Wiebel volse loro le spalle e Hornung e Diederich proseguirono muti senza una osservazione. Ciascuno pensava che anche l’altro avesse notato la rassomiglianza tra Wiebel e il sottufficiale. E forse anche gli altri della Neoteutonia conoscevano da un pezzo il vero stato delle cose? Ma a tutti stava troppo a cuore l’onore della Neoteutonia per non tacere, per non dimenticare se anche avevano visto. E quando la sera Wiebel nominò «mio cugino von Klappke», Diederich e Hornung s’inchinarono profondamente insieme agli altri, lusingati come sempre. Diederich aveva già imparato: padronanza di sè, osservanza delle Forme, spirito di corpo, desiderio di elevazione. Soltanto con intima compassione egli considerava l’esistenza da barbaro che aveva condotto fino al momento d’entrare nella Corporazione

