Capitolo secondo

2625 Words
Capitolo secondo Il primo matrimonio In quella limpida mattina di giugno le rose del portico si dischiusero assai presto, più belle che mai, sotto un cielo limpido e senza nuvole. Sembravano proprio tanti piccoli, e amichevoli, vicini di casa, e lo erano veramente. I loro visetti rossi sembravano arrossati ancor di più per l’eccitazione mentre si dondolavano nel vento bisbigliando tra loro commenti su ciò che avevano visto. Qualcuna, infatti, aveva dato un’occhiatina in sala da pranzo affacciandosi appena alle finestre, altre s’erano arrampicate fino al piano superiore per fare un cenno o un sorriso alle sorelle che vestivano la sposa, altre ancora davano il buongiorno a tutti coloro che andavano e venivano in giardino, sotto il portico o in ingresso. Sia quelle ormai sbocciate e coloratissime che quelle più pallide perché non ancora dischiuse, offrivano il tributo della loro bellezza e del loro profumo alla gentile signora che le aveva amate e accudite per così tanto tempo. Anche Meg sembrava una rosa. Tutto quello che di meglio e di più tenero aveva nel cuore si rifletteva sul suo viso, rendendolo soave e luminoso e conferendogli un fascino nuovo, un fascino a cui a volte la sola bellezza non può ambire. Niente abiti di seta, né merletti o fiori d’arancio. - Non voglio sembrare diversa dal solito, oggi, né voglio cose artificiose, - aveva detto. - Non voglio un matrimonio in pompa magna, desidero solo avere intorno a me le persone che amo e apparire loro quella di sempre. Così, aveva cucito da sola l’abito da sposa, mettendoci dentro tutte le tenere speranze e le innocenti fantasie del suo cuore di ragazza. Le sorelle, avevano intrecciato i capelli e l’unico ornamento che portava era un mazzolino di mughetti, i fiori che il “suo” John preferiva fra tutti. - Sei proprio la nostra cara Meg di sempre, ma così dolce e bella che, se non temessi di spiegazzarti il vestito, ti abbraccerei forte! - esclamò Amy, contemplandola soddisfatta, quando finalmente fu pronta. - Allora sono felice. Ma ora vi prego di abbracciarmi e di baciarmi e non preoccupatevi del vestito. Quest’oggi possono spiegazzarmelo finché vogliono tanto che importanza ha? E Meg spalancò le braccia per accogliere le sorelle che si strinsero a lei con i loro visi freschi come fiori di primavera sentendo che il nuovo amore non aveva cancellato quello vecchio. - Ora andrò a fare il nodo della cravatta a John, - riprese, - poi voglio stare qualche minuto da sola con papà, con calma, nel suo studio. Scese al piano di sotto, sistemò la cravatta del futuro sposo, si fermò nello studio del padre e poi si mise a seguire la mamma ovunque andasse, senza perderla mai di vista. Sotto il sorriso che illuminava quello stanco, dolce viso, Meg intuiva la pena di una madre che vede il primo dei suoi uccellini volare via dal nido. Mentre le altre sorelle, tutte insieme, danno gli ultimi ritocchi alle loro semplici mise, vediamo di osservarle meglio da vicino e di scoprire i cambiamenti avvenuti negli ultimi tre anni perché non ci potrebbe essere occasione migliore. Jo era riuscita a smussare in parte gli spigoli del suo carattere. Aveva imparato a comportarsi con disinvoltura, se non proprio con grazia. I capelli ricresciuti folti e belli, dopo la drastica tosatura, erano raccolti in una grossa treccia che le incoronava la testa esaltando la sua figura alta e snella. Il viso, un po’ abbronzato, aveva una carnagione luminosa, gli occhi brillavano teneri e vivaci, e la lingua non era più tagliente come una volta. Beth era cresciuta snella, pallida e sempre più dolce. I suoi begli occhi profondi apparivano grandi nel viso affilato e vi si leggeva un’espressione capace di rattristare l’osservatore, anche se lei non era affatto triste: forse era l’ombra dei tanti dolori sopportati con pazienza infinita a velare il suo sguardo. Beth non si lamentava mai e diceva convinta e speranzosa, che presto sarebbe stata meglio. Amy era giustamente considerata il fiore all’occhiello della famiglia. A sedici anni aveva già l’aspetto e i modi di una donna adulta, non bella ma piena di un fascino fatto di grazia e armonia. Lo si notava nella figura sottile, nel modo in cui muoveva le mani e si vestiva o da come scuoteva i capelli: qualcosa di inconsapevole e spontaneo, fluido come una musica, e per molti affascinante quanto la stessa bellezza. Amy era dispiaciuta perché il suo naso non aveva voluto saperne di assottigliarsi secondo i canoni dell’arte greca e non le piaceva neanche la sua bocca, che giudicava troppo generosa, né il mento deciso. Non si rendeva conto che erano proprio queste piccole imperfezioni a rendere particolare il suo viso, e cercava di consolarsi puntando tutto sulla carnagione perfetta, sul blu profondo degli occhi e sui riccioli più folti e dorati che mai. Per la cerimonia tutte e tre le sorelle indossavano abiti leggeri color grigio argento (il meglio del loro guardaroba estivo) con rose rosse appuntate alla cintura e nei capelli; tutte e tre avevano l’aspetto di fanciulle in fiore, liete e spensierate, che interrompevano per un attimo il ritmo delle loro operose esistenze per poter contemplare con occhi incantati la pagina più dolce della vita di una donna. La cerimonia non avrebbe avuto niente di speciale, tutto doveva svolgersi nel modo più semplice e familiare possibile. Così quando la zia March arrivò, si scandalizzò nel vedere la sposa correrle incontro per salutarla e condurla all’interno, lo sposo impegnato a riappendere una ghirlanda che intanto era caduta a terra e il signor March, calmo e solenne nella sua doppia veste di ministro della cerimonia e di padre, salire le scale con due bottiglie sottobraccio. - Misericordia, è questo il modo di comportarsi in un giorno simile? - esclamò la vecchia signora, sedendosi al posto d’onore preparato per lei e facendo frusciare le pieghe del vestito di seta color lavanda. - Meg, figliola, nessuno ti ha spiegato che la sposa non deve farsi vedere se non all’ultimo momento? - Non ho intenzione di dare spettacolo, zia, e nessuno verrà qui per ammirarmi, per criticare il mio vestito o pensare quanto sia costata la colazione. Sono troppo felice per interessarmi a quello che la gente dice o pensa e voglio che le mie nozze siano proprio come le ho sognate. Tutto qui. Oh, John caro, eccoti il martello. E Meg, imperturbabile, corse ad aiutare “quell’uomo” a svolgere un compito tanto sconveniente. Lui non ringraziò a parole ma, quando ebbe finito di sistemare la ghirlanda, si chinò per baciare la sposa con una tale tenerezza che zia March travolta dalla commozione fu costretta a tirar fuori il fazzoletto per asciugarsi gli occhi. Un grido, uno schianto e una risata di Laurie, accompagnati da un’esclamazione - “Per Giove, Jo ha di nuovo messo sottosopra la torta!” - causarono un momentaneo smarrimento, subito superato dall’arrivo della schiera dei cugini e, come diceva Beth quando era piccola, “la festa ebbe inizio”. - Tienimi lontano quel giovane gigante, è più fastidioso di uno sciame di zanzare, - sussurrò la vecchia signora ad Amy, indicando la testa bruna di Laurie che svettava sul resto dei presenti. - Ha promesso di comportarsi da gentiluomo oggi, e quando vuole sa farlo a meraviglia, - replicò Amy. Comunque per precauzione raggiunse il giovane Ercole per pregarlo di stare alla larga dal dragone, ottenendo l’effetto desiderato, tanto che Laurie si prodigò talmente in complimenti e attenzioni calorosissime, al punto di far girare la testa alla povera vecchia signora. Non ci fu corteo nuziale, ma ci fu un silenzio solenne nella sala quando il signor March e la giovane coppia presero posto sotto l’arcata verdeggiante. La madre e le sorelle si strinsero l’una l’altra come per far fronte comune contro un pericolo che minacciava Meg, mentre la voce del celebrante fu scossa più volte da un tremito che conferì alla cerimonia una bellezza e una solennità inattese. Le mani dello sposo tremavano visibilmente e furono in pochi a udire le sue risposte. Meg, al contrario, pronunciò un “si” così tenero e sicuro insieme, così fiducioso, che sua madre ebbe un fremito di gioia e zia March tirò su con il naso, rumorosamente. Jo si era ripromessa di non piangere per nessuna ragione al mondo ma a un certo punto stava proprio per cedere, e a salvarla fu la consapevolezza della vicinanza di Laurie che la fissava con negli occhi un comico miscuglio di commozione e ironia. Beth aveva nascosto il viso sulla spalla della madre, Amy se ne stava immobile come una bella statuina mentre uno stupendo raggio di sole sfiorava la fronte candida e il fiore intrecciato fra i capelli. Forse non era proprio la cosa giusta da farsi, temo, ma appena un minuto dopo essersi felicemente sposata, Meg esclamò: - Il primo bacio è per la mamma! - e, voltandosi, la baciò teneramente sulle labbra. Nel quarto d’ora che segui, tutti gli invitati, nessuno escluso, approfittarono del privilegio di baciare la sposa: dal signor Laurence ad Hannah che, sfoggiando un cappello di una rara bruttezza, strinse Meg forte forte, mentre nello stesso tempo piangeva e rideva ed esclamò: - Che tu sia cento e cento volte benedetta, gioia mia! La torta è intatta e tutto è andato a meraviglia! Subito dopo tutti si scrollarono di dosso l’emozione dicendo, o cercando di dire, qualche battuta spiritosa, cosa che gli riuscì benissimo perché si ride con facilità quando il cuore è leggero. I regali non erano stati esposti perché già si trovavano nella casa degli sposi e la colazione non fu per niente elaborata, solo focacce, torte e frutta su una tavola decorata con fiori freschi. Il signor Laurence e la zia March sorrisero complici vedendo che acqua, caffè e limonata erano gli unici tre tipi di bevande in circolazione. Nessuno disse niente, comunque, almeno fino a che Laurie, che insisteva per servire personalmente la sposa, non le comparve di fronte con un pesante vassoio carico di bicchieri e un’espressione imbarazzata sul viso. - E’ per caso Jo che ha rotto tutte le bottiglie? - le chiese con un sussurro. - Mi era sembrato di vederne in giro qualcuna stamattina. O forse mi sono sbagliato? - No, non ti sei sbagliato. Tuo nonno ha offerto il meglio della sua cantina e così pure la zia March, ma papà ne ha messe via alcune per Beth e ha mandato le altre alla Casa del Soldato. Sai che lui pensa che il vino vada usato solo quando c’è qualche ammalato in casa, e la mamma ha detto che né lei né le sue figlie offriranno mai bevande alcoliche a dei giovani, sotto questo tetto. Meg si aspettava che Laurie ridesse o pronunciasse una delle sue battute, ma lui la sorprese: dopo averle indirizzato una rapida occhiata, disse con la consueta impetuosità: - Sono d’accordo! Se tutte le donne la pensassero in questo modo, ci sarebbero meno guai in questo mondo! - Spero che tu non lo abbia imparato a tue spese! - esclamò Meg con una sfumatura ansiosa nella voce. - No, ti dò la mia parola. Ma, in tutta onestà, non posso neppure farmene un merito perché il bere non mi tenta, capisci? Sono cresciuto in un paese dove il vino è comune quanto l’acqua e quasi altrettanto innocuo, perciò non mi interessa; però, vedi, quando è una bella ragazza a offrirtelo diventa difficile rifiutare. - Ma tu rifiuta, per il bene degli altri, se non per il tuo! Laurie, promettimelo e contribuirai a fare di questo giorno il più bello della mia vita! Davanti a una richiesta così impegnativa, Laurie esitò un istante, perché spesso per assurdo il fatto di rinunciare è più difficile della rinuncia stessa. Meg sapeva che Laurie, una volta fatta una promessa, l’avrebbe mantenuta a qualsiasi costo e, consapevole dell’influenza che aveva su di lui, la usava come solo una donna sa fare quando è in discussione il bene di un amico. Ora la sposina taceva, limitandosi a guardarlo, ma il suo viso raggiante stava dicendo: “In questo giorno nessuno può rifiutarmi niente!”. Così Laurie non poté fare altro che cedere e con un sorriso le tese la mano dicendo di slancio: - Prometto signora Brooke! - Grazie, grazie di cuore! - E io brindo augurando lunga vita alla tua decisione, - intervenne Jo, che aveva sentito tutto, battezzando Laurie con un po’ di limonata che aveva nel bicchiere e sorridendo con aria di approvazione. E così venne fatto un brindisi per solennizzare quel voto che in seguito Laurie avrebbe sempre onorato, anche se fra mille e mille tentazioni. Con intuito spiccatamente femminile, le ragazze avevano scelto il momento migliore per rendere all’amico un servizio del quale fu loro riconoscente finché visse. Dopo pranzo gli invitati si sparsero in piccoli gruppi di due o tre persone per la casa e nel giardino godendosi il sole che splendeva ovunque. Nel vedere Meg e John fermi in mezzo al prato, sottobraccio, a Laurie venne in mente un’idea per dare il tocco finale alla semplicità di quelle nozze. - Tutte le persone sposate si prendano per mano e facciano un girotondo intorno alla nuova coppia, come si usa in Germania in queste occasioni, mentre gli scapoli e le nubili balleranno a coppie fuori dal cerchio! - gridò. Poi prese Amy per mano incamminandosi con lei lungo il vialetto e lo fece con tanta foga che tutti gli altri lo imitarono subito senza discutere. I signori March e gli zii Carrol furono tra i primi e altri si unirono rapidamente. Anche Sallie Moffat, dopo un istante di esitazione, ripiegò sul braccio lo strascico del sontuoso vestito e trascinò Ned nel cerchio. Ma la sorpresa più grossa la offrirono il signor Laurence e la zia March. Quando l’anziano gentiluomo invitò con un inchino molto solenne la vecchia signora, questa, dopo essersi messa sotto il braccio il bastone da passeggio, s’inserì nell’allegro girotondo che vorticava intorno agli sposi, mentre le coppie più giovani si disperdevano in giardino come farfalle in un giorno di mezza estate. Il ballo improvvisato fini quando i ballerini non ebbero più fiato e, pian piano, la gente cominciò ad andarsene. - Ti auguro ogni bene, mia cara, ti auguro ogni bene di tutto cuore, ma temo che ti pentirai di quello che hai fatto, - disse la zia March a Meg, indicando lo sposo. E quando lui l’accompagnò alla carrozza, aggiunse, burbera: - Giovanotto, hai trovato un tesoro, cerca di meritartelo. - Questo è il più bel matrimonio a cui abbia assistito da molti anni a questa parte, Ned, - confidò Sallie al marito, mentre salivano in carrozza. - E non saprei dire perché, visto che non c’era neppure un briciolo di stile. Laurie, ragazzo mio, se un giorno deciderai anche tu di fare il gran passo, chiedi la collaborazione di una di queste ragazze e tutto filerà a meraviglia, con mia grande soddisfazione, - disse il signor Laurence al nipote, sedendosi in poltrona per un momento di meritato riposo dopo l’eccitazione della mattina. - Farò del mio meglio per accontentarla, signore, - fu la risposta insolitamente docile di Laurie, impegnato a staccare dall’occhiello della giacca il mazzolino che vi aveva appuntato Jo. La casetta degli sposi non era lontana e il viaggio di nozze di Meg consisteva in una tranquilla passeggiata a fianco di John tra la casa paterna e la nuova. Ma quando la sposina scese di sotto, simile a una bella ragazza senza pretese, col suo candido vestitino e un cappello di paglia legato sotto il mento con un nastro, tutti le si fecero intorno per salutarla come se partisse davvero per un lungo viaggio. - Non devi pensare che io mi sia separata da te mamma cara, o che ti voglia meno bene perché amo così tanto John, - disse alla madre abbracciandola per un attimo con occhi velati di pianto. E, rivolta al padre: - Papà, verrò a trovarvi tutti i giorni e conto di mantenere nei vostri cuori il posto di sempre, anche se sono sposata. Beth passerà con me buona parte del suo tempo e Jo e Amy potranno venire tutte le volte che vorranno, e allora sì che si divertiranno a vedere le mie difficoltà come padrona di casa! Grazie, grazie a tutti per questa indimenticabile giornata! Arrivederci! A presto! Tutti stettero a guardarla con i volti che risplendevano di amore, speranza e tenero orgoglio mentre lei si allontanava.
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