CAPITOLO CINQUE

2010 Parole
CAPITOLO CINQUE Di tutte le passioni l’amore è la più forte, perché attacca contemporaneamente il cuore, la testa e i sensi. Lao Tzu Fuori da Valhalla, New York – Dimora di Lucio Lucio studiò con attenzione la femmina Puro Sangue. Da quando lei si era fatta avanti, nessuno si era mosso o aveva parlato. Lei, in piedi, con il mento sollevato, lo fissava con i suoi occhi cristallini. «Qual è il tuo lignaggio, Sin?» Lei gli rispose prontamente. «Discendo da Enki e Enka, gli Autentici degli Elementi. Siamo rimasti solo in due.» «Il tuo gemello?» «Mio fratello ovviamente appartiene allo stesso lignaggio. Anche lui ha spezzato tante vite innocenti ma, diversamente da me, non prova rimorso. Mi sono unita a Ori per riscattare le mie colpe, se possibile. Purtroppo l’odio di mio fratello non si è affievolito. Al contrario, si è intensificato.» Lucio non vide in lei sentimenti oscuri, solo vergogna. Le fece un cenno di assenso. «Dimmi, come pensi di riscattare le tue colpe?» «Sono forte quanto Zaqar, e più allenata di lui che ha dormito per secoli. Ha i suoi sogni, ma io dispongo degli Elementi. Posso sconfiggerlo in battaglia, se necessario. Ma vorrei fare ammenda, e aiutarlo a riunirsi alla sua Predestinata prima che la trovi mio fratello. Entrambi veniamo allertati ogni qualvolta lei rinasce. Grazie ai nostri poteri, siamo sempre riusciti a trovarla. Da quando ho lasciato il loro gruppo, si è incarnata ed è stata uccisa due volte. In quattro secoli non sono mai riuscita a salvarla. Ma intendo farlo ora.» «Rischieresti la tua vita per un folle che vorrebbe ucciderti per ciò che hai fatto. Perché?» «Perché anelo alla pace. Ho vissuto a lungo e sofferto troppo. Ho conosciuto tanto odio, e so che l’unico modo che ho per redimermi di fronte a Dio, il vero Dio, è sacrificare me stessa e aiutare Zaqar. Se morissi adesso, potrei solo sperare di essere perdonata. Hai mai ucciso una bambina innocente, Lucio?» Lui scosse la testa, orripilato. «Ovviamente no.» A meno che non contino i piccoli Demoni nelle celle, ma non credo. «Io ne ho uccise centotrentasette, neonate e bambine indifese. Alcune le ho strappate dal seno delle loro madri, altre le ho sorprese nel sonno. Alcune mi guardavano sorridendo perché pensavano fossi un Angelo. Tutte le reincarnazioni della sua amata Myrrine, e ogni bambina che abbia usato il nome di Zenobia, da quando bruciammo il loro castello. La compagna di Dante si è salvata solo perché non ha mai usato quel nome. Stabilimmo per legge che saremmo stati avvisati a ogni reincarnazione di Myrrine. Le abbiamo uccise tutte. Le sue figlie sono state perseguitate in giro per il mondo per più tempo di quello che posso ricordare. Ma solo Zenobia si è reincarnata, sua sorella Zenovia non l’abbiamo mai trovata. Sono stanca. Caccerò le Ombre fino alla fine dei giorni se Dio vorrà, ma questa impresa sarà la mia redenzione. È la sola cosa che desidero.» Lucio notò che aveva gli occhi lucidi, ma non versò una lacrima. Nel suo viso leggeva i segni dell’età. L’angoscia. Il rimorso. Sentiva male al cuore mentre guardava in profondità dentro di lei, ma doveva farlo. Se voleva fidarsi di lei, doveva vedere ogni cosa. E la sua anima era un luogo oscuro da attraversare. Credeva a tutte le sue sconvolgenti parole. Avrebbe donato la vita pur di redimere la sua anima, se avesse potuto. «E tuo fratello?» «Mi aspetto di combattere con Synnashi prima o poi. È il mio gemello. Sangue del mio sangue. Spedirlo all’Inferno è compito mio e di nessun altro, e lo si deve decidere adesso. Ho cercato di convincerlo a lasciar andare il suo odio, ma è senza speranza. Non so se i Cacciatori reclutati da lui potranno essere salvati. Con i suoi discorsi e le sue gesta ha condotto alla rovina le loro anime, e temo che non rimarrà nessuno di loro quando avremo finito. Orias mi ha promesso questa battaglia e, dopo che io me ne sono andata, mio fratello è rimasto l’unico Puro Sangue nel gruppo. Non c’è niente che possa fare per lui eccetto seppellirlo e pregare che possa tornare e ricominciare il suo viaggio.» «Abbiamo scoperto così tante cose da quando Jonas ha fatto circolare il messaggio. Se Zaqar non avesse ucciso tutti gli altri Puro Sangue discendenti di Erech ed Erecha, i sognatori, forse avremmo avuto prima queste risposte; ma adesso so di essere libero grazie alle verità di cui siamo venuti a conoscenza. Chi sceglierà l’Oscurità anziché la Luce non verrà salvato. Ora è nostro compito cercare su questa Terra e radunare tutti i fratelli Immortali che ci sono devoti. Non abbiamo altro modo per salvare questo mondo dopo i peccati dei nostri progenitori. Prima d’ora nessun Immortale aveva mai sperimentato il libero arbitrio. Fin dalla nascita abbiamo sempre dovuto obbedire alle nostre leggi e custodire i nostri segreti. Ora disponiamo del libero arbitrio, senza più segreti né bugie. Io scelgo la Luce.» Lucio le si avvicinò e si fermò a pochi centimetri da lei, sovrastandola con la sua altezza. La fissò negli occhi cristallini e lei, inflessibile, ricambiò lo sguardo. «Perdona questa mia richiesta e, ti prego, comprendi la mia necessità di vedere ogni cosa. Non condurrò i miei guerrieri verso l’ignoto.» Senza spostare lo sguardo, lei rispose alla domanda che lui non aveva pronunciato. «Sì, puoi guardarmi dentro. Non ho niente da nascondere ora… e mai più l’avrò.» Annuendo, Lucio sollevò le mani sul suo viso. Quando la sfiorò, il cielo tuonò, i mormorii nella stanza cessarono, e lui venne risucchiato nel vortice della vita di Sin. Era molto vecchia e, più lontano andava, più riusciva a vedere; la cosa più difficile fu rimuovere le mani. Viaggiando nei secoli della sua vita, vide la prima volta in cui aveva ucciso senza rimorso e, molti secoli dopo, l’attimo in cui aveva conosciuto la compassione. Guardò negli occhi di una ragazzina dai capelli dorati; aveva all’incirca l’età di Raith. Avrebbe dovuto essere già morta. Vedendo la spada di Sin, quei luminosi occhi verdi si erano riempiti di terrore. Ma la bambina era coraggiosa e non aveva urlato. Sola nel bosco, i fiori che aveva raccolto erano sparsi ai suoi piedi. «Perché mai un Angelo dovrebbe avere una spada? Ecco dei fiori per te… la mia mamma dice che alleviano il suo dolore, ma penso che oggi servano più a te. I tuoi occhi sono troppo tristi per essere gli occhi di un Angelo», aveva sussurrato la bambina spaventata, porgendo a Sin i piccoli fiori bianchi e gialli. Quello era stato il punto di rottura. Il cuore grande di una bambina mortale, così giovane, così innocente. Sin si era guardata alle spalle e le aveva mormorato all’orecchio: «Corri veloce come il vento e di’ alla tua famiglia di non chiamarti mai più con quel nome. Altrimenti l’Angelo della Morte verrà a trovarti. Corri veloce, lontano da me. Morire oggi non è il tuo destino, piccola Zenobia.» Questa volta, mentre lui la guardava ingannare il fratello riguardo all’uccisione della bambina e poi scomparire, una lacrima le scese dagli occhi. Aveva dovuto uccidere un’altra bambina, perché gli Immortali dal sangue puro non potevano mentire. Lucio e Liya erano in grado di mentire in quanto esseri creati, ma gli altri Immortali avevano regole diverse. I limiti dei Puro Sangue erano pochi e specifici. Uno era quello. Così Synnashi non aveva fatto domande, nemmeno quando lei aveva lasciato il gruppo. «Questo accadde più di quattrocento anni fa… quando risparmiai Zenobia e la lasciai libera.» Lucio le asciugò delicatamente la lacrima con il pollice e un altro tuono fragoroso risuonò sopra di loro. «Mi dispiace, ma dovevo essere sicuro.» Sin allontanò il viso da lui e raddrizzò le spalle. «Avevi il mio permesso. Ora cerchiamo di capire come salvare la figlia di Zaqar e il vostro Guardiano senza provocare un bagno di sangue. Vorrei conservare la mia energia per la Casa delle Ombre… nel caso riuscissi a tornare con voi.» «Tu tornerai con noi. C’è dell’altro che vorrei discutere con te.» Si guardò intorno. «Logan, Liya e Keltor, venite con me. Dobbiamo svegliare Dante. Petre!» chiamò, rivolgendosi a uno dei membri del suo staff di Mortali. Petre apparve immediatamente e, senza nemmeno guardare il gruppo riunito, gli fece un cenno d’assenso. «Signore?» «Ti prego di portare i miei ospiti ovunque desiderino. E non preoccupatevi se doveste sentire delle urla provenire dal piano superiore.» «Molto bene, signore», rispose Petre, e fece un giro per la stanza per raccogliere eventuali richieste degli Immortali. Lucio si materializzò immediatamente nella grande stanza degli ospiti dove Dante, con la sua struttura massiccia, occupava quasi interamente il letto matrimoniale. «Non sarà facile. Preparatevi a immobilizzarlo mentre gli parlo.» * * * New York City, New York Sorridendo, con Ki al suo fianco, Thia continuava a seguire le ombre che l’avevano condotta nella metropolitana e poi fuori, sulla Terza e sulla 138a Strada. «Ormai siamo vicini, Ki.» «Davvero non vuoi dirmi cosa c’è di così speciale nel Bronx e perché non abbiamo potuto prendere la macchina?» Lei esplose in una risata seducente e sparò al massimo i suoi feromoni. «Ki caro, siamo Immortali. Non ti sei stancato di fingerti normale come un umano qualunque?» «No, mi piace essere normale. E pensavo piacesse anche a te.» Lei gli strinse la mano per rassicurarlo. «Oh dolcezza, certo che mi piace. Pensavo solo che avremmo potuto rendere questo week-end un po’ più piccante del solito.» All’inizio Thia aveva domandato a Ki se fosse in grado di vedere la scia con cui le Ombre le indicavano la direzione da seguire, ma lui l’aveva guardata come se fosse pazza, facendole notare il sole che splendeva alto nel cielo. In realtà, da quando erano usciti, lui l’aveva guardata in quel modo parecchie volte. Thia sperò che le voci sapessero quel che facevano portandosi dietro quel santarellino. Di sicuro aveva una personalità dominante, ma non sarebbe stato in grado di compiere un’azione veramente malefica. E lei aveva la sensazione che stessero andando proprio in quella direzione. Qualcosa la fece rabbrividire. Si guardò intorno ma non vide niente. Per strada c’era la solita spazzatura, comitive di ragazzini, mendicanti occasionali e qualche senzatetto, ma niente di diverso dal solito. Per quella sera era prevista una luna strana, una luna di sangue. Se solo i Mortali ne avessero conosciuto il significato. A ogni luna di sangue i Demoni prosperavano. Un momento… lei aveva sempre temuto i Demoni. Perché ne sto cercando uno? Thia si fermò, per un attimo non riuscì a muoversi. «Thia? Che problema c’è?» sussurrò lui, come se avesse percepito qualcosa. «Shh…» Scrutò l’oscurità. All’angolo della traversa successiva, accanto a dei fabbricati industriali, riluceva un lotto vuoto. I graffiti erano l’unica nota di colore. Per il resto, solo sfumature di grigio, niente a che vedere con Manhattan. Le finestre erano sprangate, anche i pochi negozi non erano diversi. Sentì un brivido lungo la spina dorsale e fece un respiro profondo. Prosegui, figlia, ci sei quasi. Ma penso di volermi fermare, sussurrò tra sé. La risata multipla risuonò ancora nelle sue orecchie, mentre l’ombra si fermava nel lotto erboso. Questa è la tua vita ora. Va’ da Azrael, ti darà quello che cerchi. Thia iniziò a riflettere, mordendosi la guancia. Forse la periferia non era l’opzione migliore? Forse avrebbe dovuto soltanto prendere Ki e darsela a gambe adesso che il sole era ancora splendente e i Demoni deboli? No! Un ruggito risuonò nella sua testa e lei tremò di paura. Maledizione, in cosa si era andata a cacciare? «Ki, è meglio se torni a casa. E penso che tu debba andare all’inferno.» Le voci protestarono, ma lei, in fondo in fondo, voleva evitare di coinvolgerlo. «Thia? Hai qualche problema?» «Vattene Ki, prima che cambi idea», disse lei a denti stretti. «In fretta, prima che i Demoni ti prendano.» «Demoni? Thia, di cosa stai parlando?» «Va’! Se non lo fai adesso, non potrai più fuggire!» gli urlò Thia, e si girò iniziando a correre verso il lotto erboso. Non aveva bisogno di guardare per sapere che lui si stava allontanando dalla parte opposta, in cerca di un taxi. Avremmo potuto usarlo, come te. Davvero? Fottiti. Io sarò anche piena di Ombre, ma lui no. E mi sporcherò già abbastanza le mani per vendicarmi di Dante e di quella puttana. Quindi, se permettete, ora ho un Demone da incontrare. Le voci scoppiarono in una risata fragorosa. Alla fine di tutto anche lui sarà un’Ombra. Lo hai salvato per niente. E lei, lei è intoccabile. Sì, sì. Potete fottervi un’altra volta, signori miei. Thia si assicurò che Ki si fosse allontanato, prese una boccata dalla sigaretta e gettò via il mozzicone. Fece qualche passo continuando a guardarsi intorno. Ki non si vedeva più e in giro non c’era nessun altro. Allora superò la barriera… Si udì un grido.
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