CAPITOLO 19 Cu campa, campaIntorno alle undici del mattino Filippo Barone aveva lasciato l’ufficio in zona Montenapo e l’era andà sü a nord, spingendo sull’acceleratore della 911 per un’ora buona. Dopo Como aveva preso una provinciale con vista Lario e tra terrapieni in pietra, gallerie ricoperte dalle edere, curve panoramiche sulle acque del lago, piccoli borghi fatti di case dai tetti rossi, aveva raggiunto un ristorante isolato che quel giorno sarebbe rimasto chiuso al pubblico. Era di proprietà di un lunghista, cioè lo zanza che tirava fuori il mitra durante le rapine, affiliato negli anni d’oro alla batteria dell’amato papà. A differenza di suo padre, tuttavia, il nino aveva avuto lo sguardo lungo: in casanza aveva scoperto il dono per la cucina e si era ritirato in tempo dal busine

