che avevo fatto e che non riuscivo a togliermi dalla testa. Stavo sfogando su di lui tutta la frustrazione che aumentava ogni giorno di più, sapevo non avesse colpe, ero io che stavo sbagliando tutto. "Sei stressato per gli ultimi esami?" "Si-" Mentii. "Si, è così." "Hai la media migliore di tutto il corso, amore. Non dovresti preoccuparti così tanto." E venne verso di me, appoggiando una mano sulla mia guancia. "Non chiamarmi così, mi fai venire la nausea." Gli dissi glaciale prima di allontanarmi e rinchiudermi in camera di nuovo. Non riuscivo più a reggere quella situazione. Ormai controllavo il prezzo dei treni per tornare a casa più volte al giorno però in fondo al mio cuore sapevo che se fossi tornato a Busan anche solo per un pomeriggio, tutto ciò sarebbe degenerato e io dovevo resistere. Stavo distruggendo la mia relazione con Jongin, gli mentivo, lo trattavo male, lo ferivo con le mie parole e lui una volta mi aveva urlato tra le lacrime che non era il mio sacco da boxe. Spesso mi chiedevo come facesse a sopportarmi ancora, come facesse ad amare uno come me. Avevo bisogno di uscire da lì, non potevo tornare a casa ma avrei potuto togliermi un altro sfizio, sfogando tutto il mio malessere sulla persona che l'aveva causato invece che su chi stava solo cercando di rendermi felice. Mi vestii e uscii di casa velocemente, cercando di non farmi sentire. Camminai velocemente, quasi correndo finchè non arrivai sulle coste del fiume Han, cercai una panchina libera e nascosta per non farmi sentire da eventuali passanti e sbloccai il telefono. Arrivai al suo contatto ancora salvato in rubrica con nome e cognome e feci partire la chiamata. Il cuore mi stava trapanando il petto e mi girava la testa. -Rispondi, rispondi, rispondi, Dio ti prego fa che mi risponda.- era ciò che continuavo a ripetermi nella testa finchè non sentii uno scatto, segno che aveva accettato la chiamata e poi la sua voce. "Jimin." Yoongi pronunciò il mio nome e i miei occhi si riempirono di lacrime. "Perché l'hai fatto?" Gli chiesi, cercando di non far trasparire il dolore che stavo provando in quel momento. "Fatto cosa?" "Baciarmi, toccarmi. Perché l'hai fatto?" "Jimin-" "Chi cazzo ti credi di essere, mh? A cosa stava pensando quella tua testa piena di segatura?" "Jimin-" "Jimin un cazzo di niente, non hai il permesso di pronunciare il mio nome, non hai il permesso di provare a giustificarti-" "Sono passati mesi. MESI. Quindi perché parlarne proprio ora? Non stai con Jongin?" Mi zittii immediatamente e mi sentii immensamente in imbarazzo perché aveva ragione. Erano passati mesi e io avevo trovato la forza per affrontarlo solo ora semplicemente perché mi ero rifiutato di affrontare le mie emozioni e i miei sentimenti, non avevo voluto avere a che fare con nulla di tutto ciò e avevo evitato anche solo di pensarci finchè non ero arrivato al limite della sopportazione. "Quando torni a Busan?" Mi chiese dopo un paio di minuti in cui eravamo rimasti completamente in silenzio. "Non torno." "Prima o poi tornerai." "Okay ma tu non hai il diritto di saperlo." E di nuovo tra di noi calò il silenzio. Nessuno dei due aggiunse altro per minuti interi in cui l'unico rumore che sentivo era il suo respiro tramite la cornetta e l'abbattersi dell'acqua contro le rive del fiume. "Perché mi hai chiamato?" Fu lui il primo a parlare. "Non te lo dirò." "Torna a Busan, Jimin." "No." "Torna a casa, fallo per te. Io ti conosco, Jimin, so perfettamente come sei fatto. Se hai un problema tendi a fartelo scivolare addosso, ti nascondi o scappi per non averci a che fare. Scommetto che non riesci a dormire, vero? E che non ti stai prendendo cura di te e che ti stai sfogando su persone che non hanno niente a che fare con qualsiasi cosa ti stai logorando dentro. Torna a Busan ma non da me, so che non vuoi avere a che fare con me ma almeno parla con Jungkook. È pur sempre il tuo migliore amico e lo stai tagliando fuori. Io penso ti farebbe bene lasciarti andare con l'unica persona che ci sarà sempre per te." A quel punto i miei occhi cominciarono a bruciare e grosse lacrime mi bagnarono il viso, rigando le mie guance. Mi tremava la mano e facevo fatica a tenere il telefono attaccato all'orecchio. Mi venne quasi voglia di tuffarmi nel fiume e lasciarmi portare via dalla corrente. "Jiminie. Sei ancora li?" Sospirai e tirai su con il naso, annuendo come se lui potesse vedermi. "Io ti ho baciato perché mi mancavi, perché lo volevo ma tu perché mi hai lasciato fare?" "S-smettila, per favore." "Hai detto che non lo ami." "Yoongi, t-ti p-prego-" "Non rimanere incastrato in una relazione se non ti rende felice. Tu meriti il mondo, non farti questo." E alla fine scoppiai a piangere veramente, senza cercare di trattenermi, senza nasconderlo più perché non sarei riuscito a tenermi dentro tutto quel dolore ancora per molto. "D-devo andare o-ora." Dissi singhiozzando. "Jimin, non piangere." "Ciao, Yoongi." "Io sono qua. Mi hai sentito? Non vado da nessuna parte." Ma io non risposi e semplicemente riattaccai. Non avrei dovuto chiamarlo, ora mi sentivo peggio di prima. Su una cosa aveva ragione e cioè stavo tagliando fuori Jungkook, erano giorni che non lo sentivo e ormai erano settimane dall'ultima volta che gli avevo raccontato quale fosse il mio stato d'animo. Rimasi su quella panchina e guardare il vuoto, nella mia testa vorticavano mille pensieri e mille ricordi, uno più doloroso dell'altro e solo quando mi arrivò un messaggio da parte di Jongin in cui mi chiedeva se avevo intenzione di tornare per pranzo mi resi conto prima di tutto che ero fuori da ore e seconda cosa dovevo tornare a casa. Quella situazione era troppo pesante da sopportare, avevo bisogno del mio migliore amico. Hoseok's POV Mi alzai in ritardo e con un terribile mal di testa. Ogni volta mi ripetevo che dovevo rifiutare l'invito, che non dovevo bere e soprattutto che non dovevo fare tardi eppure non ero mai in grado di dire di no. Cercai di prepararmi il più velocemente possibile e proprio mentre stavo uscendo di casa, chiudendo la porta a chiave, sentii una mano sulla spalla e mi girai di scatto. Ed eccolo lì, il più grande dei miei problemi (letteralmente). "Buongiorno Hobi!" "Hyung- mi hai spaventato! Che ci fai qua?" "Ti accompagno al lavoro ovviamente, sali in macchina." "Sei ancora ubriaco?" "Sali, Hoseok-ah!" E a quel punto ne fui assolutamente certo: Kim Seokjin era completamente impazzito. Salii in macchina al posto del passeggero e allacciai la cintura di sicurezza, abbassando poi il volume della radio dal momento che lui era abituato a tenerlo fin troppo alto per i miei gusti. "Seriamente hyung, perché sei venuto a prendermi?" "Mi mancavi." "Siamo usciti ieri sera." Rimase in silenzio e continuò a guidare, accelerando per passare ad un semaforo arancione che nel frattempo divenne rosso, facendomi venire la pelle d'oca a causa di quella infrazione. Non ero più un poliziotto però la deformazione professionale non mi abbandonava mai, quasi mai. "Namjoon ha postato altre storie su i********:, vero?" "Non ho controllato." "Bugiardo. Cancella quell'account, hyung. Non puoi continuare a stalkerarlo così sotto falso nome." Strinse le mani più forti sul volante e il suo sguardo si fece tremendamente serio. "Ha messo una foto di un mazzo di fiori scrivendo che oggi festeggeranno il mesiversario numero sta minchia." "Hyung-" "Io non gli ho mai regalato dei fiori. Io gli ho regalato una casa, un lavoro, l'università in Giappone può permettersela grazie ai soldi che ha fatto con me e sesso, gli ho dato tantissimo sesso e lui ha comunque preferito andarsene. E adesso preferisce un fottuto mazzo di fiori gialli, il giallo è un colore di merda, a Namjoon neanche piace il giallo-" Disse tutto d'un fiato bloccandosi all'improvviso. Non sapevo neanche più cosa dirgli. Stavo solo cercando di stargli vicino e di essergli amico il più possibile, lo consigliavo e sapevo che quando mi chiedeva di uscire o di vederci senza preavviso era perché stava male o si sentiva solo e io riuscivo sempre a distrarlo in un modo o nell'altro. Ecco perché non riuscivo a rifiutare nessuna sua proposta. Era più grande di me eppure a volte mi sembrava di avere a che fare con un ragazzino. Dopo la festa di compleanno di Jungkook, Seokjin si era confidato con me, dicendomi che Namjoon aveva cercato di parlargli, che si erano baciati e che lui gli aveva promesso che lo avrebbe aspettato, solo che poi il più piccolo era tornato in Giappone, aveva bloccato il numero di Jin e lo aveva eliminato da qualsiasi social network. Jungkook aveva provato a parlarci ma lui aveva semplicemente detto che era arrivato alla conclusione che doveva andare avanti con la sua vita e che non sarebbe più tornato in Corea se non per qualche motivo davvero importante e anche se era sembrato terribilmente fermo su questa decisione, io ero convinto che prima o poi sarebbe tornato sui suoi passi. Nel frattempo avevo promesso a me stesso che mi sarei comportato come il migliore amico nella storia dei migliori amici con Seokjin. Avevamo cominciato ad uscire o a vederci spesso e avevo imparato a conoscerlo, tanto da riconoscere le sue emozioni, i suoi pensieri o i suoi atteggiamenti solo guardandolo negli occhi. Arrivammo di fronte al palazzo dell'agenzia di Taehyung e lui parcheggiò nel primo posto libero che trovò, spegnendo il motore della macchina. "Jin-hyung?" "Dimmi." "Io, Taehyung e Jungkook abbiamo un'ora di pausa pranzo dalle 13 alle 14. Vieni con noi, fammi compagnia." "Hai appena detto che sarai con Taehyung e Jungkook." "Hyung, quei due si mangiano a vicenda, altro che pranzo mentre io sto li a fare il terzo incomodo quindi, per favore, ti va di venire a farmi compagnia?" Si girò nella mia direzione e finalmente sorrise. "Sarò puntuale." Gli diedi due pacche sulla spalla e poi mi slacciai la cintura, aprendo la portiera. "Hyung-" "Cos'altro ancora?" "Cancella quell'account i********:, ti fai solo del male. Se ti annoi, stalkera me, potrei avere un passato interessante di cui tu non sei a conoscenza." Gli feci l'occhiolino e lui scoppiò a ridere, cercando di spingermi fuori dalla macchina. Almeno ero riuscito ad allentare un po' la tensione e sapere di essere in grado di fargli questo effetto, mi rallegrava. Taehyung me l'aveva sempre detto che avevo un carattere solare, che raramente mi aveva visto veramente arrabbiato e che era grato di essere mio amico perché portavo sempre un po' di aria fresca quando si sentiva giù di morale e io avevo semplicemente deciso di sfruttare quel mio modo di essere per rendere felici anche le altre persone a cui tenevo. Ogni giorno mi alzavo per andare al lavoro e avevo la fortuna di poter guardare il mio migliore amico follemente innamorato e felice, avevo visto Jungkook rinascere e trasformarsi praticamente in un uomo. Jimin aveva preso l'abitudine di chiamarmi per ripetermi il programma intero di quegli esami che lo preoccupavano di più o anche semplicemente per chiacchierare. In Yoongi avevo trovato un amico sincero su cui poter contare. Namjoon era forse l'unico che si era allontanato e mi aveva tagliato fuori ancora di più quando aveva saputo che avevo preso le parti di Seokjin. Gli unici con cui davvero stava mantenendo i contatti erano Jungkook e Jimin che erano andati a trovarlo in Giappone un paio di volte. Tutto sommato non potevo lamentarmi, ero felice. L'unico pensiero negativo che a volte mi occupava la mente era il fatto di essere solo. Ero uscito con molte delle modelle di Taehyung, di alcune lui lo sapeva, di altre no però con nessuna era realmente scattato qualcosa. Però avevo deciso di non demordere, forse non era ancora arrivato il mio momento di innamorarmi ma era particolarmente sicuro che la persona giusta per me si stesse semplicemente nascondendo dietro l'angolo perché timida di mostrarsi. L'avrei trovata ma senza mettermi fretta.

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