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Ti ho trovata, London

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Trafiletto

London Wright ha sempre pensato di sapere cosa significa essere innamorati.Poi incontra lui...Loïc Berkeley, un soldato delle forze speciali, è tutto ciò che London ha sempre desiderato, ma stare con quel ragazzo e portare avanti la loro relazione è la sfida più difficile che lei abbia mai dovuto affrontare. La sola cosa che sa è che non vuole perderlo e che lotterà a ogni costo.Loïc Berkeley sa per esperienza che amare significa solo provare dolore e per questo tiene tutti lontani.Poi incontra lei...London Wright, viziata, spiritosa e bellissima è la rovina di Loïc, nel momento stesso in cui lui posa gli occhi su di lei. A nulla serve combattere i sentimenti che la ragazza gli fa provare e più cerca di tenerla lontana, meno ci riesce. Sarà in grado di amarla senza farsi travolgere dal suo passato?

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Prologo
Prologo Loïc, cinque anni Loïc, cinque anni «Mi avete chiamato Loïc perché significa “guerriero”, e i guerrieri sono forti.» Loïc Berkeley Seattle, Washington «Vedo, vedo... qualcosa di blu, che non ha una sola sfumatura, ma tante bellissime tonalità... come il blu dell’oceano che cambia con ogni onda, increspatura, a ogni raggio di sole.» «La copertina di quel libro lì» tiro a indovinare. Papi mi sorride e scuote la testa. «Sono rotondi.» Passo in rassegna la mia stanza. Blu e rotondi? «Le biglie nella mia scatola dei giochi?» Sorrido con entusiasmo, perché dev’essere per forza quello. «No, ultimo indizio.» Scatto sulle ginocchia per ascoltare attentamente e il materasso rimbalza sotto di me. «Sei pronto?» mi chiede Papi. Annuisco. «A volte, quando dormi, il blu sparisce.» Chiude per un attimo gli occhi prima di riaprirli. «O quando sbatti le ciglia.» Ridacchio perché adesso so per certo la risposta. «I miei occhi, Papi.» «Caspita! Hai indovinato!» Mi avvicina a lui per abbracciarmi. Mentre mi fa il solletico sui fianchi, rido e cadiamo sul mio letto. Appoggio la testa sul suo braccio e lui mi abbraccia, tenendomi stretto al petto. «Ti voglio bene, Loïc» mi dice. So che significa che sta per andare via. Non sono ancora pronto per andare a dormire. «Papi, puoi raccontarmi una storia di Londra?» Lui ridacchia. «Sei davvero un piccolo monello, non è vero? Hai già sentito quelle storie un centinaio di volte.» «Le voglio sentire duecento volte, allora.» «Be’, per stasera accontentiamoci della centunesima» mi dice con voce gioiosa. «Quale storia vuoi sentire?» «Di nonna e nonno, le tue preferite, tutte!» Adoro le storie di Papi. Viene da un posto che si chiama Londra, che è super lontano da qui. È oltreoceano e dobbiamo salire su un aereo per andarci. Papi è venuto in questo Paese per fare l’università o college, come lo chiama mamma. Si sono incontrati lì. Papi ha detto che la prima volta che ha visto mamma, sapeva che l’avrebbe amata per sempre. Londra è un posto magico con una regina, principi e principesse. Hanno bellissimi palazzi antichi che hanno un sacco di storie. Non vedo l’ora di vedere quei palazzi e sentire tutte le loro storie. Il cibo preferito di Papi è il fish and chips, pesce e patatine, e lui dice che le patatine sono fritte, come quelle che fanno qui, però più buone. E poi mi racconta che a Londra piove sempre, ma che la pioggia rende tutto nebbioso e misterioso, come nei film. Dice che molte persone prendono il treno per andare al lavoro, invece della macchina. Non sono mai salito su un treno. Nonna e nonno vengono a trovarci ogni anno a Natale e stanno con noi un sacco di giorni. Nonna adora giocare con me a carte. È bravissima, ma alla fine vinco sempre io. Penso che faccia apposta per farmi vincere, ma lei dice che se vinco è merito mio. Il nonno è super divertente. A volte parla con il muro o comincia a urlare contro qualcosa, senza nessun motivo. Penso che lo faccia perché gli piace farmi ridere, ma Papi mi ha detto che il nonno ha qualcosa che non va e che gli fa dimenticare le cose. Papi mi ha detto che a un certo punto non ricorderà chi sono, ma non so se credergli. Però so che nonna e nonno non verranno a Natale quest’anno, perché lei non può più farlo salire sull’aereo. Ho sentito Mami e Papi parlare di come nonno ha tirato la sua valigia addosso a un’altra persona in aereo, perché pensava volesse rubargli nonna. Se io pensassi che qualcuno mi vuole rubare nonna, lo avrei fatto anche io. Non è colpa del nonno, è che la ama troppo. Spero che cambino idea e decidano di venire quest’anno, ma almeno posso parlare ai nonni ogni domenica al telefono. Li amo tanto e non vedo l’ora di andare a Londra a trovarli. Mami non ha più una mamma né un papà. Mi ha detto che sono andati in cielo quando io ero piccolo. Quindi i genitori di Papi sono gli unici altri familiari che ho. Non mi sento mai solo perché i miei genitori sono fantastici, ma mi piacerebbe vivere anche vicino ai miei nonni. Vorrei potessimo vivere in Inghilterra con nonna e nonno. Papi dice che forse ci trasferiremo quando io sarò un po’ più grande, se riuscirà a trovare un buon lavoro. Vorrei tantissimo visitare Londra, ma Papi dice che volare in aereo costa tantissimo. Sta risparmiando tutti i suoi soldi per poterci andare un giorno. Penso che presto avrà accumulato abbastanza, perché lavora sempre. Ci dobbiamo spostare spesso a causa del suo lavoro, che consiste nel vendere cose. Mami dice che è bravissimo e poi dice che è così bravo perché è bello e affascinante. Lo ama davvero tanto. Ma penso che lui ami lei più di ogni cosa, perché qualche volta lo vedo mentre la guarda, quando Mami non se ne accorge. Ha sempre un sorriso gigante stampato in faccia e la guarda come se fosse il Lego più bello che abbia mai visto. La sua faccia somiglia alla mia quando ho aperto il mio Lego di Star Wars, Millennium Falcon, per Natale. Ero felicissimo e Babbo Natale me lo ha preso perché sapeva quanto lo volessi. C’è scritto che è per i bambini dai nove ai quattordici anni, ma io l’ho ricevuto a cinque. Papi mi ha detto che Babbo Natale sapeva che ero stato buonissimo, quindi ha fatto un’eccezione. C’è voluto tantissimo tempo per costruirlo con Papi, ma solo perché lui ha voluto incollare tutti i pezzi: non voleva che si rompesse dopo tutto il lavoro fatto. Papi dice che, quando ami qualcosa, devi prendertene cura, infatti, massaggia sempre i piedi di mamma e le prepara il tè. Ecco un altro motivo per cui so che la ama. Penso che ancora non abbiamo abbastanza soldi per andare a Londra, perché Mami e Papi spendono un sacco per cercare di avere un bambino. Vogliono che io abbia un fratellino o una sorellina, ci tengono tanto. Sento Papi che racconta a nonna quanto costa e sembra tantissimo. Papi faceva delle punture a mamma sul sedere ogni giorno. Lo capivo che non voleva farlo, ma Mami voleva davvero che lui lo facesse, quindi l’accontentava. Papi dice che, quando ami qualcuno, fai di tutto per renderlo felice. A quanto pare, le punture rendevano Mami felice. La volta in cui ho visto Mami più felice al mondo era quando aveva un bimbo nella pancia, ma se n’è dovuto andare in Paradiso prima di nascere. E quella è la volta in cui ho visto Mami più triste al mondo. Papi si è occupato con amore di lei, dopo quel momento. «Papi, raccontami la storia del pipistrello e del cottage, di nuovo!» «L’hai sentita un sacco di volte» ridacchia lui. «Lo so, è la mia preferita.» La casa di Papi quando era piccolo era a Londra. Ha detto che era un appartamento in città. Mamma dice che è come una casa, ma in un edificio. Papi ha detto che ci vivevano perché il nonno lavorava là vicino, ma i suoi nonni avevano un cottage a sud di Londra, sul canale della Manica, che Papi dice che è come un oceano tra l’Inghilterra e la Francia. Il nonno, la nonna e papà passavano le loro vacanze al cottage. Dato che era vicino all’acqua, Papi vedeva un sacco di pipistrelli. Mi dice sempre che sono animali buoni che mangiano tutti gli insettacci che ci pungono, come le zanzare, ma, per quanto io provi a non averne, ho molta paura dei pipistrelli. Sono così brutti e spaventosi. Mi tiro le coperte fino al mento: questa storia mi spaventa sempre, anche se so cosa succede. Papi me la racconta sempre allo stesso modo: «Guardo stanza per stanza, perché mi sembra ci sia qualcosa di strano. In ognuna, apro le finestre e l’aria che sa di chiuso e di muffa viene rimpiazzata con l’aria calda e salata che proviene dall’acqua. Si diffonde nel cottage, sibilando non appena incontra il legno delle vecchie travi che reggono il tetto. Dopo aver spalancato ogni finestra, mi guardo intorno. Tutto sembra uguale a prima, quella è parte della magia del cottage. Anche se sono un anno più grande dell’ultima volta in cui ci sono stato, non è cambiato niente tra le mura della casa. È un posto incantevole, dove il tempo sembra fermarsi. Non c’è il trambusto della città, solo pace. Per ultimo, vado nella stanza da letto e apro la finestra. Mi sporgo sul davanzale e guardo le onde che si infrangono sulle rocce. I minuti passano e io rimango immobile, cercando di decidere se devo aiutare mia madre con le valigie, ma, quando mi giro, vedo che non sono solo. Proprio accanto a me, appeso a testa in giù, c’è un... gigantesco e nero... pipistrello!» Pronuncia l’ultima parola a voce alta mentre mi afferra per i fianchi. Mi metto a urlare come faccio sempre. «Quindi prendo in tutta fretta un lenzuolo dall’armadio, lo dispiego e lentamente mi avvicino al pipistrello finché non ce l’ho a portata di mano. Poi, usando il lenzuolo come barriera, lo afferro e, più velocemente che posso, lo lancio fuori dalla finestra aperta e lo guardo volare via.» Mi vengono i brividi solo a immaginarlo. «Non riesco a credere tu abbia toccato un pipistrello, Papi.» Ridendo, mi dice: «In realtà, Loïc, è stato solo per pochi secondi, e non l’ho proprio toccato perché c’era il lenzuolo.» Faccio cenno di no con la testa. «Io non sarei mai capace di farlo, non sono coraggioso come te.» Lui scuote la testa e sorride. «E invece sì, figliolo. Sei più coraggioso di quanto io possa mai esserlo.» «Impossibile, Papi.» «Perché io e la mamma ti abbiamo dato quel nome?» «Mi avete chiamato Loïc perché significa “guerriero”, e i guerrieri sono forti» ripeto quello che mi ha detto tante volte. «Non sono solo forti, sono anche molto coraggiosi, i più coraggiosi di tutti. Non importa cosa succederà nella tua vita, Loïc, sarai abbastanza forte e coraggioso da riuscire in ogni cosa. Eri già più coraggioso del tuo papà appena sei nato. La forza non si misura in base ai muscoli che hai o a cosa ti fa paura o no. La forza viene da dentro, viene dal tuo cuore, ti dà il coraggio di affrontare le difficoltà, anche quando ti fanno paura.» Qualche volta, Mami e Papi mi raccontano la storia di come la mamma che mi aveva nella pancia non mi ha potuto tenere con lei. I dottori hanno detto che sono sopravvissuto da solo per due giorni dopo essere nato, e poi qualcuno mi ha portato dai pompieri per farmi trovare una famiglia. Sono persino stato sul giornale. Mami e Papi mi hanno detto che hanno pianto un sacco quando mi hanno portato a casa, perché ero stato la risposta alle loro preghiere. Papi si avvicina a me e mi dà un bacio. «Tu, mio piccolo guerriero, hai il cuore più grande di chiunque altro, e questo ti rende il più coraggioso.»

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