La gente non immagina neppure cosa si perde quando acquista in negozio tutte queste cose invece di riceverle in regalo, perché anche l’oggetto più umile diventa bello se offerto da mani affettuose. E Meg lo sperimentò di persona perché tutto del suo piccolo nido, dal mattarello al vaso d’argento sul tavolo del salotto, erano la testimonianza dell’amore e dell’affetto dei suoi cari.
Quante ore liete trascorse a fare progetti, quante corse nei negozi per fare tutti gli acquisti possibili e immaginabili! E quanti sbagli divertenti e quante risate per i regali buffi e bizzarri di Laurie! Nonostante stesse per finire gli studi a volte si comportava come un ragazzino e non rinunciava alla sua voglia di scherzare. Aveva preso l’abitudine di portare a Meg qualcosa di nuovo ogni settimana, che avrebbe dovuto essere originale e utile, almeno a parer suo. Per esempio un sacchetto di eccezionali mollette per stendere la biancheria, oppure una meravigliosa grattugia per la noce moscata che, invece di grattugiare, riduceva tutto in pezzi, o un battipanni che invece di portar via la polvere dai tappeti li scorticava; e ancora un affila-coltelli che toglieva il filo alle lame più robuste, un sapone rivoluzionario che ti spellava le mani, un’infallibile colla che incollava solo le dita di chi provava a usarla. E poi altre cento cianfrusaglie, da un salvadanaio per gli spiccioli a un miracoloso bollitore che lavava le stoviglie a vapore (miracoloso davvero a parte il fatto che sembrava sempre sul punto di esplodere). Meg lo supplicava inutilmente di piantarla, mentre John lo prendeva in giro e Jo lo aveva rinominato il “signor Compratutto”. Ma Laurie non mollava, spinto dal desiderio di incoraggiare le nuove invenzioni del genio americano e di fornire agli amici quanto di meglio e di nuovo offriva il mercato. E così ogni settimana arrivava con qualche assurda novità.
Finalmente fu tutto pronto, fin nei minimi particolari. Amy aveva provveduto a mettere in ogni stanza una saponetta del colore della tappezzeria e Beth aveva apparecchiato la tavola per il pranzo.
- Sei soddisfatta? Ti senti già a casa tua, tesoro? Pensi che sarai felice qui? - chiese alla figlia la signora March, mentre, a braccetto, ispezionavano per l’ennesima volta il piccolo regno da cima a fondo. E il loro legame era più affettuoso che mai.
- Sì, mamma, sono soddisfattissima, grazie a voi tutti, e talmente felice da non poter dire quanto, - riprese Meg rivolgendole uno sguardo raggiante, più eloquente di qualsiasi parola.
- Se Meg potesse avere un paio di domestiche, sarebbe davvero perfetto, - disse Amy, uscendo dal salotto dove aveva riflettuto a lungo se il Mercurio di bronzo stesse meglio sulla mensola o sul caminetto.
- Mamma e io ne abbiamo parlato più volte e ho deciso di seguire il suo consiglio e cavarmela da sola, - riprese tranquillamente Meg. - Non avrò tutto quel lavoro, con Lotty che sbrigherà per me le commissioni e mi darà una mano per le faccende più pesanti. Senza contare che restando troppo con le mani in mano rischierei di provare nostalgia per la mia vecchia casa, o di impigrirmi.
- Sallie Moffat ha quattro domestici, - replicò Amy.
- Se anche Meg li avesse, - intervenne Jo, impegnata a dare un’ultima lucidatina alle maniglie, avvolta in un grembiulone azzurro, - non saprebbe dove metterli. Lei e John dovrebbero andarsene a dormire in giardino.
La signora March sorrise.
- Il marito di Sallie è un uomo ricco e la loro casa è impegnativa da mandare avanti e richiede quindi molto personale. Meg e John, invece, cominciano più umilmente, ma sono sicura che saranno ugualmente felici in questa casetta.
Per una giovane sposa è un grosso sbaglio iniziare la vita coniugale non avendo altro da pensare che cambiarsi d’abito, dare ordini alla servirti e spettegolare. Ricordo che io, subito dopo il matrimonio, speravo che i miei vestiti nuovi si sciupassero in fretta, magari si strappassero, solo per il piacere di poterli rammendare. Ero così stufa di ricamare e stirare fazzoletti!
- Perché non te ne andavi in cucina a mettere tutto sottosopra come fa per divertirsi Sallie, nonostante poi non le riesca mai niente di buono e la cuoca ride di lei ? - disse Meg.
- Lo feci anch’io, infatti, ma solo dopo un certo periodo, e non per “pasticciare”, come dici tu, ma per imparare da Hannah come devono essere fatte le cose, e così nessuno rise di me. All’inizio lo facevo quasi per gioco, per non annoiarmi, ma poi arrivò il momento in cui fui felice non solo per aver voluto imparare a cucinare e di riuscire a preparare qualcosa di buono per le mie bambine, ma anche di sapermela cavare da sola in ogni occasione.
Accadde quando non riuscii più a sostenere le spese della servitù. Tu, mia cara Meg, cominci da niente ma tutto quello che imparerai ora ti sarà utilissimo anche se John diventerà ricco, perché una padrona di casa, per quanto splendida sia la sua casa, bisogna che sappia come vanno fatte le cose se vuole essere servita e non presa in giro.
- Si, mamma, hai ragione, - rispose Meg, che aveva ascoltato rispettosamente la piccola predica della mamma, piuttosto lunga a dire il vero, perché qualsiasi donna quando si mette a parlare di come far andare avanti una casa non la finirebbe più.
Poi madre e figlia salirono al piano superiore e si diressero verso il guardaroba dov’era disposta in bell’ordine la biancheria nuova.
- Di questa mia casa di bambole, il guardaroba è la stanza che amo di più, - disse Meg, con aria soddisfatta.
Beth era là, intenta a disporre sui ripiani pile e pile di biancheria e aveva dipinto in faccia un sorriso radioso, come se quel lavoro la divertisse tantissimo. E tutte e tre risero alle parole di Meg. Quando si parlava del guardaroba, infatti, nessuno riusciva a trattenere una risatina pensando alla zia March. Dovete sapere che la vecchia megera aveva promesso solennemente che se Meg si fosse davvero sposata con quel John Brooke, lei non le avrebbe lasciato il becco di un quattrino; ma poi, col passare del tempo, la rabbia e la delusione s’erano placate, mettendola quindi in una posizione molto imbarazzante perché non sapeva come liberarsi di un giuramento di cui ormai si era pentita.
Senza dirlo a nessuno si era arrovellata a lungo sul modo di aggirarlo e alla fine aveva ideato un piano di cui si era piuttosto sentita fiera. La signora Carrol, la madre di Florence, era stata incaricata di acquistare, far confezionare una gran quantità di finissima biancheria da casa e da tavola (con tanto d’iniziali) e d’inviarla poi come “suo” regalo. Il che era stato puntualmente eseguito. Tuttavia il segreto aveva finito per trapelare, con grande soddisfazione della famiglia March. La vecchia zia aveva continuato a fare l’indifferente, ripetendo che avrebbe mantenuto l’antica promessa di regalare alla prima ragazza March che si fosse sposata la sua collana di perle e nient’altro.
- Mi dà una grande gioia vedere tutta questa roba. Avevo un’amica che portò in dote solo sei lenzuola. In compenso possedeva sei coppette lavadita e ne era molto orgogliosa, - disse la signora March, accarezzando con mano esperta la bella tovaglia di tessuto damascato.
- Io di coppette lavadita non ne ho neanche una, ma questa biancheria mi durerà per tutta la vita, - replicò Meg, con aria d’importanza. - Almeno a detta di Hannah.
- Sta arrivando Compratutto! - gridò Jo dal piano di sotto.
E tutte andarono incontro a Laurie. Le sue visite settimanali erano uno dei principali diversivi nel loro trantran quotidiano. Proprio in quel momento stava infatti attraversando la strada a grandi passi un giovanotto alto, con le spalle larghe, i capelli cortissimi, un cappello di feltro a larghe tese e un vestito senza pretese. Arrivato al cancello, invece di aprirlo, saltò la siepe andando poi incontro a braccia aperte alla signora March.
- Eccomi qui mamma! Sì, tutto bene, - disse con voce allegra.
Quelle parole erano in risposta all’occhiata dell’anziana signora, un’occhiata tenera e interrogativa che i begli occhi del ragazzo ricambiarono con tanta franchezza da far si che il piccolo siparietto fosse già chiuso, come sempre, da un bacio materno.
- Per la futura signora Brooke, ecco qui, con mille complimenti e da parte dell’autore. Che Dio ti benedica, Beth! E tu, Jo, che piacere rivederti. Amy, carissima, ogni giorno diventi più bella!
Mentre parlava, Laurie porse a Meg un pacchetto avvolto in carta marrone, tirò il nastro che stringeva i capelli di Beth, lanciò un’occhiata al grembiulone senza maniche di Jo e un’altra, di esagerata ammirazione, ad Amy e quindi distribuì strette di mano a destra e a manca.
Poi cominciò la pioggia di domande da parte delle ragazze.
- Dov’è John? - chiese ansiosamente Meg.
- E’ andato a prendere la licenza di matrimonio per domani!
- Chi ha vinto l’ultima partita, Teddy? - volle sapere Jo che, a dispetto dei suoi diciannove anni, continuava a manifestare grande interesse per gli sport maschili.
- Noi, naturalmente. Avrei voluto che fossi là ad ammirarci.
- Come sta la bella signorina Randall? - domandò Amy con un sorrisino significativo.
- Più crudele che mai. Non vedi come spasimo per lei? E Laurie si batté il petto, alzando gli occhi al cielo con un sospiro melodrammatico.
- Vediamo un po’ che novità c’è nel pacco. Sicuramente qualcosa di bizzarro. Aprilo subito, Meg, - disse Beth che fissava con curiosità la confezione piena di protuberanze.
- E’ una cosa utile da avere in casa in caso di incendio o di furti, - spiegò Laurie, mentre dal pacco usciva, tra le risate delle ragazze, una trombetta uguale a quelle usate dalle guardie notturne. - Quando John non c’è, se qualcosa ti spaventa, mia cara Meg, non devi far altro che affacciarti alla finestra e suonare la trombetta. In un attimo sveglierai tutti i vicini. Bella, vero?
E Laurie fornì un esempio della potenza dello strumento costringendo tutti a tapparsi le orecchie.
- Così questa sarebbe la vostra gratitudine, eh? Oh, a proposito di gratitudine, Meg, mi viene in mente che devi ringraziare Hannah: è riuscita a salvare la tua torta nuziale dalla rovina. La stavano portando proprio mentre arrivavo e, se lei non l’avesse difesa a spada tratta, avrei fatto un assaggino: aveva un aspetto così appetitoso!
- Io mi chiedo quando ti deciderai a crescere, Laurie, - disse Meg con un’aria da direttrice di collegio.
- Faccio del mio meglio, bella signora, ma temo che non crescerò molto più di così. E poi, in questi tempi di decadenza, direi che un metro e ottanta abbondante di altezza non sia poi da buttar via, - rispose Laurie la cui testa toccava quasi il piccolo lampadario. - Beh, a me sembra che sia una profanazione mangiare qualcosa in questo salottino nuovo di zecca e tutto tirato a lucido, e siccome ho una fame da lupo proporrei di togliere la seduta. Che ne dite?
- Mamma e io andiamo ad aspettare John, ci sono ancora le ultime cose da sistemare, - disse Meg svignandosela.
- Beth e io andremo da Kitty Bryant a prendere altri fiori per domani, - disse Amy, appoggiando con grazia il cappello sui riccioli ben acconciati, soddisfatta come nessun altro del figurone che faceva.
- Non mi abbandonerai anche tu, vero Jo? - esclamò Laurie. - Sono talmente sfinito che non ce la farei a raggiungere casa mia senza un aiuto. No, non toglierti il grembiule, ti dona molto.
Ma Jo non gli dette ascolto e ripose in tasca, ben ripiegato, quell’indumento che odiava dal profondo del cuore. Poi porse il braccio all’amico, come se davvero lui avesse bisogno di sostegno.
- Ora, Teddy, vediamo di parlare seriamente, una volta tanto, - esordì, mentre si avviavano fianco a fianco. - Si tratta di domani. Prometti che ti comporterai bene, che non ne combinerai qualcuna delle tue, che non farai scherzi e che non ci rovinerai in alcun modo la festa.
- Niente scherzi: lo giuro.
- Prometti anche che non ti metterai a dire sciocchezze quando è il momento di restare seri.
- Sei tu che fai queste cose, mica io...
- E non guardarmi, durante la cerimonia, ti supplico! Finirei per mettermi a ridere.
- Non mi vedrai neanche, di sicuro. Sarai così impegnata a piangere che uno spesso velo di lacrime t’impedirà la visuale.
- Io non piango mai, a meno che non sia proprio a pezzi. - Come quando un amico parte per tornare all’università? ribatté Laurie, con un sorrisino malizioso.
- Non vantarti per così poco: ho piagnucolato un po’, tanto per non distinguermi dalle mie sorelle.
- Già. E ora dimmi, Jo, di che umore è il nonno in questi giorni? Malleabile?
- Molto. Perché me lo chiedi? Ti sei messo in qualche guaio e vuoi sapere in anticipo come la prenderà? - chiese Jo, piuttosto aspramente.
- Insomma, Jo, credi che avrei guardato in faccia tua madre e le avrei detto che tutto andava per il meglio se non fosse stato vero?
E Laurie si fermò su due piedi con un’aria offesa. - No, no di certo...
- E allora non essere sempre così sospettosa! Ho solo bisogno di soldi, - disse Laurie, riprendendo a camminare, rabbonito dal tono convinto dell’amica.
- Tu spendi troppo, Teddy.
- Che Dio ti benedica, Jo, non sono io a spenderlo, credimi, è il denaro che si squaglia come neve al sole, senza che neanche me ne accorga.
- Sei così generoso e tenero di cuore che non riesci a dir di no a nessuno. Abbiamo saputo di Henshaw e di quello che hai fatto per lui. Ed effettivamente quando spendi dei soldi in questo modo nessuno ti può rimproverare, - disse Jo con calore.
- Oh, Henshaw ha esagerato. Come avrei dovuto comportarmi, lasciare che un ragazzo in gamba come lui si ammazzasse di fatica senza intervenire? Lui, da solo, vale quanto una dozzina di perdigiorno come noi.
- Infatti nessuno ti biasima per questo, Teddy. Però ogni volta che torni a casa, hai sempre qualche gilet, un numero incalcolabile di cravatte e almeno un cappello, tutti quanti nuovi. Speravo che col passare del tempo saresti diventato meno vanitoso. Invece continui a peggiorare. Adesso essere alla moda vuoi dire somigliare a delle caricature: capelli talmente corti che sembrano una spazzola da bucato, giacche larghe e informi, guanti arancioni e scarpe con la punta quadrata. Se tutti questi orrori costassero poco capirei pure, ma costano esattamente quanto le cose di buon gusto e allora, scusami, non vedo proprio che soddisfazione ci sia ad andare in giro conciati così.
Laurie, la testa gettata all’indietro, si mise a ridere di tutto cuore, tanto che il cappello gli cadde per terra. Jo lo calpestò di proposito. Lui non se la prese e anzi, mentre coglieva l’occasione per tessere gli elogi dell’abbigliamento alla moda, lo raccolse e, impolverato com’era, se lo mise in tasca.
- Adesso basta con le prediche, ti prego! - esclamò. - Ne ho sopportate a sufficienza per una settimana e voglio un po’ di tranquillità quando torno a casa. Domani, per la soddisfazione generale, mi vedrete risplendere in tutta la mia bellezza, vestito come Dio comanda. Va bene?
- Io non ti lascerò in pace finché non ti sarai fatto ricrescere i capelli. Non sono un’aristocratica, ma non sopporto di farmi vedere in compagnia di una persona che ha l’aspetto di un pugile professionista, - osservò severamente Jo.
- Vestire comodamente e senza pretese sollecita l’attività intellettuale, ecco perché all’università abbiamo adottato questo stile, - replicò Laurie che certo non poteva essere accusato di vanità per aver sacrificato i folti riccioli alla moda dei capelli tagliati a spazzola. - A proposito, Jo, credo che il giovane Parker si sia preso una gran brutta cotta per Amy. Non fa che parlare di lei, scrive poesie e se ne sta sempre con il naso per aria sospirando. Non sarebbe meglio che soffocasse la sua passioncella sul nascere? - aggiunse poi, dopo un minuto di silenzio, in tono protettivo e paterno.
- Certo che dovrebbe! Non vogliamo altri matrimoni in famiglia nel prossimo futuro. Che Dio ci aiuti, che cos’hanno in testa questi ragazzi?
Jo appariva scandalizzata come se Amy e il giovane Parker avessero una decina d’anni o poco più.
- I tempi cambiano velocemente mia cara, e neanch’io so dove andremo a finire. Anche tu sei poco più di una bambina, ma la prossima ad andarsene per la sua strada sarai tu, Jo, lasciandoci a piangere lacrime sconsolate, - disse Laurie scrollando tristemente la testa amareggiato dalla degenerazione dei tempi.
- Non preoccuparti. A me non succederà. Nessuno mi vuole e ne sono ben contenta: in ogni famiglia deve pur esserci una zitella.
- Tu non offri a nessuno la possibilità di farsi avanti, - disse Laurie, rivolgendole un’occhiata in tralice.
Nonostante l’abbronzatura si vedeva che Jo era parecchio arrossita.
- Non vuoi mostrare il lato più dolce del tuo carattere, - riprese poi, - e se per caso qualcuno riesce a scoprirlo, se per caso dimostra di apprezzarlo, tu lo tratti come faceva la signora Gummidge con i suoi innamorati: un bel secchio di acqua fredda sulla zucca. E diventi così pungente che nessuno osa più guardarti né tantomeno sfiorarti con un dito.
- Cose del genere non mi piacciono, sono troppo occupata per preoccuparmi di simili sciocchezze. Inoltre penso che non sia bello rompere l’unità delle famiglie. Non tornare mai più su questo argomento, ti prego: il matrimonio di Meg ha fatto perdere la testa a tutti, si parla solo dei due colombi, di quanto si amino e siano felici e simili assurdità. Quindi, per favore, cambiamo musica o mi arrabbio sul serio.
E Jo sembrava proprio pronta a lanciare una secchiata d’acqua fredda alla minima provocazione. Quali che fossero in quel preciso istante i suoi sentimenti, Laurie si limitò a lanciare un lungo fischio in sordina, ma quando si separò da Jo, davanti al cancello di casa sua, non poté trattenersi dal lanciare ancora una volta la sua fosca previsione: - Ricorda le mie parole, Jo: la prossima ad andartene sarai tu.