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1020 Parole
Capitolo 2 Scruto il bar affollato, alla ricerca delle mie amiche che sembrano essersi spostate dal punto in cui le avevo lasciate quando sono andata in bagno. Sul palco una band sta eseguendo una magnifica cover di una canzone di Pitbull. Le persone in pista saltellano a ritmo con entusiasmo. Questo locale è strapieno. Dall’affluenza non si direbbe che fuori stia infuriando una tempesta invernale, con il suo carico di venti forti e neve, tantissima neve. Le previsioni dicono che in questa zona se ne accumulerà più di quanta se ne sia vista in dieci anni. La chiamano Nevicalisse. Rido tra me. Il nome della tempesta mi fa sghignazzare ogni volta che ci penso. Voglio dire… Nevicalisse? Seriamente? Be’, se la fine del mondo deve arrivare a causa della neve, almeno ci ha fatto la gentilezza di far cadere i fiocchi in una notte di festa. Se mi toccherà dire addio all’esistenza conosciuta, per lo meno potrò farlo ballando e con un dolce cocktail alcolico tra le mani. Continuo a esaminare la stanza, ma non vedo neppure l’ombra delle mie amiche. Sono certa che si sono trovate tutte un ragazzo e si stanno sbaciucchiando in qualche angolino buio, anche se eravamo d’accordo di accogliere il Nuovo Anno insieme, unite dalla nostra condizione di single. Considero la possibilità di andare al bar e agguantare un altro Long Island in offerta a cinque dollari, ma poi ci ripenso. Tre di quelli, e con ogni probabilità mi dovranno raccogliere dal pavimento del bagno. Non voglio iniziare l’anno così. «Cerchi me?», mi chiede da dietro una voce che potrei solo definire morbida e sexy. Ti prego, fa’ che il viso sia come la voce, penso mentre mi giro. Mi ritrovo davanti due incredibili occhi verdi e il sorriso più bello che abbia mai visto. In un’eternità che dura pochi battiti, tutta la vita mi scorre davanti. I dettagli sono troppo rapidi per coglierli, ma sono pervasa da una calda sensazione generale di felicità e di desiderio sconvolgente. E il catalizzatore di tanto benessere è lì di fronte a me. Non so se sia colpa dei due Long Island che ho bevuto o dei suoi ipnotici occhi smeraldo capaci di catturare i miei, ma sono finita dritta nel classico romanzo sull’amore a prima vista. Qualunque sia la forza scatenante, il risultato finale resta lo stesso. Devo conoscere quel ragazzo. Forse non è amore ma desiderio. Se così fosse mi andrebbe bene lo stesso. Nel profondo dell’anima sento che se lui mi darà un pezzettino, pur minuscolo, di sé non vorrò lasciarlo mai più. «In effetti è così. Stavo cercando proprio te», rispondo con un sorriso provocante. «Aiden», si presenta. «Mia». «Balli con me, Mia?». Annuisco, e lui mi prende la mano, intrecciando le dita alle mie. Ci facciamo strada attraverso la sala affollata finché non troviamo un piccolo spazio libero, sufficiente per noi due. Gli allaccio le braccia al collo. Le sue mani forti mi afferrano i fianchi e trattengono il mio corpo contro il suo mentre ondeggiamo al ritmo della musica. Danzare con Aiden non è come quando l’ho fatto con altri. È molto, molto di più. Non ci diciamo nulla, ma io sento tutto. Ogni carezza è una melodia d’amore. Ogni volta che le sue dita mi toccano la pelle è un sussurro pieno di speranza. Il nostro legame è viscerale, innegabile. Anche lui lo sente. Me ne accorgo da come le sue labbra si dischiudono per lasciar passare il respiro accelerato. Il modo in cui mi sfiora ovunque, come se le sue mani avessero fame di contatto, è seducente. I nostri petti sono schiacciati l’uno contro l’altro, e forse lo sto solo immaginando, ma giuro che riesco a sentire il suo cuore battere rapido contro il mio corpo, e il ritmo è uguale al mio. È davvero bello. Benché sia praticamente uno sconosciuto, mi è molto familiare. I miei drink dovevano essere corretti con qualche aggiunta di dopamina e ossitocina, perché la mia ossessione morbosa per quest’uomo sconfina nella follia insaziabile. Lo conosco appena, eppure non ricordo di aver desiderato mai così tanto una persona. Mi riscuoto dalla mia trance Aiden-centrica quando noto l’eccitazione intorno a noi. «Dieci! Nove!», scandisce la folla. «Otto!». Guardo Aiden interrogativamente. «Sette!». So cosa succede dopo l’uno. «Sei!». Probabile imbarazzo in vista. «Cinque!». Invece Aiden si limita a sorridermi in maniera deliziosa e si unisce agli altri: «Quattro!». Inspiro a fondo prima di dire: «Tre». Ingoio di nuovo l’aria. «Due». I suoi occhi si fermano sulle mie labbra. «Uno». Il numero mi è appena uscito di bocca quando Aiden incolla la bocca alla mia. È un bacio intenso e privo d’interruzioni, le labbra scivolano le une sulle altre al ritmo della danza sfrenata delle lingue, è dolce e appassionato insieme. Una combinazione contraddittoria e magica. I coriandoli ci esplodono intorno, e i palloncini cadono dalla rete sopra di noi. Echeggiano le trombette, mentre nel bar scoppia la frenesia dei festeggiamenti. L’allegro caos che ci circonda è un ronzio di sottofondo incapace di distrarmi dall’attrazione principale: Aiden. Si ritrae troppo presto, e ne sento la mancanza. L’ebbrezza nei suoi occhi mi dice che prova la stessa sensazione. Solleva la mano fino al mio volto per scostarmi i capelli dietro l’orecchio. A bassa voce, quasi in un sussurro, mi dice: «Buon anno, Mia». «Buon anno, Aiden». «Esprimi un desiderio». Alzo un sopracciglio con aria interrogativa. «Ma non è il mio compleanno». «Mi piace iniziare il nuovo anno con un desiderio. È il bello di questa notte. Puoi cambiare in meglio qualcosa nella tua vita e ricominciare». «Quindi intendi un proposito?». «Sì, una specie. Come vorresti migliorare la tua esistenza, Mia?». «E se non volessi cambiare niente? E se amassi la mia vita proprio per come è ora?». La domanda è irrealistica, e prima ancora che mi sia uscita di bocca, so che è anche irrilevante. Voglio un cambiamento, eccome, e il fattore accelerante di questo desiderio si trova davanti a me. Aiden scuote il capo, deluso. «Questo non sarebbe un bene per me». «Perché no?». «Perché se la tua vita restasse identica, ciò interferirebbe con il mio desiderio». Non riesco a trattenere il sorriso che mi si disegna sul viso. «Come mai?». «Be’, non posso dirtelo, è ovvio. Altrimenti non si realizzerà. Aspetta e vedrai». Le sue parole sono una vera e propria dichiarazione, e mi auguro che il suo desiderio diventi realtà. Sto pensando a una risposta arguta, ma prima che possa formularla, le sue labbra si posano di nuovo sulle mie, e tutto il resto svanisce.
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