Scammers-2

2034 Words
Torno a casa soddisfatto, passo prima dalla rosticceria a prendere qualcosa di pronto, mi secca fare la spesa, e dopo avere cenato mi siedo al computer per il solito collegamento su f******k. Pensate a come condizionino direttamente o indirettamente la nostra vita questi social network. La ragazza di questa mattina non è on line, controllo la posta, vedo le cazzate messe in bacheca e mi scollego da internet, meglio guardare la tv, ma ecco che sul cellulare mi arriva il messaggio della ragazza, mi ricollego. “Ciao come è stata la tua giornata “Ciao nulla di particolare (ovviamente non mi sbottono) “Hai cenato? “Si, ho appena finito “Ho visto le tue foto, lo sai che sei molto bello “Grazie, anche tu sei bella “Sei molto gentile, io non ho ancora finito di lavorare “Che lavoro fai “Lavoro in un supermercato, lavoro nell’ufficio, ho cinque minuti di pausa per ogni ora che passo a lavorare al computer, sono triste “Perché sei triste “È morta una mia amica “Un incidente? “Scusa ma devo tornare a lavoro, ciao Non faccio caso a quello che ha scritto la ragazza, notizie di questo genere le sento tutti i giorni e non ci ho mai fatto l’abitudine e mai ce la farò. Del resto che mi posso aspettare, nel mio lavoro non ho certo a che fare con persone che odorano di santità. Ormai che sono al computer mi metto a chattare con una ragazza che ho conosciuto l’anno scorso e con la quale ho un rapporto molto libero, nel senso che ogni tanto si esce, si va a cena, si tromba e poi ognuno a casa sua. Non mi accorgo nemmeno del tempo che è passato, che ecco di nuovo la ragazza francese, chiudo con la mia amica promettendoci che ci saremmo rivisti e parlo con la ragazza “Come stai? “Sono stanca, mi sento triste, vivo sola “Ma non hai famiglia? “Sono figlia unica e i miei genitori sono morti in un incidente “Anche i miei sono morti e anche io vivo da solo “Allora capisci come mi sento “Col mio lavoro non ho tempo per me, per questo non ho mai pensato di farmi una famiglia “Ma non ti piacerebbe avere una storia con una ragazza “Avevo una storia con una bellissima ragazza, avevamo deciso di andare a vivere insieme, ma poi è morta per una malattia “Mi dispiace, sono brutte esperienze “Lo so, ci sto facendo l’abitudine, si vede che la vita deve andare così “Mi fa piacere parlare con te, prima di andare a dormire posso mandarti delle foto, così spero che ti fanno piacere “Va bene ok “Ok ora te le mando, ciao Passano trenta secondi e nella mia casella email arrivano sei foto della ragazza, due di lei seduta su un divano e quattro di lei nuda sotto la doccia. Non sono un bigotto tutt’altro, ma sinceramente la cosa mi ha colto di sorpresa, gran bel fisico la ragazza, complimenti, ma a questo punto nella mia mente comincia a piantarsi un tarlo, c’è qualcosa di strano in tutto questo, qualcosa che non mi riesco a spiegare, è lì lo so, sotto il mio naso, ma non riesco a mettere a fuoco. Forse la certezza di andare a lavoro e non l’angoscia del non sapere che cacchio fare è riuscita a farmi dormire beatamente fino alle sette. Mi preparo per andare a lavoro, esco e come sempre prima caffè e giornale. Sulla prima pagina la notizia della ragazza uccisa, c’era da immaginarlo, Ragusa è una città tutto sommato tranquilla e una notizia del genere ad un giornalista porta lavoro per diversi giorni, se ci sa fare. Vado a prendere il caffè al bar vicino alla questura e dentro trovo Colosimo, che sta anche lui accingendosi a prendere il caffè, lo beviamo insieme, solita manfrina del pago io, no pago io e poi ci avviamo verso la questura, nel mentre gli parlo delle strane foto della ragazza, lui mi suggerisce un programma di google, che permette di fare una ricerca tramite una foto e non solo come sapevo io attraverso un nome o un sito, buona idea questa sera ci provo. Nella scrivania trovo il referto del medico legale, proprio come nei film americani, ma ovviamente la velocità è dovuta al fatto che c’è poco lavoro, al massimo si fanno mezza dozzina di autopsie l’anno. In ogni caso sul referto non c’è nulla di diverso da quello che avevamo supposto, tranne che l’arma del delitto è un coltello con una lama di dieci centimetri di lunghezza e tre di larghezza, mentre quella trovata in mano al presunto assassino è il classico coltello da cucina con la lama larga 4 centimetri. Quindi non corrispondendo la dimensione delle ferite con il coltello trovato, non è l’arma del delitto. Come potete immaginare è una cosa molto importante, ma allora perché il tizio teneva quella lama sporca di sangue in mano? C’era stato un altro tentativo di interrogare il tizio, ma nessuno era stato in grado di scucirgli una parola dalla bocca. Mi raggiunge il capo della scientifica Clemente Calamari -Gianni ti ho portato il referto -Ciao Clemè e che dice -Dice che la ragazza non è stata uccisa nella casa dove l’abbiamo trovata, che nella macchina ci sono macchie di sangue, che nel coltello ci sono le impronte del convivente ma… -Non è quella l’arma del delitto, me l’ha già riferito il medico legale -Esatto, la ragazza è stata accoltellata nell’altro locale, anche se era stato accuratamente pulito abbiamo trovato tracce del sangue della ragazza -Peccato che il tizio non parla, ma io voglio provare lo stesso Un paio di telefonate e il detenuto viene portato dal carcere in questura nella sala interrogatori, non prima di avere concordato come condurre l’interrogatorio con Colosimo. Noi adottiamo un’altra tecnica, non quella di poliziotto buono e poliziotto cattivo, ma poliziotto solerte e poliziotto strafottente. Entriamo nella stanza degli interrogatori Colosimo prende il fascicolo, mentre io passeggio e parlo allegramente al cellulare delle cose più strane, con un collega che si trova in un’altra stanza e che ovviamente è al corrente della nostra tattica. -Allora Luigi come siamo combinati per questa sera – dico io -Lei è il signor Giovanni Ferla…- dice Colosimo -Si sono il signor Ferla, ve l’ho ripetuto mille volte e non ho niente da dire -Allora spaghettata e pocherino, si certo che Colosimo viene, aspè… Colosimo tu vieni? – dico io -Certo che vengo, che domande fai, però gli spaghetti li cucino io- risponde Colosimo -Si Colosimo viene, siamo tutti, ci sentiamo dopo, cià cià… Colosimo non ti mettere in testa di cucinare tu che l’ultima volta gli spaghetti erano scotti -E per forza, se c’erano i rigori, che fa me li perdevo, e anche scotti vorresti dire che non erano buoni -Di buoni sono buoni, ma ci metti poco sale ogni volta…. -Ma scusate, non mi dovevate interrogare- dice l’imputato -Chi noi interrogare te? – rido- Ma sai quanto ce ne fotte, e poi hai detto che non parli? Giusto? -Giusto? -E allora mi spieghi perché dobbiamo perdere tempo appresso a te, ora facciamo passare un quarto d’ora, giusto per far credere al questore che ci siamo impegnati e ti rimandiamo in cella- dico io -Tanto ti hanno trovato col coltello in mano e quindi tu hai ucciso la ragazza, mi spieghi perché dobbiamo perdere tempo appresso a te e poi ti daranno trent’anni, ma tra buona condotta e minchiate varie al massimo fra vent’anni esci, tanto siamo in Italia – dice Colosimo -Vent’anni di puro spasso, soprattutto se riusciamo a farti mettere in cella con quel maniaco di Muscatà -E chi è sto Muscatà -Tranquillo, si presenterà da solo appena ti si inchiappetta – dice Colosimo, scoppiamo entrambi a ridere -Minchia la birra. Ci siamo dimenticati la birra- dico io -Tranquillo ci ha già pensato il giudice, che ora si è fatta? - -Un quarto d’ora è passato possiamo andare- dico io -No fermi che fate- imputato -Andiamo, che dobbiamo fare, ti abbiamo interrogato, tu sei stato muto come una tomba, uomo siculo omertoso -Fermi, fermi vi dico tutto -Allora parla- dico io -Gestisco un’organizzazione dedita alle truffe sentimentali, in pratica la mia ragazza e delle sue amiche tramite internet contattavano uomini nel tentativo di farli innamorare e spillargli dei soldi con finte promesse di andare a vivere insieme. – dice lui -È capitato al fioraio, quello vicino casa mia, ha mandato i soldi per il biglietto aereo ad una ragazza russa e all’aeroporto non ha visto né la ragazza, né i soldi- dice Colosimo -Più o meno è così, avevamo nella casa dove siete andati 8 computer collegati ad internet dove si alternavano dodici ragazze. -E tutto questo l’hai messo in piedi da solo, geniaccio dell’informatica- dico io -Chi io? Figuriamoci nemmeno so da dove si accende un computer, c’è un’organizzazione ramificata in mezzo mondo, per esempio anche se la ragazza era in Italia e lasciava credere di essere in Russia, quando il pollo spediva i soldi li mandava a Pern dove c’è una persona che ritirava i soldi. Per ogni operazione il 50 per cento andava a me, che tolte le spese dividevo con le ragazze e l’altro se lo tratteneva l’organizzazione. Ero stato in vacanza in Ucraina dove ho conosciuto Monika ed era lei che manteneva i contatti -Vabbè abbiamo capito ma la ragazza com’è morta, se come dici non sei stato tu ad ucciderla allora chi è stato? - dice Colosimo -Non lo so, sono stato due giorni a Palermo a trovare mia madre, ho ancora il biglietto dell’autobus in tasca, quando sono tornato ho trovato Monika agonizzante e le ragazze erano sparite, l’ho portata a casa, ma poco dopo è morta senza riprendere conoscenza. Poi ho preso il coltello, l’ho sporcato di sangue per farmi incolpare dell’omicidio, ho paura commissario questa è gente che non scherza. -Ma la ragazza perché l’hanno uccisa- dice Colosimo -Perché si voleva mettere in proprio, creare una sua rete, e quando hanno visto che gli introiti cominciavano a diminuire si sono insospettiti e l’hanno eliminata. -E le altre ragazze? -Non lo so, cambiavano periodicamente, venivano come turiste e quando scadeva il periodo ripartivano. -Non capisco quale sia il senso di farle ruotare dal momento in cui operavano tramite internet- chiedo immaginando la risposta che infatti mi da -Perché si prestavano anche per festini particolari con persone di spicco della zona -Immagino che l’organizzazione abbia anche per così dire una filiale porno- chiedo -Si realizzavano dei filmini porno, che poi si potevano scaricare a pagamento tramite un sito internet -Qui sul posto oltre a te e a Monika, chi sapeva di questo ufficio che avevate messo su -Nessuno avevo del resto scelto quel posto perché ha un ingresso dalla strada principale e uno che dà sul vicolo, che è praticamente disabitato -E il vicolo poi dà da una parte in piazza e dall’altra in via Mariannina Coffa, quindi facile per le ragazze muoversi mescolandosi ai turisti senza dare nell’occhio- dice Colosimo -Va bene per il momento basta, si tenga a disposizione- dico io -Gianni è in galera, certo che si deve mantenere a disposizione- dice Colosimo -Lo so, ma mi piaceva dire sta frase, la dicono sempre nei film Usciamo dalla sala interrogatori è troviamo il questore e alcuni colleghi, che si congratulano con noi per come siamo riusciti a far parlare il tizio. Tornato a casa il mio pensiero è per la ragazza che mi ha mandato le foto, non penso nemmeno a mangiare mi siedo subito al computer e vado su google, trascino nella pagina la foto ed ecco che subito si apre un sito in inglese che avvisa le persone di stare attenti alle truffe sentimentali e pubblica un blog dove ogni vittima segnala le truffe subite, la prima di tutte è la ragazza che mi contatta su f******k, ci sono molte altre foto di lei e il racconto delle vittime delle truffe titolo della pagina è “persone che hanno truffato usando la falsa identità di Melinda Gordon. Ovviamente digito il nome di Melinda Gordon e vado al suo sito personale, neanche a dirlo un sito porno, una serie di pagine con lei in posizioni più o meno esplicite e invitanti a cliccare su video porno con lei protagonista, scaricabili a 3 dollari e novantanove. Metto il nome della Gordon su f******k ed ecco che trovo anche lì una pagina, ovviamente più casta ed una serie di collegamenti per l’esattezza 7 profili diversi, dove una volta è russa, una volta americana, una volta sudafricana e sempre con nomi diversi, ma quello che guardo con attenzione i profili di altre ragazze ad essa collegate, tra cui la ragazza uccisa. Anzi c’è una foto che ritrae entrambe impegnate in un bacio saffico. Pochi istanti e Nicole mi manda un saluto
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