TRAUMA CRANICO

1668 Words
Un rumore mi riscuote dal sonno. Cerco di aprire gli occhi ma le mie palpebre non si muovono. Sento una voce che mi chiama ma non capisco di chi sia. Dopo diversi tentativi, riesco ad aprire gli occhi ma vedo sfuocato e la luce mi abbaglia. Sbatto più volte le palpebre per cercare di mettere a fuoco e quando ci riesco vedo davanti a me una donna. E’ vestita di bianco, i capelli neri a caschetto e i suoi occhi blu mi fissano ansiosi. “Signorina Farrel come si sente? Riesce a sentirmi?” Mi chiede preoccupata. Sbatto ancora le palpebre e mi guardo intorno cercando di capire dove sono. La stanza ha le pareti azzurrine ed è quasi completamente spoglia, ci sono solo un armadio e un paio di sedie. Il letto dove sono coricata sembra quello di un ospedale. Aspetta! Non sembra : è proprio quello di un ospedale! Cerco di parlare, ma la la gola mi fa male, così tossisco e tento di schiarirmi la gola, ma riesco solo a tossire di più. La donna si muove velocemente e mi passa un bicchiere con una cannuccia. “Tranquilla ! Ecco beva un po’ d’acqua vedrà che le passa” Il tuo tono adesso si è addolcito. Bevo piano e finalmente riesco a parlare. “Cos’è successo? Dove mi trovo?” Inizio ad agitarmi e cerco di alzare il busto, ma la donna mi blocca dolcemente e mi fa appoggiare al cuscino. “Stia tranquilla! Adesso chiamo il dottore che le spiegherà tutto. Cerchi di non muoversi” Mi guarda ancora per qualche istante e poi si allontana uscendo dalla porta. Cerco nuovamente di alzarmi ma un dolore alla testa mi blocca il respiro, per cui mi accascio sul letto. La porta si spalanca ed entra un uomo col camice bianco seguito dalla donna di prima. “Buongiorno Signorina Farrel! Sono il Dottor Bennet. Si trova al Saint Anthony Hospital. Ieri ha avuto un incidente: un’auto l’ha investita ed è stata portata qui. Nulla di particolarmente grave ma ha avuto un trauma cranico e l’abbiamo ricoverata per precauzione. Come si sente? Si ricorda qualcosa?” L’uomo davanti a me avrà circa sessant’anni, i capelli bianchi e due occhi azzurri con cui mi scruta con uno sguardo penetrante. Cerco di concentrarmi su quello che mi ha detto e improvvisamente mi ricordo tutto: il Signor Leon che mi salta addosso, la mia fuga fuori dall’ufficio e poi la macchina che mi viene addosso. Apro la bocca per parlare ma la porta si spalanca ed entra come una furia proprio la causa di tutto quello che mi è successo. Il Signor Leon avanza verso il mio letto cercandomi con lo sguardo, appena i nostri occhi si incrociano si ferma. Vedo che prende un respiro chiudendo gli occhi e quando li riapre la sua espressione sembra sollevata. Ma dev’essere solo una mia impressione perchè adesso mi sta scrutando con freddezza. “Dottor Bennet avevo richiesto di essere avvisato appena la signorina Farrel si fosse svegliata! Non sono stato abbastanza chiaro? ” Il tono che usa è arrabbiato, mentre si gira rivolgendosi al medico. “La direzione dell’ospedale ha autorizzato le dimissioni della signorina Farrel. Ho già saldato il conto in amministrazione e aspettavo solo che si svegliasse per poterla portare fuori di qui. Non ho tempo da perdere per la vostra incompetenza, per cui adesso se uscite dalla stanza vorrei aiutare la mia fidanzata a prepararsi per uscire da questo dannato ospedale!” E’ sempre più arrabbiato mentre si avvicina al dottore e alla donna. Deve avere uno sguardo terrificante perchè i due indietreggiano e scusandosi escono dalla stanza. Sono basita. Sarà la botta in testa : sicuramente non ha detto quello che ho sentito. Spalanco la bocca per parlare. Aspetta. La sua che? Fidanzata? “Cosa diavolo stà facendo? Io non vengo da nessuna parte con lei!” Gli urlo ma la gola mi brucia ed inizio a tossire. Lui si gira e si avvicina velocemente a me allungando una mano. “No! No! Non mi tocchi! Non si avvicini!” Cerco di indietreggiare ma con una mano mi tappa la bocca e con l’altra mi blocca sul letto. “Stai zitta e ascolta!” Mi dice duramente mentre il suo sguardo mi terrorizza. “Tu adesso obbedisci e stai zitta! Ho perso abbastanza tempo con te. Per non parlare dei soldi che ho speso per il conto dell’ospedale e per i debiti del tuo amato fratellino! Non hai idea di quanto mi sei costata!” Mi grugnisce addosso. I miei occhi si spalancano. Cosa c’entra lui con mio fratello? “Sono andato nel tuo appartamento per prenderti dei vestiti di ricambio” Sembra giustificarsi ma sulla sua bocca si forma un ghigno “Mentre ero lì ho avuto una spiacevole conversazione con lo strozzino del tuo fratellino. Voleva indietro i suoi soldi, così ho pagato il debito e gli interessi” Non posso crederci. Perchè lo ha fatto? Il conto dell’ospedale capisco: è colpa sua se sono qui. Ma pagare i debiti di mio fratello? Perche? “Adesso hai un debito con me. Enorme. ” Sogghigna “Ora tu farai tutto quello che voglio. Ci siamo capiti? Altrimenti ti porterò in tribunale e non immagini le conseguenze. Ho molte conoscenze e posso rovinarti” La sua mano si stacca lentamente dalla mia bocca, ora posso urlare ma non ne ho le forze. Non so cosa fare. Si alza e butta sul letto una borsa “Vestiti. Ora dobbiamo andare” “Cosa vuoi da me?” La mia voce è poco più di un sussurro “Lo scoprirai. Ora vestiti. O preferisci lo faccia io?” Ghigna Maledetto! La testa mi fa ancora male e non riesco a pensare lucidamente. Non riesco a pensare e a trovare una soluzione. Così mi alzo lentamente dal letto prendo la borsa e vado verso il bagno. “Dove vai? Cambiati qua davanti a me.” Mi giro di scatto e vedo il suo ghigno malizioso percorrermi tutto il corpo mentre si siede sul letto. “Non hai niente che non abbia già visto” Sorride maliziozo. Maiale pervertito! Mi giro di spalle ed apro la borsa. Ma che roba è? Questi non sono miei questi vestiti! “Questi sono i vestiti che indosserai d’ora in poi. Forza voglio vedere come ti stanno!” La sua voce sembra eccitata. Tiro fuori il vestito. Sembra una sottoveste. Ma dove dobbiamo andare? Ad un pigiama party? Respira Ariel. Faccio un respiro profondo e velocemente mi tolgo il camice dell’ospedale e mi infilo la sottoveste. E’ di seta blu con inserti di paillettes ed ammetto che è bello. Ma non è il mio genere. Mi arriva a metà coscia ed è troppo scollato, si vede il reggiseno. “Aspetta.” Sento che si alza e si avvicina così mi irrigidisco. Arriva dietro di me e sobbalzo quando sento le sue mani sulla schiena, all’altezza del reggiseno. “Ferma” Mi dice con voce roca mentre mi slaccia il reggiseno “Toglilo. Sotto questo vestito non devi mettere nulla” Le sue mani percorrono la mia schiena per poi scorrere lungo i fianchi. Ho i brividi. Faccio un passo avanti per sottrarmi dal suo tocco e goffamente mi levo il reggiseno. Perfetto Ariel! Vestita così sembri una prostituta! Mi giro e lo guardo con sfida. ” Adesso possiamo andare?” Mi guarda, anzi no mi fissa dalla testa ai piedi e si sofferma sul seno. Non mi sono mai sentita a mio agio con vestiti o magliette scollate. Ho il seno troppo grosso. E adesso anche i capezzoli turgidi. Si, sembro proprio una prostituta! “Perfetta” Mi scruta ancora il seno, passandosi la lingua sul labbro superiore. Se non fosse un maiale pervertito sarebbe anche sexy. Ma che dico? Scuoto la testa , mi chino per prendere le scarpe. Ovviamente tacchi a spillo. Non si smentisce nemmeno questa volta il maiale! Mentre sono chinata non mi accorgo che lui si è avvicinato e mi palpa spudoratamente il sedere. “Hai un culo fantastico. Sodo al punto giusto” Sogghigna. Scatto in avanti e corro verso la sedia, mi siedo e mi metto le scarpe. Spero di non cadere e rompermi una caviglia con questi cosi infernali! “Forza piccola! andiamo” Mi sollecita il maiale aprendo la porta. Piccola? Per chi mi ha preso per un cane? Sbuffo e barcollo verso la porta. Maledetti tacchi! Non sono abituata a camminare con questi trampoli. Vedendomi in difficoltà, mi afferra per un braccio e mi aiuta a camminare. Si avvicina al mio orecchio e mi sussurra “Non hai idea delle cose che ti insegnerò, oltre che a camminare sui tacchi” Mi lecca il lobo dell’orecchio. Scanso la testa e lo guardo schifata. E lui ride. Stronzo! Dopo essere usciti dall’ospedale sotto lo sguardo di tutti saliamo in macchina e partiamo in silenzio. ◆◆◆ Quando la macchina si ferma mi guardo intorno e non riconosco il posto. “Ma dove siamo?” Domando confusa. “A casa” Mi sorride. “Dimenticavo di dirti che da oggi verrai a vivere a casa mia” Si volta e scende tranquillo dall’auto. Cosa???? Ora mi sente! “Non ho intenzione di venire a vivere da te!” Urlo mentre scendo furiosa dalla macchina. “E dove vorresti andare visto che ho disdetto il contratto di affitto di casa tua?” Continua a camminare verso una villetta bianca e grigia con un enorme giardino mentre io mi blocco. Quante cose ha fatto in un giorno? Sono stata in ospedale solo un giorno giusto? “A proposito mi devi anche i due mesi di affitto arretrato che ho pagato” Apre la porta ed entra lasciandomi fuori esterrefatta. Pure l’affitto ha pagato? Non riesco a fare i conti dei soldi che gli devo, mi fa male la testa. Lentamente mi avvicino alla porta ed entro, sobbalzo quando la porta si chiude sbattendo. “Benvenuta all’inferno piccola!”
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