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1184 Parole
Avevo assolutamente ragione. È stata una giornata lunga e faticosa, ed era solo la prima. Stavo per andarmene quando il mio capo mi ha chiamato. -Cosa offrite?- chiesi entrando nel suo ufficio. -Annulla i miei incontri domattina. Farò un po' tardi, visto che faccio colazione con mio padre, quindi hai il diritto di arrivare alle dieci- disse guardandomi serio. Era molto meglio quando sorrideva. -Grazie signor Steele- risposi con un sorriso a bocca chiusa. Sorrise alla mia risposta. undici Era decisamente meglio quando sorrideva. -Puoi ritirare E non ha dovuto chiedere due volte, dato che ero già pronta per arrivare alla mia dolce casa. Sono uscito da lì e ho preso la mia borsa, diretto verso l'ascensore. -Ci vediamo domani Claudia -A domani Elena Quando sono arrivato al primo piano, ha iniziato a piovere. Brillante Non aveva una macchina, o altro. Non poteva fare altro che aspettare un maledetto taxi, ma vedendo che la strada era deserta, dovette aspettare che smettesse di piovere. Mi fermai sotto il piccolo tetto che offriva l'ingresso dell'edificio. Non poteva succedere niente di peggio! Ed è successo. La pioggia è caduta più forte causando un temporale. Mi sono rassegnato a tornare a casa mia con questa pioggia, dovevo sbrigarmi, visto che l'orario non aiutava molto. La luce del giorno stava cominciando a svanire, rendendo tutto buio. E proprio quando stavo per lasciare quel tetto, una mano mi afferrò il braccio, tirandomi indietro. Mi sono guardato alle spalle ed era l'Adone che avevo come capo: Aaron Steele. -Miss Hells, hai intenzione di uscire con questa pioggia?- Mi chiese guardandomi negli occhi.  -Non c'è nessun altro- risposi alzando le spalle. -E che ho preso un raffreddore lasciandomi senza segretaria? Nerd. Vieni con me- disse tirandomi per un braccio, entrando nell'edificio. Tutti ci guardavano in modo strano, poiché pensava che il capo non facesse queste cose con i suoi dipendenti.  È andato all'ascensore " PRESIDENZIALE " e ci ha messo lì. Premo il pulsante con la lettera E, che pensavo fosse un parcheggio sotterraneo, perché l'ho sentito scendere. Uscì da quell'ascensore e cominciò a camminare verso il lato sinistro di quel posto. Il parcheggio non era piccolo e solo poche macchine sembravano "fantasiose", ma solo una stava sprecando soldi. E ovviamente era del mio capo. Oh! Sapevo che era una Ferrari dal marchio inconfondibile del cavallo. Il colore nero opaco era davvero impressionante. Un'altezza bassa, ma era normale in questo tipo di auto. Era ovvio che non tutti potevano accedervi e oggi ho avuto questo privilegio.  Aprì la portiera del passeggero, facendomi segno di entrare. Ma sono rimasto lì. -Questo non è davvero necessario, signor Steele- dissi tristemente, perché lo ero davvero. Non doveva farlo per me. Non mi piaceva ricevere aiuto dagli altri. -Non lascerò che si bagni- rispose, dandomi un altro segnale per entrare. Sapevo che non l'avrei convinto, quindi sono entrato.  Chiuse la portiera e si avvicinò al lato del pilota. E così è stata la strada per casa mia, in un silenzio confortevole e calmo mentre guardavo cadere le gocce di pioggia. Si era fermato fuori dal mio palazzo, poiché gli avevo dato indicazioni su come arrivarci. La pioggia continuava a cadere su di te, forse era stata una buona idea per lui portarmi. Ho guardato fuori e l'ho guardato. Non sapevo cosa dire. -Grazie per avermi portato- ringraziai guardandolo. -Non è niente, signorina Hells- disse con un piccolo sorriso. -Chiamami Elena, siamo senza lavoro- dissi tristemente, perché era strano che mi chiamasse per cognome quando non lavoravamo. -Solo se mi chiami Aaron -Va bene- risposi imbarazzata quando sentii il sangue salire sulle mie guance. E nessuno diceva altro, era come se non volessimo separarci, il che era troppo strano, visto che ci conoscevamo da due giorni. Ha preso un piccolo ombrello da dietro ed è sceso dalla macchina per aprire la mia portiera. Coprendoci con l'ombrello, arrivammo alla porta del mio palazzo.  -Era più facile se mi avesse prestato solo l'ombrello, così non saresti venuto qui- dissi guardandolo, separandomi da lui, poiché ero protetto. -Ma non sarebbe stato un gentiluomo- disse sorridendo.  Un altro silenzio che sembrava eterno. -Ci vediamo domani Aaron -A domani Elena E così l'ho visto tornare, salire in macchina e partire per le strade deserte. Accidenti! Erano le 7:55 del mattino e stavo correndo selvaggiamente lungo il marciapiede per arrivare al lavoro in orario. E miracolosamente, l'ho fatto. -Elena, che ci fai qui a quest'ora? - chiese Claudia -Beh, è il mio momento di ingresso- risposi al più ovvio. -Oggi il signor Steele ha un impegno e farà tardi, pensavo te l'avesse avvisato O si... -Giusto- dissi in un sussurro  Mi aveva dato il permesso di arrivare fino alle 10 e non me lo ricordavo, anche se basti dire che dimenticai le cose molto presto. -Beh, vado ad approfittare del mio tempo, ci vediamo dopo- Salutai la bionda e uscii da quell'edificio. Ora cosa farei? Poi ho capito che non avevo nessuno da visitare, perché non avevo amici, fidanzato e famiglia, beh, sì, ma non sapevo niente di loro, né loro sapevano di me. Ma c'è da mangiare, e la colazione non era male per nessuno. Sono venuto in uno dei miei ristoranti preferiti, perché era un buffet accessibile con stile. Mi sono servito della frutta tritata con yogurt bianco, succo d'arancia e una frittata. Mi sono seduto in quei posti imbottiti che si trovano sempre vicino alle finestre, ho posato le mie cose e ho iniziato a fare colazione. I minuti erano quelli che passavano quando vedevo il mio capo passare accanto a un uomo. Non si era accorto della mia presenza, e solo pochi posti si sedettero davanti a me. Dava le spalle a me e l'uomo era di fronte a lui. Hanno chiesto il menu, visto che potevano permettersi il cibo à la carte, ma quando sei povero ti adatti a ciò che è disponibile. E mangiarono letteralmente in un silenzio di morte. Nessuno dei due ha detto niente, e lo so perché li ho spiati. ventuno Ho guardato l'orologio e ho capito che era ora di andare, così ho preso le mie cose e ho pagato. Non si sono ancora accorti di me, ed è stato quando ho sentito alcune parole dal loro tavolo, che finalmente stavano parlando. La voglia di andare in bagno mi invase, il bagno era a pochi metri dal suo tavolo, dovevo passare di lì sì o sì. Ho pensato di sopportarlo ma non ci sono riuscito, quindi ho dovuto rischiare. Riuscii a passare senza essere visto né riconosciuto poiché cercavo solo di voltare le spalle, ma al ritorno era ovvio che mi avrebbero visto, a meno che non avessero già pagato il conto. Ma purtroppo erano ancora lì, ho preso fiato e ne sono uscito con tutto il coraggio del mondo. I suoi begli occhi incontrarono i miei e si accigliò. Sono rimasto lì a cercare di capire cosa stesse succedendo. Cattiva idea. Si alzò e si avvicinò a me, lasciando solo quell'uomo. Senza dire niente, mi prese per mano e mi tirò al suo tavolo.  -Padre, questa è Elena, la mia ragazza Aspetta!? 
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