Astronave Theos – Il superfluido

825 Parole
Astronave Theos – Il superfluidoL'immagine dell'oggetto che Petri aveva posizionato nello spazio fra Kodon e la Terra aveva lasciato basiti entrambi i terrestri. «E cosa sarebbe quell'affare?» chiese incuriosita Elisa, mentre si avvicinava per cercare di vedere meglio. «Non gli abbiamo dato ancora un nome ufficiale.» Petri portò lo strano oggetto di nuovo in primo piano e, guardando la dottoressa, aggiunse «Forse potresti sceglierne uno tu.» «Se almeno mi spiegassi cos'è, potrei anche provarci.» «E' da diverso tempo che i nostri migliori scienziati si stanno dedicando a questo progetto.» Petri incrociò le mani dietro la schiena e iniziò a camminare lentamente per la stanza. «Questa apparecchiatura è il risultato di una serie di studi che, in parte, vanno anche aldilà delle mie competenze scientifiche.» «E vi posso assicurare che sono notevoli» aggiunse Azakis, dando una bella pacca sulla spalla dell'amico. «In poche parole si tratta di una sorta di sistema antigravitazionale. Si basa su un principio sul quale, come dicevo, si sta ancora studiando ma che posso provare a riassumere in poche e semplici parole.» «Credo sia molto meglio» commentò Elisa. «Non dimenticare che apparteniamo ad una specie che, confrontata con la vostra, può essere tranquillamente definita come sottosviluppata.» Petri annuì lievemente. Si avvicinò quindi alla rappresentazione tridimensionale dello strano oggetto e continuò tranquillamente con la sua spiegazione. «Questo, che tu prima hai chiamato “ciambella”, si definisce geometricamente come toroide. L'anello tubolare è cavo, mentre quello che potremmo semplicemente chiamare “buco centrale” contiene il sistema di propulsione e di controllo.» «Fino a qui è tutto chiaro» disse Elisa sempre più eccitata. «Molto bene. Ora vediamo il principio di funzionamento del sistema.» Petri ruotò l'immagine del toroide e ne mostrò la sezione interna. «L'anello viene riempito con un gas, di solito un isotopo dell'Elio, che, raffreddato a una temperatura prossima allo zero assoluto, cambia di stato e si trasforma in un liquido dalle caratteristiche molto particolari. In pratica, la sua viscosità diviene pressoché nulla e riesce a scorrere senza generare nessun attrito. Questa caratteristica noi la chiamiamo “superfluidità”.» «Ora mi sto un po' perdendo» disse tristemente Elisa. «Per farla semplice, questo gas allo stato liquido, opportunamente stimolato dalla struttura dell'anello, riuscirà a viaggiare al suo interno, senza nessuna difficoltà, ad una velocità prossima a quella della luce, riuscendo a mantenerla per un tempo teoricamente infinito.» «Stupefacente» riuscì solo a commentare Jack, che non si era perso neanche una sillaba di tutta la spiegazione. «Ok, ora credo di aver capito» aggiunse Elisa. «Ma come farà questo aggeggio a contrastare gli effetti dell'attrazione gravitazionale tra i due pianeti?» «Qui il discorso si fa molto più complicato» rispose Petri. «Diciamo che, la rotazione del superfluido a velocità prossime a quelle della luce, genera una curvatura del continuum spazio-temporale intorno ad esso, provocando un effetto antigravitazionale.» «Porca miseria» esclamò Elisa. «Il mio vecchio professore di fisica si starà rigirando nella tomba.» «E non solo lui, mia cara» aggiunse il colonnello. «Se ho capito bene cosa stanno cercando di spiegarci questi due signori, qui si sta parlando di ribaltare un bel po' di teorie e di concetti che diversi nostri scienziati hanno cercato di analizzare e studiare per tutta la vita. Il principio di antigravità è stato teorizzato più di una volta ma mai nessuno è riuscito a dimostrarlo completamente. Davanti a noi» e indicò lo strano oggetto «abbiamo finalmente la prova che questo è davvero possibile.» «Io ci andrei un po' più cauto» disse Azakis, raffreddando un po' l'eccitazione del colonnello. «Mi sento in dovere di informarvi che questa cosa non è mai stata sperimentata su oggetti grandi come pianeti, o meglio, ci abbiamo provato due cicli fa ma non è andata esattamente come ci aspettavamo. Inoltre, potrebbero verificarsi eventi che non abbiamo previsto e...» «Sei il solito menagramo» disse Petri interrompendo il suo compagno. «Il meccanismo è stato dimostrato più di una volta. La nostra stessa astronave utilizza parte di questo principio per la sua propulsione. Cerchiamo di essere ottimisti.» «Anche perché non mi sembra che ci siano grandi alternative o sbaglio?» chiese con tono amareggiato Elisa. «Purtroppo, credo proprio di no» disse sconsolato Petri, mentre abbassava leggermente la testa. «L'unica cosa che in realtà temo davvero è che, viste le ridotte dimensioni del nostro toroide, non riusciremo ad assorbire completamente tutti gli effetti dell'attrazione gravitazionale e una parte dei gravitoni riuscirà lo stesso a fare il proprio lavoro.» «Stai dicendo che quest'affare potrebbe non essere comunque sufficiente a prevenire la catastrofe?» chiese Elisa avvicinandosi all'alieno con fare minaccioso. «Forse non completamente» rispose Petri facendo un piccolo passo indietro. «Dai calcoli che ho fatto, direi che circa un dieci percento dei gravitoni potrebbe sfuggire a questa specie di trappola.» «Quindi potrebbe essere tutta fatica sprecata?» «Niente affatto» rispose Petri. «Ridurremo gli effetti del novanta percento. Ci rimarrà da gestire ben poca cosa.» «Lo chiameremo “Newark”» disse Elisa soddisfatta. «Ora diamoci da fare. Sette giorni passano in fretta.»
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