Capitolo 1
Oggi è un giorno importante, sto per intervistare uno degli uomini, più important per i e potenti di tutta Roma.
Un uomo che si è fatto da solo, che ha fatto la sua fortuna ricostruendo dalle macerie della sua vita.
Questo è quello che si legge di lui, se cerchi un po' su internet.
È un uomo chiuso, schivo che non parla mai di se e ottenere una sua intervista è stata la cosa più difficile che abbia mai fatto nella mia vita.
Sto per laurearmi, scrivo il giornale dell'università e quest'intervista mi darà dei crediti.
Mi ha concesso solo 5 domande e nessuna che riguardi la sua vita familiare e sentimentale.
Devo farmelo bastare e scrivere il miglior articolo possibile con le poche informazioni che mi darà.
Per me è una sfida che spero di vincere, visto che voglio fare lo scrittore.
Ho lasciato la mia città natale e mi sono trasferito nella capitale con il mio migliore amico, quando ho cominciato il mio percorso di studi.
Io sono uno pratico, concreto, lavoro in una ferramenta per pagarmi le tasse universitarie, una volta laureato vorrei provare ad entrare in qualche casa editrice come stagista.
Sono in ritardo, proprio oggi sono in un maledetto ritardo.
La mia stanza è un vero caos, ce il disordine più totale ed io non trovo le chiavi.
Sono in ritardo e non trovo le maledette chiavi dell'auto.
" Piero" raggiungo la balaustra per poter guardare giù " Piero" dove cazzo sono le chiavi.
Sento il rumore dei suoi passi che si avvicinano, appare lì in fondo alle scale con il pennello tra le mani e il viso sporco di colore, Piero è un artista, dipinge, scolpisce, fotografa ed è bravo in ognuna di queste cose.
Mi guarda scocciato per essere stato distratto da una delle sue creazioni.
" Hai visto le mie chiavi? Non le trovo, sono in ritardo"
" Sono esattamente dove le hai lasciate ieri. Davanti alla tv" sbuffa e torna nel suo studio.
Scendo le scale di corsa con le scarpe in una mano e la cintura nell'altra.
Infilo entrambe e cerco le chiavi, che in un primo momento non scorgo perché nascoste sotto una pila di riviste.
Dovrei essere un po' più ordinato.
Le afferro, metto il registratore e le domande che mi sono preparato nella mia tracolla, infilo la giacca e mi appresto ad uscire.
" Ca prima o poi dovrai mettere un po' di ordine. La tua stanza è una topaia" urla mentre sto uscendo.
Salgo a bordo della mia vecchia fiat e mi immergo nel traffico di Roma direzione Sebastiano Corporation and Inc.
La sede della società è in un palazzo di venti piani fatto di acciaio e vetrate.
È una struttura ultramoderna, molto elegante, il colore dominante è il nero, sulla porta di vetro padroneggia il nome del suo fondatore, SEBASTIANO in tutta la sua magnificenza.
Entro in questo immenso atrio e mi avvicino alla reception dove ad accogliermi c'è una ragazza bionda, molto carina.
" Salve, come posso esserle utile?"
"Buongiorno sono Carlo Silvestri. Ho appuntamento con il dottor Sebastiano, devo intervistarlo per l'università La Sapienza" alza il telefono e preme un bottone che fa partire una telefonata.
" Dottor Sebastiano c'è qui il Signor Silvestri per l'intervista" ascolta ciò che gli dice il suo interlocutore, guarda me " perfetto lo faccio passare subito".
Mette giù il telefono e si rivolge a me " Per favore firmi qui" mi porge un pass con la scritta OSPITE " Prenda l'ascensore alla sua destra. Ultimo piano"
L'ascensore sale ad altissima velocità, quando le porte si aprono mi sembra di vivere un déjà-vu, mi ritrovo in un atrio perfettamente identico a quello che ho appena lasciato.
Ad accogliermi ancora una ragazza bionda, deve avere una fissazione.
" Benvenuto Signor Silvestri, venga la accompagno, il dottor Sebastiano la sta aspettando" seguo la ragazza che mi lascia davanti alla porta.
" Entri pure" la porta è semichiusa, porto la mano alla maniglia e la spingo chiedendo permesso.
Una voce bassa e roca mi invita ad entrare con un "Prego".
L'ufficio è immenso, sulla parte destra c'è una libreria, di fronte una scrivania imponente, un computer campeggia al centro, una pila di fogli alla sua sinistra, portapenne, tagliacarte, tutto sistemato in un ordine quasi maniacale, due divanetti di pelle nera, uno schedario sulla sinistra e una poltrona nera imbottita rivolta sull'enorme vetrata che prende tutta la parete dietro la scrivania.
Roma, c'è tutta Roma ai suoi piedi, la vista è spettacolare.
Avanzo verso una delle poltrone " Prego si accomodi" ancora quella voce, profonda, gutturale, molto sensuale.
" Le dispiacerebbe voltarsi" chiedo quasi infastidito dalla mancanza di rispetto.
La poltrona gira e me lo ritrovo davanti.
Porco cazzo.
Mi trovo di fronte un uomo affascinante, sulla trentina, capelli e occhi neri, labbra scure e carnose, sguardo cupo e tenebroso, pelle ambrata, barba ben curata.
Sensuale, il termine che più gli si addice.
Trasuda sesso da ogni poro, una bellezza da mozzare il fiato, una sicurezza accattivante, occhi che ti trapassano da parte a parte.
Avevo visto qualche sua foto, non sembrava un granché, mi sbagliavo.
Mi guarda dritto negli occhi, il mio corpo reagisce alla sua bellezza, una fitta all'inguine.
Come può quest'uomo eccitarmi solo con uno sguardo?
" Meglio?" chiede alzando il sopracciglio.
" S-si grazie" Carlo mantieni il controllo, non puoi balbettare, che figura ci fai?
" Allora cominciamo?" mi chiede alzandosi dalla poltrona e avvicinandosi nella mia direzione.
Si mette di fronte a me poggiato alla scrivania, siamo talmente vicini che le nostre ginocchia quasi si sfiorano.
Ha un fisico prestante, spalle larghe, fianchi stretti e un culo da paura.
Sì, ho avuto il tempo di guardargli il cielo.
Mi sta fissando le labbra mentre si morde le sue, oddio ti prego non guardarmi in quel modo.
Distolgo lo sguardo per poter riprendere un po' di autocontrollo, prendo dalla tracolla il registratore.
Deglutisco " Le dispiace se registro?".
Mi sorride con fare ammiccante, scuote la testa " Affatto, registri pure. Nulla da nascondere.” Sorride, e quel sorriso mi ha già steso.
Accendo il registratore con mani tremolanti, mi schiarisco la voce, cerco di ignorare il suo sguardo fisso su di me e comincio.
" Dottor Sebastiano quali erano i suoi obiettivi quando ha iniziato i suoi studi alla Sapienza?"
" Non avevo nessun obiettivo. Volevo solo allontanarmi dalla mia famiglia e La Sapienza era perfetta. Abbastanza lontana da loro ma non troppo da lasciare Roma" aveva detto niente domande personali e mi da risposte personali?
Quest'uomo è un vero enigma, scrivere di lui sarà più complicato del previsto.
"Si aspettava tutto questo successo negli affari?"
" Assolutamente no. Soprattutto avendo un padre che continuava a ripetermi che ero un incapace. Bella rivincita la mia, non trova?"
Altra risposta personale " Suppongo di si" gli rispondo muovendomi a disagio sulla poltrona.
Quest'uomo mi mette in soggezione e sembra capirlo perfettamente, si avvicina col viso al mio, deglutisco a fatica.
" Tutto bene?" Il suo alito mi accarezza il viso, il mio inguine reagisce ancora, il profumo di tabacco e menta mi inebria.
" B-bene grazie" cerco di sostenere il suo sguardo anche se sto facendo terribilmente fatica.
" Vuole qualcosa da bere?"
" Si grazie" si allontana da me, recupera una caraffa ed un bicchiere e mi versa dell'acqua ghiacciata.
Me la porge e nel prendere il bicchiere le nostre dita si sfiorano, una scossa, un brivido lungo la schiena.
Ritraggo velocemente la mano e lui sorride dell'effetto evidente che ha su di me.
Bevo una generosa sorsata e poi poggio il bicchiere.
" Continuiamo?"
" Certo"
Ritorna al suo posto, sulla poltrona, incrocia le mani e tamburella gli indici contro le labbra.
" Deve a qualcuno tutto il suo successo o ha fatto tutto da solo?"
Si poggia con le spalle alla poltrona e la fa oscillare da una parte all'altra, non sta prendendo tempo, sa perfettamente cosa rispondere, sta solo cercando di mettere a disagio me e ci sta riuscendo perfettamente.
" È tutto merito mio" si prende un attimo e poi continua " per raggiungere il successo in qualsiasi settore, bisogna diventare padroni di quel settore, farlo proprio, conoscerne ogni minimo dettaglio. Ho lavorato sodo per costruire la mia fortuna e continuo a farlo giorno dopo giorno. Bisogna avere le persone giuste nella propria squadra e saperle guidare al meglio"
" Lei mi sembra un maniaco del controllo dottor Sebastiano" lo dico senza pensarci, pentendomene immediatamente dopo.
" Io esercito il controllo su tutto Signor Silvestri, sono un tipo molto particolare, mi piace avere il controllo di me stesso e di tutto ciò che mi circonda"
Ci fissiamo, il mio cuore accelera, arrossisco.
" Mi piace possedere le cose" e sono sicuro non si stia riferendo solo al suo lavoro.
Fa caldo, ho dannatamente caldo.
Devo andarmene, devo uscire da questo ufficio prima che sia troppo tardi.
" La ringrazio Dottor Sebastiano per la sua disponibilità" mi alzo e gli porgo la mano, lui la stringe, è una stretta decisa, forte " Mi ha fatto solo 3 domande è sicuro siano sufficienti per il suo lavoro?" Lo chiede tenendomi ancora stretta la mano.
" H-ho tutto ciò che mi serve grazie" ritraggo la mano, si alza e mi accompagna alla porta, me la apre e mi lascia uscire per primo.
Mi accompagna all'ascensore.
" Buona giornata Signor Silvestri. Sono sicuro che ci rivedremo presto" e quella più che una speranza sembra quasi una minaccia.
Ho il cuore che batte all'impazzata, credo che voglia uscirmi dal petto.
Non appena l'ascensore si apre, mi fiondo nell'atrio, restituisco il Pass e mi affretto a lasciare quell'edificio.
Nessun uomo mi aveva mai fatto l'effetto che mi ha fatto Mirko Sebastiano.
Non so se è dovuto alla sua avvenenza, al suo fascino, alla sua ricchezza, alla sua eleganza, al suo essere così maledettamente sexy.
L'unica cosa che so è che devo stare lontano da lui, la sua arroganza, la sua sicurezza, mi mettono a disagio e mi spaventano.
Mi poggio ad una delle vetrate dell'ingresso e cerco di calmare il respiro affannato e il cuore che batte impazzito.
Cosa diavolo è successo in quell’ufficio ?
Non appena il mio cuore riprende un battito regolare, mi avvio all'auto.
Continuo a pensare al suo modo di fare, così sicuro, pieno di se.
La sua sicurezza è quasi fastidiosa.
Né ha tutto il diritto, è giovane e ha raggiunto un notevole successo.
Mi avvio verso casa, immerso nei miei pensieri, che conducono tutti a quell'uomo risoluto, sicuro, dominatore.
Per fortuna non dovrò più rivederlo.