Capitolo 1-3

2007 Parole
«Grazie per averlo protetto.» L’uomo scosse la testa. «Non c’è bisogno di ringraziarmi. Chiunque di noi l’avrebbe fatto. Ero solo il più vicino.» «In ogni caso, te ne sono grato.» Joker mugugnò. Magnifico. Perché Gio non veniva già adorato abbastanza. King gli si avvicinò e lui gli passò la videocamera. «Questa era nascosta tra i fiori nel camerino di Nia. Secondo me è stato Jiles a spostare la camera tre, poi si è chiuso dentro per sistemarla. Farò perquisire la stanza per vedere se ce ne sono altre.» King la prese, la osservò e poi alzò gli occhi azzurro ghiaccio su Jiles. «Portatelo nell’ufficio della sicurezza,» ordinò, poi si allontanò a grandi passi. Il tizio fu trascinato via, e Joker era sicuro che sarebbe diventato molto più collaborativo parecchio prima dell’arrivo della polizia. Che fosse un pervertito o avesse cercato di tirare su un po’ di soldi riprendendo Nia di nascosto, era nei guai fino al collo. Conclusa la questione, lui si diresse verso Leo, ancora fermo vicino a Gio. «Ehi, Leo, va tutto bene,» disse quest’ultimo, mettendogli una mano su una spalla. «Non mi sono fatto male. Promesso.» Il giovane annuì, ma sembrava ancora scosso. Solo una cosa, o forse meglio dire un certo cane, poteva rimettere le cose a posto. Joker diede una grattatina a Chip e mormorò: «Da’ un bacio a Leo.» Il cane gli corse incontro e iniziò a saltare come un canguro per riempirlo di baci. Nessuno poteva restare serio nel vedere Leo ridere, sbuffare divertito e cercare di trattenere Chip, che era assolutamente deciso a slinguazzarlo per bene. Joker si fermò accanto a Gio, che sogghignava per lo spettacolo. «Grazie per quello che hai fatto,» borbottò. «Però la prossima volta non fare lo scudo umano. Basta farlo spostare.» «Eri preoccupato per me?» chiese Gio, un sorriso che gli illuminava gli occhi. Stava per dirgli di darsi una regolata, ma l’altro impallidì, allungò una mano di scatto e gli afferrò una spalla. «Che c’è?» domandò Joker. Senza pensarci, gli mise un braccio intorno alla vita per sorreggerlo e gli appoggiò l’altra mano sul petto. «Giovanni, di’ qualcosa.» «Penso di essere un po’ disidratato.» Doveva sedersi prima di cadere a terra. «Mettiti qui.» Gli indicò un baule di metallo poco più in là. «Gio, stai bene?» chiese Leo, preoccupato. Chip si avvicinò e iniziò a guaire. Brutto segno. «Tutto bene. Vorrei solo un po’ d’acqua.» Joker lo aiutò a sedersi e premette il pulsante dell’auricolare. «Saint, portami una bottiglia d’acqua.» In un attimo, l’uomo eseguì e passò la bottiglietta. Lui svitò il tappo e la diede a Gio. «Bevi.» «Grazie.» L’altro l’afferrò e sfiorò le dita di Joker, che, con sua grande sorpresa, sentì un brivido. Fece finta di niente e ignorò lo sguardo attento di Gio, poi fece un passo indietro, girandosi verso Saint. «Ti ringrazio.» «Tutto bene?» si informò l’uomo, preoccupato. «Sì, gli serviva dell’acqua. Puoi tornare alle tue cose.» Per un istante, Saint sembrò colpito dall’atteggiamento brusco. Perché? Non lo sapeva. Non era la prima volta che lavoravano insieme. Il collega aveva un lavoro da fare, e non era stare addosso a Gio. «Oh, certo, subito.» Annuì e si allontanò. «Sicuri che non sia colpa mia?» domandò Leo sottovoce, con un’espressione preoccupata sul viso delicato. «Proprio no,» lo rassicurò Gio. «Promesso. Stamattina avevo un brunch di beneficienza all’aperto e avrei dovuto bere di più.» Sollevò la bottiglia. «Mi sento già meglio.» «Va bene.» Colton chiamò Leo, che salutò e si allontanò. Subito Joker fissò torvo l’altro. «Stare tanto all’aperto senza acqua è da stupidi.» «Vero.» «Sei in Florida adesso. È importante restare idratati. Anche quando è nuvoloso, la temperatura può comunque farti stare male.» Gio annuì. «Adesso lo so.» «Beh, meglio non dimenticarlo,» ringhiò lui. «Bevi tutta la bottiglia.» Non era la prima volta che Gio veniva in Florida. Anzi, ci era nato e cresciuto. «Sissignore.» L’uomo fece un saluto militare e Joker alzò gli occhi al cielo. Stronzo. Almeno gli era tornato un colorito normale. Sollevò lo sguardo su di lui. «Grazie.» «E di cosa? Aver mandato qualcuno a prenderti dell’acqua?» Fece un gesto vago. Non era così stronzo. Nemmeno con Gio. Per Joker era normale entrare in azione quando qualcosa non andava, e lo era stato fin dagli anni in cui aveva servito nell’esercito. Il fatto che lui e i suoi commilitoni fossero stati congedati non significava che avessero dimenticato anni di addestramento e di esperienza. «Devi essere un esperto ormai, dato che lavori spesso in occasioni del genere,» commentò Gio. «Sì, e non c’è da scherzare. Agosto è il momento peggiore. I nostri ragazzi passano un sacco di tempo a portare acqua alle persone negli eventi all’aperto, perché molti si dimenticano quanto possano essere tremendi calore e umidità.» Gio vuotò la bottiglia e si alzò. Joker allungò inavvertitamente una mano nella sua direzione. La riabbassò subito, scocciato. «Tutto bene?» «Sì, grazie.» L’altro fece un sorriso gentile e lui si costrinse a evitare il suo sguardo. Stava per dire che doveva ricominciare a lavorare, quando qualcuno urlò dal lato opposto del palco. «Gio!» Una donna bellissima con la pelle olivastra e perfetta, capelli corvini lunghissimi e ondulati, e una vestaglia di seta nera annodata in vita in modo affrettato si stava avvicinando a loro. Nia era ancora più bella dal vivo che sullo schermo, con curve da urlo e gambe slanciate che la rendevano più alta di Joker di una quindicina di centimetri, senza contare i tacchi da dieci. Aveva labbra carnose e occhi tanto scuri da essere quasi neri. La sua presenza era così forte che pareva colpire allo stomaco tutti quelli a cui passava vicino. Sembrava più una dea che una popstar, e andava dritta verso Gio, a braccia aperte. «Quando mi hanno detto cos’è successo, non riuscivo a crederci!» Lo strinse forte a sé. «Ero così preoccupata! Stai bene?» Si allontanò un pochino e gli prese il viso tra le mani. «Tutto a posto, davvero. Sono così felice di vederti.» «Mi è mancata questa brutta faccia,» rispose lei, baciandolo su entrambe le guance con un gran sorriso. Beh, evidentemente lui non serviva più. Si girò e fece per andarsene, ma Gio lo chiamò. «Sacha, aspetta!» Joker si fermò e alzò gli occhi al cielo. E adesso che c’era? Voleva solo finire il turno e poi andare a bere un paio di birre e magari mangiare una bella bistecca. Chiedeva troppo? Si voltò di nuovo, con un’espressione tale da far capire a Gio quanto fosse scocciato. «Beh?» «Sacha, vorrei presentarti Nia. Nia, lui è Sacha Wilder. È stato lui a scovare e catturare il tizio nascosto nel tuo camerino.» Alle sue spalle si alzò un latrato di Chip, e l’altro rise. «Scusa. In realtà è stato Chip.» «Oh, che carino,» chiocciò Nia. «Come sei coraggioso.» «Sì, è vero,» replicò Gio, però tenne lo sguardo fisso su Joker mentre lei si avvicinava a Chip ma, saggiamente, non cercava di toccarlo. Il cane scodinzolò in modo guardingo e rimase fermo a guardarla. Joker trattenne una risatina. Bravo bestione. Chip si girò verso di lui e aspettò istruzioni. «Di’ ciao,» disse Joker. Non era colpa di Nia se era così affascinante. E comunque, anche se fosse stata interessata a Gio, non erano affari suoi. Lo conosceva da molto prima di lui, ma in ogni caso non aveva importanza, perché a lui di quel tipo non gliene fregava niente. Appena la cantante ebbe finito di coccolare Chip, riportò l’attenzione su Gio. Era ora di andare. Joker salutò discretamente. Aveva un lavoro da svolgere, che non comprendeva fare da babysitter al miliardario e alla sua “buona amica”. Chip gli si mise di fianco e si diressero verso il backstage per fare un altro giro di sorveglianza. Erano appena passati davanti ai camerini, quando Nia e Gio sbucarono dalla tenda parlottando tra di loro, la testa dell’una vicina a quella dell’altro e un braccio della donna avvolto possessivamente intorno a quello dell’amico. Entrarono nel camerino della cantante. Di qualunque cosa stessero parlando, Gio ne sembrava affascinato. Il cane guaì e Joker abbassò lo sguardo su di lui. «Tutto bene. Ti pare che mi dia fastidio?» «Ripetilo, stavolta senza piangere,» disse Ace, con un ghigno a trentadue denti. «E tu da dove cazzo sei sbucato?» Non l’aveva nemmeno sentito, il che era davvero terrificante, perché quando mai Ace era silenzioso? «Mi sa che eri troppo preso a non farti infastidire dalla popstar sexy avvolta intorno al tizio di cui non te ne frega proprio niente.» Joker lo fissò, sospettoso, e l’amico alzò le mani in segno di resa. «Era solo un’osservazione.» «Se ne voglio una, te la chiedo. Fuori dalle palle.» Ace ridacchiò e se ne andò. Se credeva di ficcare il naso nella sua vita amorosa, gli avrebbe dato altro a cui pensare. Non che ne avesse una, di vita amorosa. E gli stava benissimo così. Aveva una vita sessuale, molto attiva e francamente incredibile. Ma l’amore, proprio no. D’accordo, magari era da un po’ che andava in bianco, però sarebbe passata presto. Aveva lavorato molto e fatto un sacco di straordinari, quindi era parecchio che non frequentava il Sapphire Sands e nessuno dei suoi appuntamenti organizzati tramite app era stato particolarmente interessante. Ma non importava. «Tutto a posto,» garantì a Chip. «Solo un disguido momentaneo. Sto bene. Va tutto bene.» Il cane gli lanciò un’altra occhiata dubbiosa. «Ascolta, carino, è inutile che fai tanto l’impertinente, chiaro? Guadagnati tutti i soldi che mi fai spendere in cibo e giochi.» Chip latrò una volta e si allontanò per fare ciò che doveva. Il resto del turno passò senza particolari incidenti, e di sicuro Joker non rimase neanche un secondo a pensare a Gio o a quello che stava combinando con Nia in camerino. Per fortuna era arrivato il momento di staccare. L’arena era in piena attività, con gruppi di persone che correvano qua e là per assicurarsi che tutto fosse pronto e sempre più spettatori in fila ai cancelli. Ace lo raggiunse davanti all’ufficio della sicurezza. «Ehi, Colton e Gio hanno fornito alla Banda dei Ragazzi un bel po’ di stanze in quell’hotel così chic a forma di chitarra a una ventina di minuti da qui. Io ho finito, quindi vado a riposarmi là e a ordinare il servizio in camera mentre mio marito si gode il concerto. Vuoi venire? Puoi dar da mangiare alla bestia e rilassarti.» «Ma certo, perché no.» Tutti gli altri erano stati invitati a guardare lo spettacolo dal palco del proprietario insieme a Leo, e lui non aveva alcuna intenzione di rinunciare a un succulento, ma soprattutto gratuito, servizio in camera nella suite fighissima di Colton. Informarono King e saltarono sulla Corvette Stingray Coupé rossa di Ace. Sposare un miliardario aveva diversi pro. Colton adorava viziare suo marito, il quale, a sua volta, adorava farsi viziare. Joker non sapeva di preciso come ci riuscissero, ma erano felici e innamorati da fare schifo, quindi qualunque cosa facessero doveva funzionare. Un paio d’ore dopo avevano ordinato abbastanza cibo per un piccolo esercito e se l’erano spazzolato fino all’ultimo delizioso boccone. Nessuno tranne Ace poteva mangiare l’equivalente in patatine fritte del proprio peso corporeo. Dopo che tutti e tre si furono saziati, Joker e l’amico si aprirono un paio di birre e si misero a guardare la TV. Chip non aveva più l’imbragatura da lavoro e stava sdraiato a pancia in su sul divano, le zampe per aria e la testa appoggiata sul suo grembo, perché chi sarebbe stato tanto scemo da stare sul pavimento, quando poteva godersi tutte quelle comodità? «Il tuo cane è ridicolo,» commentò Ace con un largo sorriso. Chip sbuffò e lo fece scoppiare a ridere. «Sembra davvero avere un debole per Gio.» «Wow, starai mica provando a essere sottile? Perché lascia che te lo dica, amico, lo sei anche meno della tua mamma cubana.» Ace rise di nuovo. «Ogni volta che mi chiama, chiede di te.» «Immagino,» disse Joker a voce bassa. Dio non volesse che uno dei suoi bambini fosse single. «Riferiscile che sono felicissimo e faccio un sacco di sesso fantastico.»
Lettura gratuita per i nuovi utenti
Scansiona per scaricare l'app
Facebookexpand_more
  • author-avatar
    Scrittore
  • chap_listIndice
  • likeAGGIUNGI