Capitolo 3-2

2161 Words
È silenziosa quando entriamo nella stanza e chiudo la porta dietro di noi. La zona non è insonorizzata, ma Isabella e Lucas sono nella parte anteriore dell’aereo, quindi dovremmo avere un po’ di privacy. Di solito non mi importa se qualcuno mi sente o mi vede fare sesso, ma quello che faccio con Nora è diverso. Lei è mia e non intendo condividerla. Lasciando andare la sua mano, mi avvicino al letto e mi ci siedo, appoggiandomi allo schienale e incrociando le gambe sulle caviglie. Una posa disinvolta, anche se non c’è niente di disinvolto in quello che provo mentre la guardo. Il desiderio di possederla è violento, travolgente. È un’ossessione che va al di là di un semplice bisogno sessuale, anche se il mio corpo brucia per lei. Non voglio solo scoparla; voglio imprimere me stesso su di lei, segnarla da dentro a fuori, in modo che non possa mai appartenere a un altro uomo. Voglio possederla completamente. "Togliti i vestiti" ordino, tenendo il suo sguardo. Il mio cazzo è così duro che è come se fossero passati mesi, invece di ore, da quando l’ho avuta. Ci vuole tutto il mio autocontrollo per non strapparle i vestiti, piegarla sul letto e spingere nella sua carne fino a quando non esplodo. Mi controllo perché non voglio una scopata veloce. Ho altre cose in mente per oggi. Facendo un respiro profondo, mi sforzo di rimanere immobile, guardandola mentre comincia lentamente a spogliarsi. Ha il viso rosso e il respiro instabile, e mi rendo conto che è già eccitata, con la figa calda e pronta per me. Allo stesso tempo, sento l’esitazione nei suoi movimenti, vedo la diffidenza nei suoi occhi. C’è una parte di lei che ha ancora paura di me, che sa di cosa sono capace. Fa bene ad avere paura. C’è qualcosa dentro di me che gode nel vedere il dolore degli altri, che vuole far loro del male. Che vuole farle del male. Si toglie prima il maglione, mostrando una canotta nera. Le spalline rosa del suo reggiseno spuntano fuori, e quel colore innocente per qualche motivo mi eccita, inviando un flusso di sangue dritto verso il mio cazzo. Poi si toglie la canotta, e quando non ci sono più nemmeno i jeans e gli stivali sono pronto per esplodere. Con il suo reggiseno e le mutandine abbinate, è la creatura più deliziosa che io abbia mai visto. Il suo corpo minuto è tonico e in forma, i muscoli delle braccia e delle gambe sono sottilmente definiti. Nonostante la sua magrezza, è innegabilmente femminile, con il culo perfettamente sodo e i piccoli seni sorprendentemente rotondi. Con i suoi lunghi capelli che le arrivano fino alla schiena, sembra una modella di Victoria’s Secret in miniatura. L’unica imperfezione è una piccola cicatrice sul lato destro del suo stomaco piatto—il ricordo della sua appendicectomia. Devo toccarla. "Vieni qui" dico con voce roca, mentre il mio cazzo si flette dolorosamente contro il cavallo dei miei jeans. Fissandomi con i suoi enormi occhi scuri, si avvicina con cautela, incerta, come se potessi aggredirla in qualsiasi momento. Faccio un altro respiro profondo proprio per evitare di farlo. Quando si allunga verso di me, mi chino in avanti e le afferro saldamente la vita, tirandola verso di me in modo da farla stare tra le mie gambe. La sua pelle è fresca e liscia al tatto, il suo torace così stretto che posso quasi avvolgerle la vita con le mani. Sarebbe così facile danneggiarla, distruggerla. La sua vulnerabilità mi eccita quasi quanto la sua bellezza. Allungandomi, trovo il gancio del suo reggiseno e libero i seni dalla loro prigionia. Mentre il reggiseno scivola lungo le sue braccia, mi si secca la bocca e tutto il mio corpo si irrigidisce. Anche se l’ho vista nuda centinaia di volte, ogni volta è una rivelazione. I suoi capezzoli sono piccoli, color rosa-marrone e i suoi seni sono dorati come il resto del suo corpo. Non potendo resistere, afferro quelle soffici collinette rotonde con le mie mani, stringendole, strofinandole. La sua pelle è bella e liscia, i capezzoli rigidi sui miei palmi. Sento il suo respiro irregolare mentre i miei pollici toccano quelle cime indurite, e la mia fame cresce. Lasciando andare i suoi seni, infilo le dita sotto l’elastico delle sue mutande e le spingo lungo le sue gambe, per poi prendere il suo sesso con la mano destra. Il mio dito medio spinge nella sua piccola apertura, e la calda umidità che trovo lì sotto mi fa indurire il cazzo. Ansima mentre il mio calloso pollice spinge sul suo clitoride e allunga le mani per afferrarmi le spalle, affondando le piccole unghie affilate nella mia pelle. Non posso più aspettare. Devo averla. "Mettiti sul letto." La mia voce è carica di lussuria mentre tolgo la mano dalla sua figa. "Ti voglio a pancia in giù." Comincia a obbedire mentre mi alzo in piedi e comincio a spogliarmi. L’ho istruita bene. Quando finisco di togliermi i vestiti, è sdraiata a pancia in giù completamente nuda, con un cuscino che le solleva il culetto sodo. Ha le braccia piegate sotto la testa e guarda verso di me. Mi guarda con quegli occhioni e percepisco la sua ansia. Mi desidera e mi teme allo stesso tempo. Mi eccita, quello sguardo, ma risveglia anche un altro tipo di desiderio in me. Un bisogno più perverso, più oscuro. Con la coda dell’occhio, vedo la cintura dei miei jeans sul pavimento. Raccogliendola, avvolgo l’estremità della fibbia intorno alla mia mano destra e mi avvicino al letto. Nora non si muove, anche se vedo la tensione nel suo corpo. Le mie labbra si contraggono. Che brava ragazza. Sa che sarebbe peggio per lei se si opponesse. Naturalmente, ormai sa anche che aggiungerò al suo dolore il piacere, che trarrà del godimento da questo. Fermandomi sul bordo del letto, allungo la mano libera e faccio scorrere le dita lungo la sua schiena. Lei trema al mio tocco, una reazione che mi provoca un’oscura impennata di eccitazione. Questo è esattamente quello che voglio, quello di cui ho bisogno—questo legame profondo e contorto che esiste tra noi. Voglio la sua paura, il suo dolore. Voglio sentire le sue urla, voglio sentirla dimenarsi invano—e poi farla sciogliere tra le mie braccia mentre le faccio raggiungere l’orgasmo più e più volte. Per qualche ragione, questa esile ragazza tira fuori il peggio di me, facendomi dimenticare quei pochi brandelli di moralità che possiedo. È l’unica donna che io abbia mai costretto nel mio letto, l’unica che io abbia mai voluto così tanto . . . e in un modo così sbagliato. Averla qui, alla mia mercé, è più che inebriante: è la droga più potente che io abbia mai assaggiato. Non ho mai provato nulla di simile per un altro essere umano e sapere che lei è mia, che posso farle tutto quello che voglio, è una sensazione unica. Con tutte le altre donne era solo un gioco, un modo per soddisfare un bisogno reciproco, ma con Nora è diverso. Con lei, è qualcosa di più. "Bellissima" mormoro, accarezzando la soffice pelle delle sue cosce e dei glutei. Presto sarà segnata, ma per ora mi godo la sua morbidezza. "Davvero, davvero bellissima . . ." Chinandomi su di lei, la bacio dolcemente alla base della spina dorsale, respirando il suo caldo profumo femminile e facendo crescere l’eccitazione. Le sfugge un brivido, e io sorrido, mentre l’adrenalina mi pompa nelle vene. Raddrizzandomi, faccio un passo indietro e faccio oscillare la cintura. Non uso molta forza, ma lei salta quando la cintura colpisce le natiche sode del suo sedere, facendole uscire un leggero gemito dalle labbra. Non cerca di spostarsi o strisciare via; anzi, i suoi piccoli pugni stringono con forza le lenzuola e chiude gli occhi. Faccio oscillare la cintura con più forza una seconda volta, e più volte ancora, mentre i miei movimenti assumono un ritmo ipnotico, simile a una trance. Ad ogni colpo della cintura, sprofondo sempre di più nell’oscurità, mentre il mio mondo si restringe al punto che tutto quello che riesco a vedere, tutto quello che riesco a sentire è lei. L’arrossamento della sua pelle delicata, i sussulti di dolore e i singhiozzi che le sfuggono dalla gola, il modo in cui il suo corpo freme e trema ad ogni colpo di cintura—mi godo tutto, lasciando crescere la mia dipendenza e facendo placare la disperata fame che corrode le mie viscere. Perdo la cognizione del tempo. Non so se siano passati minuti o ore. Quando finalmente mi fermo, lei resta sdraiata inerte e immobile, con le natiche e le cosce ricoperte da segni rosa. C’è un’espressione stordita, quasi beata sul suo viso bagnato dalle lacrime, e il suo esile corpo trema. Lasciando cadere la cinta sul pavimento, prendo in braccio Nora e mi siedo sul letto, cullandola sulle mie ginocchia. Il cuore mi martella nel petto, mentre la mia mente è ancora scossa da quello che è appena successo. Rabbrividisce, nascondendo il viso sulla mia spalla, e comincia a piangere. Le accarezzo i capelli lentamente, dolcemente, permettendole di riprendersi dall’orgasmo indotto dalle endorfine mentre mi riprendo dal mio. Questo è quello di cui ho bisogno ora—di confortarla, di sentirla tra le mie braccia. Voglio essere tutto per lei: il suo protettore e il suo aguzzino, la sua gioia e il suo dolore. Voglio legarla a me fisicamente ed emotivamente, lasciare il mio marchio così profondamente nella sua mente e nella sua anima che non vorrà mai lasciarmi. Mentre i suoi singhiozzi cominciano a scemare, la mia fame sessuale ritorna. Le mie rilassanti carezze si fanno più decise, le mie mani cominciano a toccarla con l’intento di eccitarla, non solo di calmarla. La mia mano destra scivola tra le sue cosce, spingendo le dita sul suo clitoride, e, allo stesso tempo, afferro i suoi capelli con l’altra mano e li tiro, costringendola a guardarmi. Sembra ancora stordita mentre mi fissa e mi chino verso il basso, prendendole la bocca per un profondo bacio appassionato. Geme nella mia bocca, afferrandomi le spalle con le mani, e sento il calore che cresce tra di noi. Mi si schiacciano le palle al corpo, mentre il mio cazzo pulsa per la voglia della sua pelle calda. Mi alzo, tenendola ancora tra le mie braccia, e la metto sul letto. Fa una smorfia e mi rendo conto che le lenzuola stanno sfregando sulle sue piaghe, facendole male. "Girati, tesoro" sussurro, desiderando solo il suo piacere ora. Si rotola obbedientemente sullo stomaco, nella stessa posizione di prima, e la metto carponi, con i gomiti piegati. In quella posizione, con il sedere all’insù e la schiena leggermente arcuata, è la cosa più sexy che io abbia mai visto. Vedo tutto—le pieghe della sua figa delicata, il piccolo buco del suo ano, le deliziose curve delle sue natiche rosa a causa dei segni della cinta. Il cuore mi batte forte nel petto e il cazzo mi palpita dolorosamente mentre le afferro i fianchi, appoggio la punta del cazzo sulla sua apertura e spingo dentro. Il suo calore sexy mi avvolge. Geme, inarcandosi verso di me, cercando di prendermi più in profondità, e io lo tolgo per poi sbatterlo di nuovo dentro. Un grido le sfugge dalla gola e ripeto il movimento, provando piacere per la contrazione del suo canale stretto. Ondate di calore mi attraversano e comincio a spingere con trasporto, appena consapevole delle mie dita che scavano nella soffice pelle dei suoi fianchi. I suoi gemiti e le grida aumentano e poi sento i suoi muscoli interni che si stringono intorno al mio cazzo. Non potendo più resistere, esplodo, con la vista che mi si appanna per la forza dell’orgasmo mentre il mio seme esplode nelle sue calde profondità. Ansimando, crollo su un fianco, tirandola a me. La nostra pelle è madida di sudore, facendoci incollare, e il mio cuore batte all’impazzata. Anche lei respira a fatica e sento la sua figa che si stringe intorno al mio cazzo che si affloscia mentre un ultimo brivido orgasmico la attraversa. Rimaniamo sdraiati mentre il nostro respiro comincia a stabilizzarsi. La stringo forte, con la sua soffice curva del sedere premuta sul mio inguine, e un senso di pace, di appagamento, prende lentamente il sopravvento. È sempre così con lei. C’è qualcosa in lei in grado di calmare i miei demoni, di farmi sentire quasi normale. Quasi . . . felice. È qualcosa che non so spiegare, né razionalizzare; è così e basta. È questo che rende il mio bisogno così intenso, così disperato. Così pericolosamente perverso. "Dimmi che mi ami" mormoro, accarezzandole la coscia. "Dimmi che ti sono mancato, tesoro." Si sposta tra le mie braccia, girandosi verso di me. I suoi occhi scuri sono seri mentre incontra il mio sguardo. "Ti amo, Julian" dice a bassa voce. "Mi sei mancato da morire. Lo sai." Lo so, ma ho ancora bisogno di sentirglielo dire. Negli ultimi mesi, l’aspetto emotivo è diventato necessario quanto quello fisico per me. Mi diverte, questo strano cambiamento in me. Voglio che la mia piccola prigioniera mi ami, che si prenda cura di me. Non voglio essere solo il mostro nei suoi incubi. Chiudendo gli occhi, la abbraccio più forte e mi rilasso. Tra poche ore, sarà mia in tutti i sensi.
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