Chapter 3

1516 Parole
III Durante il suo soggiorno a Ville-Querdec, madame de Friollet riceveva ospiti di continuo. Ognuno restava più o meno a lungo, a seconda del tempo disponibile o dell'insistenza con cui la padrona di casa cercava di trattenerlo. Quella donna dal viso tondo e roseo, dagli occhi vivaci e ironici, era il prototipo dell'egoista perfetta. Viviane se n'era accorta molto presto. Erano sei mesi che viveva con madame de Friollet. All'inizio era stata entusiasta, soprattutto quando madame le aveva chiesto di farle da dama di compagnia. Dopo la morte dei genitori, mademoiselle de Coëtbray viveva a Parigi con il fratello e la cognata. Non aveva soldi. Louis de Coëtbray, impiegato in un ministero e padre di due figli, viveva molto modestamente, e Viviane lo detestava pur senza rendere visibile il suo disappunto. La defunta madame de Coëtbray aveva fatto l'errore di far credere alla figlia che la sua bellezza le avrebbe garantito un avvenire brillante e un ricco matrimonio. Fino al suo ultimo giorno di vita aveva speso tutti i suoi averi per vestirla elegantemente e impedirle di lavorare. Viviane era quindi stata ben felice di lasciare la modesta casa del fratello per vivere nell'elegante abitazione della cugina. Oltre alla vita agiata e ai divertimenti che l'aspettavano, vedeva davanti a sé due prospettive interessanti. La prima trovare un ricco pretendente tale da convincere madame de Friollet a fornirle una dote, la seconda che la donna la nominasse erede di parte della sua ingente eredità. Per questo, nonostante la segreta irritazione e l'avversione che a volte la sconvolgevano, Viviane sopportava con apparente noncuranza i continui capricci, le necessità dell'anziana signora e le parole spesso insultanti che le venivano rivolte. In ogni caso madame de Friollet era molto generosa: le comprava vestiti eleganti e anche qualche gioiello. Gli uomini che frequentavano la casa ammiravano senza dubbio la bella Viviane, e qualcuno, sempre con discrezione, la corteggiava. Mademoiselle de Coëtbray pensava tra sé che il tanto desiderato matrimonio che l'avrebbe liberata da quella vita da prigioniera non avrebbe tardato molto ad arrivare. Era orgogliosa e ambiziosa. Nel frattempo pianificava senza risparmiarsi i divertimenti di Ville-Querdec. Nel fare questo, come in tutte le occupazioni mondane, si sentiva molto a suo agio. Madame de Friollet, soddisfatta, confidava ai suoi amici più intimi: - Viviane ne pensa sempre una nuova per farci divertire. E poi è così decorativa! Una sera, parlando con lei di una serata che aveva intenzione di organizzare, l'anziana signora le disse: - Madame Clenmare mi sembra proprio una persona a modo. Voglio dire al dottore che desidero fare la sua conoscenza. - Puoi provare, ma mi sembra che faccia una vita molto ritirata. In quanto al figlio, beh, ha sempre evitato e ignorato tutti gli inviti che gli abbiamo fatto. - Insisterò! Quel ragazzo così attraente, con la sua aria glaciale e il suo sguardo da dominatore mi irrita. Deve tornare presto su questa terra. E tocca a te... Mi sono resa conto che ti guardava attentamente pur senza darci in apparenza molto peso. Cerca di snidarlo dalla torre d'avorio nella quale sembra essersi rinchiuso. Ai nostri ricevimenti farebbe un bell'effetto, è molto elegante, mai banale, ha modi da gran signore... È proprio molto, molto distinto. Deve certamente venire da una buona famiglia. Quando i Preston arriveranno chiederò loro qualcosa su questi Clenmare. - Forse la famiglia abita in Francia da molto tempo - sottolineò Viviane. - Non credo, perché Lebras ci ha detto che lui non ha nemmeno la nazionalità francese. E dopo queste parole madame de Friollet riprese a scrivere il programma del suo ricevimento. Ma Viviane era un po' distratta. Le parole della cugina “ho visto che ti guardava attentamente” avevano confermato quello che aveva notato anche lei. Dopo la sua prima visita, tre settimane prima, il dottor Clenmare era tornato altre due volte al castello, chiamato per trascurabili disturbi, poco importanti. Era stato molto formale e aveva risposto con riservatezza e distacco alla curiosità dell'anziana signora, alla quale interessava sapere tutto sulle persone che erano in rapporto con lei. Ma Viviane aveva capito di essere al centro delle attenzioni del dottore. In fondo era sicura del suo fascino per avere dubbi. Ma il suo carattere, così diverso dagli altri giovani, una diversità intuita dal dottore, lusingava non poco il suo orgoglio femminile. Piacevolmente impressionata, Viviane pensava che sarebbe stato molto interessante coinvolgere quest'uomo così diverso da quelli conosciuti fino ad allora, riuscire a sciogliere quel ghiaccio di riservatezza che lo circondava, vederlo piegare la testa orgogliosa, soggiogato dal suo fascino femminile. E poi vedere illuminarsi d'amore quegli occhi così belli, verdi e profondi come il mare. Anche madame de Friollet insisteva. Avrebbe agito. Si sarebbe divertita a conquistarlo, a renderlo meno selvatico: in società, se solo avesse voluto, avrebbe fatto un'ottima figura. Il giorno dopo, domenica, madame de Friollet, insieme alla giovane cugina, tutta vestita di rosa, fece di tutto per trovarsi accanto a madame Clenmare e a suo figlio all'uscita dalla chiesa. Allungò la mano verso di lui con un affabile: - Buongiorno, dottore, - poi, molto gentilmente, disse: - Sarei contenta che ci presentasse sua madre. - Alwyn non poteva fare a meno di accontentarla. Del resto era gentile e disinvolta. Madame Clenmare, che sembrava più giovane sotto il suo semplice cappello di paglia nero, lasciò trasparire la sua soddisfazione per la cortesia di madame de Friollet. Quando l'anziana signora chiese di incontrarla presto a Ville-Querdec, madame Clenmare guardò il figlio con occhi timidi e indecisi. - Non... non lo so... Alwyn... - Non è più abituata alla gente, - disse Alwyn freddo. - Sarebbe doloroso ricominciare a frequentarla. Un'espressione triste velò gli occhi di madame Clenmare. Madame de Friollet replicò: - Ma dottore, non parlo di incontri mondani. Madame Clenmare verrà soltanto a farci una visita di cortesia. Alwyn esitò. Davanti a lui c'era una donna deliziosa, con due grandi occhi neri, che sorridevano all'ombra di un cappello chiaro e sembravano dirgli con aria di rimprovero: «Perché tanta resistenza?» Rispose subito: - D'accordo, madame, per mia madre sarà un piacere venirvi a trovare. L'incarnato ancora fresco di madame Clenmare arrossì per la soddisfazione. - Sì, un piacere... ne sono.... - Ne sono felicissima! - disse madame de Friollet. - Ma dato che abitate abbastanza vicino a me, questa mattina vi darò un passaggio con la mia automobile. - La ringrazio per questo pensiero, ma non possiamo accettare. Mia madre ha bisogno di muoversi un po' - rispose Alwyn con quel tono duro e deciso che non ammetteva repliche, come disse l'anziana signora un momento dopo a Viviane, nell'auto che le portava a Ville-Querdec. - Hai visto quel modo di fare presuntuoso nei confronti della madre? Quella donna moriva dal desiderio di accettare l'invito. Ma mi pare che sia terrorizzata dal figlio. Deve essere una persona molto strana il dottor Clenmare... La madre sembra molto a modo. È ancora così giovane, così fine, una donna della buona società... Capiremo meglio quando la incontreremo senza il figlio, lui la condiziona completamente. Che cosa ne dici, Viviane? - Ho pensato la stessa cosa. E intanto pensava: «Mi piacerebbe vedere un uomo così, indomabile e gelido, sottomesso ai miei desideri» Alwyn e sua madre tornavano a casa camminando per un sentiero profumato di biancospino. Madame Clenmare parlò per prima. - Carine quelle signore, Wynnie. - Molto - rispose secco lui. - La ragazza è proprio bellissima, proprio come mi avevi detto. Sarò contenta di incontrarle qualche volta... - Solo qualche volta... e stai attenta, mamma, madame de Friollet è molto curiosa. Non dimenticarti che sono il dottor Clenmare, nient'altro, e tutti, qui, devono sapere di me soltanto questo. Per i miei studi mi serve tranquillità e concentrazione, mi va di essere disturbato per ogni sciocchezza. È inutile che tu parli diffusamente della nostra famiglia. Qualcuno, in questo posto, potrebbe sapere che l'ultima dei Pardelou aveva sposato un Clenmare... è per questa ragione che si era attirato l'inimicizia e la rabbia del padre, un pari d'Inghilterra. - Lo sai bene che non ho mai parlato di queste cose, Wynnie! Da quando tuo padre ha deciso di chiamarsi solo Clenmare, dalla mia bocca non è uscita una sola parola. - Non ho dubbi che continuerai a comportarti così. Ti avverto solo di stare attenta a quell'anziana signora, farà il possibile per venire a sapere tutto quello che le interessa. Ricordati che sarei molto seccato se... Sottolineò le parole con decisione. -... Se qualcuno venisse a sapere da te quello che voglio resti un segreto... Madame Clenmare lo guardò ansiosa. - No Wynnie, lo sai benissimo che avrei troppo paura di farti arrabbiare. A volte non ti capisco... ma faccio lo stesso quello che vuoi... lo sai bene Wynnie. - È così devi fare... sempre... mamma. Dopo questa risposta calma e fredda, Alwyn non parlò più. Dal sentiero leggermente in salita adesso si vedeva il mare, che quella mattina era scuro e agitato. Mentre camminava il dottor Clenmare guardava malinconico l'orizzonte, e i suoi occhi verdi ed enigmatici diventavano più tristi, la sua fisionomia assumeva un contorno doloroso, senza però perdere la sua nota dominante e altezzosa.
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