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UN CAPO SEXY E STRONZO

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Blurb

La vita di Ariel viene stravolta quando incontra il suo nuovo capo.

Steven Leon infatti è tanto sexy quanto stronzo ed inizia a perseguitare la povera Ariel dal primo giorno.

La dolce Ariel si ritrova a fare la segretaria tuttofare, la cameriera e poi la modella.

Sembra infatti che il suo sexy capo non possa fare a meno di lei.

Riuscirà Ariel a liberarsi dall'ossessione che il suo capo ha per lei?

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IL CAPO
"Forza! Forza! Sbrigati!" Accidenti a questo dannatissimo ascensore! Perchè è così lento? Non posso arrivare in ritardo il secondo giorno di lavoro! Sono ancora in prova e non posso permettermi di perdere anche questo lavoro. Finalmente l'ascensore arriva al piano e si aprono le porte. Cammino velocemente verso il mio ufficio sperando che nessuno si sia accorto dei miei cinque minuti di ritardo. Spalanco la porta con forse un po' troppa forza e faccio per dirigermi verso la mia scrivania quando mi accorgo che la porta è andata a sbattere contro qualcosa. Mi giro e mi accorgo che non è qualcosa ma qualcuno. Questo qualcuno emette un grugnito e spinge la porta per richiuderla sbattendomela addosso. Per la sorpresa e per la spinta cado a terra . Mi ritrovo sdraiata con un dolore al fianco ed alla spalla e vedo tutto sfuocato per la botta. Ed è a questo punto che mi giro ed inizio ad urlare: "Ma che modi! Che vuolevi fare UCCIDERMI?" Vedo avvicinarsi un uomo vestito con un completo grigio, i capelli neri e la stazza di un giocatore di football , il resto è sfuocato. Si stà avvicinando velocemente per cui inizio ad agitarmi ed urlare "NO! NO! NON SI AVVICINI!" Arretro strisciando indietro e mi appiattisco contro il muro alle mie spalle. Ho sempre avuto paura degli uomini così grossi e possenti. La porta si riapre lentamente e spunta il signor Harris, il mio capo, che sorpreso chiede "Cosa succede? Cos'è tutto questo rumore?" Quando vede la scena inizia a ridere e da' una pacca sulla spalla allo sconosciuto. "Steven! Sei arrivato finalmente! E vedo che hai conosciuto la nostra nuova segretaria , la signorina Farrel." Lo sconosciuto nel frattempo si è fermato e girato verso il mio capo. "Arnold, buongiorno anche a te. Cosa vuol dire che abbiamo una nuova segretaria? Dovevamo decidere insieme o sbaglio?" La sua voce è bassa ma potente e mi fa venire i brividi. Sembra piuttosto infastidito. Si gira verso di me ed inizia a squadrarmi dalla testa ai piedi. Nel frattempo mi sono alzata, sempre rimanendo attaccata al muro per sicurezza. Adesso lo riesco a vedere bene : ha degli occhi neri penetranti con uno sguardo che mette soggezione, i capelli neri arruffati come se si fosse appena svegliato. E' un bellissimo uomo ma ha un qualcosa che mi mette paura, forse per il leggero ghigno che hanno le sue labbra. Non capisco cosa abbia da sogghignare! "Tranquillo Steven ! Andiamo nel mio ufficio e ti spiego tutto." Il signor Harris lo prende per una spalla e lo accompagna verso il suo ufficio lasciandomi da sola e imbambolata. Sento ancora il suo sguardo addosso: una scossa di brividi mi percorre la schiena. Basta! Ariel devi calmarti! Prendo un respiro profondo e mi dirigo verso la scrivania iniziando finalmente il mio lavoro. Dopo mezz'ora l'interfono suona e il mio capo mi chiede di raggiungerlo nel suo ufficio. Quando entro il mio capo è seduto dietro la sua scrivania, mentre lo sconosciuto è di fronte a lui sulla poltrona: ha le gambe aperte e i gomiti appoggiati alle ginocchia. Il suo sguardo è subito su di me appena entro e continua a fissarmi con un sorriso sghembo. Mentre mi avvicino imbarazzata alla scrivania il signor Harris mi fa segno di accomodarmi all'altra poltrona, proprio di fronte allo sconosciuto. Vedo con la coda dell'occhio che continua a guardarmi. Ma cosa vuole? "Signorina Farrel questo è il signor Steven Leon il mio socio. Steven lei è la Signorina Ariel Farrel, la nuova segretaria e tuttofare" Ci presenta il Signor Harris. Quando viene pronunciata l'ultima parola la bocca del signor Leon si stende in un ghigno. Chissa cosa vuol dire tuttofare? "Signorina Farrel, ho letto il suo curriculum e sinceramente non sono d'accordo con Arnold sulla sua assunzione." Continua a fissarmi con uno sguardo penetrante. "Non ha i requisiti per il ruolo che ricopre. Ma ormai è stata assunta e vedremo come si comporterà nel periodo di prova. Nel frattempo per evitare di perdere ulteriore tempo continuerò a fare i colloqui in modo da avere qualcuna pronta a sostituirla." Il suo tono è freddo anche se i suoi occhi continuano a percorrerre il mio corpo come se volessero spogliarmi. Sveglia Ariel! Ti stai sicuramente sbagliando! Un uomo come lui non può essere interessato a te! " I colloqui inizieranno nel pomeriggio. Lei dovrà ricevere e indirizzare le ragazze nel mio ufficio. Questi sono i curriculum e la lista con nomi ed orari. Tutto chiaro?" Mi passa una pila di cartelle con in cima una lista di circa venti nominativi. Certo che è proprio stronzo! Capisco che è il mio primo lavoro da segretaria ma sembra dia già per scontato che non supererò il periodo di prova! Ma come si permette! Nemmeno mi conosce! Mi alzo e afferro la pila di documenti "Tutto chiarissimo Signor Leon." Mi giro e vado verso la porta. "Un'ultima cosa Signorina Farrel..." La sua voce si fa più bassa e roca. Mi giro notando che il suo sguardo era sul mio sedere. Lo rialza con lentezza fino ai miei occhi. "Il suo abbigliamento... E' come dire? Non molto femminile, ecco. Da domani dovrebbe vestirsi con gonna e tacchi." Vedi Ariel? Ecco perchè ti squadrava prima! Altro che interessato! "Abbiamo un'immagine da mantenere e ai nostri clienti piace vedere una donna vestita in modo femminile. Sempre che ovviamente le interessi continuare a lavorare da noi..." Continua con un tono beffardo. Sono allibita... La mia bocca si è spalancata. Ma è serio? Richiudo la bocca e non riuscendo a proferire parola, faccio un cenno affermativo con la testa ed esco dall'ufficio. Ma come si permette? Mi guardo e vedo i miei calzoni neri, la camicetta blu e le mie ballerine nere. Ma devo fare la segretaria o la ragazza immagine? Scrollo la testa e torno alla mia scrivania perdendomi nella miriade di mail che devo smistare e girare.. ◆◆◆ Quando nel primo pomeriggio arrivano le prime ragazze per fare i colloqui, capisco cosa il Signor Leon intendeva: tutte sono con gonne a metà coscia, tacchi alti e camicie o magliette scollate ed eleganti. Mi sento una suora a confronto. La prima ragazza è bionda, capelli lisci fino a metà schiena ed è truccata pesantemente, almeno per i miei standard. Indossa una gonna bianca attillata a metà coscia, una camicetta grigia aperta che lascia intravedere il reggiseno di pizzo nero e infine tacchi a spillo neri. La accompagno alla porta del Signor Leon e, quando la faccio accomodare, il mio nuovo capo sia alza in tutta la sua imponenza e si avvicina con uno sguardo malizioso su di lei. Si presenta e mi congeda "Signorina Farrel può lasciarci soli. Grazie" Non distoglie lo sguardo da lei, le appoggia la mano sulla schiena e la sospinge verso un divano a lato della scrivania. Ma i colloqui si fanno sul divano? Li fisso imbambolata per qualche istante e poi mi risveglio girandomi e lasciandoli da soli. Dopo venticinque minuti la bionda è ancora nell’ufficio del Signor Leon. Le ragazze continuano ad arrivare : ormai ce ne saranno una decina. Gli appuntamenti erano fissati a quindici minuti di distanza: se continua così faremo l'alba! Decido allora di chiamare al telefono il Signor Leon ma ,dopo dieci squilli a vuoto, decido di andare a bussare. Non sentendo alcuna risposta, busso nuovamente chiedendo ad alta voce se posso entrare. Poi finalmente la porta si apre ed esce la bionda che mentre si gira mi rivolge una sorriso forzato. Ed è li che mi accorgo che non ha più il rossetto. Guardandola meglio vedo anche che dalla scollatura non porta più il reggiseno! Non ci credo! Ma che hanno fatto li dentro? Mi giro verso la porta e vedo il Signor Leon seduto sul divano che mi fissa con un sorrisetto malizioso mentre si tira su la cerniera dei pantaloni. La mia bocca si spalanca. Non puo essere vero! Ma questo è un maiale! "Signorina Farrel faccia pure accomodare la prossima. Grazie!" Mi parla sempre con il sorriso sulle labbra che vedo sono sporche di rossetto. "Come vuole Signor Leon!" Mi giro imbarazzata e chiamo la ragazza successiva. Arriva una ragazza dai capelli rossi e ricci con un abbigliamento molto simile alla precedente. Entra ancheggiando e si dirige verso il divano. Il Signor Leon la squadra dalla testa ai piedi e si passa la lingua sulle labbra. Chiudo la porta velocemente. Non voglio vedere altro! Ma in che posto sono finita? Eppure il Signor Harris sembrava tanto serio! Il suo socio sembra invece un pervertito maniaco sessuale! ◆◆◆ Tutto il pomeriggio e parte della sera trascorre tra ragazze che entrano ed escono per i "colloqui". Dopo la seconda ragazza mi rifiuto di guardare le condizioni in cui escono dall'ufficio del maiale. Si da ora ho deciso di chiamarlo così! Quando finalmente l'ultima ragazza se ne va, sono ormai le 20 passate e in ufficio oramai ci siamo solo io e il maiale. Il signor Harris infatti è uscito già da un'ora chiedendomi, anzi ordinandomi, di restare fino alla fine dei colloqui. Quando suona l'interfono sobbalzo dallo spavento e rispondo. "Signorina Farrel venga nel mio ufficio " Mi ordina con la voce roca. "Ma è veramente tardi Signor Leon .. Dovrei proprio andare a casa.." Sussurro. Non mi fa nemmeno terminare "Venga nel mio ufficio SUBITO!" Urla riagganciandomi in faccia. Sbuffo e mi dirigo nel suo ufficio, appena entro lo vedo ancora seduto o meglio quasi sdraiato sul divano "Venga qua!" Mi fissa e mi fa cenno di sedermi sul divano accanto a lui. Io mi fermo: non ci penso nemmeno a sedermi li! Chissa cosa ci hanno fatto su quel divano! Quando vede che non mi muovo, solleva un sopracciglio e mi urla "MUOVITI! VIENI QUA!" Sobbalzo dallo spavento e mi avvicino piano, ma mi fermo davanti al divano: non ho intenzione di sedermi LI! Con uno scatto lui mi prende un braccio tirandomi e sbattendomi sul divano. "MA COME SI PERMETTE?" Urlo e faccio per rialzarmi ma lui mi riprende il braccio e questa volta mi tira e mi fa sdraiare sul divano, per non farmi alzare si corica sopra di me. A questo punto sento il panico assalirmi, comincio a muovermi per allontanarlo da me, ma è troppo grosso e pesante e non riesco a muoverlo di un millimetro. "MI LASCI! AIUTO! AIUT...." Inizio ad urlare ma mi tappa la bocca con la mano. "Zitta! Stai zitta!" Mormora al mio orecchio. Non posso crederci ! Come sono finita in una situazione del genere? Stavo lavorando tranquillamente ed adesso ho questo maiale addosso! Inizio a colpirlo con le mani ma non riesco a smuoverlo di un centimetro. Ma di cos’è fatto? "Stai zitta ed ascoltami!" Ripete arrabbiato. "Se vuoi questo posto di lavoro da domani verrai in ufficio vestita come ti ho detto oggi! Hai visto le ragazze di oggi? Tutte vorrebbero il tuo posto, non vedono l'ora!" Mentre mi parla avvicina il viso al mio collo e dopo un sospiro inizia a leccarmi il lobo dell'orecchio per passare poi al collo. Rimango impietrita dalla sorpresa. Cosa pensa di fare? Le immagini delle ragazze dei colloqui mi tornano in mente e improvvisamente capisco. Pensa sul serio di trattarmi come loro? Ma con che donne ha avuto a che fare? "Sai di buono..." Sussurra continuando a leccarmi il collo fino ad arrivare allo scollo della camicetta “E’ da quando ti ho vista per terra che sono eccitato… Voglio vedere cosa nascondi sotto questi orribili vestiti...” Provo divincolarmi nuovamente ma inutilmente. Gli occhi iniziano a pizzicarmi e le lacrime minacciano di uscire. Con l'altra mano afferra un lembo della mia camicetta e con uno strattone la strappa. “Cristo piccola! Hai delle tette favolose!” Ghigna iniziando a palparmi un seno per poi abbassare il mio semplice reggiseno bianco. Adesso sono completamente scoperta, continuo ad agitarmi sempre di più. Quando la sua bocca inizia a leccare un capezzolo, inizio a piangere e dimenarmi. Continua a leccare e inizia a mordermi i capezzoli facendomi sobbalzare dal dolore. Alza il suo viso e vedendomi in lacrime si blocca per un attimo. “Perchè diavolo stai piangendo?” Ringhia arrabbiato. ”Non fare finta di non volerlo! E’ tutto il giorno che mi preghi con lo sguardo!” Ruggisce mentre alza il busto. Quando vedo che porta una mano alla cintura dei calzoni il panico mi assale. Riesco a colpirlo con le mani e gli faccio perdere l'equilibro facendolo scivolare a terra. Mi alzo e corro verso la porta aprendola. Mi fiondo fuori dall'ufficio, fuori dal palazzo, in strada. Faccio fatica a correre, ma non mi fermo fino a che non so come una macchina mi colpisce, poi il buio.

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