La badante

543 Words
La badante La vita ti cambia all’improvviso. Quando meno te l’aspetti. Anche a settant’anni, quando pensi che ormai devi solo cercare di vivere tranquillo assaporando le piccole emozioni che la vita ti sta ancora regalando. Quando ti senti vecchio e pensi di non essere più utile a nessuno. Quando guardi con un po’ di nostalgia i giovani che iniziano la propria avventura lavorativa e magari pensi che la tua vita poteva essere diversa. E allora rifletti su quell’occasione che hai avuto e che poteva cambiarti la vita, ma non hai voluto prenderla al volo, non hai avuto il coraggio di lasciare, hai preferito la tranquillità della professione di insegnante, la certezza degli affetti familiari. Perché iniziare una vita nuova in Toscana, voleva dire abbandonare il tuo paese, la tua valle che hai sempre amato. E così l’orto, il giardino, le passeggiate in bicicletta diventano il passatempo preferito, riescono a riempirti le giornate. Puoi godere dei colori dell’autunno, del risveglio della primavera, dei fiumi che scorrono lenti d’estate in mezzo ad alvei selvaggi, delle mani gelate sul manubrio della bicicletta d’inverno sulla strada bagnata dalla neve che si scioglie ai bordi della strada. Giorgio pedala sulla strada che porta in val Gerola, una bicicletta a pedalata assistita, la sua badante , come scherzosamente dice sempre agli amici quando racconta di paesi di montagna dove con una bici normale non sarebbe mai arrivato. Sente vibrare il cellulare nella tasca posteriore della maglietta Stelvio Mapei che indossa sempre con orgoglio, ricordo di una domenica sui tortuosi tornanti dello Stelvio, quando era più giovane e non aveva ancora bisogno della “badante.” Si ferma sul ciglio della strada. “ Ciao papà, dove sei?” “ Ciao Silvia, sono a Rasura.” “ Sei con Giacomo?” “ No, da solo, questa mattina Giacomo doveva fare le analisi del sangue, ma non preoccuparti, arrivo a Gerola e torno a casa.” “ Sei il solito testone, quante volte ti ho detto di non andare in bici da solo?” “ Ok, ma non devi preoccuparti, stai tranquilla, sto benissimo, nessun segno premonitore di un possibile infarto.” “ Sì, va bene, ma ti dimentichi sempre che hai settant’anni.” “ No, io purtroppo non lo dimentico. Ma hai visto la giornata?” “ Va bene, va bene, tanto fai sempre quello che vuoi. Comunque ti ho chiamato perché ho bisogno di parlarti … è un discorso un po’ lungo … che ne diresti di una cenetta intima nel tuo ristorante preferito a Montagna?” “ Deve essere un discorso importante. L’ultima volta che mi hai invitato a cena, dopo il buonissimo semifreddo al Braulio, mi hai detto che avevi bisogno di diecimila euro. E poi ho pagato anche il conto.” “ No, non ho bisogno di soldi. È una cosa importante. Se preferisci un altro ristorante per me fa lo stesso.” “ No, no, va benissimo, ci vediamo lì alle otto.” Giorgio riprende a pedalare. La sua mente vaga. Pensa a sua figlia, quarantacinque anni, una vita difficile, sfortunata. Un matrimonio durato poco, una figlia che non ha conosciuto il padre, morto in un incidente stradale durante la gravidanza della madre. L’albergo di Tirano da gestire, senza il marito, la piccola Federica da crescere.
Free reading for new users
Scan code to download app
Facebookexpand_more
  • author-avatar
    Writer
  • chap_listContents
  • likeADD