CAPITOLO TRE

2598 Parole
CAPITOLO TRE Tutti gli Angeli di Dio si presentano a noi sotto mentite spoglie. James Russell Lowell Nel Bianco Lucio guardò Dante. Stava sognando. Avrebbe dovuto svegliarlo, ma non ne aveva il coraggio. Doveva prima ritrovare la sua Compagna. Non sarebbe mai rimasto ad aspettare mentre qualcun altro andava a riprenderla. Vide le scene che si susseguivano nei suoi sogni. L’appartamento di Gio, il bastardo che la marchiava a fuoco, la villa. Dante riviveva all’infinito il suo incubo peggiore. «Madre», sussurrò Lucio. «Andremo a prenderla. E sveglierò mio fratello. Dagli l’opportunità di raggiungere la montagna.» «Lucio, ciò che mi chiedi è…» «Possibile. Sai che lui non può non partecipare. Non posso lasciarlo soffrire in questo modo. Riprendersi la sua Compagna è un suo diritto. Ti prego.» Lei chiuse gli occhi per un momento. Quando li riaprì, erano velati di lacrime. «Allora si dovrà compiere un sacrificio.» «Mi sacrificherò io stesso. Di qualunque cosa si tratti, mi offro volontario.» Lei sussultò. «Mai. Tutti i Guardiani sono come figli per me, ma tu sei mio figlio. Non pensarci nemmeno. Ma tu dovrai accettare questo sacrificio, e si dovrà fare subito. Non ripeterò l’offerta.» Lucio ruggì, sapeva di non avere scelta. Un altro sacrificio! Non importava di cosa si trattasse, avrebbe accettato. «Sono d’accordo», grugnì. Lei si diresse verso Dante e aprì il palmo della mano. Apparve un bracciale rigido e spesso, realizzato con metalli di diversi colori e pietre nere. «Giovanna voleva regalarlo a Dante, per questo era tornata al suo appartamento.» Resiayana glielo infilò al polso e lo sigillò con un lampo di luce. «Quando arriverete sull’isola, lui avrà a disposizione tre ore per trovarla e portarla via. Gio dovrà acconsentire a seguirlo e, durante le tre ore, le capacità di Dante saranno quelle di un qualunque Mortale. Se dovesse fallire, la perderebbe per sempre, e noi perderemmo lui.» Lucio sussultò. «No.» «Ormai è fatta. Hai già accettato.» «Madre, come farà a combattere l’Angelo?» «La vostra prima preoccupazione non deve essere Zaqar. Il bracciale che ha al polso suggella l’accordo, non potrete rimuoverlo finché non avrete lasciato l’isola. Andate, e portate con voi dei rinforzi. Solo gli Immortali, tu e tua sorella potete entrare. Non essere così imprudente da rischiare la vita dei tuoi fratelli. Dante si ucciderebbe pur di riavere la sua Compagna, e questo era il solo modo in cui potessi agire senza violare i patti d’interferenza. Lei è ancora Mortale, e questa è la sola ragione per cui sono riuscita a stipulare un patto.» «Cosa mi stai nascondendo, Madre?» «Niente che possa dirti», ammise Resiayana con tristezza. «Del fato non vi è certezza e le acque non vedono tutto.» «Misteri e segreti. È la storia della mia vita.» Sabrael si avvicinò a loro. «Yana? Tutto bene?» chiese, guardandola con preoccupazione. «Sì, questi accordi mi costano molto, anche se mio figlio non lo comprende. Prendi Dante con te, Lucio, che tutti voi siate benedetti nel vostro viaggio.» Lucio scosse la testa e imprecò a bassa voce. Prese Dante e si materializzò all’esterno della sua villa a Valhalla, New York. Presto lo avrebbe svegliato, ma prima doveva informare tutti. Dopo averlo lasciato in una confortevole camera degli ospiti, scrisse e spedì un lungo messaggio. Una bottiglia di vino e un bicchiere si materializzarono nella sua mano, mentre entrava nello studio e si sedeva a pensare. Sarebbero riusciti a portarla via così velocemente? Anche se fosse stato possibile cogliere di sorpresa un Puro Sangue – e non lo era – tutti loro avrebbero faticato a vincere una simile battaglia epica. E cosa significava che Zaqar non era l’unico di cui preoccuparsi? Era successo qualcosa a Giovanna? Non potevano assolutamente perdere Dante. E nemmeno usare un incantesimo su di lei. Avrebbe dovuto acconsentire a partire… e perché non avrebbe dovuto? Cosa ignoravano? Lui stesso sarebbe partito immediatamente se avesse potuto farlo senza essere visto, ma sapeva che lo avrebbero scoperto non appena messo piede sull’isola. Zaqar era anche più vecchio di lui, e poi quella sera avrebbero dovuto assaltare la Casa delle Ombre. Dannazione, sperava che tutti avessero riposato. Lucio prese un lungo sorso di vino e Liya entrò nella stanza. «Lucio?» «Siediti, Liya. Ci aspetta una giornata piena, e noi due andremo alla ricerca di Giovanna.» «Fratello!» strillò lei. «Questa sì è una buona notizia. Ero così preoccupata per lui, e anche per Gio, ovviamente. Strappata dalle sue braccia dopo tutto quello che aveva passato.» Liya rabbrividì. «Asfissiante.» «Allucinante forse, Liya», disse dolcemente Lucio. «C’è dell’altro. Dante si unirà a noi, ma non godrà dell’immortalità. Lei dovrà acconsentire a venire con noi entro tre ore.» «Oh, no. O cosa? Questo è l’accordo di nostra Madre?» Lucio annuì e una Yoohoo si materializzò nella mano di Liya. Si mise a bere mentre lui continuava a parlare. «Se dovessimo fallire, perderemmo Dante per sempre… e lui perderebbe lei.» «No! Come ha potuto? Che accordo allucinante è questo? Non può essere un Mortale.» «Ormai è fatta, Liya. Dobbiamo preparare un piano per quando lo sveglierò, perché sarà furioso.» Lei finì con un sorso la bevanda al gusto di cioccolato e, dopo un piccolo ruttino, ne fece apparire un’altra. Lucio la guardò, perplesso. «Che c’è? La bevo quando sono nervosa. E adesso lo sono.» «Anche io, Liya. Mentre aspettiamo, lascia che ti racconti la sua storia. Non possiamo riprenderci Giovanna ingaggiando una battaglia contro l’Angelo. Lui è uscito di senno, ma il suo cuore non è perso. La ama nel solo modo che conosce, e l’ha presa con sé per proteggerla. Almeno così sembra.» Mentre le raccontava la storia, lei ascoltava silenziosa e triste. Quando finì, Lucio la guardò e la vide profondamente immersa nei suoi pensieri. «So come possiamo fare. Non mi piace, ma almeno riporteremo a casa Giovanna e Dante. Non piacerà nemmeno a te, fratello. Ma potrebbe essere la nostra unica possibilità.» «Penso anch’io che non mi piacerà. Cosa stai tramando?» «Prenderò il suo posto.» «Assolutamente no. E perché mai Zaqar dovrebbe accettare?» «Perché io mi trasformerò nel suo amore perduto, Myrrine. Prima che lui scopra la verità, Dante se ne sarà andato con Giovanna e io sarò fuggita.» Lucio scosse il capo. «No, assolutamente no. Deve esserci un altro modo.» «Ma se non lo troviamo, faremo così.» Lucio iniziò a imprecare. «Maledetta nostra Madre e i suoi patti! Sei felice, Madre?» gridò, e la casa tremò intorno a loro. «Lo prendo per un no», ruggì. * * * Tutti i Guardiani si agitavano inquieti nello studio, non che non ci fosse abbastanza spazio per loro. Liya li osservò mentre esprimevano il loro dissenso nei confronti del piano numero uno: sarebbero andati a salvare Giovanna, ma nessuno di loro avrebbe partecipato. In compenso, erano soddisfatti del piano numero due, che consisteva nel distruggere la Casa delle Ombre. Logan avrebbe assunto il comando, nell’eventualità piuttosto improbabile che loro non fossero tornati in tempo. A quel punto entrarono Jonas e una squadra di Immortali, almeno una ventina, principalmente Kobal, a giudicare dalle corna. Interessante, la ragazza, pensò Liya. Capelli rosso fuoco e dappertutto meravigliosi tatuaggi colorati. Sua Madre avrebbe avuto un attacco isterico se le si fosse presentata con uno di quelli. Ma decise che avrebbe costretto Vorn a farle un tatuaggio. Magari Braccio di Ferro e la scritta I love sailors. A quel pensiero Liya sorrise, oh sì, l’avrebbe fatta infuriare. Naturalmente aveva i tatuaggi di famiglia, diversi da quelli di Lucio. I suoi erano delicati, segni blu e oro che percorrevano la schiena, descrivendo, nella lingua più antica, la sua data e gerarchia di nascita. Aveva anche tre simboli sull’addome, vicino al cuore e sul plesso solare. Quelli erano doni di sua madre e le conferivano poteri speciali. Poi c’era un pezzo del suo destino scritto sulla caviglia, ma la maggior parte di ciò che era stato scritto era stata distrutta quando lei aveva appena poche centinaia di anni ed era riuscita a intrufolarsi negli Inferi. Aveva bruciato la pergamena e gettato via le ceneri, perché quel destino non si avverasse mai. Lucio non conosceva il fato di Liya, né Liya quello di Lucio. Scrivere il destino era un’arte sacra che solo le creature superiori potevano esercitare, e comunque era molto incerta. Nessuno condivideva i propri scritti, dopotutto non erano certo scolpiti nella pietra. Ma, giusto per precauzione, lei aveva bruciato gli scritti del suo destino e disperso le ceneri affinché nessuno potesse recuperarli e vincolarla a essi. Nessuno poteva sopravvivere nel Kurnu, nemmeno i Demoni ce la facevano a lungo, figuriamoci negli Inferi più profondi. Non ci andavi se non volevi rischiare di rimanere intrappolato. Ma lei c’era stata, e si era assicurata che il suo fato non finisse mai in mani sbagliate. Come le Sue mani, quelle del maschio di cui parlavano gli scritti. Ripensò alle parole che aveva bruciato e fu percorsa da un brivido. Non sarebbe successo. Mai, mai. Jonas iniziò a fare le presentazioni e Liya ascoltò attentamente, cercando di memorizzare nomi e volti. Si sorprese quando uno di loro fu presentato come Ori. C’era un Orias nel diario che Logan aveva trovato nelle grotte e che apparteneva a sua madre. Lo introdussero come il capo del Consiglio dei Cacciatori. Non appena Jonas ebbe finito e il giro di saluti fu terminato, Logan, incapace di trattenersi, fece la domanda che lei aveva sulla punta della lingua. «Ori, come l’Orias conosciuto da Ratha di Westmeath?» gli chiese, guardandolo negli occhi. «Proprio lui. E tu chi sei?» rispose lui a tono. «Suo figlio, Logan.» Gli occhi dorati di Ori si illuminarono. Attraversò la stanza e raggiunse Logan, lo abbracciò e lo baciò. «Lei sapeva che questo giorno sarebbe arrivato, e molto tempo fa le feci una promessa che intendo mantenere. È un piacere, fratello.» Logan fu colto alla sprovvista, non si aspettava di essere abbracciato da quel Kobal grosso quasi quanto lui. Per non essere maleducato, ricambiò piuttosto goffamente l’abbraccio e Liya dovette trattenere una risata. «Ma non abbiamo un legame di sangue, giusto? E di quale promessa parli?» Orias fece un passo indietro, gli occhi scintillanti. «Oh no, lei fu sempre fedele a Daleigh. Ho giurato di non rivelare la promessa fino al giorno del suo compimento. Ma sono felice di averti finalmente incontrato. Lei non sopportava di averti lasciato e ogni giorno ti guardava nello specchio che portava sempre con sé. La pregai di venire a cercarti con i tuoi fratelli, ma si rifiutò sempre. Diceva che non era il momento. Ha sempre avuto i suoi segreti ma, per secoli, fino alla sua morte, per me è stata più di una madre. Mi ha salvato la vita centinaia di volte. Ora mi sento in debito nei tuoi confronti.» Liya stavolta rise. In tanti anni non aveva mai visto Logan così scioccato, completamente senza parole. Lucio si schiarì la gola. «Orias, grazie per essere venuto. Grazie a tutti. Le porte della mia casa sono sempre aperte per il Consiglio e per ogni Guardiano che giuri fedeltà alla Luce. Ora abbiamo importanti questioni da discutere. Lascio a voi decidere cosa fare con la Casa delle Ombre, ma ho bisogno che siate tutti disposti a seguirmi in un luogo, un’isola, che è parte fondamentale della nostra storia. A causa di un incantesimo i miei guerrieri non possono entrarvi. Ma voi potrete accedere in virtù della vostra stirpe. Io e mia sorella Iliyana apparteniamo al medesimo lignaggio di Zaqar. Questo non ci influenzerà. Ma devo sapere che tutti voi mi sarete fedeli in questa missione, a prescindere da chi sia il vostro capo in circostanze normali.» Guardò Ori e lui annuì. Tutti i Cacciatori espressero il loro consenso. «Okay, uno dei nostri Guardiani, Dante, è stato privato della sua Compagna. Noi andremo a riprenderla. Zaqar, un Puro Sangue, crede che lei sia sua figlia Zenobia. Da quello che ho visto nelle acque del Bianco, non rappresenta un pericolo diretto per lei. Ma è uscito di senno e il suo comportamento è imprevedibile. Ha delle ali che crede necessarie per volare e che noi potremo sfruttare a nostro vantaggio. Se possibile non vorrei fargli del male: dobbiamo soltanto riprenderci la ragazza. Avremo soltanto tre ore per convincerla a venire con noi, altrimenti le conseguenze saranno tragiche. Perderemmo sia Giovanna che Dante.» La ragazza dai capelli rossi, che Liya già adorava, sussultò. «In che senso li perderemmo?» «Ci sarebbe troppo da spiegare. Ma non accadrà, né a Dante né alla tua migliore amica, Jade. Te lo prometto. Li riporteremo entrambi a casa, ma ho bisogno di tutti voi. L’importante è che siate disposti a partecipare. Mia madre è così criptica che neanch’io so cosa voglia dire. Ma so che non posso tirarmi indietro.» «Questa Casa delle Ombre ha niente a che fare con i Demoni che dilagano ovunque?» chiese Ori. «Sì, diciamo che è una delle loro dimore. E penso che al suo interno ci sia un Demone che dobbiamo assolutamente uccidere. Sta procreando e il suo scopo è aprire le porte dei Sette Inferi. Ho la sensazione che questo Demone sia ancora vivo e si trovi lì, forse con un’altra vittima e con quello che rimane dell’esercito di Wolff. Wolff era il loro capo, ma lo abbiamo ucciso quando hanno provato a portar via i piccoli Demoni dalle mie celle. Prevediamo di attaccare la Casa delle Ombre stanotte, ma ho bisogno di Dante, e lui ha bisogno che Giovanna sia salva.» «Anch’io voglio salvarla, e se questa Casa delle Ombre è un luogo in cui posso nutrirmi e ammazzare un bel po’ di quei maledetti succhia-anime, allora conta su di me. Ma prima pensiamo a Gio.» Jade sistemò l’arsenale appeso alla sua cintura. A Liya stava iniziando a piacere davvero. Jade la guardò e Liya le sorrise cinguettando, eccitata. La ragazza annuì e fece un mezzo sorriso. Forse, una volta finito tutto, avrebbero potuto cenare insieme sulla sua isola? Liya notò che Jade stava molto vicina a un altro Kobal, anche lui coperto di bellissimi tatuaggi. I capelli erano lunghi e pieni di nodi e lacci di diversi colori. Li aveva già visti prima, si chiamavano dreadlocks. Gli stavano molto bene. I suoi lineamenti erano forti ed eleganti al tempo stesso. Non era rude come la maggior parte dei guerrieri. Un’altra donna, che si chiamava Sin, fece un passo avanti. Pur essendo piuttosto alta, era la più piccola tra i Cacciatori, ma Liya vide in lei un grande potere. I capelli corvini avevano una striscia bianca all’attaccatura ed erano raccolti sulla testa con delle freccette. Il peso delle armi sul suo corpo flessuoso avrebbe potuto rovesciarla, ma lei rimaneva dritta, forte e aggraziata. Anche la sua spada era fantabulosa e Liya avrebbe tanto voluto farle domande sugli intricati intagli che decoravano l’elsa e sembravano le parole di una pergamena antica. Guardò con occhi dolci quella femmina che trasudava potenza. Intorno alle braccia, proprio sopra il gomito, aveva due spesse fasce d’oro con stemmi antichi. Liya avrebbe insistito per far venire anche lei a cena. Doveva avere quei bracciali. «Lucio, se posso», chiese gentilmente la ragazza misteriosa, in attesa di ricevere la parola. «Certo. Puoi sempre parlare apertamente qui, non c’è bisogno che tu chieda il permesso. Vale per tutti voi. Abbiamo una lunga strada da percorrere, speriamo insieme.» Sin sollevò gli occhi e Liya notò che erano del blu più cristallino che avesse mai visto sulla terra, a parte i propri e quelli di Lucio. Oh sì, doveva essere molto anziana. Più chiaro era il colore degli occhi, più nobile era il lignaggio. Sembrava proprio che il suo sangue fosse puro. «Il fardello che porto è pesante, così come i segreti che solo i Cacciatori conoscono. Sono una gemella, ed ero lì il giorno in cui Zaqar devastò il nostro mondo su quell’isola. Conosco la follia che aveva nel cuore. Conosco anche un modo per convincerlo a rilasciare la ragazza.» Tutti i Guardiani si voltarono verso di lei, scioccati. «Vai avanti», disse Lucio con gentilezza. «So perché Zaqar non ha mai ritrovato la sua Predestinata, e in che modo la sua discendenza è stata sterminata. So anche che Giovanna non è al sicuro perché, ora che lui l’ha presa, rivelando la sua identità lei sarà perseguitata.» Liya non riusciva a tacere. Quelle rivelazioni l’avevano eccitata. Ori esortò Sin ad andare avanti con un cenno del capo. Possibile che fosse più anziano di un Puro Sangue? «Come fai a sapere queste cose?» Lei fece una pausa e lo guardò negli occhi, risoluta. «Perché, fino a quattrocento anni fa, io ero una di quelli che le sterminava alla nascita, tutte, reincarnazioni di Myrrine incluse. Lui non è mai riuscito a trovarle perché noi le uccidevamo prima.» Liya sussultò. Non è possibile.
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