IV ANANKEUna bella mattina di quello stesso mese di marzo, credo che fosse sabato 29, giorno di Sant’Eustachio, accadde che il nostro giovane amico, lo studente Jean Frollo du Moulin, vestendosi si accorse che le brache contenenti la sua borsa non mandavano nessun suono metallico. «Povera la mia borsa!», disse tirandola fuori dal taschino, «Come! Neanche il becco di un soldino parigino! Eh, come ti hanno crudelmente sventrata i dadi, i boccali di birra e Venere! Come sei diventata vuota, floscia e rugosa! Somigli alla mammella di una furia! Lo chiedo a voi, messer Cicerone e a voi, messer Seneca, di cui vedo i volumi rinsecchiti e sparsi sul pavimento, lo chiedo a voi a che mi serve il sapere, meglio di un cassiere di banca o di un ebreo del Pont-au-Change, che uno scudo d’oro con la cor

